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Autore: VioletP_    29/01/2015    1 recensioni
Trixie è una ragazza di undici anni che vive nei primi anni della seconda guerra mondiale. Rimasta orfana dei genitori, decide di scappare di casa e di vendicare la famiglia. Incontrerà un soldato che la porterà nella Cattedrale, luogo dove i bambini rimasti orfani vanno a vivere. In quel luogo scoprirà come sono morti i suoi genitori e quelli degli altri bambini.
Note: per la prima parte del prologo ho preso ispirazione da una creepypasta.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Tootie, Trixie Tang, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Cattedrale di Santa Blonda

Trixie stava ancora camminando, era triste, molto triste. Le lacrime le bagnavano le guance, infilandosi nei taglietti che si era procurata balzando dal camion.
Stava camminando nei vicoli di Dimsdale, la pistola stretta tra le mani e le orecchie tese, pronte a sentire un possibile rumore.
Un areo volò sopra di lei, Trixie lo guardò e pensò agli errori e alle distruzioni che stava portando la guerra. Si appoggiò ad un muro e si accasciò a terra, piangendo senza sosta, ripensando alla fine dei suoi genitori. Erano morti, l’avevano abbandonata, ora si trovava in una città piena di soldati e assassini da sola, senza nessuna protezione. Pensò che era il caso di crescere, di diventare una nuova ragazza, lei sapeva che ce l’avrebbe fatta, avrebbe superato anche questa. Si asciugò le lacrime e guardò per terra, prese una bottiglia di birra che era stata abbandonata e la lanciò contro il muro, facendola frantumare in mille pezzi. Aveva un pensiero in testa, una cosa che da sola non avrebbe mai potuto fare: avrebbe ucciso gli assassini dei suoi genitori, a qualunque costo.


In quel momento iniziò a pensare a come sarebbe stata la sua vita senza gli orrori della guerra e ricominciò a piangere, dato che in quel momento si immaginava con suo padre e sua madre al calduccio e non in strada e al freddo, stava anche iniziando a piovere.
Questa  non ci voleva.
Pensò, poi si alzò e andò verso un bidone, prese il coperchio dell’oggetto e lo mise in testa per ripararsi.
<< Ehi tu, cosa fai qui? >>
si voltò,  c’era un soldato non molto alto che aveva dei capelli verdi e occhi dello stesso colore.  Trixie sobbalzò e prese la pistola, poi abbassò lo sguardo e vide il fucile del soldato e si arrese al suo destino: probabilmente sarebbe morta, uccisa dal soldato. Almeno sarebbe potuta tornare con i suoi genitori.
<< Cosa ci fai qui sotto la pioggia? >> disse il soldato, avvicinandosi a lei. Trixie non rispose.
<< Sei scappata di casa? >>  continuò. La bambina denegò e continuò a ripararsi.
<< Sei muta? >> disse ingenuamente.
<< No… >> disse lei, sussurrando.
<< Rispondi alle domande che ti ho fatto prima. >>
<< Non voglio farlo. >> disse. Dopotutto non poteva dire tutto quanto ad un perfetto sconosciuto, magari era uno dei suoi nemici sotto mentite spoglie, doveva stare attenta e non farsi ingannare.
<< Perché? >> disse lui.
<< Sono cose personali, ecco tutto. >>rispose la ragazzina.
<< Ok, come vuoi. A proposito, io sono Cosmo. >> disse il soldato tendendole la mano.
<< Io sono T…Tamara Thompson. >> mentì: non voleva nemmeno dire il suo vero nome e cognome, sempre per i motivi precedenti.
<< Posso portarti al sicuro. >> disse lui, ritirando la mano che la ragazzina non aveva stretto.
<< Qui sto bene. >> mentì di nuovo: poteva portarla da qualche parte chissà dove e ucciderla.
<< E io ti credo. >> rispose Cosmo, prendendola in braccio.
<<  Lasciami andare! >> disse Trixie, agitandosi e dandogli pugni sulla schiena.
<< Questa la prendo io. >> disse Cosmo prendendo la pistola per poi metterla in tasca. La ragazzina continuò ad agitarsi e a piangere, ma niente, Cosmo non la mollava. Sarebbe morta, oramai ne era certa.
L’uomo camminò per un bel po’, poi si fermò davanti alla cattedrale di Santa Blonda* ed aprì la porta. Si mise in ginocchio e aiutò Trixie a scendere.
<< Qui starai al caldo e al sicuro. Tutti i ragazzini orfani vengono qui e sono sotto la tutela della chiesa. >> disse Cosmo, carezzandole i capelli e restituendole la pistola.
<< Usala solo se qualcuno viene qui a disturbare, e con qualcuno intendo dire qualche soldato nemico, non qualche compagno piantagrane. Se la usi in modo sbagliato mi arrabbio.  Ora ti saluto, ciao. >> disse alzandosi e sbattendo il portone della cattedrale.
Si guardò intorno, c’erano parecchi bambini rimasti orfani, gli unici adulti erano i preti, le suore e una signora dai capelli rosa che probabilmente era la cuoca, dato che indossava un grembiule e aveva in mano un mestolo e un coperchio.


Trixie si mise a sedere su una panca, rigirando la pistola più volte tra le mani, ad un tratto qualcuno la fece sobbalzare.
<< Ciao! >>
Trixie alzò lo sguardo: davanti a lei c’era un ragazzo con i capelli castani, gli occhi azzurri e due dentoni da coniglio.
<< Ciao… >> disse Trixie, guardandolo.
<< Io sono Timmy Turner, tu sei? >> rispose lui, sedendosi accanto a lei.
<< Io sono Tamara Thompson.  >>
<< Sei nuova, vero? >>
La ragazzina annuì e mise la pistola in tasca.
<< Allora devi andare da Don Jordan a comunicare la tua presenza. Vedi, Don Jorgen è quell’uomo laggiù. >> disse indicando un uomo alto con i capelli bianchi e due braccia muscolose.
<< Non si direbbe un prete, a giudicare dal suo aspetto. >> rispose lei, alzandosi per andare dal prete.

 
<< Vedi, Wanda, anche i Teng sono…Ehi! >>
Trixie aveva interrotto la conversazione tra Jorgen e Wanda, la cuoca.
<< Mi scusi… >> disse, vedendo la faccia scocciata del prete.
<< Sì, ragazzina? >> disse lui, poggiandole una mano sulla spalla.
<< Sono nuova e mi hanno detto che devo parlare con lei. >>
<< Certo, dimmi nome e cognome. >> disse l’uomo prendendo un grosso libro.
<< Tamara Thompson. >> annunciò Trixie con sicurezza.
Jorgen fece scorrere il dito sulla lista di nomi che iniziavano per “T”.
<< Non ti chiami così. >> annunciò dopo aver letto tutto l’elenco presente sul libro.
<< S-sì, deve esserci un errore. >> rispose lei, tremando.
<< No. Qui ci sono i nomi di tutti gli abitanti di Dimsdale e non c’è nessuna famiglia Thompson. Rivela la tua identità o sarò costretta a cacciarti. >> disse lui, guardandola con uno sguardo truce. “Che prete gentile.” Pensò tra sé e sé.
<< Sono…Trixie Teng. >> disse, abbassando lo sguardo.  Wanda si portò le mani alla bocca e poi guardò truce Jorgen.
<< Fai come ti pare, ma sappi che io e Cosmo non approviamo questi tuoi giochini. >> disse Wanda, lasciando il prete per andare a dar da mangiare ad alcuni bambini piccoli.
<< Ignorala, è nervosa. >> disse Jorgen, notando il suo sguardo interrogativo.
<< Be’, sfido chiunque a non esserlo in questo periodo. >> rispose lei.
<< Perché hai dichiarato il falso? >> disse il prete, guardandola.
<< Non so se posso fidarmi del tutto di lei e delle persone che vivono qui, ecco tutto. >> disse in tono naturale.
<< Oh ragazzina, ovvio che puoi fidarti di me. Sono come un padre  per te e tutti i poveri orfanelli. Ora vai a giocare e a fare conoscenza con gli altri. >> disse in tono abbastanza scocciato e sottolineando la parola padre.
Trixie tornò a sedersi su una panca riflettendo sul comportamento strano dell’uomo.


Angolo autrice:
Ehilà! Finalmente ho trovato qualcuno che segue questa storia, quindi grazie DarkMary <3
Tornando al capitolo, a quanto pare la nostra Tamara/Trixie ha trovato ha trovato una nuova casa, ma per quanto tempo potrà considerarla tale?  Lo scoprirete leggendo ;) Vi invito a leggere le mie altre storie, magari vi interessano.

Santa Blonda: Blonda come sappiamo è la sorella di Wanda, quindi ho deciso di renderle onore dedicandole il nome di una cattedrale. ;)
   
 
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