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Autore: Tenshi_    25/01/2015    0 recensioni
"Si dice che i gatti immondi mandino un avviso alle loro vittime. Appaiono la prima volta avvolti dalle ombre, ti osservano nascosti per settimane e poi ... la seconda volta che mostrano il proprio muso felino, nessuno ha scampo."
Ogni bambino ucciso viene dimenticato, le tracce della sua esistenza rimosse da ogni ricordo ...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La giovane giaceva a terra sul pavimento del lucido corridoio. Alla sua destra si apriva la veranda abbracciata dal cortile interno, con i suoi prati verde brillante e l'invalicabile muro che gettava ombra sul suo esile corpo.
Piombò su di lei con furia, lo vide saltare il muro e procedere lungo il giardino ringhiando, mostrando le sue fauci spaventose. Il manto nero le ricordava il pozzo a cui attingevano l'acqua, mentre il rumore dei suoi artigli  strideva nelle orecchie come preludio della sua morte imminente.
Lo sapeva e a tale consapevolezza era attribuibile il sorriso rassegnato che incurvava le sue labbra. Un rivolo di sangue colava sul mento delicato, lungo il pallido collo da cigno sino al colletto bianco e inamidato della divisa.

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Le storie narravano di come i Gatti Immondi divorassero i bambini con scarse abilità magiche, ma se solo qualcuno di voi provasse a chiedere quale terribile verità si cela dietro quest'atroce leggenda, vi diranno che sono solo favole … un po' come l'uomo nero.
Si dice che tutte le vittime ricevano una avviso, un acchiapparello contorto e macabro.

-Vedi i Gatti Immondi annunciano la loro venuta; si dice che la prima volta posano i loro occhi gialli sulla vittima, ed essa scorge il loro ghignino malevolo tra le ombre. Ma non è allora che si deve scappare, solo la seconda visita da parte di tali creature si conclude con la morte.
Vengono per i bambini che non possiedono un talento magico, per gli adulti che infrangono la legge e per i ragazzi deboli … così deboli da non poter controllare il loro potere.-

-Perchè lo fanno? Perchè mi dici questo Satoru, mi spaventi!-


- Non saprei,è solo una storia Reiko.-


La paura, un sentimento così subdolo. Quel giorno il maestro la trattenne finite le lezioni, voleva un aiuto con alcuni documenti. Bisognava portarli nella sala insegnanti, oltre il cortile interno: niente di complicato.
Reiko rimase sorpresa, nessun alunno poteva varcare la porta del corridoio est; che lei sapesse solo Shun vi era stato. Fu sul punto di dirlo, di confessare al professor Koufuu cosa aveva visto ma la paura le bloccò le parole in gola, non un fiato lasciò le labbra rosee. Anche attraversare il corridoio faceva nascere in lei un sentimento d'ansia, ma non voleva deludere nuovamente il suo daisensei, non voleva deludere più nessuno. Eventi come quella mattina, durante la lezione ... la sua incapacità di fissare la sabbia al foglio e concludere il lavoro di gruppo, l'amaro sapore della sconfitta, della colpa ...

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Le luci si spensero all'improvviso e Reiko sussultò, i fogli caddero dalle sue mani rigide coprendo il pavimento come foglie autunnali candide e perlacee.
Il graffiare degli artigli fu la prima cosa che udì, un rumore in grado di accelerarle il respiro e far battere il suo cuore con frenesia, ogni tum il battito d'ali di un uccellino in gabbia.


-Sensei ...-

La vana speranza di un aiuto esterno la spinse ad urlare e correre verso la meta, la conclusione del suo incarico: la sala professori. Fu come tapparsi le orecchie con forza, ogni rumore cessò di esistere improvvisamente alla vista di quel “leone” dal manto nero e le zampe lunghe. Lo chiamavano gatto, ma nulla accomunava quel demone ai felini dalle zampe felpate e dotate di lame adunche.
Avrebbe potuto continuare a correre, senza voltarsi ma girò il volto spinta da un richiamo, il suono della sua morte. Pianse nel vederlo avanzare, premendosi contro la parete, il corpo tremante e gli occhi spalancati e velati dal terrore. Non sentì niente, come i suoni, come la sua voce anche il dolore era sparito.
Un requiem silenzioso intonato solo per lei. "La colpa è mia, sono debole ... mamma, papà ..."
Gli artigli affondarono nel suo petto, rovinando la divisa bianca e rosa su cui si aprirono cinque squarci paralleli.
Saki, Satoru, Shun, Maria … non l'avevano aspettata. Si sarebbero ricordati di lei? Non riusciva più a muoversi, gli arti pesavano e anche respirare diventava difficile. Sapeva quel che stava accadendo ma allo stesso tempo non credeva fosse reale, si trattava solo di un sogno.
Il suo mantra, la formula donata ad ogni bambino durante la cerimonia del sigillo, svaniva dalla sua mente una sillaba alla volta, seguendo il corso del suo sangue che fuoriusciva dalle ferite con il fragore di una cascata.
La sera calò velocemente, le lezioni terminavano al tramonto e i giovani studenti vantavano giusto il tempo di una breve corsa tra i campi prima di rientrare al suono della campana. Bisognava rispettare la legge del coprifuoco.
Il cielo perse le sue sfumature violette e le stelle punteggiarono il tessuto infinito della volta celeste.
Il Gatto Immondo si leccava il pelo schizzato di sangue, nascosto nella sua tana oltre il muro di cinta che ombreggiava il giardino del corridoio est.
Sul pavimento di lucido legno non restava una goccia di sangue, l'immobile corpo di Amano Reiko venne rimosso ben prima della mezzanotte ed anche il suo ricordo, il suo timido sorriso, fu cancellato dalle menti di ogni abitante.
Io suoi genitori scordarono l'esistenza del dono più prezioso mai ricevuto, dall'elenco di classe scomparve il suo nome e il gruppo uno si ridusse a cinque membri, come sempre era stato.

 
   
 
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