Mi aggrappai, con tutte le mie forze piantai le unghie,
Su quella parete rocciosa e instabile
Che credevo di conoscere e di gestire facile
E che invece ogni volta mi rompeva nel punto più fragile.
Mi aggrappai, flettendo i muscoli per non scivolare
Sentendo lo zaino e i vestiti lasciati penzolare
Trascinarmi verso il basso
Come dentro un' immensa voragine.
Ma ormai, quella voragine la conoscevo.
Eravamo un po' amiche e un po' nemiche da tempo.
Non cadere era solo questione di puntiglio, di principio.
Alzai lo sguardo, e non vidi nessuno.
Aspettai nel mio cuore il rammarico e la sorpresa,
ma questi non vennero, evitando
di scomodarsi dai loro caldi letti.
Mi aggrappai, e rimasi
ad aspettare. Dopo aver salvato gli altri
rimasi lì.
Ad attendere. Forse solo di morire. Forse solo di riscoprirmi a pregare.
Forse, solo a rinascere
per salvarmi; da sola.
D'altra parte, se nessuno impara
La lingua dei segni delle Emozioni Profonde,
Come si può pretendere che salvi una muta di cuore,
Una demoniaca Principessa delle Tenebre?
NdA.: esiste una pagina su Facebook che si chiama Salvarsi da sola o qualcosa del genere. É vero, ho sfruttato il suo nome. Amen.
La poesia si chiama Sotto lo sguardo del condor perche il luogo in cui la immagino è un crepaccio fosco e misterioso perduto tra le Ande. Ergo m'immagino che non ci siano gli avvoltoi ad attendere di cibarsi del succulento cadavere della protagonista, bensì i condor.
Romanticismo Nero mode: On.