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Autore: ThreeTacosForSweetRevenge    02/02/2015    0 recensioni
“Voices hearing you loud, we’re taking the sound back with us.
Now I’m hearing you loud, we’re coming around.
Just give us more.”
Gerard cantava sul palco, il suo habitat naturale, davanti ai suoi fedeli fan, quelli che gli erano rimasti fedeli anche dopo lo scioglimento, che lo avevano perdonato anche se aveva distrutto i sogni di moltissime persone.
Vedere persone che lo applaudivano, che piangevano, che ballavano, che cantavano a squarciagola i testi delle sue canzoni e che lo sostenevano anche se non cantava in modo perfetto, lo aveva sempre reso felice, anche se magari non erano tantissimi come una volta. I sorrisi quando cantava, erano quelli il suo carburante per andare avanti.
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ehy gente!
Stavo ascoltando Maya The Psychic, una delle canzoni che mi piace di più di Heitant Alien, e mi è venuta un'idea in mente per una beeellissima one shot. E così, visto che sto chiusa a casa perché sto male, ho pensato di mettere per iscritto queste idee ed ecco qua! Spero che vi piaccia, e perfavoooore recensite, che vorrei tanto sentire i vostri pareri ^.^
-S



Stai ascoltando di nuovo le voci?

Sono con te e ti stanno dando comandi?

So che tu hai avuto scelte da fare, ma io sono con te. Non dovrai mai più affrontarle di nuovo da solo.


Gerard era seduto sul bordo del suo letto con la testa che gli pulsava e il cuore che gli batteva come fosse un treno in corsa, che a un certo punto sarebbe arrivato al capolinea e si sarebbe dovuto per forza fermare:il ragazzo dai capelli color limone sapeva che le rotaie stavano per finire, che la sua vita, come il viaggio compiuto dal treno, si era quasi conclusa. Lo sapeva bene. Pensava di aver toccato il fondo quando era più giovane e meno maturo e la band era arrivata ormai alla fama con l’album Three Cheers For Sweet Revenge, il CD in cui aveva sfogato tutta la sua rabbia repressa e finalmente si era svuotato di tutti i problemi e le preoccupazioni che lo avevano portato sulla strada dell’alcol, della droga e della depressione. Non aveva mai detto a nessuno il perché della sua caduta sempre più in basso in quegli anni, ma lui sapeva bene il motivo:pensava di non farcela, credeva di non riuscire a portare avanti la band e di gestire la sua vita insieme. E poi, c’era un’altra cosa, anzi, qualcun altro. Qualcuno che lo aveva fatto sentire bene come non era mai stato, che lo aveva reso felice, ma che alla fine lo aveva anche reso debole, gli aveva fatto cercare rifugio dalla sua vita difficile nella droga, negli anti depressivi. E quel qualcuno era proprio Frank. Frank, il ragazzo dolce, speciale, gentile, lo aveva reso così. Ma, a dire la verità, era stata soprattutto colpa di Gerard. Era colpa sua se tutto era andato a rotoli.
Prima della depressione, nei bei tempi di Bullets, quando la band ancora girava nei locali per conquistarsi i fan ed era solo un’esperienza giovanile, Gerard si era perdutamente innamorato di Frank, l’ex chitarrista dei Pencey Prep, e tanto aveva fatto, che alla fine fece innamorare quell’ingenuo ragazzo di lui. Perché il vecchio Gerard, quello tenace e forte, quando voleva una cosa la otteneva. Sempre. Era tutto perfetto, tutto secondo i piani, i My Chemical Romance erano diventati una delle band rock più famose ed importanti e Gerard e Frank erano una coppia. I fan si erano perfino inventati la Frerard, il loro ship. Ma ovviamente quando una cosa è perfetta non si può altro che cadere sempre più in basso: dopo un concerto Gerard e Frank ebbero una furiosa lite, in cui uscirono insulti e parolacce, perché Gerard ci aveva provato con una ragazza, Lindsey. Dopo questa discussione niente fu più lo stesso: Gerard sposò quella ragazza, Lindsey, convincendo se stesso di amarla e Frank sposò Jamia. Erano amici, certo, ma non si guardavano più allo stesso modo, non c’era più quella scintilla.
E da lì Gerard non fece altro che peggiorare la situazione. Ogni volta che pensava a Frank beveva, beveva e beveva, cercando di dimenticare, costringendosi ad amare la sua nuova moglie. E più beveva più stava male e cadeva in depressione e si imbottiva di anti depressivi. Alla fine era riuscito a superare quella fase solo grazie a suo fratello Mikey, che gli aveva retto la testa ogni volta che aveva vomitato, che lo aveva portato da uno psicologo e lo aveva consolato ogni volta che aveva una crisi per Frank. Gerard doveva tutto a suo fratello. Ma sapeva che questa volta aveva superato ogni limite, sapeva che la situazione in cui si trovava in quel momento era anche peggio della morte. Rimaneva in vita solo per sua figlia Bandit, l’amore della sua vita. Era per lei che aveva resistito, che si era ripetuto di essere forte e aveva sopportato tutto il dolore che provava, nonostante era tutto molto più difficile dell’ultima volta. Questa volta non aveva ceduto alla droga solo per Frank, ma anche per qualcosa di molto più grande di lui. La verità era che non riusciva più a mantenere in piedi la band, non lo voleva nemmeno più lui. Le cose non erano più come quelle di una volta, i My Chemical Romance erano ancora in piedi per miracolo. Lui voleva finire tutto, non ce la faceva più, ma non voleva deludere i loro milioni di fan che vivevano della loro musica, non voleva deludere i produttori che aveva sogni di gloria per la band, ma soprattutto non voleva deludere i suoi ragazzi. Frank, Mikey e Ray erano i suoi migliori amici, le uniche persone a cui voleva davvero bene, che lo avevano aiutato in ogni momento difficile e non poteva fargli questo. E per non ferire gli altri non aveva fatto altro che far del male a se stesso, arrivando fino al punto di rottura e stava per superarlo.

Devi sciogliere la band, Gerard. E’ meglio così.

Non puoi farla finita, devi essere forte! Pensa ai ragazzi, pensa a Frank.

No, devi pensare a Bandit! Se non sciogli la band non sarai più padre.

Non lo ami più Frank?!

Ma tu ami Lindsey Gerard, smettila di fare casini. Pensa ai fan!

Devi anche pensare un po’ a te stesso, smettila di essere un vigliacco!


Le voci si stavano impadronendo di lui, gli riempivano la testa, impedendogli di pensare e facendolo sudare freddo.
“Non ce la faccio!” Urlò lui, mettendosi le mani nei capelli e scoppiando in un pianto isterico. Piangeva così forte, che pensava che insieme alle lacrime stava uscendo anche la sua anima, lasciandolo completamente vuoto.
Le voci stavano vincendo, non poteva farci nulla.
“Fatele smettere!” Gerard urlava così forte, che svegliò Bandit, la sua bambina, l’unica vera donna della sua vita. Per lei aveva sacrificato tutto, e adesso stava sacrificando anche se stesso. E se avesse continuato così, come avrebbe fatto Bandit sena un padre? Chi le sarebbe stato accanto nei momenti felici e in quelli tristi, dal primo giorno di scuola al giorno del diploma? Lui non poteva lasciarsi andare così, doveva smettere.
“Che succede papi?” Chiese la piccola, dall’alto dei suoi quattro anni, senza capire cosa stava accadendo a suo padre, il suo eroe. Gerard fece uno sforzo immane per rialzarsi in piedi, anche se lo stomaco minacciava di uscire via tutto insieme, per non far preoccupare la sua piccola principessina. “Niente, stavo solo facendo un brutto sogno.” Le sorrise, e la prese in braccio facendola volare in alto, come le piaceva tanto e le fece uscire una piccola risata.
“Adesso torniamo a letto, eh?” Gerard la riportò nel suo letto e le rimboccò le coperte fino al naso, uguale a quello all’insù del padre. La guardò con amore, e vedendo il suo sorriso capì che non poteva abbandonarla, doveva fare il padre, diventare un vero adulto, cosa che non era mai stato. Ritornò in camera sua e prese per la prima volta quelle pilloline che gli aveva prescritto lo psicologo, quelle che non aveva mai preso prima di allora perché non gli importava nemmeno di vivere, ma adesso capiva. Capiva che la ragione per vivere ce l’aveva, ce l’aveva da quattro anni, solo che non lo aveva mai capito perché era troppo preoccupato per la band, ma era il momento di finirla. I My Chemical Romance sarebbero per sempre rimasti nel suo cuore e non li avrebbe mai dimenticati, perché non erano una band, erano un’idea.

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * “


Voices hearing you loud, we’re taking the sound back with us. Now I’m hearing you loud, we’re coming around. Just give us more.”
Gerard cantava sul palco, il suo habitat naturale, davanti ai suoi fedeli fan, quelli che gli erano rimasti fedeli anche dopo lo scioglimento, che lo avevano perdonato anche se aveva distrutto i sogni di moltissime persone.
Vedere persone che lo applaudivano, che piangevano, che ballavano, che cantavano a squarciagola i testi delle sue canzoni e che lo sostenevano anche se non cantava in modo perfetto, lo aveva sempre reso felice, anche se magari non erano tantissimi come una volta. I sorrisi quando cantava, erano quelli il suo carburante per andare avanti.
Il cantante dai capelli d’argento era cambiato veramente molto dopo due anni dallo scioglimento: era tornato a sfogarsi nella musica e aveva finalmente lasciato per sempre l’alcol e la droga, salvando se stesso e assumendosi finalmente le responsabilità che un figlio portava. Certo, era invecchiato, era ingrassato, ma alla fine rimaneva sempre lo stesso Gerard, quello che trasformava le sue paure e brutte esperienze in musica, quello che non mollava mai. Guardò i visi dei suoi fan illuminati dalle luci uno ad uno: quasi tutti ragazzi, che urlavano e battevano le mani a ritmo della musica e cantavano le parole della canzone strofa per strofa. Poi, fra la folla, vide degli occhi che non avrebbe mai potuto dimenticare: due occhi verdi brillanti che risplendevano sotto le luci dei riflettori, due occhi che lo avevano fatto soffrire, ma anche reso l’uomo più felice del mondo. Gerard rimase a bocca aperta, incapace più di cantare, ne di parlare. Il microfono gli cadde dalle mani e atterrò sul palco, sotto gli occhi spalancati dei fan che si girarono verso il punto che il cantante stava fissando.
“Frank.” Sussurrò il più grande, quasi sospirando. Nessuno avrebbe mai notato il chitarrista in mezzo a tutta quella gente, data la sua statura e la sua bravura nel nascondersi, ma lui lo aveva visto. Lui lo avrebbe notato anche in mezzo a miliardi di persone.
“Frank!” Urlò a quel punto nel microfono, mentre Frank scappava facendosi spazio tra la gente, per evitare di incontrarlo. Lui non sapeva perché era venuto lì, semplicemente voleva rivederlo. Perché, nonostante tutto quello che Gerard aveva fatto, Frank gli voleva ancora bene, gli mancava. Il più piccolo fuggì via dalla sala sotto gli occhi stupiti di tutti i fan, cercando di non essere notato troppo, ma era impossibile, ormai tutti erano zitti e immobili, aspettando la prossima mossa del cantante.
“Scusate …” Disse allora lui a voce bassa, dando il microfono al suo bassista e correndo via dal palco cercando di raggiungere Frank: doveva assolutamente trovarlo, doveva sapere perché, dopo due anni che non si vedevano, era venuto ad un suo concerto. Vedere quegli occhi verdi indimenticabili gli aveva fatto provare qualcosa. Credeva di aver dimenticato l’ex chitarrista dei My Chemical Romance, adesso era un adulto, come diceva lui. Era cresciuto, aveva una moglie e un figlia a cui voleva tutto il bene del mondo, non poteva più pensare a lui. Frank stava già per raggiungere la sua macchina per tornare a casa, quando il più grande lo raggiunse, col fiatone:ormai non era più il giovane di un tempo che poteva saltare sul palco e far scatenare i fan.

“Frank, aspetta!” Il più piccolo si girò a guardarlo, studiò i contorni del suo viso, dagli occhi chiari al naso all’insù, dai capelli argentati all’accenno di barba in viso. Non sapeva cosa dire, non sapeva come giustificarsi. Era piombato così nella sua vita senza nessun avviso, e la stava scombinando, come aveva sempre fatto prima. Il più grande si strinse nella sua giacca e cravatta scura, il suo nuovo completo che lo caratterizzava, rabbrividendo per il freddo invernale e quando respirava si formavano piccole nuvolette di fumo che si disperdevano nell’aria gelida.
“Perché sei qui?” Gli chiese infine, rompendo il silenzio nel quale erano caduti, studiando ognuno il corpo dell’altro. Frank si strinse nelle spalle.
“Non lo so.” Disse infine. Come poteva non saperlo? Era arrivato lì così senza preavviso, dopo due anni passati senza nessuna chiamata, nessuna visita. L’ultima volta in cui avevano avuto una comunicazione Gerard se la ricordava bene:un semplice tweet di congratulazioni per Hesitant Alien, il suo nuovo album, ma nulla di più. E ora se lo ritrovava lì, di fronte ai suoi occhi, uguale a due anni prima. Aveva sempre lo stesso sorriso che riusciva a sciogliere chiunque, la stessa risata cristallina, lo stesso ciuffo di capelli sbarazzino che gli ricadeva sugli occhi, dandogli quell’aria da ragazzino.
“Io … ero su Internet e ho visto che stasera c’era un tuo concerto proprio qui e c’erano ancora biglietti, così ne ho comprato uno. Mi dispiace.”
Frank non sapeva che dire, era tutta colpa sua. Finalmente il cantante era riuscito a sistemare tutti i casini in cui si era cacciato, poi arriva lui e rovina tutto.
“Ma perché Frank! Perché hai comprato quel biglietto?” Questa volta il tono di voce di Gerard era più forte, più duro. Non ce la faceva più a fallire sempre per colpa di quel semplice ragazzo.
“Perché … perché ti amo, Gerard.”

Il chitarrista si alzò sulle punte dei piedi per arrivare alla guancia pallida del più grande, poggiandovi sopra le sue labbra calde e morbide, quelle che facevano tanto impazzire Gerard ai vecchi tempi. Il cantante non disse nulla, semplicemente strinse a sé Frank in un abbraccio, un abbraccio che valeva più di mille parole:con quel gesto gli stava dicendo che lo amava, che gli mancava e che non poteva stare senza di lui.
Rimasero abbracciati per un tempo che gli parve infinito:minuti, o forse ore, chissà, ma l’importante era che alla fine si erano ritrovati.
Anche se Frank non lo aveva detto, Gerard era sicuro che lo aveva perdonato per tutto quello che aveva fatto, per aver sciolto la band, per averlo abbandonato, per averlo insultato quella notte di tanti anni prima.
Non importava quello che avevano combinato, quello che avevano distrutto, l’unica cosa che sapevano era che si amavano, ma quello era un amore diverso da quello che provavano per le loro mogli. Era l’amore di chi ne ha passate tante insieme, di chi conosce pregi e difetti dell’altro e l’apprezza così com’è, l’amore fra due persone che si sono sempre aiutate nei momenti difficili, che sono sempre state legate da qualcosa di troppo potente da spezzare dalla distanza.

E anche se magari non si sarebbero visti mai più dopo questo incontro, adesso Gerard poteva finalmente stare con l’animo in pace: Frank lo aveva perdonato e gli aveva dimostrato che quel giuramento di amore eterno che si erano fatti quando erano ancora ragazzi spensierati e senza pensieri era ancora valido e che, anche se era tutto cambiato, il loro amore era sempre uguale, e sarebbe stato per sempre così.
   
 
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