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Autore: Porrima Noctuam Tacet433    25/01/2015    1 recensioni
Quattro personaggi sono i protagonisti di questi "frammenti" di pensieri e di eventi, chi più presente, chi meno.
Dal testo:
"...Aveva perso l’onore, la comprensione delle persone più care, persino il rimorso per le sue azioni.
Aveva perso un amico, prima di tutto questo..."
Genere: Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brianna Foxworth, Geoffrey Martewall, Jerome Derangale, Leowynn Martewall | Coppie: Geoffrey/Brianna
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Frammenti

Geoffrey

Non sai nemmeno se esisterà mai  una lapide per lui.

Se lo faranno seppellire o se il suo corpo rimarrà preda del tempo e degli sguardi sprezzanti, senza bara e senza dignità. Un corpo tra tanti altri, gettati in mare per evitare in un colpo solo la peste e la perdita di tempo che veniva riservata solo ai vincitori.

E tu sei vivo, invece. Ancora.

Quanti altri morti devi vedere per deciderti a seguirli?

Non avresti mai pensato che sarebbe andata a finire così. Avevi messo in conto che avreste potuto perdere la guerra, anzi, per molto tempo ne eri stato quasi certo, contro tutte le convinzioni altrui e non smettendo mai di combattere fino all’ultimo, basando le tue considerazioni sull’esperienza e sulla tua conoscenza del nemico. Ma la sua morte, quella era stata del tutto inaspettata.

Non ti eri mai reso conto del vuoto che avrebbe lasciato. La sua voce ti risuona nelle orecchie, ma sai che è un’illusione. Hai ancora la mano aperta sul suo fianco squarciato, il sangue inzuppa le sua veste e la tua, e il suo viso e il terreno intorno a te.

 

*

Brianna

Avrebbe potuto pensare di esserci già passata. Di avere un vantaggio sui tormenti che il destino le riservava.

Ma non era così. Non sentiva quel senso di indipendenza e d’orgoglio che aveva provato quando aveva fatto innamorare Mathieau, o quell’ottimismo e superiorità nei confronti di tutto che aveva provato aspettandolo, da ragazzina.

Solo un altro giorno senza Geoffrey Martewall le avrebbe dilaniato l’anima.

 

 

*

Geoffrey

Se solo l’avesse odiato davvero… sarebbe stato tutto molto più facile.

Da accettare, da dimenticare, persino da capire.

Non avrebbe avuto nessun tipo di rimpianto, non avrebbe avuto la possibilità di mettere in dubbio la loro amicizia passata. Per lui, invece, aveva rinnegato i suoi stessi principi, fino in fondo perché così era abituato da sempre a fare le cose, aveva ceduto alla rabbia, era caduto in basso e sarebbe sprofondato ancora se non avesse avuto qualcosa da salvare. Qualcosa che, col tempo, gli ricordasse che esisteva ancora un cavaliere dentro di lui, per quanto si sentisse disarmato, impotente di fronte alla decadenza della sua anima.

Aveva perso l’onore, la comprensione delle persone più care, persino il rimorso per le sue azioni.

Aveva perso un amico, prima di tutto questo.

Un amico che adesso odiava. Un amico che, forse, ma non poteva saperlo con certezza, perché aveva pagato con la vita i suoi errori, forse avrebbe voluto avere un’altra occasione.

Ma Geoffrey oramai stentava a crederlo.

 

*

Jerome

Chiuse gli occhi, la soddisfazione di qualche momento prima era stata rovinata da una punta d’amarezza.

Se solo lui lo avesse saputo, lo avrebbe considerato un tradimento personale.

Jerome scosse la testa, gli occhi bassi, ardenti.

Importava, forse?

Geoffrey non lo avrebbe mai immaginato, ma aveva cominciato a tradire Jerome da anni. Ogni volta che cercava di frenare la sua natura, lo tradiva. Ogni volta che gli faceva credere di poter essere felice senza gloria e potere, lo tradiva. Ogni volta che gli rimproverava ciò che era, lo tradiva. Da quando aveva cominciato a conoscerlo, Jerome sapeva che si sarebbero separati per colpa sua.

Non era un tradimento, quello?

Da anni si sentiva tradito.

Ho già pagato il prezzo della tua delusione.

 

*

 

Geoffrey e Leowyn

Geoffrey la ricordava bambina e avrebbe voluto che non fosse mai cresciuta. Vedere le sue lacrime era semplicemente insopportabile. Ricordava il suo sorriso innocente e i suoi capricci, il modo in cui tentava di salirgli sulle spalle quando erano piccoli, aggrappandosi al suo collo e venendo allontanata subito.

Leowyn era stata molte volte il suo sollievo. Era stata lo specchio di uno sconosciuto ottimismo verso il mondo. Le prese la mano , guadagnandosi un sorriso tra le lacrime.

Sua sorella gli posò il capo su una spalla e la sua espressione divenne più rilassata, quasi maliziosa. Geoffrey circondò con un braccio le sue spalle esili.

« Scusa. Mi sono messa a piangere senza pensare a te. Ma non temere, fratello, continuerò a guardarti le spalle per tutta la vita. »

Geoffrey comprese solo a metà il significato di quella frase e l’ironia con cui era stata pronunciata. Alzò un sopracciglio.

« E da quando sei tu che mi guardi le spalle?» chiese.

«Da circa tutta la vita. » rispose Leowyn, ostentando allegria, asciugandosi velocemente le ultime lacrime dagli occhi.

 

*

Brianna

Geoffrey era un’ onda del mare d’inverno su una scogliera. Fredda, intensa e travolgente.

Arrivava all’improvviso e, con la stessa rapidità, si ritraeva. Sfuggiva allo sguardo e a qualsiasi presa.

Sapeva che Geoffrey, per quanto ancorato alla sua libertà, sarebbe tornato a lambire il solito scoglio. Ma vederlo andare via era sempre più doloroso, e il dolore sarebbe durato fino al momento in cui l’onda avrebbe di nuovo rianimato coi suoi riflessi una sabbia troppo secca.

 

*

Geoffrey e Brianna

« Non fate il bambino. » disse Brianna, con un sorriso malizioso.

Ricevette un’occhiata seccata.

« Ho detto che posso fare da solo. Ho curato decine di ferite, e gran parte erano mie. »

La donna scosse la chioma rosso fuoco, e il suo sorriso si macchiò appena d’irritazione.

« Immagino che abbiate avuto le mani… utilizzabili, in quelle occasioni. Ma come potete curarvi i tagli sui palmi senza fare affidamento sull’aiuto di un’altra persona?»

Geoffrey fece una smorfia stizzita , orgoglioso. Brianna poggiò le mani sui fianchi, e osservò dall’alto l’uomo seduto di fronte a lei. Allungò una mano, eloquente.

Geoffrey continuò a sostenere il suo sguardo in cagnesco, per diverso tempo, incurante delle mani brucianti posate sul panno bianco oramai imbrattato di sangue in più punti. Non erano ferite profonde, se le era procurate grazie a un attacco improvviso sul tragitto verso il suo castello, in un momento di rabbia disperata, deviando una spada che lo aveva preso di striscio e che, se non fosse stata ostacolata, avrebbe sicuramente reciso la trachea scoperta di suo cognato.

Il barone si rimproverò mille volte di aver lasciato cadere lo scudo per poter essere ancora più veloce nei movimenti. Per affrontare contemporaneamente due guerrieri alla volta gli sarebbe stato senz’altro più utile dei palmi.

Ma si pentiva di questa sua mancanza solamente perché le insistenze di Brianna cominciavano ad irritarlo.

« Datemi le mani. »

« Non è nulla di grave, madonna. »

Non era un amante dei viaggi noiosi,  ma questa volta non poteva fare a meno di chiedersi perché non aveva potuto avere un viaggio tranquillo almeno da Glenheaven fino a Dunchester. La presenza di Brianna non sarebbe diventata irritante.

Ma soprattutto, qual era il vero motivo della sua reticenza? Cominciava a pentirsi anche di aver portato la donna con se, anche se sapeva che Beau aveva bisogno di sua madre. Il fatto era che il più delle volte, e in quel momento soprattutto, non la voleva intorno.

E quando era lontana non vedeva l’ora di rivederla.

Scosse appena la testa per accantonare i troppi pensieri.

Brianna lo stava ancora fulminando con lo sguardo. Nonostante lui fosse un barone e lei una serva con una reputazione pessima.

Geoffrey sospirò tra se con un sogghigno stanco. Come poteva non ammirarla?

« Da solo rischiate di farvi venire l’infezione. » insistette la donna, testarda. « Perdonatemi se vi manco di rispetto, signore, ma lo faccio per il vostro bene. »

« So perfettamente quale sia il mio bene. » ribatté Geoffrey, al culmine del fastidio.

Brianna abbassò lo sguardo con una strana espressione cupa sul viso. Il sottile divertimento di poco prima era svanito nel nulla, Geoffrey dovette constatarlo con un sussulto al cuore. Succedeva solo con lui. Con nessun altro Brianna arrivava ad avere quell’espressione e lui odiava questo fatto e si odiava per questo fatto.

Ma non avrebbe ammesso facilmente di esserne rimasto ferito. Meglio arrabbiato, che ferito.

Non riuscì più a guardarla in viso. Con un sospiro, si tolse i larghi bracciali di cuoio. Brianna lo guardò per un secondo sorpresa, non appena lui le porse la mano dal taglio più esteso. Se non l’avesse fatto esattamente in quel momento, lei lo avrebbe in sostanza costretto, pur mantenendo quell’espressione offesa che gli si addiceva così poco, perché non avrebbe permesso che lui corresse il rischio di sbagliare una fasciatura che ai suoi occhi avrebbe dovuto essere assolutamente più che perfetta. 

Però Geoffrey aveva avuto il timore che se ne andasse e lo lasciasse col senso di colpa per averla trattata sgarbatamente. In più, ogni attimo della sua rabbia era una stilettata al cuore.

« Da quando siete così paranoica?» le chiese, con un pizzico di desiderio di rivalsa ma anche con sincera curiosità, la voce fredda e sfuggente di sempre.

La donna prese le bende, candide e strette, e si inginocchiò di fronte a lui con un sorriso compiaciuto e divertito. Ora i loro occhi erano pressappoco alla stessa altezza, perché Geoffrey era ancora seduto sul tronco vicino al quale avevano eretto un piccolo accampamento per curare i pochi feriti e per attendere il crepuscolo oramai imminente.  Per un momento si perse nel verde delle sue iridi e la risposta che prima aveva desiderato non gli interessò più.

« Non vi è nulla di male nel farsi aiutare qualche volta, signor barone. » lo provocò Brianna, evitando accuratamente di dare un’ effettiva spiegazione al suo comportamento.

« Non infierite. » ordinò Geoffrey, cupo, infastidito e scontroso.

La donna annuì e Geoffrey non riuscì a mantenere la mascella contratta di fronte al suo sorriso e ai suoi fugaci sguardi furbi e maliziosi che venivano subito ricondotti alla fasciatura.

La donna pensava a quanto le piacesse passare i suoi momenti con lui anche in quel modo, in silenzio, quando la tensione sbolliva. Si sentì felice, intensamente e completamente felice. Dimenticò per un momento le insicurezze che ogni giorno celava al mondo e mai a se stessa, come le imponeva il suo desiderio di non tradirsi e di essere onesta fino in fondo.

La seconda ferita era molto meno profonda, ma se la spada fosse arrivata un po’ più in basso avrebbe intaccato le vene. Brianna si incupì improvvisamente e Geoffrey probabilmente ne intuì il motivo, ma non fece commenti né imbastì alcuna espressione. Si presentò indifferente, come in effetti era. Ma questo non tranquillizzava affatto Brianna.

« Io sarò anche paranoica… » ammise, perché non poteva farne a meno. In effetti lo era più del solito in quel periodo e si sentiva strana solo al pensiero, considerato il fatto che lei era una donna abbastanza tranquilla… forse era a causa di una certa persona

Strinse volontariamente più forte la fasciatura,  Geoffrey contrasse appena la mascella dal dolore improvviso.

« Però voi dovreste davvero stare più attento. » sentenziò, decisa. Geoffrey trattenne l’istinto di alzare gli occhi al cielo.

Brianna capì in uno sguardo che, se la ricompensa era poterlo amare, sarebbe stata disposta a sopportare anche il suo fastidio nei suoi confronti.

Ma sapeva anche che questo non era possibile.  Che loro non avrebbero mai dovuto avere nulla dalla vita insieme, che lei non poteva intaccare il suo futuro, perché lo amava e non era così egoista.

Era giusto che fosse così.

Geoffrey meritava una vita stupenda, che lo ripagasse di tutto ciò che gli aveva tolto. Una vita accanto ad una donna onorevole. Sapere di non potergliela donare era persino più frustrante di sapere di non poterne far parte.

Nascondendo tra i capelli lo sguardo amaro finì di bendarlo.

« Guariranno in pochi giorni. » disse, tanto per dire qualcosa. Ebbe l’istinto di stringere la sua mano tra le sue, ma non lo fece e la lasciò andare, osservandolo annuire indifferente.  Salutò deferente ricevendo un compito e scontroso cenno di ringraziamento.

Vi auguro tutto il bene del mondo, mio signore.

 

 

 

Salve a tutti! Grazie per aver letto fino a qui!

Allora… queste cose sono quel genere di cosa che vengono fuori quando non si ha nulla da fare. A volte poche righe, a volte più lunghe, ma in ogni caso nessuna storia vera e propria o completamente indipendente. Adoro questo genere di cose, questi pensieri più o meno sparsi, hanno un certo fascino.

Ed è ciò che avevo promesso per farmi perdnare la mia lunga assenza riguardo la storia “ As I Was for You”…

Oook…. E mi sono cimentata di nuovo in questi personaggi, perché mi piace cambiare…

Sono pessima…

Dai, devo ripromettermi di fare una cosa simile anche per qualche francese! Però lo devo ammettere, Geoff non mi esce mai dalla testa… eee adesso sta entrando anche Brianna.

Credo che non scriverò mai di loro due felicemente insieme. Non ne sono capace e non mi sento affatto ispirata dal lieto fine. È già tanto che mi è venuta fuori questa cosa, dato che non sono affatto dedita al romanticismo.. ( per loro sarei disposta a fare qualche altra eccezione?)

Boh.

Spero tanto che vi sia piaciuto ma non esitate a farmi sapere se non è così!

Ciao e grazie!

Tacet

  
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