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Autore: Com Amely Mason    24/01/2015    1 recensioni
Quando torni sui tuoi passi, dopo aver cercato di distruggere tutto. Quando ti viene offerta un'altra possibilità, anche se è l'ennesima. E stavolta, la coglierai?
Una vecchia storia che ho recuperato da uno sperduto documento. Per la gente di cui parla non valeva la pena in realtà, ma mi pareva bella. Recensite, che se fa schifo la butto! XD
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fiamma si fermò davanti al citofono appena fuori il cancello della corte di appartamenti dove era diretta. Lo fissò per un attimo con sguardo opaco, chiedendosi quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che aveva compiuto quel gesto. 
Scrollò le spalle, premendo uno dei grossi pulsanti che riportavano i cognomi retroilluminati a led. Tante cose erano cambiate da quella volta: ora una macchina ruggiva alle sue spalle, una nuova maturità la ammantava insieme al lungo cappotto nero, e il viso era più pallido, anche se nascondeva bene i segni che il passato vi aveva lasciato. Guardò istintivamente la tenda del secondo piano della finestra sopra il terzo garage scostarsi, e sentì poi il cancello automatizato scattare per aprirsi. 
Risalì in macchina e parcheggiò educatamente accanto alle altre vetture al centro del cortile. Scese recuperando la borsa nera, ma preferì lasciare l’ombrello. I fiocchi cadevano radi e lievi dal cielo grigio perla, e a lei il loro gelo avrebbe fatto più che piacere. 
Sarah apparve sulla porta di casa, scalza come sempre, controllando rapidamente con lo sguardo dove fosse, per poi spostarsi sul terzo gradino delle scale di pietra lucida per consentirle di entrare. Fiamma sfoggiò uno di quei sorrisi che aveva imparato a costruire dopo la distruzione, con ottimi risultati peraltro, ed entrò, pulendo educatamente gli anfibi sullo zerbino.
La boccoluta l’accolse fissandola, più o meno come la bionda fece con lei. Entrambe si resero conto di quante volte quel momento fosse già stato vissuto, ma fu solo un attimo. Sarah fece strada, come se l’altra ne avesse avuto bisogno, al piano superiore dell’appartamento. La bionda osservò i suoi fianchi morbidi precederla e si lasciò lentamente avvolgere dal suo profumo. Non era esattamente certa del perché e del cosa stessero facendo, ma una spontanea felicità inodava come un rigagnolo d’acqua sorgiva cellule da tempo sopite dentro di sé. Sarah superò con nonchalance le due porte che collegavano le scale alla zona giorno, e Fiamma non potè fare a meno di fermarsi ad ammirarla. Proprio come la prima volta, un po’ imbarazzata e un po’ timida di quella splendida ragazza che aveva di fronte, padrona di casa sua. Si appoggiò allo stipite ammirando il suo profilo, proprio mentre Sarah si voltò. Un sorriso si aprì dolce sulle labbra rosee: “Che fai, non vieni?”, la canzonò leggera, voltandosi per tornare da lei. Fiamma si raddrizzò entrando nel corridoio che divideva senza pareti la cucina, alla sua sinistra, e la sala, alla sua destra.
Sentì la mano di Sarah posarsi sulla sua guancia, e le proprie labbra incontrarsi con le sue, mentre istintivamente posava la propria mano sul fianco di lei per stringerla contro di sé. Si baciarono a lungo, delicatamente, come con il timore di spezzare un incantesimo, fino a quando non fu la castana a cercarla delicatamente con la lingua. Fiamma l’accolse, premendo i loro corpi l’uno contro l’altro. Quando si staccarono, entrambe si scambiarono uno sguardo spaesato tanto quanto imbarazzato, mentre le guance imporporate di entrambe tradivano le loro emozioni. Era stato naturale, come se non fossero state pensate per fare altro che baciarsi con dolcezza dentro una casa che le proteggeva, ognuna pupilla del calore dell’altra.
Sarah indietreggiò, ma Fiamma la prese per mano: “Va tutto bene”, le sussurrò con la naturale dolcezza che le nasceva nel parlarle. La castana strinse le dita, aggrottando lievemente la fronte, e la invitò ad accomodarsi sul divano. Mentre toglieva il cappotto nero, Fiamma si guardò intorno: non molto era cambiato nella casa, se non i giocattoli della sorella minore di Sarah, che evidentemente stava crescendo in fretta.
Si sedette ad un posto di distanza da Sarah, insicura di come metterla a suo agio. Tacquero guardandosi preoccupate per alcuni istanti, in cui l’una rimirò le iridi dell’altra: Fiamma sapeva di potersi perdere nelle iridi castane di Sarah, sebbene all’inizio non se lo sarebbe mai aspettato. Amava gli occhi verdi, ma era dovuta rapidamente soccombere alla morbidezza che quegli occhi castani, della tinta delle nocciole e vellutati, le infondevano non appena i suoi, azzurri, vi si posavano.
“Senti…”, cominciarono contemporaneamente, zittendosi poi imbarazzate. Sarah le fece segno con la mano di proseguire per prima, ma Fiamma sorrise. “Ho già parlato fin troppo, in passato. Per favore, parla prima tu.”, la invitò con educazione.
Sarah allungò le dita sul divano che le divideva, cercando il suo sguardo. Fiamma le offrì l’appiglio, e per la castana non vi fu bisogno di parole. Fiamma strinse forte i denti senza spostare lo sguardo, chiedendosi perché. Perché c’era voluto tutto quel tempo perché quella testarda capisse, perché il suo cuore emergesse di nuovo dalle tenebre. Lo poteva vedere dentro i suoi occhi, su quel viso paffuto e roseo che il velo con il paradiso che portava dentro era aperto. Quel paradiso che lei aveva avuto occasione di accarezzare con la punta delle dita parecchio tempo prima, e che le aveva preso ad incantamento l’anima. 
Ma cosa, si domandò la bionda sentendo una morsa a tutte le viscere, cosa aveva fatto aprire di nuovo quel varco in mezzo alle tenebre? Non il bacio di poco prima, né la cortesia con cui l’aveva trattata le ultime volte, ma con cui d’altra parte non aveva mai smesso di trattarla. Cosa, cosa, cosa.
Avrebbe voluto prendersi la testa tra le mani e cominciare a gridare, o meglio prendere le sua testa e premerne la fronte contro la sua fino a fonderle, per poter poi spazzare via senza la minima pietà l’oscurità che era dentro di lei.
Ma non poteva, ed ogni istante vedeva il varco farsi più precario, la luce negli occhi di lei spegnersi. Era sempre stata una brava attrice, Fiamma, ma i segni che la passata storia con lei le avevano lasciato erano impossibili da nascondere, e la sua faccia, si rese conto, era una pallida, dura, serrata espressione di controllo gelido. 
Allungò con delicatezza le dita sopra le sue, e Sarah vi si intrecciò prontamente. “Non potrò mai perdonarmi quello che ti ho fatto, Fiamma”, disse con voce incrinata.
La bionda alzò la testa sorridendo il suo scanzonato sorriso sghembo. “Ti ricordi ancora cosa ti dicevo una volta? Puoi farmi qualsiasi cosa, ma io non smetterò mai di amarti. Mai, Sarah. Non lo decido io, è che proprio non posso farne a meno. E non mi importa di stare male”, disse, prendendole la mano tra le sue, “purchè tu rimanga con me, ti perdonerò fino all’eternità. Ti amo, e non ho mai smesso di farlo ogni singolo giorno da che ti ho conosciuta, Sarah.”.
La castana la guardò con espressione sofferente. “Guardati. E guardami, Fiamma. Guarda noi, ma guardaci separate. Guarda tutto quello che io ti ho fatto, e cosa tu hai fatto per me. Io…”, disse quasi balbettando, “io non ti merito. È… è come una malattia…”. “Ti aiuterò a guarire”, disse la bionda prendendole il viso tra le mani, mentre quelle di lei si posavano fresche sulle sue, “aspetterò i giorni buoni e sopporterò quelli meno buoni, che saranno di più, certamente, lo so” , annuì ironica accarezzando con lo sguardo la parte di vestiti che nascondeva la cicatrice di Sarah, “ma tu sei un premio ben superiore a tutto quello che l’intero Olimpo potrebbe farmi passare.”.
“Tu sei come una malattia”.
  
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