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Autore: MAMMAESME    27/01/2015    3 recensioni
Un altro compleanno, altri auguri misteriosi.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOLO GRAZIE.

 

Nonostante le sedie della sala d’aspetto vip fossero abbastanza comode, non vedevo l’ora di alzarmi e prendere l’aereo per Atlanta.

Sulle labbra avevo ancora il sapore di Nikki.

Feste, ricevimenti, mondanità,  tutto ciò fa parte del mio lavoro, ma avevo voglia di tornare sul set: dovevo dirigere la puntata e la cosa mi stava caricando di adrenalina.

Sentii la porta aprirsi e capii che era lei.

L’avevo vista al party la sera prima, stupenda in quel vestito nero da principessa della notte.

Era stato imbarazzante doverla incontrare alla presenza di Nikki.

So di essere espansivo, troppo. Non riesco tenere le mani lontano dalla mia donna. Non ci riesco con Nikki … non ci riuscivo con Nina.

Credo, inoltre, che Nikki segnasse il territorio, strusciandosi un po’ più del dovuto, provocandomi un po’ più del solito (non che la cosa mi dispiacesse, anzi), ma lo sguardo di Nina, quello sguardo che mi rimproverava silenziosamente quando baciavo Nikki sul set, quando infilavo le mani sotto la sua maglietta in sala mensa, quando le sbattevo in faccia la mia felicità per farla impazzire di gelosia … quello sguardo era ancora in grado di incenerirmi.

E, ieri sera, mi aveva lasciato parecchie bruciature.

-Cosa ci fai qui? Non mi sembrava che dovessi prendere questo volo. – le domandai, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e raccogliendo la testa tra le mani per non voltare lo sguardo verso di lei.

-Sapevo di trovarti qui e volevo semplicemente ringraziarti: i fiori che mi hai fatto avere per il mio compleanno erano stupendi e so che farmeli recapitare in Nuova Zelanda non deve essere stato facile, senza farti scoprire da mezzo mondo. –

La voce si stava avvicinando.

Il mio sguardo era rivolto verso terra, immobile.

Vidi i suoi piedi fermarsi davanti a me, un solo attimo, prima che si sedesse sulla sedia accanto alla mia.

-Nessun disturbo: è bastata una telefonata. –

No.

Non era bastata solo una telefonata.

Avevo approfittato di una pausa da Nikki per andare in centro a LA, da un fioraio diverso dal solito dove vado per comperare i fiori alla mia attuale compagna.

Scelsi con cura il bouquet su un catalogo: girasoli con fiori di campo della stessa tonalità di arancio, caldo come il suo respiro, solare come il suo carattere, intrecciati con foglie di mais e spighe di grano.

Nina non era da rose rosse: troppo banali.

Avevo dovuto calcolare il fuso orario, affinché il fioraio potesse telefonare in Nuova Zelanda, dove Nina stava passando le sue vacanze, per verificare che quei fiori fossero disponibili, che fosse possibili recapitarli per il giorno del compleanno.

Avevo scannerizzato la mia firma e l’avevo mandata via e.mail al referente neozelandese affinché ne facesse un semplice bigliettino.

Nessun augurio.

Nessuna frase ad effetto.

Solo Ian.

Era il suo compleanno e non avrei potuto fare niente di meno.

-Grazie, comunque. – insistette.

-Non era necessario che venissi. –

-Non era necessario, infatti. È qualcosa che volevo fare: venire qui, adesso, dove non ci vede nessuno, per poterti ringraziare come si deve.-

La sua coscia era incollata alla mia, fasciata in un paio di leggins neri che esaltavano le sue gambe perfette.

Avevo spostato solo gli occhi: ostinatamente tenevo la testa tra le mani per non cedere alla tentazione di rivolgere lo sguardo verso di lei, ma la sua mano sui miei jeans mi costrinse a stingere più forte la presa sui miei capelli, tanto da far cadere il cappello modello Borsalino che indossavo.

-Guardami Ian. – mi disse in un sussurro. –Non voglio attentare alla tua virtù: voglio solo dirti grazie, solo grazie. –

Quella voce, quella mano, quel contatto non erano un attentato alla mia virtù, ma un colpo diretto in mezzo al petto.

Trattenni il respiro e ostinatamente non alzai lo sguardo.

Nina tolse la mano dal mio ginocchio e si alzò.

Temetti e sperai che se ne andasse per riprendere il controllo di me stesso.

Avevo fatto l’amore con Nikki quella mattina e il bacio in macchina aveva confermato quanto le fosse piaciuto, quanto intensamente mi amasse, quanto il suo corpo fosse un’oasi in cui rifugiarmi, un lago in cui calmare la mia sete.

Invece Nina si accucciò di fronte a me, cercando il mio sguardo stretto tra le palpebre chiuse.

Delicatamente mi prese le mani e me le tolse dalle tempie a cui erano ancorate.

-Guardami, Ian … -

Il fiato mi scoppiava nei polmoni mentre il sangue cominciava a scorrere più velocemente nelle vene, tese nello sforzo di trattenere un bacio, un abbraccio.

La sua vicinanza mi provocava ancora reazioni che non riuscivo a controllare, istinti che non potevo cancellare.

La guardai negli occhi e affondai nella pozza calda delle sue iridi marroni.

Non devo reagire … non dovrei … non devo proprio: è solo un’amica, la più cara, la più …”

Sapevo bene che quel pensiero era la bugia più grande che potevo raccontarmi: io e Nina non avremmo mai potuto essere solo amici, mai.

-Ian … -

-Shh … per favore. – la implorai. Non potevo sentirla pronunciare il mio nome in quel modo e continuare a tenere le mani ferme, bloccate nelle sue.

-Perché? –

-Perché lo sai, lo sai bene che effetto hai su di me! –

-Ancora … Ian … -

-Sì, ancora purtroppo! –

Amavo Nikki con tutto me stesso, ma non con tutto il mio cuore: un pezzo avrebbe vissuto in Nina, per sempre e con Nina sarebbe morto.

Desideravo Nikki con tutta la passione, ma la mia pelle avrebbe sempre reagito al tocco di Nina.

Avevo scelto Nikki, l’avrei sposata, ma Nina mi avrebbe posseduto, sempre e per sempre.

Liberai le mie mani dalla sue, solo per poggiarle sul suo volto.

-Spero tu abbia avuto un compleanno felice, Nina.-

Lei inclinò la testa di lato e mi sorrise.

-Ti piacerebbe la Nuova Zelanda … -

-Mi piacerebbe anche l’inferno se ci fossi tu … - mi scappò detto.

La mia voce era gonfia di desiderio trattenuto.

Il contatto con i suoi occhi era quasi insopportabile: lei sa scavarmi dentro come nessuna e in qual momento stava leggendo ogni emozione, ogni maledetta sensazione che mi lacerava l’anima e la coscienza.

Mi alzai, trascinandola con me, i palmi incollati alle sue guance.

Eravamo pericolosamente vicini: il suo alito caldo m’inebriava i sensi.

La sentii fremere, ma il suo sguardo era fermo, deciso, dentro di me.

Ogni centimetro che ci divideva era una distanza insopportabile, ogni respiro doleva contro il cuore.

-Vieni qui. – dissi con la voce rotta.

La avvolsi in un abbraccio, le mie labbra contro la sua fronte.

 Non avevo dimenticato quanto fosse bello stringerla, ma ogni volta mi sorprendeva l’intensità del bisogno che avevo di lei.

Non avevo dimenticato quanto fossero deliziose le sue labbra, ma non la baciai: se lo avessi fatto, non avrei potuto fermarmi.

Mi separai da lei e fu come strapparmi la pelle del petto.

Le posai una carezza delicata sulla guancia appena velata di rosa.

-Ancora auguri … - le sussurrai sulle labbra, senza sfiorarle.

Lei ricambiò la carezza, lasciando scorrere le dita lentamente dalla guancia fino al centro del petto, dove posò la mano aperta ad ascoltare il ritmo impazzito dei miei battiti.

-Grazie, Ian – rispose posando in lieve bacio sulla mia guancia ispida.

Voltandomi le spalle si diresse verso l’uscita, tirandosi sulla testa il cappuccio della felpa che l’avrebbe nascosta da sguardi indiscreti.

-Eri bellissima ieri sera … - dissi alla sua schiena curva.

-Tu stai meglio in Armani, lo sai e … sistemati i capelli! –

La porta si chiuse silenziosa.

Un sorriso ebete mi strappò le labbra mentre le parole sgorgarono dalla gola per straripare dalle labbra:

-Grazie a te Nina … grazie di esistere … solo grazie. -

 

  
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