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Autore: Akemi_Kaires    26/01/2015    3 recensioni
{Sayaka Miki Centric; Onesided SayaSuke (Kyosuke/Sayaka)}
Vorrei restare al tuo fianco per l’eternità. Ho dovuto raccogliere il coraggio a due mani, per pronunciare tutte quelle nobili parole.
Sai, io non sono affatto tagliata per il ruolo di cavaliere senza macchia e senza paura. Io non ho affatto un cuore gentile, Kyosuke: non sai quanto darei per poterti stare accanto, al posto di Hitomi. Venderei l’anima per questo, se solo non l’avessi già fatto per regalarti un futuro degno di essere chiamato tale.
E per condannarmi a una morte atroce. Ma lo rifarei senza alcuna esitazione.
Venderei dieci, cento, mille anime solo per renderti felice.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kyosuke Kamijo, Sayaka Miki | Coppie: Sayaka/Kyosuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando non puoi fermare la musica, dirigi l’orchestra

 

 

Ricordi i tempi felici, quando eravamo ancora dei bambini innocenti? All’epoca per noi esistevano soltanto la musica e la nostra solida amicizia: amore e morte non si erano ancora intromessi, nessuno aveva provato a minacciare il nostro rapporto.

Avevo promesso – ti avevo promesso – che avrei sempre assistito a ogni tua esibizione, sempre in prima fila, e che non avrei mai smesso di supportarti. Con il trascorrere dei giorni, le tue melodie sono diventate il motivetto della mia vita e su queste note tuttora si leva la mia anima.

Adesso giungono alle mie orecchie come un fine e agrodolce canto funebre.

Chi avrebbe mai detto che ci saremmo separati così presto? Non puoi immaginare quanto mi dispiaccia averti abbandonato, Kyosuke. Se solo potessi, tornerei volentieri indietro nel tempo e impedirei alla morte di strapparmi da te, assieme a un sacco di altre cose.

Eppure non mi sono arresa al mio triste destino. Non ho alcuna intenzione di infrangere il giuramento che ti ho fatto ed è per questo motivo che anche oggi sono qui, per ascoltare questo tuo sicuramente stupendo saggio.

Nonostante siano trascorsi mesi dalla mia scomparsa, mi cerchi ancora con lo sguardo. Ho visto che hai posato lo sguardo sulla mia poltroncina, la stessa sulla quale mi sono seduta per anni, nella speranza di scorgermi.

Non piangere.

Che cosa mai penserebbe Hitomi, in un frangente simile? Un buon fidanzato non versa lacrime per un’altra donna. Non credo le farebbe piacere sapere che tu sei triste per la  sua rivale in amore, benché sia stata una sua grande amica.

Da che pulpito viene la predica! Ho perso letteralmente il conto di quante volte abbia gridato il tuo nome, in preda a un dolore lancinante, in preda alla disperazione. Ho impiegato un sacco di tempo per farci l’abitudine, sai? Faticavo ad accettare questo triste e ingiusto destino, ma alla fine penso che sia giusto così: se qualcuno ha scritto della mia morte nelle pagine della mia vita, ci sarà pur una motivazione valida.

Forse tu non te ne sarai accorto, preso com’eri e come sei tuttora dall’amore, ma sono cambiata molto. Ho perfino imparato a comporre splendide melodie, proprio come fai tu. A differenza tua, però, ho usato note molto particolari: dolcezza, reazione, miseria, favola, solitudine, lacerazione e sinfonia. È con ognuna di queste parole che ho composto lo spartito della mia vita in ogni sua sfaccettatura, anche la più melodrammatica.

Ho diretto e dirigo tuttora una maestosa orchestra, la spada è la mia bacchetta.

Ho tenuto molti concerti in gran segreto, ma posso assicurarti che gli spettatori non sono mai sopravvissuti: sono tutti deperiti di fronte alla bellezza dei miei sublimi motivetti.

Non credo tu abbia mai sentito parlare del mio nuovo e magico talento. Devi sapere che ero così importante, nel mio particolare giro di affari, che chi mi invidiava mi voleva letteralmente morta. Per questo motivo non sono affatto nota come Sayaka Miki, quando indosso i panni di direttore: Oktavia von Seckendorff è il mio nome, tanto melodico quanto sofferto.

Sai, mi sono proprio ispirata a te durante il mio ultimo concerto. Ironia della sorte, è stato anche il mio requiem di morte. Si chiama “Decretum”. Non trovi anche tu che sia un nome particolarmente azzeccato? Avrei tanto voluto fartelo ascoltare, ma ormai è troppo tardi.

Non guardarmi, ti prego. Sapere che tu non possa vedermi mi stringe il cuore in una fredda morsa d’acciaio. Anche se mi sono abituata all’idea che solo gli spiriti come me possano vedermi, fatico ad accettare una simile condizione con te presente. Vorrei tanto sbracciarmi per farmi notare da te, urlare il tuo nome, correrti incontro e stringerti in un nostalgico abbraccio, ma mi è vietato farlo.

Perché adesso stai indugiando? Ti trema l’archetto. Non dovresti far aspettare così tanto il pubblico, altrimenti rischi che il tuo rinnovato esordio sul palcoscenico si trasformi in una disfatta.

Non voglio che tu vanifichi il frutto del tuo lavoro per colpa mia.

So benissimo che Madokami mi rimprovererà, ma preferisco mettermi il cuore in pace.

Non è la sola a compiere grandi miracoli, credimi. Ne ho già fatto uno, quindi perché non dovrei farne un secondo? Tra tutti gli Arcangeli al servizio della Dea, io sono una delle più ribelli: vediamo di mantenere fede alla mia nomea, allora.

Aspettami, Kamijo. Sto arrivando.

 

Ad ogni passo, una nota sottile. Sayaka si avviò lentamente alla volta del palcoscenico, determinata e irresponsabile come non mai. Pregò mentalmente che il suo amato Kyosuke potesse vederla, in quello che sarebbe stato il loro ultimo incontro. Non era certa che il suo piano sarebbe andato a buon fine, ma tanto valeva provare: che cosa aveva da perdere, dopotutto?

Non appena si trovò accanto al suo vecchio amico d’infanzia, si sollevò sulle punte e posò un bacio leggero sulla sua guancia. Con tristezza pensò a quanto sarebbe stato bello farlo quando ancora era in vita. Eppure non aveva mai azzardato prima di allora, per timore che lui potesse dimostrarsi in qualche modo disgustato o perlomeno stizzito.

Ma in quel frangente andò diversamente. Lo vide chiaramente sbarrare gli occhi, esterrefatto. Quando fece per voltarsi verso la ragazzina, questa lo bloccò posandogli una mano sulla spalla. «Non voltarti, Kyosuke» gli sussurrò in un orecchio, in un suggerimento che a lui suonò come una dolcissima e nostalgica melodia. Indeciso e incredulo, obbedì. Sì, l’aveva sentita.

Sayaka curvò le labbra in un piccolo e timido sorriso, mentre le sue guance si imporporavano velatamente. Quanto avrebbe dato, al secolo in cui era ancora soltanto Sayaka Miki – non Oktavia, non una Puella Magi –, per poter godere di simili istanti con il suo amato violinista!

«Penso di averti fatto aspettare troppo a lungo» aggiunse poi, posizionandosi alle sue spalle, schiena contro schiena. Sfiorò istintivamente la sua mano, intrecciando per un breve istante le dita con le sue, prima di sfoderare la sua spada in un movimento rapido e deciso. «Che ne dici di iniziare questo concerto? Il pubblico sta aspettando soltanto te».

Avrebbe voluto mormorare tante altre cose e confidargli quei piccoli segreti che portava nel suo cuore, ma il tempo era agli sgoccioli. Doveva assaporare ogni momento, gustando appieno quell’agrodolce tema di addio. Quale modo migliore per calare il sipario della sua vita e sul suo passato, se non duettando?

Spuma bianca le lambì le caviglie, mentre lo scroscio di onde fiere e gentili preannunciò l’ouverture. Oktavia si ergeva sopra le spalle della Puella Magi, anch’ella spada alla mano, e di fronte a lei uno schieramento di musicisti eleganti e piuttosto bizzarri. Aspettavano soltanto un segnale d’inizio da parte della loro direttrice.

«Sayaka...» mormorò con un tono quasi inudibile, poco prima di posare l’archetto sulle corde.

L’estasi di note ebbe finalmente inizio, ma il pubblico non udì soltanto il suo strumento: la melodia sembrava evocare ben altro, come se fosse accompagnata da tanti altri strumenti perfettamente coordinati tra loro.

Se solo il pubblico fosse stato in grado di vedere l’invisibile, allora avrebbero scorto una ragazza alle spalle del violinista, intenta a dirigere quella che sembrava una vera e propria orchestra.

L’ennesimo miracolo si era compiuto sulla scia di una sinfonia malinconica.

«Dire che mi sei mancato sarebbe un eufemismo» sussurrò la Puella Magi, proprio quando si stava avvicinando il momento clou del duetto. Nonostante gli occhi lucidi, non smise di dirigere ogni strumento con movimenti precisi e raffinati, anche se in quel momento avrebbe voluto voltarsi e stringere a sé il suo amato. Sollevò per un breve istante lo sguardo verso il soffitto, inghiottendo ogni lacrima amara. «Promettimi di non piangere. Non perdere più tempo a cercarmi, Kamijo: Hitomi non merita di vederti così per un’altra donna, anche se questa ti ha amato e ti ama con tutto il suo cuore».

Avrebbe giurato di aver sentito una leggera esitazione nell’esibizione del violinista, come se scosso da quanto lei aveva appena detto. Una piccola risatina agrodolce le sfuggì, così innocente e timida. «Non preoccuparti, adesso: so che hai scelto Hitomi e io l’ho accettato» proseguì, nonostante l’enorme nodo in gola che a tratti le impediva di dare voce ai suoi sentimenti. «Suona per lei, Kyosuke. Non smettere mai di nutrire amore nei suoi confronti. Non smettere mai di prestarle la dovuta attenzione. Scommetto che per te darebbe la vita».

Proprio come ho fatto io, avrebbe voluto aggiungere, ma non le sembrava affatto il caso. Porgergli un enorme rimorso come regalo di addio non era affatto corretto nei suoi confronti. Aveva dato l’anima e si era sacrificata per lui, su questo non v’era alcun dubbio, ma il musicista era colpevole di ciò? No, non le aveva chiesto di fare tutto questo. Era stata la ragazza, di sua sponte, a giocare a dadi con la morte per conquistare un amore impossibile.

«Vediamo di concludere questo concerto come si deve!» gridò poi la piccola sirenetta, dando inizio a quello che sarebbe stato il loro epico finale.

 

Vorrei restare al tuo fianco per l’eternità. Ho dovuto raccogliere il coraggio a due mani, per pronunciare tutte quelle nobili parole.

Sai, io non sono affatto tagliata per il ruolo di cavaliere senza macchia e senza paura. Io non ho affatto un cuore gentile, Kyosuke: non sai quanto darei per poterti stare accanto, al posto di Hitomi. Venderei l’anima per questo, se solo non l’avessi già fatto per regalarti un futuro degno di essere chiamato tale.

E per condannarmi a una morte atroce. Ma lo rifarei senza alcuna esitazione.

Venderei dieci, cento, mille anime solo per renderti felice.

Ed è per questo motivo che preferisco farmi da parte silenziosamente, una volta per tutte, e di sanare quella profonda ferita che hai nel cuore. Almeno non avremo alcun rimpianto, sai? Tu potrai vivere il resto dei tuoi giorni in pace con te stesso, al fianco di quella che un giorno – a differenza mia – sarà la tua sposa, mentre io non posso fare altro che attenderti nell’alto dei cieli e nelle profondità dei mari.

Avrei ancora così tante cose da raccontarti e da confessarti, mio unico e dolce amore, ma il nostro tempo sta per scadere.

Lascerò allora che siano le note a parlare per me, quest’ultima volta.

 

Tutto si concluse con un trionfo di applausi. Il pubblico era a dir poco entusiasta, colpito da quello che a detta di tutti era un vero e proprio miracolo musicale. Era davvero così bravo quel violinista, così tanto da indurre ogni ascoltatore a immaginare tanti altri suoni oltre a quello del suo strumento.

Ma al giovane genio non importava affatto la gloria del momento. Non si preoccupò neppure di inchinarsi di fronte a tutti i presenti nella sala, tanto era preso da ben altri pensieri.

«Sayaka!» esclamò, voltandosi di scatto alla ricerca della sua tanto mancata amica d’infanzia.

Ma la piccola sirenetta era scomparsa, tra le lacrime per un’antica e nostalgica sinfonia chiamata vita.

  
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