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Autore: alicehorrorpanic    29/01/2015    2 recensioni
Serie di Missing Moment della storia Voglio te nel mio letto.
Consigliabile averla letta.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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- Questa storia fa parte della serie 'killkisskill'
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Christmas in love




Natale era ormai alle porte e nessuno mi avrebbe salvata dal pranzo mega galattico e ultra calorico di quel giorno, forse lo stesso Babbo Natale mi avrebbe portata via sulla sua slitta oppure quel cretino del mio ragazzo, o quello che era.

L'odio nei suoi confronti ormai era evaporato ma gli insulti c'erano ancora, soprattutto quando rifilava sguardi troppo prolungati ai fondoschiena o alle scollature delle altre ragazze a scuola, nonostante fossimo in inverno sarebbero andate in giro in reggiseno pur di farsi notare da lui.

Oche squallide del Niagara, un calcio e sarebbero finite in mezzo all'oceano squartate dagli squali.
Troppo macabro forse, ma almeno sarebbero state lontane anni luce da lui.

Dovevo ancora regolarmi con questa cosa chiamata «gelosia incontrollata», Gaia stava diventando pazza e arrivò quasi a bendarmi un giorno, facendomi fare le peggio figure davanti a mezza scuola che non finiva più di ridermi davanti.

Avrei voluto strozzarla con le mie mani ma sapevo che lo faceva per me, per non farmi delirare ancora.

Ormai vedevo possibili rivali in ogni angolo e Arianna era al primo posto, di sicuro stava elaborando un piano per fregarmi di nuovo, per vendicarsi della mia vittoria.

Quindi non ero per niente tranquilla, anzi, avevo allucinazioni di tutti i tipi, ma lui era sempre li a tranquillizzarmi, ad abbracciarmi e a baciarmi.

Era il mio ragazzo a tutti gli effetti, si comportava come tale, eravamo sempre appiccicati, forse anche troppo ma a me non dispiaceva, il problema erano gli sguardi di odio che le altre mi rivolgevano.

Se avessero potuto mi avrebbero linciata, «un'orda inferocita squarta ragazza di diciassette anni», già vedevo la notizia in primo piano sul giornale.

Certo era che lui non mi aveva chiesto ufficialmente di essere la sua ragazza, ma non volevo essere pignola come mia nonna, forse per lui era stato troppo scontato per chiedermelo dopo aver passato tutto il pomeriggio su quel divano, però una dichiarazione l'avrei accettata più che volentieri eh.

Mi sarei accontenta anche di qualche frase scopiazzata, ad esempio dal film Se scappi ti sposo, in cui l'affascinante attore Richard Gere recitava: «Garantisco che ci saranno tempi duri, garantisco che ad un certo punto uno di noi o tutti e due vorrà farla finita, ma garantisco anche che se non ti chiedo di essere mia adesso lo rimpiangerò per tutta la vita perche' sento nel mio cuore che sei l'unica per me!»

Con una frase del genere sarei morta, ma tanto da lui non avrei mai sentito parole di questo genere, ero io quella romantica, lui era «il coglione dei coglioni» quindi addio dichiarazione d'amore. 
 

*******
 

Le nonne erano sempre le nonne, ma se avessero smesso di tirarmi le guance e rimpinzarmi di schifezze al cioccolato, mi avrebbero fatto un favore.

Era da circa cinque minuti che avevo pronunciato la fatidica frase «bene, io ora vado» detta con nonchalance e cercando di darmela a gambe senza dare nell'occhio, peccato che fui braccata sulla porta dalle carissime nonnine che mi presero sottobraccio.

Sbuffai consapevole che mi avrebbero sottoposto al terzo grado degno dell'investigatrice in gonnella Miss Marple.

«Dove vai bambina mia?» chiese mia nonna Adelaide, spalancando i suoi occhietti vispi contornati da rughe, che secondo me la rendevano ancora più bella.

«Vai dal tuo amichetto?» ecco che anche nonna Marianna diceva la sua, tirandomi per un braccio e facendomi sedere di peso sul divano.

«Perché cara hai un amichetto? E non ce lo fai conoscere?»

Oddio, non ne sarei più uscita di questo passo, meglio dire tutto in una volta, veloce e indolore.

Mi alzai di scatto facendole sobbalzare e mi misi davanti a loro, sorridendo amabilmente e facendo gli occhi da cucciolo bastonato.
«Si nonne ho un amichetto, come lo chiamate voi, e mi sta aspettando quindi non devo ritardare altrimenti si deprime e..»

«Oh, susu cara vai, non far star male il tuo amichetto!»

Se prima volevano quasi ammanettarmi e legarmi alla sedia per farmi parlare adesso mi stavano letteralmente buttando fuori di casa.

Erano saltate su come due molle e mi avevano trascinata fino alla porta, assicurandosi che avrei portato i loro saluti al mio «amichetto».

Sorrisi e scrollai le spalle, chi le capiva le nonne.


******


«Ma dove ti eri cacciata? Sto diventando un pinguino del Polo Nord!» Gaia che mi veniva incontro imbronciata, le braccia incrociate al petto e stretta nel suo giubbotto imbottito nero, e il fumo che le usciva dalle orecchie.

Sbuffai divertita e l'abbracciai forte e con slancio, iniziando a dondolarci da una parte all'altra come due bambine.
«Scusa, sono stata trattenuta» scrollai le spalle e sorrisi cercando di farmi perdonare mostrando anche gli occhi stile gatto degli stivali in Shrek.

Funzionò, perché alzò gli occhi al cielo e mi prese sotto braccio.
«Dai, andiamo, che qui ci sarà qualcuno più infastidito di me»

Avevamo deciso di incontrarci nella casa che i genitori avrebbero regalato al mio ragazzo, giusto per stare tranquilli e non essere sottoposti a interrogatori scomodi.

Ma io avevo portato con me anche Gaia visto che c'era anche Chris, non volevo essere da sola a gestire due idioti coi fiocchi.

«Finalmente!» fu l'unica parola che uscì dalla sua bocca prima di stringermi a sè e baciarmi come se ci fossimo solo noi.

Qualcuno si schiarì la gola e sentii la porta chiudersi alle mie spalle con un tonfo accompagnato da un sbuffo irritato.

«Ehi voi due, prendetevi una stanza!» Chris e il suo umorismo pari a zero.

«Taci» fu l'unica risposta di Nico, e mi prese per mano portandomi in cucina dove c'era una torta al cioccolato dall'aspetto invitante e una ciotola stracolma di panna.

Alzai il sopracciglio interrogativa e lui rispose prontamente: «mia mamma ha insistito, dovevo fare gli onori di casa» sorrise e scosse la testa, come se la cosa non gli importasse minimamente.

«Beh, io direi di approfittarne» Gaia si era già seduta a tavola e aveva gli occhi a cuoricino, come una bimba che vede il suo giocattolo preferito.

«Anche se con la panna si potrebbe fare altro» ammiccò lei facendomi l'occhiolino e sorridendo maliziosa.

«Mh, Gaietta non ti facevo così perversa» ribattè Chris sedendosi di fianco a lei e ricevendo un'occhiata ammonitrice.

«Non chiamarmi Gaietta» ruggì lei infastidita.

Ridendo sottovoce mi sedetti di fianco al mio ragazzo che era visibilmente divertito dallo scambio di battute di quei due.

Chris si mise a tagliare quella splendida torta non prima di aver proposto di mangiarla come animali affamati del paleolitico.

«Sei proprio scemo» constatò Gaia all'ennesima battutina.

«Detto da te, potrei prenderlo come un complimento» ridacchiò lui.

«Finitela di punzecchiarvi» dissi sorridendo divertita.

«Già, sembrate me e lei» e a questa affermazione di Nico calò un silenzio carico di sguardi.

«Peccato che a me non piace per niente questo tuo amichetto» si riprese subito Gaia, continuando a mangiare nervosamente la torta.

«Oh, sono sicuro che cambierai idea se lasci un po' di panna da parte» ammiccò lui facendo scoppiare a ridere tutti quanti tranne lei che, lo vedevo dal suo sguardo, voleva strozzarlo.

«Porco pervertito» gli rifilò, gustando un cucchiaio pieno di panna.


********


Il pomeriggio andò avanti così, tra battutine e insulti, e non mi ero mai divertita così tanto.

«Lasci che l'accompagni a casa principessa» era arrivato il momento dei saluti e Chris aveva allungato il braccio per prenderlo sotto quello di Gaia che lo guardò seccata e lo ignorò.

«Ciao bionda, ci sentiamo» mi salutò abbracciandomi e vidi con la coda dell'occhio il suo quasi cavaliere sbuffare.

«E tu trattala bene, non me la sciupare troppo» ammiccò maliziosa dando un pugno leggero sul petto del mio ragazzo.

«Ciao bro» salutò il suo amico con una pacca sulla spalla che mi fece un cenno di saluto.

«Non provare a seguirmi» fu l'ultima frase che sentimmo prima di richiudere la porta.

«Soli» sussurrò lui avvicinandosi e stringendomi tra le sue forti braccia, iniziando a baciarmi il collo.

«Lo so che avevamo detto niente regali» iniziò e si staccò da me guardandomi timoroso e mi allungò una mano facendo segno di seguirlo.

Salimmo le scale e non ebbi il tempo di guardarmi intorno che fui chiusa in una camera da letto con tanto di candele accese e tre rose rosse in un vaso di vetro sul comodino.

Lui si parò davanti a me e mi prese le mani iniziando a giocarci nervosamente.

«Dunque, non so da dove iniziare» si morse le labbra e io seguii quel gesto desiderando di baciarlo immediatamente.

«Puoi saltare i convenevoli e arrivare alla fine» proposi impaziente e iniziando a respirare affannosamente.

«No, è importante» prese un respiro profondo e aggiunse «Volevo dirti grazie per avermi dato fiducia, insomma, lo so che non è stato facile e ancora adesso hai dei dubbi, non è stato facile neanche per me ammettere quello che mi stava succedendo ma credo che prima o poi sarebbe successo no?» sorrise nervoso e gli accarezzai una guancia.

Lo sentii deglutire e riprese «quindi io, vorrei, darti questo insomma, come segno del mio amore o come vuoi chiamarlo, mi sento un cretino a parlare di queste cose però ti amo» concluse facendomi venire quasi un infarto quando mi appoggiò tra le mani una scatoletta blu con la scritta dorata di una gioielleria.

«Oddio» ero rimasta senza parole, mi ero fermata alle rose rosse e stavo già per avere un collasso.

«Aprilo» mormorò dopo avermi lasciato un bacio a stampo.

La prima cosa che vidi furono dei brillantini che incorniciavano un ciondolo a forma di cuore di color argento, stile Tiffany, ma c'era di più: su un lato c'era un'incisione, deglutii rumorosamente e lo guardai negli occhi sbalordita.

«Tuo» pronunciò e si allungò per prendere la collana e agganciarla al mio collo.

«Immaginavo che ti stesse bene, ma non così tanto» ammiccò soddisfatto.

«Scemo» risi dandogli una spinta che non lo fece spostare neanche di un centimetro.

«Mh, però credo che così ti stia ancora meglio» disse e senza rendermene pienamente conto, mi tolse in un colpo solo felpa e maglietta, rabbrividii ma il suo sguardo mi fece andare a fuoco.

«Ora sei perfetta» ridacchiò malizioso e si avventò sulle mie labbra, lo strinsi a me così forte che quasi non riuscivo a respirare.

Mi aveva stupito e un gesto così non me lo sarei mai aspettato da lui, ero rimasta di marmo se non peggio.

E la collana poi, con quella incisione così da innamorati folli Tuo, sottolineava il fatto che lui era mio, solo ed esclusivamente mio.

Neanche immaginando di essere una principessa delle favole avrei voluto avere un principe azzurro migliore di lui.

Sospirai quando mi buttò sul letto e mi tolse il reggiseno per dedicare la sua attenzione ad altro che non fosse la mia bocca o il mio collo.

Strinsi i suoi capelli tra le mani e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che non avrei fatto più a meno di lui, non ora che la mia vita stava andando finalmente nel verso giusto.

Avevo la felicità alle stelle e risi al solo pensiero di come tutto era iniziato, prima lo odiavo da morire e ora lo amavo da impazzire.

«Non per dire, ma ora dovresti urlare non ridere come una pazza» mormorò lui distogliendo l'attenzione dalla mia intimità e risalendo a baciarmi sulla bocca con foga.

«Scusa, stavo pensando» risposi tra un bacio e l'altro.

«Mh, a cosa?» chiese, ritornando a scendere con i baci lungo il mio corpo.

«A noi, a come ci odiavamo» sospirai e mi aggrappai alle sue spalle quando iniziò a togliersi i pantaloni. 
Ma quando si era tolto la maglietta?
Ero così presa dai miei pensieri che non avevo fatto caso a nulla, mi ero persa il suo mezzo spogliarello.

«Beh, a me ispiravi già allora, quando ti incazzavi eri quasi eccitante»

Inarcai un sopracciglio e lui rise di gusto prima di zittire ogni mia protesta con la sua bocca.

Forse era stata una mia impressione ma quella volta mi sembrò diversa, forse perché c'era un'altra atmosfera, quasi romantica con quelle candele accese e le rose rosse, o forse solo perché ora ero un po' più sicura di lui.

E ogni sua spinta dentro di me, all'inizio lente e caute e poi sempre più forti e profonde, mi facevano mancare l'aria nei polmoni, dovevo aggrapparmi a lui per non perdermi, tremavo perché lui voleva me e io lo volevo.

Eravamo un unico corpo, a contatto, caldo, sudato, eccitato, scosso da brividi, e ci amavamo, cosa potevo desiderare di più?

Forse che sarebbe durato per sempre.



[Holaa kidz, che ne pensate? Troppo romantico per un bad boy vero? 
Bacibaci]

 

  
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