Il
quartier generale del nuovo S.H.I.E.L.D. era
attraversato da mille agitazioni e dispiaceri; nonostante le forti esperienze
già vissute da tutti quanti, nonostante le passate perdite di compagni, i
partecipanti alla missione erano molto scossi per la scomparsa di Triplett, per le circostanze in cui era avvenuta, per ciò
che quella città aveva fatto a Mack e quello che
forse aveva fatto a Skye.
Quest’ultima,
appena rientrata alla base, era andata in una stanzetta con Fitzsimmons
per confortarsi a vicenda per la morte di Trip; per esattezza l’ingegnere era
con le due ragazze soprattutto per stare vicino a Jemma
e farle sentire la sua presenza.
Coulson e May, poco
dopo essere scesi e dopo che il Direttore ebbe dato alcune disposizioni ai suoi
collaboratori, furono intercettati da Fury, che era
andato loro incontro e tutti e tre assieme andarono nell’ufficio di Phil per
discutere la situazione.
Quando
era stato annunciato l’atterraggio del Bus, Natasha
si era alzata dalla poltroncina su cui si era rilassata ed era andata verso la
zona del poligono, probabilmente per avvisare Clint.
Afdera era rimasta
sola qualche momento nella sala comune, ma presto sopraggiunsero per riposarsi
Hunter, Bobbi e Mack; i tre
amici stavano discutendo un poco dell’accaduto e si interruppero quando il
meccanico, entrando nella stanza, si accorse della giovane ed esclamò sorpreso:
“E tu chi sei?”
Afdera sgranò gli
occhi, si sentì un attimo in imbarazzo, scrutò qualche istante gli sconosciuti
e poi disse: “Non so se posso dirlo, non ho avuto istruzioni al riguardo.”
“Beh,
sei nella nostra base, una spiegazione è doverosa.” puntualizzò Bobbi, avanzandosi e fermandosi, mani ai fianchi, a un paio
di metri dalla ragazza.
“Io
sono stata condotta qui dal signor Fury, non so se
posso rivelare chi sono, non so nemmeno se sono prigioniera oppure no.”
“No,
i prigionieri li teniamo da un’altra parte.” disse Hunter, con un mezzo riso,
per alleggerire il momento che stava diventando eccessivamente teso.
“Fury è qui?!” esclamò, invece, Bobbi,
piuttosto meravigliata.
“Sì.”
rispose Afdera “Ci sono anche l’agente Romanoff e l’agente Barton.”
“Ah
sì?” Bobbi era particolarmente interessata “E dove
sono?”
“Fury credo sia in riunione, gli altri due dovrebbero essere
al poligono.”
Bobbi rifletté
qualche istante poi disse: “Vado a vedere …” rapidamente si voltò e si
allontanò.
Hunter
rimase perplesso, la guardò andarsene senza capire, poi farfugliò: “Ma che cosa
…? Così di fretta …!”
“Lance,
lo sai che Bobbi e la Vedova Nera sono amiche!” gli
disse Mack, ridacchiando.
Hunter
scacciò lo stupore, annuì e constatò, mettendosi a sedere: “Sì, effettivamente
quelle due hanno molto in comune: belle, letali e senza pietà!”
Mack scosse il capo
e gli chiese retoricamente: “Non sei un poco prevenuto?”
Lance,
sempre scherzoso, replicò: “Assolutamente no: il giudizio su Bobbi l’ho maturato con l’esperienza diretta, quello su Natasha l’ho formato su articoli di giornali, documenti
d’archivio, fonti orali. Delle donne non ci si può fidare: sono tutte ingannatrici
… quasi tutte.” aggiunse, poi, pensando ad Hartley.
“Ecco,
cerca di non offendere l’intero genere femminile, almeno non quando c’è una
donna in stanza.” lo prese un po’ in giro il meccanico.
“Giusto!”
si scosse Hunter, volse il capo verso la ragazza e le chiese: “Allora, ci dici
chi sei? Anzi, aspetta, ti ho già vista … Ma certo! Sei la nipote di Coulson! Non eri in uno scavo archeologico a Teheran?”
“Sì
… e magari fossi ancora lì!”
“Che
cos’è successo? Raccontaci!”
Afdera esitò, poi
ribatté: “In realtà nulla di particolare, sono qui più che altro per
precauzione e per una consulenza … piuttosto, ditemi voi della missione da cui
siete appena tornati. È stato pericoloso?”
Hunter,
così, si lasciò andare ad un fitto resoconto dei fatti degli ultimi giorni.
Nel
frattempo, nell’ufficio di Coulson i due direttori e
May stavano discutendo degli ultimi fatti.
“Quindi,
ricapitoliamo” Phil stava facendo il punto della situazione “Abbiamo degli
alieni non meglio definiti, purtroppo, che sono piombati sulla Terra chissà
quanti secoli o millenni fa con l’intento di annientare il genere umano ma,
allo stesso tempo, di formare una nuova civiltà dotando alcuni umani
particolari (scelti non sappiamo con quale criterio) di poteri … almeno a detta
di Raina e del padre di Skye,
finora non abbiamo avuto riscontri, abbiamo visto solo gente pietrificata.
Sappiamo che questa trasformazione, ammesso che avvenga, si verifica solo nel
tempio della città sommersa, in cui dovrebbe essere addormentato un mostro
tremendo, Cthulhu, per il momento non meglio
definito, collegato con gli alieni azzurri. Mi pare che il padre di Skye abbia fatto intendere che esista gente che abbia
effettuato la trasformazione, tuttavia non sappiamo in che rapporto siano
costoro con l’HYDRA e quali siano i loro scopi. L’HYDRA è in un qualche modo
legata a questo culto o mito o qualunque cosa sia. Non sappiamo in realtà quali
siano gli scopi dell’HYDRA e quelli del padre di Skye,
possiamo presumere che non coincidano, data la rivalità tra Whitehall
e quell’uomo, che però è anche di natura personale. Sappiamo anche
dell’esistenza di un terzo elemento, ancora più incognita per noi, ossia Kadosh; di cui non sappiamo praticamente nulla, se non che
è stato il padre di Skye a metterlo in contatto con
l’HYDRA. Ho dimenticato nulla? No? Allora abbiamo troppi punti oscuri, dovremo
scoprire più collegamenti, per poter studiare la linea d’azione … solo che così
perderemo tempo prezioso.”
Phil
concluse il discorso, un po’ scoraggiato, puntò lo sguardo su Fury come a chiedergli consiglio, sebbene si vergognasse di
non avere le idee chiare circa come gestire la situazione.
“Credo
che tua nipote possa aiutarti a fare luce
su Kadosh: ha molte informazioni su di lui.”
“Afdera?!” si stupì Coulson “Che
cosa c’entra?”
“Credo
che abbia molte cose da raccontarti su se stessa e le sue frequentazioni.”
“Beh,
penso di sì; lavorare per lo S.H.I.E.L.D. non mi ha
permesso di conoscere appieno la mia famiglia; ma a cosa si riferisce,
signore?”
“Falla
entrare e lo saprai subito.”
“L’ha
portata qua?”
“Sì
e capirai il perché.”
Afdera fu fatta
entrare nell’ufficio di Coulson e, sebbene all’inizio
un poco riluttante, finì col raccontare anche allo zio e a May dei propri
poteri, del fatto che avesse conosciuto in passato Kadosh,
di cui rivelò l’identità e diede alcune
informazioni sulle attività di maghi e streghe , parlando anche del Dottor Strange.
“Dunque
secondo te quali sono le intenzioni di Kadosh e di
quali forze può disporre?” domandò May, dopo aver ascoltato tutto quanto.
“Non
ne ho idea.” rispose la ragazza “Da quel che ho inteso, vuole che Cthulhu venga liberato, ma non lo vuole come signore, il
ché mi lascia confusa perché non capisco perché qualcuno che non ne sia
seguace, voglia il risveglio di quell’essere!”
“Ci
vuole, però, un allineamento cosmico per svegliarlo, giusto?” chiese Coluson “Fino a quel momento possiamo stare tranquilli.
Chiederemo ai nostri astronomi, magari alla dottoressa Foster, di calcolare
quando …”
“No,
zio. L’allineamento è già avvenuto: Cthulhu si è già
destato, sta attendendo che i suoi seguaci lo liberino.”
“Come
sarebbe a dire che è già avvenuto?!” ribatté Phil incredulo “Come abbiamo
potuto non accorgercene?”
“Forse
eravamo troppo distratti da un’altra delle sue conseguenze!” esclamò Fury, capendo improvvisamente “L’allineamento che ha
permesso a Malekhit di svegliarsi e che avrebbe
causato la distruzione dell’universo, è lo stesso evento cosmico che ha
ridestato Cthulhu. È così?”
“Esattamente.”
disse Afdera.
Nel frattempo in un’altra stanzetta
della base, Fitz, braccia conserte al petto, schiena
appoggiata al muro, stava ascoltando Skye e Jemma che, con le lacrime agli occhi, parlavano di Triplett.
“Era gentile, sempre disponibile …” si
rammaricava la scienziata.
“Già, talmente generoso nell’aiutare gli
altri, che a volte era avventato …” le faceva eco Skye.
“Sì, era così coraggioso!” sospirò Simmons, poi prese
un fazzoletto e si soffio il naso, prima di riprendere: “È stato per la sua
bontà e il suo coraggio che si è ritrovato là sotto e che è … che è … ch …”
proruppe in un pianto che le spezzò la voce.
Fitz soffriva a vedere l’amata in quelle condizioni, ma era
anche furioso: Tripp era tanto buono e generoso …!
Perché
io che cosa sono? Non sono buono e coraggioso anch’io? Sono stato IO, IO, a staccarmi
dal gruppo per andare a piazzare il timer più lontano, quando sembrava ci fosse
poco tempo, ma questo se lo sono già dimenticati! Sì, capisco che Trip è morto
e quindi è naturale che parlino di lui e che lo elogino però … Parlavano sempre
bene di lui anche da vivo, se io fossi morto non parlerebbero così di me! Di me
dicono “è un ragazzo simpatico, bravo, gli si può parlare di ogni cosa” e
basta, mentre di Triplet o altri ne parlano come se
fossero degli eroi. Forse lo sono, non lo so. In fondo sono addestrati a
questo: se ciascuno che compia il proprio dovere dovrebbe essere considerato un
eroe, allora in molti lo sarebbero … o forse no … Effettivamente, sembra raro
trovare qualcuno che ponga il proprio dovere al di sopra del proprio piacere o
dei propri interessi … Basta dunque il senso di responsabilità e l’altruismo a
rendere un uomo un eroe? O c’è qualcos’altro?
In
realtà si dice: sfortunato il paese in cui chi compie il proprio dovere è
considerato un eroe.
Essere
ligi ai propri compiti dovrebbe essere la norma, non un’eccezione positiva.
Allora,
che cos’è che rende un eroe tale?
Il
coraggio? Allora ogni uomo può essere un eroe in base alle proprie possibilità:
un poliziotto che disarma un ladro è un poliziotto, un cittadino comune che disarma
un delinquente è un eroe.
Ecco,
forse l’eroe è riuscire ad andare oltre ai propri doveri, essere qualcosa di
più …
Bah,
ma perché sto ragionando di questo? Che senso ha?
Ah,
giusto, evitare di sentire le lacrime di Jemma per un
uomo che non sono io …
Aprì la porta in quel momento Mack, che diede una rapida occhiata prima di dire: “Skye, Coulson ti vuole nel suo
ufficio.”
“Vado subito.” la ragazza si asciugò le
lacrime, appoggiò una mano sulla spalla dell’amica, dicendole: “Fatti forza. Torno appena posso.” infine
uscì.
Mack guardò Fitz, che gli fece cenno d’andare e lasciarlo solo con Simmons. Appena l’uscio si richiuse, l’ingegnere si
avvicinò alla donna, le prese le mani, la guardò e disse: “Jemma
…” poi si interruppe, perché non aveva idea di cosa dire.
“Fitz … non
devi …” farfugliò lei, dopo qualche momento “ … non sentirti obbligato a …”
“A confortarti?” la interruppe
bruscamente il giovane “E cosa dovrei fare? Lasciarti qui a piangere?”
“Sì … Vedermi soffrire, fa soffrire
anche te, lo so … e so anche che ti infastidisce il motivo per cui piango …
quindi …”
“Taci!” esclamò Fitz,
incredulo e alterato “Si può sapere che cosa ti sta attraversando la testa?
Credi davvero che io … che io possa
disprezzare il tuo dolore o qualsiasi cosa di te? A me non importa per quale
motivo soffri, voglio esserti vicino e non lasciarti sola, mai! Qualsiasi cosa
possa accadere! Nel bene e nel male, condividendo o disapprovando le tue
scelte, non mi importa! Io voglio fare sempre e comunque tutto ciò che è
necessario per te!”
Jemma rimase colpita
da quelle parole, quasi si commosse; si asciugò le lacrime e sforzò un mezzosorriso nel mormorare: “Grazie …”
Apprezzava l’amicizia di Fitz, le sue premure e la sua costanza, tuttavia, allo
stesso tempo, era anche infastidita da quell’affetto incondizionato che la
metteva estremamente a disagio. Sapere che lui ci sarebbe stato sempre per lei,
da una parte la confortava, dall’altra la faceva sentire come ingrata o sporca.
Mentre la scienziata rimaneva immobile,
persa in questi pensieri, Fitz la prese tra le
proprie braccia e la strinse come aveva fatto poche ore prime, durante il
terremoto. Rimasero entrambi in silenzio.
Nel frattempo, Skye
era al lavoro col computer: Coulson le aveva chiesto
di cercare nuove informazioni su Kadosh, questa volta
basandosi sul suo vero nome: Duca Ipsas Vlad Dragos Bathory
di Nagyecsed.
Skye trovò un gran
numero di articoli su quotidiani e riviste online della Romania e qualcuno
Ungherese. Scoprì dunque che Kadosh era nato il 27
aprile del 1979 da una famiglia nobile, tra gli antenati poteva vantare
principi di Transilvania, un re di Polonia e una serial killer, Erzbeth, che aveva ucciso almeno cento ragazze per usare il
loro sangue per mantenersi giovane.
Quest’ultimo dettaglio inorridì
particolarmente Skye, che ritenne fosse meglio
concentrarsi su Kadosh e lasciare perdere le
parentele, almeno al momento.
Dunque, si era laureato a pieni voti in
Storia e Relazioni internazionali presso la Pietru Maior University di Targu Mures. Era stato più volte
campione nazionale di scherma (moderna e medievale) e anche di pancrazio; nello
sci e nel canottaggio, invece, non era agonista. Appassionato di storia e arte,
era stato un mecenate e aveva pubblicato alcuni articoli e saggi. Era apparso
numerosissime volte sui giornali o per delle iniziative culturali e di impegno
sociale, oppure per eventi mondani, o con degli articoli, o anche con alcune
delle sue esperienze da diplomatico. Negli ultimi due anni, tuttavia, sembrava
sparito dalle cronache; era apparso solo in occasione di alcune cerimonie per
festività nazionali ed era stato citato un paio di volte per il suo lavoro:
nient’altro.
Skye trovò
interessante questo elemento e si domandò perché mai il Duca Bathory si fosse improvvisamente messo in disparte; eppure
non aveva scandali o denunce a suo carico. Che cosa era accaduto da spingerlo a
ritirarsi dalle scene o, per essere più corretti, ritirare il proprio volto e
il proprio nome, comprendo il primo con una maschera e cambiando il secondo in Kadosh?
La scomparsa mediatica di Bathory coincideva con la nascita del personaggio che
spopolava su youtube; che cosa aveva trasformato i suoi
saggi sulla storia, l’arte e le culture in farneticazioni complottiste?
Skye voleva capire! Era
sicura che comprendere quel passaggio avrebbe chiarito molte cose sulla figura
del loro nuovo nemico. La ragazza continuava pazientemente la propria ricerca,
sperando di riuscire a trovare qualche altra differenza tra tutto ciò che Bathory era stato prima e ciò che, invece, era negli ultimi
due anni. Hackerò la sua cartella clinica per
controllare se fosse stato colpito da qualche strana malattia o se gli fosse
stato iniettato o somministrato qualche farmaco insolito, ma non trovò nulla al riguardo, quindi controllò se
avesse soggiornato o visitato qualche luogo strano, magari dall’oscura fama:
nulla.
Dopo varie ore di ricerca, Skye arrivò alla conclusione che l’unica cosa cambiata
nella vita di Bathory era che dai ventisette ai
trentatre anni aveva avuto una fidanzata che, poi, probabilmente aveva o lo
aveva lasciato, in quanto non compariva più al suo fianco negli eventi mondani.
Che Kadosh si
sia dato al male per una delusione d’amore? –Si chiese
Skye, stupendosi lei stessa di formulare un’ipotesi
così assurda e romanzesca. Decise comunque di fare una rapida ricerca sulla
giovane di cui, prima, non si era affatto curata.
Appena guardò meglio una delle foto in
cui Bathory appariva con la fidanzata, Skye ebbe un sussulto e si affrettò a ricercarne il nome
per avere una conferma che non tardò. Decise che doveva avvisare Coulson immediatamente.
Quindici minuti più tardi, Afdera era seduta su una seggiola di fronte alla scrivania
di Coulson che la guardava con rammaricata severità;
in piedi, in un angolo, c’era Fury, il cui occhio
incuteva terrore; infine c’era anche Skye con il tablet tra le mani.
“Afdera …”
esordì Coulson “C’è qualcosa che hai omesso di dirci
su Kadosh?”
La ragazza rifletté, forse intuendo in
parte la situazione; rispose freddamente: “Nulla di rilevante.”
“Sicura?” la incalzò lo zio “Nulla
nemmeno sul rapporto tra voi due?”
Lo sguardo di Afdera
fu come attraversato da un fulmine; iniziò a farsi triste e disse: “Tra me e Kadosh c’è sempre e solo stata guerra. Tra me e Ispas, invece, le cose erano diverse ma, ormai, non ha più
importanza …”
“Io credo ne abbia.” insisté Coulson “Skye ha trovato articoli
su di voi! Siete stati fidanzati per sei anni, sei! La gente dava per scontato
che vi sareste sposati! Perché non l’hai detto subito? Esigo delle spiegazioni
o riterrò di non potermi più fidare di te.”
“Zio …” gli occhi di Afdera
si colmarono di lacrime e, trattenendo a fatica il pianto, cominciò a dire: “Avevo
quindici anni quando lo conobbi, a uno dei raduni di maghi, il primo a cui
partecipai. Ero sola, non conoscevo praticamente nessuno, lui mi vide smarrita
e si offrì di farmi compagnia, di spiegarmi come si svolgessero le cose, mi
presentò alcune persone e mi stette accanto per tutti i giorni del raduno. Rimanemmo
in contatto, scrivendoci lettere e riuscendo anche a vederci qualche volta e
questo andò avanti per un paio d’anni, durante i quali ci innamorammo l’uno
dell’altra e, così, alla fine, decidemmo di fidanzarci. Certo la nostra
relazione non era delle più consuete ma, nonostante la distanza e il vederci
solo per qualche mese all’anno, durò. Due anni fa, attendevo con ansia il raduno
di maghi, poiché da tre mesi non vedevo Ispas e
sapevo che ci saremmo incontrati lì; nelle ultime lettere aveva manifestato
grande felicità per alcuni progressi fatti nelle arti occulte e mi annunciava
che aveva in serbo una sorpresa per il raduno. Quando venne il giorno, però, le
cose non furono come me le aspettavo. Ispas arrivò …
o, meglio, si presentò Kadosh. Farneticò sul potere,
sulla dignità e la grandezza di chi sa usare la magia e molte altre cose. Si pose
come una sorta di profeta, dando una dimostrazione pratica del proprio potere
su chi osò contraddirlo. Anch’io lo affrontai, volendo farlo ragionare, ma non
esitò a farmi del male. Quella notte, probabilmente, avrebbe guadagnato molti
seguaci, se non fosse intervenuto il Dottor Strange.”
fece una lunga pausa “Da allora per me divenne una questione personale
frappormi tra Kadosh e i suoi obbiettivi. Io mi
ripeto spesso che Kadosh non è realmente Ispas, che deve essere stato posseduto da qualche spirito o
che so io … tuttavia non ho nemmeno un
indizio che possa avvalorare la mia tesi. È sempre stato un uomo ambizioso,
desideroso di mostrare la sua abilità, però … Io non gli ero vicina quando da Ispas si è trasformato in Kadosh,
io non so cosa gli sia accaduto …” era affranta, stava quasi per abbandonarsi
al pianto, mai poi bruscamente si ricompose e disse con decisione: “Non c’è
dubbio, però, che per me Kadosh sia un nemico! Io agisco
in armonia con l’ordine universale, sono al servizio di Maat;
lui, al contrario, ha deciso di pensare solo al potere, nella sua forma più
pura, ossia il kaos, il Nun.”
“Quest’ultima faccenda non mi è chiara,
ma il resto sì.” disse Coulson, dopo aver ascoltato
attentamente “Ti darò ancora fiducia, ma non devi più nasconderci nulla, intesi?!”
“Sì … grazie …”
Afdera si alzò e uscì
dall’ufficio; Fury la seguì e le chiese: “Perché non
mi hai detto tutto, subito?”
“Non è piacevole ricordare ed è una
verità che ancora fatico ad accettare.”
“È stato difficile, per te, rivederlo, l’altro
giorno?”
“Sì, com’è sempre difficile pensare a
lui. Io, nella mia mente, ho nettamente separato Ispas
da Kadosh, ma non so se questa distinzione esista
davvero e, quando me lo trovo davanti, sono ancora affascinata, intenerita …”
“Ti senti in colpa per non esserti
accorta prima di quel che stava accadendo, di quello che era realmente?”
“Abbastanza …” ammise la ragazza,
sconsolata, continuando a camminare per i corridoi, senza sapere dove andare.
“È questo senso di colpa che ti ha
spinta a combatterlo?”
“Anche.”
“Tu pensa che io non mi ero accorto che
oltre metà dei miei collaboratori, anche quello che per me era un amico da
decenni, erano in realtà agenti dell’HYDRA che non hanno esitato a cercare di
uccidermi!” cercò Fury di sdrammatizzare in un
qualche modo “Non mi sono però demoralizzato e ho continuato la mia battaglia …
Tu stai facendo altrettanto. Pensa al presente e al futuro e non piangere il
passato. Gli errori devono essere ricordati e farci da monito, ma i rimorsi
debbono essere scacciati, poiché non fanno altro che appesantirci, provocarci
dolore e quindi ci distraggono dai nostri obbiettivi, ci rendono meno lucidi e
non ci permettono di affrontare al meglio le nuove sfide. Il passato deve
insegnare, non condizionare. Devi accettare quanto accaduto e parlarne se ti
aiuta a superare il dolore e il rimorso. Pensaci; se hai voglia di parlare,
Phil ti ascolterà di certo … e anch’io.”