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Autore: SakiJune    26/11/2008    4 recensioni
A coronamento delle sue più alte ambizioni, Thaddeus Harris è finalmente diventato Comandante della Scuola. E Tackleberry ha la malaugurata idea di invitarlo al cenone di Natale... come potrebbe mai filare liscia una serata del genere?
Scritta per la IV Minidisfida di Criticoni.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci riprovo. Non mollo.
E non m'interessa se non leggete nemmeno.
O se non capite chi siano i personaggi... ehi, c'è sempre Wikipedia.
A me piace molto, e ho cercato di farcirla di significati reconditi finché non ci stava più nulla, visto il limite di parole che imponeva la disfiduccia^^

Saki

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"Eric, giù le mani dal tacchino, non ci siederemo a tavola finché non arriverà il Comandante" disse distrattamente Kathleen, scostando le tendine della finestra. Rabbrividì per aver pronunciato quell'appellativo riferito ad Harris.
"Vai a vedere cosa combina tua sorella, almeno. Eugene!"
Il marito comparve sulla soglia della cucina, un po' spettinato, senza cravatta e con ai piedi delle orribili ciabatte verdi. "Kathy, metti il silenziatore. Non sono ancora sordo, tesoro."
"Avevi promesso che le avresti buttate..." Kathleen strinse le labbra in un sorrisetto.
Lui guardò giù e si grattò la testa. "Ah. Ma se non le metto oggi, quando? Quelle rosse con i proiettili argentati sono per Capodanno."

"Arriiiiva il cattivo!" stava recitando Eric in sala da pranzo, a beneficio della sorellina di quattro anni che lo fissava affascinata. "Tu apri e io lo faccio scappare. D'accordo?"
Bren approvò e lui si tuffò sotto l'albero, scovando nel mucchio un pacco di forma allungata.
Lo aprì con attenzione, senza strappare la carta, e poco dopo imbracciava trionfante un fucile ad aria compressa. Si nascose ad attendere l'arrivo dello sgradito ospite.

Thaddeus Harris imboccò il vialetto con passo malfermo, appoggiandosi al bastone anziché reggerlo a mo' di manganello come suo solito; e arrivato alla porta inghirlandata suonò il campanello con un lungo, esitante trillo.

"Hai avuto quello che volevi, sporco arrivista!" lo accolse il ragazzino, puntandogli la canna del fucile dritta al petto, o forse un po' più giù.

Eugene schizzò fuori dalla cucina, maledicendo l'innato senso di giustizia del suo primogenito -nonché i vecchi aneddoti di Mahoney con cui era cresciuto- e balbettò qualche scusa, ma Harris non sembrava né spaventato, né furioso. Puzzava di whisky.

"Tu, ragazzino..." ammonì, e la voce gli si spense. "Com'è che ti chiami?"

"E.E. Tackleberry, signore. Come E.E. Cummings, il poeta. E lei è un..."

Eugene raggiunse il figlio in tempo per tappargli la bocca e trascinarlo fuori dalla stanza, mentre la piccola Bren se la rideva alla grande.


La cena iniziò e proseguì in silenzio, a parte il rumore che faceva Bren sbattendo le scarpe di vernice nuove contro le gambe della sedia e il ticchettio delle posate, mentre Eugene lanciava significative occhiate alla moglie, accennando alla bottiglia di vino rosso che veniva svuotata.
Al dolce, non seppe più trattenersi.
"Che le succede? Non l'abbiamo invitata per dare un cattivo esempio ai bambini. Ehm, assaggi, è una ricetta segreta di mamma Kirkland."
Harris ghignò, e per un attimo Eric si pentì dello scherzo di poco prima. Faceva davvero paura.
"E' che quando il tuo desiderio più grande si avvera, non rimane niente. Vuoto. E ricordi con quali bassezze sei arrivato in cima e... vorresti scendere."

Bren si mise a piangere sulla sua fetta di torta. "Voglio andare dai nonni! Voglio andare da zio Bud! Manda via l'uomo cattivo, papà!"

Apparentemente, in quel momento Eugene era molto interessato al cucchiaino che affondava nella panna montata. Furono le lacrime della bambina a fargli prendere una decisione. "L'accompagno a casa, Comandante."


Più tardi, quando l'auto ricomparve davanti alla casa, Eric e Bren erano già imbacuccati per uscire. La piccola canterellava un allegro motivetto natalizio e sembrava essersi dimenticata dell'accaduto.
Eugene passò la mano sul vetro appannato e guardò la sua famiglia con un orgoglio e una malinconia mai provati prima.

Da quando un sogno che si realizza si trasforma in un incubo? O forse è il potere che dà alla testa?

Ripensò al sorriso gentile e sereno di Lassard e scosse il capo. No, era inutile cercare un perché.

Kathleen era entrata in macchina, qualche fiocco di neve sui capelli soffici, e la fissò trasognato per qualche secondo.
"Papààà! Partiamo! Zio Bud si sarà sbafato tutti i biscotti della nonna!"

"Scusami, Kathy, non avrei dovuto invitarlo." Era una conclusione semplicistica e un tantino egoista, ma i suoi figli venivano prima di tutto. Sospirò e mise in moto.

All'arrivo, il rumore di una sana scazzottata lo mise di nuovo di buon umore.
   
 
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