Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Bookmaker    29/01/2015    5 recensioni
Breve One-Shot ambientata durante la scena finale di The Rebellion Story.
Dal testo:
"Homura Akemi non ricordava quando fosse stata l’ultima volta che il vento l’aveva lambita. Forse non era mai accaduto, chissà. In fondo, era rimasta immobile per così tanto tempo da non riuscire a ricordare nulla. Non ricordava nemmeno come muoversi, nemmeno come respirare. Una cosa, tuttavia, la ricordava.
– Madoka…"
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Homura Akemi | Coppie: Homura/Madoka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dance with the Devil
 

La tarda ora stringeva, simile ad un cappio invisibile intorno allo stomaco. La gola era troppo secca, le mani logore per il freddo, gli occhi raschiati dal vento.
Il vento…
Homura Akemi non ricordava quando fosse stata l’ultima volta che il vento l’aveva lambita. Forse non era mai accaduto, chissà. In fondo, era rimasta immobile per così tanto tempo da non riuscire a ricordare nulla. Non ricordava nemmeno come muoversi, nemmeno come respirare. Una cosa, tuttavia, la ricordava.
– Madoka…
Quel nome scivolò dalle sue labbra troppo velocemente, tanto da indurla a serrare i denti per trattenerlo. Fu inutile, ovviamente.
– Ma… do… ka…
Stavolta scandì bene le sillabe. Tre sillabe, sei lettere, niente di più. Ma quanto potevano significare, quelle sei lettere articolate in tre sillabe.
Una lacrima scese lungo il suo viso, lavando via la polvere e solleticando dolcemente la sua pelle. Il suo volto fu illuminato da un sorriso.
Era il momento.
Decise di guardarsi intorno. Era distesa in un prato verdissimo, sotto un cielo terso e colmo di stelle. Grandi fari illuminavano l’erba umida di una pioggia antichissima, e grandi gocce d’acqua splendevano sotto quella luce bianca.
Si fermò per un attimo a guardarle. Stavano ferme, appese sull’orlo dei sottili steli verdi in precario equilibrio. Parevano aspettare qualcosa.
Guardò un po’ più lontano nel prato illuminato. C’era un lungo sentiero, o forse una stradina senza marciapiede. Due sottili filari di gigli bianchi costeggiavano quel percorso, e Homura sentì l’improvviso desiderio di raggiungere quei fiori meravigliosi.
– Madoka…
Aveva pronunciato quel nome già tre volte, ma non riusciva a stancarsene. Ogni volta che lo ripeteva stava meglio, tutto qui. Se ci pensava, le sue gambe erano attraversate da un fremito. Se immaginava il viso a cui quel nome apparteneva, non riusciva a trattenere il sorriso.
Homura Akemi aveva amato Madoka Kaname fin dal primo momento. Lei l’aveva salvata, e non solo dalla Strega. Con il suo sorriso, con le sue parole, con la sua gentilezza, Madoka Kaname l’aveva salvata da se stessa.
Si sollevò dal suolo. Il freddo rimase accasciato sull’erba, come un vecchio vestito, e solo il silenzio umido della notte stellata rimase ad avvolgerla.
Adesso ricordava. Ricordava ogni cosa: il sacrificio di Madoka, l’empio gesto di strappare via quella parte di lei che poteva, doveva essere felice. Homura Akemi aveva fatto tutto ciò che era umano, per salvare Madoka. E quando l’umano non era bastato, Homura Akemi aveva gettato via la propria umanità.
Ora, di lei, cosa rimaneva? Un essere abbandonato a se stesso, solo, nemico di tutti.
Mosse un passo, immaginando che una qualche musica stesse suonando in lontananza, e con le mani immaginò di cingere i fianchi di Madoka, di stringere le sue mani, di sfiorare la sua pelle. Immaginò di poter guardare ancora una volta gli occhi di Madoka, la sua dolce, dolce Madoka.
Mentre una musica lenta e sognante suonava solo per lei, Homura Akemi danzava. Danzava, danzava, perdendosi nel ricordo della persona che aveva amato più di chiunque altro, e che ora sarebbe finalmente stata felice.
Homura Akemi danzava, volteggiando sotto il cielo stellato e nero come la pietra che riluceva sul dorso della sua mano. Enormi ali di umidità, tenebra e sogno si estendevano intorno a lei, avvolgendola in quel ballo meraviglioso e felice.
Non aveva mai pensato di poter raggiungere la felicità. Eppure era lì, racchiusa nel sorriso lontano di una ragazzina dai capelli rosa. Nel sorriso di Madoka Kaname, vicina e irraggiungibile, c’era tutta la felicità di cui Homura aveva bisogno.
– Madoka…
Homura Akemi scivolò silenziosamente nella tenebra della notte. I gigli continuavano a ondeggiare, sospinti dal vento e dalla musica che esso portava.
   
 
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