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Autore: martamatta    23/01/2015    0 recensioni
Questa storia è una specie di Call of duty modern warefare 3 di pura invenzione.
Allora incomincio con l'introduzione.
Chi dice che i morti non possono tornare? Cosa mai succederà se un uomo ignaro di chi sia lui stesso abbia dentro una rabbia e una vendetta di cui non ha memoria? Makarov è ancora a piede libero e la rabbia dei superstiti della task force 141 ribolle mentre il mondo è invaso dalla guerra e dalla morte. Un mondo sporcato di sangue di bugie e tradimenti. Ma che nasconde molte verità.
Buona lettura spero che vi piaccia.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Death non smise di immergersi nei suoi pensieri per quelle 4 ore; 4 ore passate lente mentre nella sua mente si insinuavano dubbi e rabbia, finché non avvistò Delta Force; -Siamo arrivati!- disse ad alta voce, Jackson sorrise leggermente –è più piccola di come la ricordavo….-.
L’isola era grande quanto tre porta aeri: da una parte c’erano degli edifici grigi con delle piste d’atterraggio, dall’altra parte un campo d’addestramento con mense e alloggi immerso nel verde della natura.
L’elicottero atterrò dolcemente sulla pista e degli uomini lo raggiunsero di gran corsa. Death scese per primo seguito da Sara, poi scesero Jackson e Soap che accompagnavano Price, per via della gamba ferita, e per ultimo Nikolai.
I soldati alla vista di Death si misero sull’attenti –Capitano! Il generale Miller la sta aspettando!-, Death annuì –Perfetto vi pregerei di portare il capitano Price in infermeria insieme a Jackson, così potrà finire di sistemare quella ferita. Trovate un alloggio per la signorina Jonas e il pilota Nikolai-. Il soldato annuì -Sarà fatto signore!-.
Poi Death si rivolse a Soap –Venga con me capito, dobbiamo fare rapporto a Miller insieme-, Soap annuì e lo seguì in silenzio. Ma Price si agitò al solo pensiero di lasciare quei due da soli –Aspettate vengo con voi…- parlò mentre cercava di raggiungere Soap, Jackson afferrò il braccio del capitano –Signore forse non dovrebbe andare vista la sua gamba…-, Price lo fulminò  con lo sguardo, ma Death afferrò l’altro braccio –No!- gridò il soldato mascherato mentre cercava di rimettere in sesto il soldato più anziano. –Tu non capisci io sono il superiore di Soap, quindi…-, Death sospirò interrompe il discorso di Price –Forse quando eravate nella SAS “capitano”, ma i tempi sono cambiati! Il generale Miller vuole parlare con il capitano della Task Force 141. Mi pare che lei sia stato pescato dal Gulag in Russia da McTavish e poi sia stato ammesso come membro, nonostante tutto continuano a chiamarla “capitano”….- ci fu un attimo di sospensione dove gli occhi di tutti si sbarrarono confermando ogni parole del soldato mascherato che finì il discorso –Ma capitano non lo è più!-.
-Come osi parlarmi così? Chi sei per dirmi certe cose?- sbottò Price, Death abbassò leggermente lo sguardo –Scusi se le ho mancato di rispetto, ma io dico le cose come stanno. Inoltre la ferita a ripreso a sanguinare….-. Price seguì lo sguardo Death e dalla gamba ferita sgorgavano lenti fiotti di sangue, Price fece una smorfia ma poi si arrese poggiandosi del tutto a Jackson. –Sono sicuro che McTavish la informerà subito del discorso con il generale- parlò Jackson nel tentativo di risollevare l’anziano soldato. Conclusa la discussione Death si avviò seguito da Soap e da un altro soldato semplice.
 
Soap seguì Death per tutta la pista d’atterraggio fino ad arrivare agli alloggi. Erano completamente immersi nel verde e il cambiamento radicale dei due ambienti fece pensare a Soap quanto fossero diversi e di come era strana quell’isola.
Il capitano rivolse lo sguardo verso Death “Come fa a sapere del Gulag? Quella missione era un operazione segretissima…” pensò Soap, lo guardò negli occhi “Roach… forse mi sono sbagliato come dice Price, eppure… Cosa ti è successo? Cosa ti ha fatto Sheperd? Perché sei così indifferente dalle morti della tua squadra? Oppure stai piangendo senza versare lacrime? Chi è Death? Non ho mai visto nessuno far abbassare la cresta a Price…”.
-Tutto bene capitano?- parlò Death notando il suo sguardo pensieroso, Soap scosse la testa –Non è niente sto bene…-.
-Capitano?- parlò il soldato che li stava accompagnando rivolto a Death –Siete tornati così in pochi…-, Death abbassò lo sguardo –è stato un attacco a sorpresa non c’era molto da fare…-. -Comunque sia mi dispiace per Rick- intervenne Soap con dispiacere –Pultroppo non ho avuto l’occasione di conoscerlo meglio, ma avendo parlato un po’ con lui mi sono convinto che fosse un bravo ragazzo…-, a quelle parole Death sbarrò gli occhi, sembrò quasi trattenere le lacrime, in quel momento Soap lo notò; ma un attimo dopo un altra persona, completamente diversa da quella che si era quasi messa a piangere, prese il corpo del soldato mascherato. Soap ne rimase sconcertato notando lo sguardo di Death mutare così all’improvviso in uno sguardo di odio mormorando con rabbia –Makarov la pagherà cara!-.
Soap stette per mettere una mano sulla spalla del soldato mascherato quando una voce li chiamò –Forza soldati!-. Tutti e tre alzarono lo sguardo ed in cima ad una rampa di scale metalliche un uomo robusto avente circa l’età di Price con una barba bianca e un pipa in bocca li osservava con espressione seria.
I tre soldati salirono fino ad arrivare in cima alle scale dove l’uomo con la pipa li condusse all’interno dell’edificio in un ampio corridoio semi deserto fino ad una porta sulla destra dove entrarono ritrovandosi in un ufficio.
L’uomo con la pipa si sedette e si presentò a Soap –Capitano McTavish, sono il generale Theodor Miller!-, il soldato annuì –Piacere di conoscerla signore!-.
-Potete sedervi! Tu invece soldato semplice puoi andare!- esso fece il saluto militare e si congedò.
-Allora Death….Che cazzo è successo lì?!- sbottò il superiore, Death non si scompose dal suo tono –Makarov ci ha trovati è stato improvviso, molti dei miei uomini sono  morti, signore-. Death abbassò la testa e disse con rammarico –Anche Fury è stato ucciso. È stato un attacco improvviso… siamo sopravissuti in meno della metà-.
Miller sospirò –Quel bastardo! Come può aver saputo…-, a quel punto Soap parlò  –Anche se la casa era in un luogo completamente isolato non è difficile notare 3 elicotteri militari-, -Avete ragione, ma solo in parte- parlò Death –Se qualcuno ci avesse visti sarebbero intervenuti i militari del governo del Iran. E non un terrorista di fama mondiale. Forse c’è una spia….-. Il generale Miller li guardò entrambi -Dobbiamo pianificare qualcosa. Per il momento voi due andate a mangiare qualcosa e riposatevi… quando sarà il momento vi chiamerò- i due soldati annuirono, si alzarono dalle sedie, fecero il saluto militare e si congedarono. Ma prima che varcarono la soglia dell’ufficio Miller aggiunse –Tieni gli occhi aperti Death-; il soldato mascherato annuì chiudendo la porta alle sue spalle.
-La porto in infermeria capitano, così potrà riferire tutto a Price- parlò Death cortese –Non che ci sia molto da riferire- commentò Soap –Comunque chiamami Soap lo preferisco e poi tu hai un grado uguale al mio perciò non devi per forza chiamarmi capitano-, Death rise – è che mi viene spontaneo-, Soap rimase sorpreso nel sentire per la prima volta la risata del soldato mascherato. Ad un tratto Death si fece serio e il suo tono divenne più freddo del ghiaccio –Già mi viene spontaneo- scosse leggermente la testa –Sbrighiamoci ho delle cose da fare-.
Rapidamente attraversarono un cortile fino ad arrivare ad un edificio che sembrava essere al centro dell’isola. Entrarono e trovarono una stanza piena di letti vuoti, allineati a due file con una porta in fondo.
In uno di quei letti si trovava Price con Jackson che gli stava cucendo la ferita. –Come è andata?- chiese Price appena li vide, -Niente di che, poi ti spiego- ripose Soap guardandosi intorno –Dove sono Sara e Nikolai?-. prima di rispondere Jackson finì di sistemare la fasciatura all’anziano soldato –Sono nel loro alloggio; gli procureranno un cambio di vestiti e un pasto caldo-, Jackson fece alzare Price e gli porse delle stampelle –Dovrebbe andare! Gli alloggi e la mensa sono nell’edificio qui accanto. Potete andare mentre sistemo la ferita sulla coscia di Death-.
-Buona idea- esclamò Price mentre scendeva dal lettino, afferrò le due stampelle e si avvicinò all’uscita accompagnato da Soap. –Ci vediamo dopo- li salutò Soap lasciandoli soli.
 
Dopo che furono usciti Jackson si incamminò verso la porta infondo alla stanza –Seguimi capitano-, Death annuì e lo seguì oltre la porta. L’interno era una sala operatoria con strumenti medici di ogni tipo. Death si spogliò dalla vita in su lasciando solo la maschera mentre Jackson tirò fuori da uno scaffale una bacinella con un panno immerso in un liquido trasparente e leggermente denso; l’aveva già preparato in precedenza.
-Le ustioni più gravi sono sul viso e il petto. Dopo l’incendio alla casa una passata di questo liquido le farà solo che bene-, Death scosse la testa –Va bene… è una specie di calmante, giusto?- il medico annuì –Si pulirà per bene la pelle e te la disinfetterà cercando di calmarti un po’ il dolore. Così riuscirai a dormire un po’-.
Death strinse i pugni –Dopo il coma dormo raramente…-, Jackson cominciò a passargli il panno freddo per tutto il corpo con estrema cura -Hai paura di non svegliarti più?-, il soldato mascherato sospirò –Ho paura di ciò che può farmi visita la notte. Credo di aver paura di un fantasma…-. Jackson si fermò e fisso il suo capitano negli occhi; chi era veramente Death il medico non lo sapeva, quel uomo era pieno di misteri ma delle volte Jackson poteva percepire una grande tristezza nei suoi occhi.
Finite le ustioni sul torce il medico posò un momento la bacinella per dedicarsi alla ferita sulla coscia: la ripulì per bene e la disinfettò, dopo la rifasciò con delle bende pulite.
-Ora è il momento del viso- sussurrò il medico, Death esitò per un momento ma poi si tolse la maschera; Jackson si occupava delle ferite di Death da quando lui era a Delta Force ma ogni volta, ogni singola volta che il suo capitano mostrava il suo vero volto al medico veniva un tuffo al cuore.
In silenzio Jackson riprese il panno e pian piano lo passò sul viso del suo capitano.
Quando ebbe finito Death afferrò violentemente il polso del medico -Lo specchio!-, Jackson tremò leggermente –Ma capitano l’ultima volta…-, il soldato fulminò con lo sguardo il medico che tacque e velocemente prese uno specchio poggiato lì vicino, lo porse al suo capitano.
Molto lentamente Death sollevò lo specchio che rifletteva il percorso del suo corpo partendo dagli addominali; arrivato al mento deglutì ansioso e con uno scatto deciso sollevò lo specchio fino alla fronte.
Ci fu un minuto di silenzio nel quale Jackson era col fiato sospeso. E dopo quel minuto Death digrigno i denti e dalla rabbia scaraventò lo specchio dall’altra parte della stanza mandandolo in frantumi.
Deciso si rinfilò la maschera e si rivestì, se ne andò senza dire nulla e Jackson rimase da solo a raccogliere i frammenti di vetro.
 
Ormai si era fatta sera quando Death entrò in mensa, il luogo era affollato poiché era l’ora che precedeva il coprifuoco. Il soldato mascherato individuò il tavolo in cui stavano mangiando Soap, Nikolai, Price e Sara.
All’inizio Death pensò di entrare e prendere un boccone ma ad un tratto il suo sguardo si incrocio con quello di Sara e i suoi pensieri si indirizzarono agli eventi quel giorno; soprattutto a Rick, un altro tassello della sua memoria si era ricomposto ma a caro prezzo.
Deciso si voltò dall’altra parte diretto alla sua stanza.
Fece pochi passi con calma, svolto sulla destra costeggiando il retro di un edificio e a poco più di metà dal tragitto qualcuno lo chiamò.
Il soldato mascherato si voltò e vide Sara con due tramezzini nelle mani –Non puoi stare senza mangiare, saresti male!-,Death la squadrò un attimo –Per come sto ora sono sicuro che non c’è niente che mi faccia stare peggio!-.
Sara rimase di stucco da quelle parole, dette con tanta indifferenze ma allo stesso tempo con tanta malinconia. Decisa, Sara si avvicinò a Death e gli mise con prepotenza i panini nelle mani –Non so quello che stai passando.. ma devi prenderti più cura del tuo corpo!- disse severa, poi si voltò e si incamminò.
Death la fissò per qualche istante e poi parlò ad alta voce –Grazie!-, Sara rispose senza fermarsi –Non c’è di che-.
-Perché ti preoccupi così tanto?- chiese Death, Sara si fermò poi si voltò verso di lui sorridendo –Perché sono un medico- dette quelle parole riprese a camminare e sparì dietro l’angolo.
Death rimase lì immobile a guardare il punto dove Sara era sparita senza pensare a niente di particolare, poi scosse la testa e riprese la sua strada.
Durante il tragitto aveva mangiato tutti e due i panini rendendosi conto di quanto fosse affamato. Arrivato nel suo alloggio si spogliò rimanendo in biancheria intima, alla fine si tolse la maschera possandola sul comodino del letto.
Si sciacquò la faccia nel bagno della camera e  lentamente uno strano senso di malinconia e confusione lo invase. Death rimase lì a fissare quello sconosciuto allo specchio; poggiò la mano sul vetro intento a toccarsi la guancia destro –Chi sei tu?- mormorò con malinconia mentre la testa cominciò a fargli male.
Rimase per una manciata di minuti a contemplare il significato esatto delle parole dette finché una rabbia improvvisa non lo invase facendogli cambiare del tutto atteggiamento; sbatté la mano chiusa a pugno sul muro vicino allo specchio.
Quel colpo era una scarica di rabbia contro tutti i fatti della giornata: Makarov, la morte di Rick e Fury, le ferite che avevano ricominciato a bruciare per colpa di quel dannato incendio.
Alla fine Death fece un respiro profondo e si sdraiò sul letto a meditare sul da frasi; l’indomani avrebbe dovuto scrivere decine di lettere da spedire alle famiglie dei caduti, inoltre doveva pensare a scovare la spia che si celava nella squadra.
-Dannazione!- mormorò rabbioso mentre un velo di nebbia cominciò a coprirgli gli occhi facendolo scivolare tra le braccia dei suoi fantasmi.
 
Una lotta dura e sanguinosa; il soldato mascherato contro l’energumeno di turno, tanto grosso quanto stupido per aver osato sfidarlo.
I soldati che formarono un cerchio intorno ai due sfidanti e Gary Sanderson, appena entrato nella famiglia dopo la sua prima missione, in un angolo a vedere la scena silenzioso.
-Se vinco giù la maschera Ghost!- urla lo sfidante al soldato mascherato che sbuffa –Se vinci..-.
A inizio la lotta; lo sfidante si lancia verso Ghost che lo schiva con facilità mandandogli un pugno allo stomaco. L’energumeno barcolla per il colpo, ma riesce a tenersi in piedi mentre il soldato mascherato sembra danzargli intorno aspettando la contromossa. L’avversario ringhia rabbioso e si avventa contro Ghost che abilmente lo aggira e lo colpisce alla schiena facendolo cadere faccia a terra.
Ghost rilassa i muscoli poggiando un piede sulla schiena dello sconfitto. Durante lo scontro le urla dei soldati erano insopportabili, tutto solo per voler vedere il volto di Ghost.
 Ma adesso tutti i presenti erano ammutoliti a fissare la scena mentre il soldato mascherato li guarda in faccia uno per uno; -C’è qualcun altro?- dice rabbioso, riprende fiato e parla più forte –C’è QULACUN ALT…-, ma la frase rimane sospesa poiché l’avversario a terra si era mosso girandosi e aveva preso la gamba di Ghost buttandolo a terra. L’energumeno va sopra Ghost, lo immobilizza con il suo stesso peso, rabbioso comincia a prenderlo a pugni in faccia mentre la folla va in delirio.
Fu in quel momento che Gary si alza dal suo posto per assistere alla scena più da vicino. Da quando era arrivato, era la terza volta che qualcuno sfidava Ghost e il pretesto maggiore era perché nessuno, neanche il capitano Mctavish a sentire le voci, l’aveva visto Ghost senza maschera.
Gli incontri si erano svolti sempre lealmente ma stavolta la curiosità era più forte dell’onestà e lo sfidante scaricava un ondata di pugni sul viso di Ghost, talmente forti che il naso cominciò a sanguinare sporcando la maschera. In tutto questo il pubblico incitava sempre di più spinto dalla curiosità. Gary si fece largo arrivando alle prime file.
Intanto Ghost è intontito dai pugni e sembra essere incapace di reagire, l’avversario lo prende per la maglietta tirandolo in posizione seduta, si alza in piedi e si mette dietro di lui afferrando saldamente la maschera ai bordi del collo.
Il pubblico freme mentre Gary sta in silenzio col fiato sospeso indeciso sul da farsi; in fondo a lui non importava molto di quella maschera o perché ce l’avesse e di come era in realtà il viso di Ghost.
L’avversario comincia a sfilare la maschera lentamente, gustandosi ogni attimo; il collo era scoperto, poi il mento coperto da un leggera barba castana insieme alle guancie, ed ecco le labbra rosa scuro sporche in parte dal sangue che colava dal naso.
Il pubblico freme, ma molti erano delusi si aspettavano cicatrici e bruciature sotto quel pezzo di stoffa invece la pelle del soldato mascherato era del tutto normale.
Gary strinse i pugni rabbioso del fatto che nessuno sembrava sostenere Ghost –Sono affari suoi se vuole tenere una maschera!- mormora, poi sembra esplodere ed urla con tutta la voce che ha in gola per contrastare tutto quel chiasso –ANDIAMO GHOST!!!-, sopra tutto quel baccano il soldato mascherato sembrò reagirò al richiamo di Gary e prese a guardarlo negli occhi; mentre Roach continua ad incitarlo –Non ti farai mettere i piedi in testa da un energumeno come quello?!!-.
La maschera era quasi arrivata a scoprire il naso quando Ghost la afferra saldamente con i denti, facendo calare il silenzio tra la folla.
-Spero che i tuoi denti siano più forti dei tuoi pugni!- commenta l’avversario tirando la maschera più forte; azione vana il morso di Ghost è più forte.
Il soldato mascherato alla fine si muove dando una forte testata all’avversario facendolo barcollare all’indietro.
Velocemente Ghost si rimette in piedi sistemandosi la maschera sul viso, da un calcio all’avversario in piena faccia rompendogli il naso –Occhio per occhio- mormora rabbioso.
L’energumeno è a terra, con il viso coperto di sangue, ai piedi di Ghost, mentre il silenzio è caduto tra la folla e Gary osserva a braccia conserte la scena soddisfatto. Ghost, di nuovo, li guarda in faccia uno a uno dicendo con tono rabbioso –Se avete finito di giocare tornate a lavoro!-, in silenzio tutti si dileguano pian piano ed un gruppo di tre soccorse l’avversario del soldato mascherato portandolo via.
Gary segue l’esempio degli altri, si volta fa pochi passi quando una voce lo chiama –Roach!-, Gary si blocca, ancora non è abituato a quel sopranome, una mano si posa sulla sua spalla. Gary si volta cauto trovandosi Ghost davanti –Signore..- mormora Sanderson preoccupato.
 Ghost gli sorride –Tranquillo voglio solo dirti grazie, perciò grazie!-, Gary alza le spalle –Prego signore- sta per andarsene quando Ghost continua il discorso –Perché? Perché l’hai fatto?- gli chiede; Gary lo guarda negli occhi –Posso essere sincero signore?-, Ghost annuisce e Roach riprende a palare –I motivi dello scontro sono futili, dopotutto sono affari vostri se portate una maschera! E poi il suo avversario… Non mi è piaciuto come si è comportato durante lo scontro perciò…-, Ghost gli sorride di nuovo –Grazie! Ma allora a te non importa della maschera?-, Gary fa cenno di “no” con il capo in senso di disapprovazione. Ghost lo osserva e si tocca il naso che prende a pulsare più forte –Accidenti la maschera si è sporcata!- dice mentre esamina il liquido rosso sulle punta delle dita.
Ghost si volta dall’altra parte –Viene mi serve una mano-, Gary rimane di stucco a quelle parole. Ma poi obbedisce seguendo il soldato mascherato: alla fine Ghost stava da più tempo nella 141 ed aveva pur sempre un grado più alto rispetto a lui.
Andarono sul retro di un edificio e Gary è molto nervoso nel tirare a indovinare le intenzione del soldato mascherato.
-Hai dei fazzoletti o qualcosa del genere?- gli chiede Ghost mentre perquisisce le tasche dei pantaloni, Gary prese un pacchetto di fazzoletti dalla tasca destra del gilet –Si ecco- glieli porse. Ghost li prende –Grazie, ancora- e lentamente, sotto gli occhi increduli di Gary, si toglie la maschera. Roach si volta dal’altra parte –Ma che fai?- Ghost ride –è proprio perché ti comporti così che non me ne frega niente se vedi la mia faccia! Ad essere sincero non me ne mai fregato niente se qualcuno mi vede il volto. Solo che mi dava fastidio quei tipi che mi sfidavano per vedere la mia faccia, cosa che avrebbe ottenuto lo sesso se solo me lo avessero chiesto con gentilezza…- Gary non si muove, rimane voltato di spalle –Allora è diventata una sfida tra te e loro-, Ghost annuisce cominciando a tamponarsi il naso con il fazzoletto –Si! Ma adesso basta. Anche se sarebbe una bugia se ti dicessi che non mi divertivo con quelle zucche vuote, era un ottimo allenamento… ma adesso basta davvero! Già rischiamo di farci male in missione o anche peggio- concluse Ghost mentre finiva di pulirsi il sangue dalla faccia.
Gary prende un respiro profondo e si volta; Ghost è lì che gli sorride, senza maschera, -Comunque non mi sono ancora presentato, il mio nome è Riley Simon-.
 
Nota dell’ autore:
Ed eccomi qua dopo tanto tempo sono di nuovo uscita dalla mia tana, chiedo scusa per averci messo così tanto tempo almeno il capitolo è venuto abbastanza lungo, più o meno.
Comunque elegante colpo di scena il nostro Death si addormenta o cosa altro può sognare se non il suo fantasma preferito? Un picco flash back di quando il nostro Gary a legato con Ghost.
 Nel prossimo capitolo si parlare delle origini di Ghost e avremmo un ulteriore approfondimento su Sara. Ci tengo a sottolineare che la storia sulle origine di Riley Simon non è di mia invenzione ma bensì proviene dal fumetto che Activision a dedicato al personaggio di Ghost. Ne parlerò meglio all’inizio del prossimo capitolo, citando ovviamente sceneggiatori e disegnatori.
Un grazie infinite a tutti voi che continuate a seguirmi, davvero grazie di cuore a voi che mi fate compagnia in questa avventura di COD insieme ai nostri personaggi preferiti. E ancora un grazie a chi leggera e scriverà delle recensioni.
Alla prossima. Baci, martamatta
  
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