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Autore: lapoetastra    31/01/2015    8 recensioni
Una raccolta di one-shot su come i piccoli fratelli Winchester trascorrono le principali festività dell'anno.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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< Che cosa c’è, Sammy? Perché quel broncio? >, domandò allegramente Dean, saltando pesantemente sul letto dove il fratello minore stava leggendo un giornalino che il padre gli aveva donato qualche giorno prima.
< Non ho niente >, bofonchiò Sam, senza staccare gli occhi dalle pagine e con un’espressione arrabbiata stampata sul volto fanciullesco.
< Eddai! Perché non me lo vuoi dire? >, continuò imperterrito il maggiore, con una strana luce nello sguardo.
< Ti ho detto niente. Lasciami continuare a leggere. >
Dean sbuffò, annoiato.
< E va bene, come vuoi, sapientone. Io esco. Ci vediamo stasera >, disse allegro, incamminandosi spedito verso la porta di casa.
< Dove vai? >, gli arrivò fiocamente la vocina di Sam, nell’altra stanza.
Il maggiore ci pensò su un attimo, e poi: < Vado a fare un giro. È così una bella giornata! >
Senza dare il tempo al fratello di rispondere, uscì.
Sam, rimasto solo, chiuse il giornalino e lo mise via.
Lo aveva già letto giorni prima, e neanche quella volta gli era piaciuto.
Si distese sul letto, con lo sguardo fisso al soffitto ed il cuore pieno di delusione.
Era triste, ed arrabbiato.
Perché quello era il giorno del suo compleanno, e nessuno se ne era ricordato.
Non biasimava di certo il padre, impegnato com’era in qualche missione da cacciatore per salvare la vita delle persone, ma non riusciva a perdonare il fratello.
Come poteva Dean essersene così completamente dimenticato?
Eppure non c’era alcuna possibilità di inganno.
Quella mattina, infatti, Dean lo aveva trattato normalmente, e non gli aveva fatto neanche gli auguri.
Sam aveva inizialmente creduto che quell’amnesia fosse dovuta al risveglio – Dean era sempre molto distratto, appena destato dal sonno notturno – ma essa si era protratta per tutto il giorno, fino a quel pomeriggio, facendo aumentare la sua delusione.
Il minore era stato più volte sul punto di sbottare ed urlare al fratello che forse si era scordato qualcosa, ma alla fine era rimasto zitto, ingoiando bocconi amari.
Ed ora il comportamento ingiusto del maggiore aveva davvero raggiunto il culmine.
Era uscito, lasciandolo solo a casa, per andare a fare un giro senza neanche avergli chiesto se magari gli fosse andata di unirsi a lui.
Calde lacrime di rabbia traboccarono dagli occhioni di Sam, ed egli se le asciugò irosamente con le piccole mani strette a pugno.
Non è giusto”, pensò.
Forse il fratello non se n’era ricordato perché non gli voleva davvero così bene come diceva.
Anzi, forse Dean detestava quel giorno, in cui otto anni prima Sam era venuto al mondo, facendogli perdere l’attenzione indiscussa dei genitori.
I singhiozzi arrivarono prepotentemente alle labbra del minore che, per quanto ci provasse, non riusciva a ricacciarli indietro.
Di colpo sentì la porta di casa aprirsi e poi chiudersi con un leggero tonfo.
Dean era tornato.
Sam si girò nel letto, dando le spalle all’entrata, cosicché il fratello non vedesse che stava piangendo.
< Sammy! Sono a casa! >, urlò il maggiore, entrando come una furia nella piccola stanza.
Il più piccolo non rispose, facendo finta di dormire.
< Ah, non mi vuoi parlare, eh? Beh, allora vorrà dire che questa me la magio da solo! >
Sam, al suono di quelle parole, si voltò di scatto.
Rimase a bocca aperta.
Dean teneva in mano una torta enorme al cioccolato, a tre strati, un po’ sbilenca, con otto candeline affossate nella crema.
< È… È per me? >, domandò incredulo, con un filo di voce.
< E per chi, sennò? Chi è che fa il compleanno, oggi? >, chiese in risposta il maggiore, sentendo una stretta al cuore alla vista delle lacrime che ancora bagnavano il viso del fratellino.
< Sammy… mi dispiace averti fatto stare male, lasciandoti pensare che mi fossi dimenticato del tuo compleanno. È solo che volevo farti una sorpresa >, si giustificò quindi, sentendosi profondamente in colpa. < Scusa se ho rovinato questo giorno così importante. >
< Ma che dici, fratellone? >, urlò Sam, alzandosi dal letto – inciampando nelle coperte che gli si erano arrotolate alle gambe – ed iniziando a saltellare di gioia.
< È il compleanno più bello della mia vita, sai? >, esclamò poi, correndo ad abbracciare Dean.
< Ehi, piano piano >, disse quest’ultimo. < Non vorrai mica che questo splendore di torta, realizzato con tanta cura da me e Bobby vada sprecato, no? >
Sam guardò quello “splendore” di torta, traballante e con una quantità spropositata di crema al cioccolato, e non poté evitare di scoppiare a ridere, felice.
Il maggiore lo guardò confuso per un attimo, poi si unì a lui, in una risata liberatoria e divertita.
Continuarono così, ed insieme festeggiarono il compleanno di Sam.
Dean, osservando il minore gustare tra qualche smorfia malcelata la torta, ringraziò mentalmente i genitori che, otto anni prima, gli avevano fatto il regalo più bello che potesse ricevere.
   
 
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