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Autore: pukpuk    26/01/2015    0 recensioni
Essere un divergente non sempre ha i suoi vantaggi, vedere in diretta uno sterminio senza poter intervenire senza morire a volte può essere peggio che essere tra gli assassini
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Uriah
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A svegliarmi è il suono dei passi che si muovono all’unisono per la stanza. Apro un occhio sbadigliando e mi guardo intorno. I miei compagni sono seduti sul letto intenti a vestirsi. Non deve essere ancora giorno, mi metto tiro su e mi stropiccio gli occhi. “Cosa succede?” Chiedo, nessuno mi risponde, nessuno nota che mi sono appena svegliato mentre loro sono già tutti pronti. Improvvisamente ho la testa completamente sveglia e reattiva. Li osservo muoversi in maniera rapida e regolare, con movimenti rigidi e gli sguardi fissi vacui. Lynn mi guarda ma sembra attraversarmi, quasi fossi inconsistente, muovo la mano davanti al suo volto ma lei si limita a scansarla infilandosi la maglia. Mi levo di dosso le leggere coperte e mi infilo al volo un paio di pantaloni, allaccio le scarpe e cerco di adeguarmi ai loro movimenti. C’è qualcosa che non va, ovvio, non può essere altrimenti. Ripenso al siero che hanno iniettato a tutti il giorno dell’iniziazione, gli intrepidi non si sono mai preoccupati della sicurezza dei compagni, il rischio è il nostro mestiere, ma allora non mi era sembrato strano che avessero deciso di inserire nella fazione della sicurezza, eppure ora tutto mi sembra alquanto ambiguo. Mi inserisco nella fila cercando di imitare i loro passi e muovendo ritmicamente le braccia avanti e indietro con lo sguardo dritto sulla nuca della ragazza davanti a me, è Christina, la nuova arrivata dei candidi. Attraversiamo i corridoi, superiamo il pozzo e iniziamo a salire le scale. Accanto a noi camminano delle guardie che parlottano sottovoce tra loro, sono sveglie. Passo accanto ad Eric che mi osserva per qualche secondo, quasi stia per dire qualcosa, ma poi si limita a scuotere la testa leggermente. Io passo oltre senza fiatare sperando di non ci inciampare sui gradini mentre saliamo rapidi battendo i piedi ritmicamente senza mai rallentare ne accelerare, quasi sia una forza esterna a guidare i movimenti dei miei compagni. Arrivati in cima usciamo sul tetto del palazzo, quello su cui siamo atterrati il primo giorno, dal quale ci siamo buttati per entrare nella nostra casa. Su un lungo tavolo sono ordinatamente disposti dei fucili. Cerco Zeke con lo sguardo e lo vedo proprio davanti alle armi mentre ne afferra una e si allontana rapido, mio fratello non è cosciente di quello che sta facendo, proprio come gli altri, o almeno cosi mi pare. Afferro il fucile cercando di imitare i movimenti di Christina e mi dispongo lungo il bordo del palazzo. Il treno arriva pochi minuti dopo, quando ormai siamo tutti armati e pronti a partire. Il primo della fila corre entrando nel vagone. Lo osservo attentamente, riprodurre le sue movenze rigide non è facile, ma alla fine riesco a entrare senza che nessuno noti niente. Mentre i vagoni scorrono rapidi intravedo Peter, è sveglio pure lui e controlla un gruppo di intrepidi che sta entrando nel treno. Il viaggio è più rapido del solito. Siamo tutti stipati nei vagoni, l’immobilità e il silenzio sono quasi sovrannaturali, mi guardo intorno con la coda dell’occhio. Tris e Tobias sono poco più avanti rispetto a me, noto le loro mani intrecciate, non dovrebbero esserlo, forse sono coscienti, vorrei andare a controllare ma non oso muovermi. Mi chiedo dove stiamo andando, una cosa del genere non è mai accaduta nel quartier generale degli intrepidi, vorrei poter raggiungere mio fratello e confrontarmi con lui ma mi limito ad osservare il paesaggio che mi scorre accanto. Superiamo il quartiere degli eruditi e quello dei candidi, poi ci inoltriamo nella parte più malandata della città, quella che porta agli abneganti. Improvvisamente tutto mi è più chiaro, chiudo gli occhi sperando di risvegliarmi e scoprire che è tutto un sogno, ma appena li riapro siamo ancora li, tra i palazzi di Chicago, diretti al quartiere più semplice della città. Cerco di reprimere la rabbia che provo dentro, farmi uccidere non sarebbe di nessuna utilità, respiro lentamente per riacquistare l’autocontrollo che sento svanire. Quando il treno rallenta gli intrepidi iniziano a saltare giù senza alcuna difficoltà. Marciamo in ordinate file lungo le strade, superando i palazzi malconci e i vicoli bui. improvvisamente tutti si sparpagliano, guardo mio fratello allontanarsi con gli altri e lo seguo, devo impedire che faccia una cosa del genere, non posso permetterglielo. Le grida risuonano nelle strade, gli abneganti corrono terrorizzati, gli spari mi rimbombano nella testa. Lo sterminio è cominciato.
  
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