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Autore: BebaTaylor    02/02/2015    0 recensioni
Richard e Rosalie. Sposati con due bambini, sono considerati da tutti la coppia perfetta.
Meredith e Albert. Migliori amici.
Richard e Meredith. Lui lavora nella ferramenta di lei, lei è la sua amante.
Albert. Innamorato da sempre di Meredith.
Rosalie, moglie tradita e all'oscuro del tradimento.
«Credo che dovremmo rimanere qui un po', almeno fino a quando non smette di piovere.» esclamò Richard guardando la pioggia scrosciante. Si alzò in piedi e fece alzare anche Meredith, le sistemò la coperta sulle spalle e fecero il giro della carrozza, si sedettero fra il perno centrale e un cavallo.
L'abbracciò e sistemò la coperta sulle loro spalle. «Mi dispiace.» si scusò nuovamente. «Sono geloso.» sussurrò e le baciò la nuca.
«Come facevi a sapere che ero qui?» chiese Meredith posando la testa sulla spalla di Richard e chiuse gli occhi quando vide un lampo.
«Perché ti conosco.» rispose lui, «Era l'unico posto dove potevi essere.»
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo Diciannove

Meredith sospirò e guardò la porta del retro del negozio, aveva le chiavi in mano ed era lì da almeno cinque minuti, indecisa su cosa fare. Se fosse stato per lei, sarebbe fuggita ma non poteva.
«Guarda che non si apre da sola.»
Meredith sorrise e si girò verso Richard. «Volevo vedere se bastava la forza forza del pensiero.» esclamò, cercando di simulare un'allegria che non provava, l'ultima settimana era stata... sfiancante. Fece un altro sorriso e infilò la chiave nella serratura, sentì Richard dietro di sé e aprì la porta, entrò e sospirò.
«Tutto bene?» le chiese lui mentre appendeva il cappotto.
«Insomma.» fece lei e scrollò le spalle, «Albert è... asfissiante.» sospirò, «Continua a chiedermi perché, se c'è un altro...»
«E tu cosa gli rispondi?» domandò Richard e afferrò il piumino della ragazza, sentendosi geloso.
Meredith sospirò e accese le luci del negozio, «Che non ho un altro, gelosone che non sei altro.» commentò con un sorriso. «E che quello che abbiamo fatto è stato un errore, anche se lui continua a dire che non è vero.»
Richard sorrise e spinse il pulsante per alzare la saracinesca, e si girò verso Meredith, «Era quello che sperava.» disse, «Hai distrutto i suoi sogni.»
Meredith sospirò, «Non me ne ero accorta.» ammise, «Che l'abbia fatto solo per gelosia?»
Richard alzò le spalle, «Non so.» rispose non volendo dirle quello che pensava fin da quando l'aveva conosciuta: Albert era innamorato di lei da anni. «Non preoccuparti troppo.» disse e le posò un braccio sulle spalle. «Andrà tutto bene.» la rassicurò, anche se non ne era sicuro neppure lui.
Meredith gli sorrise e gli baciò una guancia, «Grazie.» mormorò.

Meredith sospirò quando, quel pomeriggio, la porta si aprì ed entrò Albert, gli occhi bassi e l'espressione da cucciolo abbandonato.
«Possiamo parlare?» mormorò avvicinandosi al bancone della cassa. «Per favore?» aggiunse fissando Meredith.
Richard era qualche metro più in là e anche se era impegnato a pulire uno scaffale — una latta di vernice si era rovesciata e aperta, sporcando la scaffalatura di alluminio — non si perdeva una parola.
Meredith inspirò lentamente e guardò Albert, dicendosi che avevano già parlato e che, secondo lei, non c'era altro da aggiungere. «Albert...»
«Per favore!» supplicò lui afferrandole le mani.
Richard si voltò e li fissò, pronto a scattare nel caso Albert avesse fatto del male a Meredith.
«E va bene.» sospirò lei, «Cinque minuti.» disse e Albert annuì, felice. La ragazza si allontanò da lui e passò accanto a Richard, che la guardò, preoccupato per lei. «Andiamo solo a prendere un caffè.» mormorò lei e Richard annuì, anche se avrebbe voluto dirle che non le andava bene. La guardò andare nel retro e si girò verso Albert, lo straccio sporco di vernice e trielina in mano. L'altro lo fissò di rimando e incrociò le braccia al petto.
Richard temette, per un singolo e lungo istante, che Albert sapesse tutto e che quella fosse solo una sceneggiata.
Inspirò a fondo e avanzò verso la cassa, afferrò un po' di carta assorbente e guardò Albert, «Come va?» domandò.
«Come vuoi che vada?» ringhiò l'altro in risposta, «La donna che amo non mi vuole.» sospirò, «Se scopro chi è il tizio con cui sta insieme... perché sono sicuro che sta con uno... giuro che gli faccio passare la voglia di pucciare il biscotto nei cappuccini altrui.»
Richard represse un sorrisetto, «Oh, bhe...» scrollò le spalle, «Torno a pulire.» disse e si allontanò.
Meredith tornò in negozio, lanciò una breve occhiata a Richard, «Andiamo, Albert.» esclamò, «Richard... vuoi qualcosa?» domandò.
«Un cappuccino e un muffin al cioccolato.» rispose l'interessato e Meredith si limitò ad annuire.
«Allora... di cosa vuoi parlare?» domandò Meredith dopo che ebbero ordinato.
«Io... io...» sospirò Albert, «Voglio sapere perché.» disse, «Perché prima ti comporti in un modo e poi in un altro e perché non vuoi dirmi con chi stai.»
«Io non sto con nessuno.» sospirò Meredith. «E del resto ne abbiamo già parlato a sufficienza.»
«Ma io voglio sapere!» squittì Albert e Meredith temette che potesse scoppiare in lacrime da un momento all'altro.
«Te l'ho già spiegato.» disse lei abbassando la voce — l'ultima cosa che voleva era fare un'altra scenata — «Tu sei il mio migliore amico... e basta.» sospirò, «Non mi sembra difficile da capire.» aggiunse e sorrise alla cameriera che portò le loro ordinazioni. «Senti... mi dispiace per quello che è successo ma non deve accadere mai più.» fece un piccolo sorriso e accarezzò il viso di Albert, una carezza consolatoria.
Richard, intanto, era davanti alla vetrata del negozio, lo sguardo fisso sul bar. Meredith aveva detto “cinque minuti” ma ne erano passati quasi quindici e lui era in ansia. Sospirò e si voltò, sapendo che se fosse rimasto lì a guardare il tempo sarebbe scorso più lentamente e Meredith non sarebbe mai arrivata. Passò davanti all'espositore delle paste da modellare e si fermò. Ormai era San Valentino e lui aveva già preso un regalino per Meredith, anche se avrebbe voluto passare quella serata con lei. Così, d'impulso, afferrò una scatoletta di cartone a forma di cuore, la pasta modellante rossa e quella bianca, un set di attrezzi per modellare la pasta e della vernice trasparente.
Batté tutti i prezzi alla cassa, infilò gli acquisti in un sacchetto che appese sotto alla sua giacca e pagò. Sospirò, guardando la vetrata, dicendosi che se Meredith non fosse tornata entro due minuti, sarebbe andato a cercarla. Non si fidava di Albert. Stava per aprire la porta per andare al bar, quando vide uscire Meredith dal bar, così rientrò e andò dietro la cassa.
«Tutto bene?» le domandò quando lei entrò in negozio.
Meredith annuì e sospirò, «Sì.» rispose, «Insomma... non capisce.» disse e posò il cappuccino e il muffin per Richard sul bancone, «Continua a chiedermi se ho un altro, chi è e perché non glielo voglio dire.»
Richard prese il muffin e lo divise in due, «E tu cosa gli hai risposto?» domandò prima di infilare in bocca un pezzo del dolce.
«Che non sto con nessuno.» rispose lei, abbassò la testa e si fissò le mani, «Cos'altro avrei dovuto dirgli?»
Richard non disse nulla, tolse il coperchio dal bicchiere di carta, verso lo zucchero nel cappuccino e guardò la ragazza, fece per alzare la mano sinistra per farle una carezza quando si bloccò, si girò verso la vetrata e fissò Albert che li fissava, «Abbiamo uno spettatore.»
Meredith si girò di scatto e sbuffò, «Cosa vuoi?» domandò aprendo la porta e slacciandosi i bottoni del cappotto.
«Voglio stare un po' con te.» pigolò lui, «Per favore.»
Meredith fissò gli occhi azzurri del suo migliore amico e inspirò a fondo. «No.» rispose, «Albert... non puoi stare qui.» aggiunse, «Ne abbiamo parlato a sufficienza, di quest'argomento... basta, per favore.» disse, poi vide alcuni vecchietti avanzare verso il negozio — li conosceva, preparavo piccoli oggetti per le varie vendite di beneficenza della parrocchia e della scuola — «Stanno arrivando dei clienti.» esclamò, «Ci sentiamo.» disse e chiuse la porta.
Sospirò e passò davanti a Richard, «Vado a togliermi la giacca.» mormorò e lui annuì, ancora preoccupato per lei. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per farla stare meglio, anche lasciare sua moglie.

deve dedicarsi al fai-da-te?» borbottò.
Meredith sorrise, «Bhe... meglio per noi, no?» disse, «Più clienti uguale più soldi.» sorrise e posò una mano sulla spalla di Richard e gli baciò una guancia.
Lui ridacchiò. «Oh, sì, giusto.» commentò. «Però in tre hanno comprato il liquido per sgorgare il lavandino... li hanno otturati nello stesso momento?» rise e si bloccò.
«Magari alcuni volevano solo averlo di scorta...» disse Meredith, «Richard... cos'hai?» domandò.
«Mi sono ricordato che Rosalie mi aveva chiesto di prendere il liquido per sgorgare il lavandino... lo scarico del lavabo della lavanderia fa fatica a mandar giù l'acqua.»
Meredith ridacchiò, «Okay... prendilo.»
Richard annuì e le sorrise, prese la bottiglia dallo scaffale e attese che Meredith battesse lo scontrino, andò a prendere i soldi e pagò. «Mi dai il sacchetto, per favore?» domandò alla ragazza che gli passò un sacchetto di plastica, lui ci infilò la bottiglia arancione e sorrise, «Vado a metterlo in macchina, prima che lo dimentichi in giro.»
Meredith si limitò ad annuire e Richard uscì dal negozio, prese il sacchettino con la pasta modellabile e le chiavi e andò in auto, nascondendo il secondo sacchetto sotto al sedile e mettendo la bottiglia sul sedile del passeggero.
Tornò dentro e trovò Meredith che lo aspettava, appoggiata allo stipite della porta che divideva il negozio dal retro. Le si avvicinò e infilò le chiavi nella tasca del cappotto e sorrise mentre le metteva le mani sui fianchi.
«Mi sei mancata.» disse, chinò la testa e la baciò.
Meredith gli circondò il collo con le braccia si strinse a lui, passandogli le dita fra i capelli e sul viso, mentre Richard le infilava le mani sotto al maglioncino, sfiorandole i fianchi e la schiena, poi spostò la mano, infilandola fra i loro corpi, arrivando a sfiorarle il reggiseno.
Meredith gemette per poi sbuffare quando il campanello suonò, per un attimo temette che fosse Albert, ma era solo un cliente come un altro, così si stampò in faccia un bel sorriso e aiutò l'uomo che era entrato nel suo negozio.

***

Erano passate tre settimane da quel giorno e, finalmente, Rosalie aveva preso i bambini ed era andata dai suoi genitori.
Quel venerdì sera Richard era a casa da solo perché Meredith era andata a cena con i suoi genitore e suo fratello. Davanti all'armadio in cui aveva nascosto la scatola a forma di cuore e la pasta da modellare Richard si disse che era il momento esatto per creare quel regalo che voleva dare a Meredith, sorrise mentre spostava la grossa trapunta e prendeva il sacchetto. Non era abile con i lavoretti di quel genere, sperò che quello che aveva in mente gli uscisse quanto meno decente e che Meredith avrebbe apprezzato.
Fischiettando tornò in cucina, posò il tutto sul tavolo sgombro di cose, cambiò canale alla tv, girando su una emittente che trasmetteva video musicali e si mise all'opera.

***

«Dove vai?»
Meredith emise uno strillò e fece un salto indietro, finendo contro la sua auto. Si portò una mano al petto e fece un paio di respiri profondi, «Albert... cazzo, mi hai fatto venire un infarto!» esclamò, «Ma ti pare il modo? Gesù, sei davvero inquietante alcune volte!»
Lui alzò le spalle e affondò le mani nelle tasche, «Io voglio sapere dove stai andando.» esclamò.
Meredith strinse le chiavi dell'auto nella mano destra, «Io sto andando... via.» disse.
«Dove?» domandò lui.
Lei lo fissò e sbuffò. «Non sono affari tuoi.» disse, «Tanto è gente che non conosci.» aggiunse. In realtà aveva un appuntamento con Richard al motel ma, ovviamente, non poteva dirglielo.
«Vengo anche io.» esclamò lui e fece il giro dell'auto e Meredith spinse velocemente il pulsante per bloccare le portiere.
«Tu... tu non puoi venire.» squittì, stringendo più forte le chiavi.
«Perché?» fece lui appoggiandosi alla macchina. «Io voglio venire.
«Perché..» sospirò lei, alla ricerca di una scusa plausibile, «Perché siamo solo donne, ecco il perché. È un gruppo di Facebook... sai il concerto a cui sono andata due anni fa? Ecco, sono ragazze che ho conosciuto lì e... e basta.» disse e sorrise, «Tu non sei stato invitato, abbiamo già prenotato e anzi, io sono pure in ritardo... per cui...» sbloccò le portiere e salì in auto per poi schiacciare il pulsante per bloccarle di nuovo. Gettò la borsetta sul sedile del passeggerò e avviò l'auto.
«Perché non posso venire? E dove andate? Perché non mi hai detto nulla?» domandò Albert.
Meredith abbassò di un poco il finestrino. «Senti, non sono affari tuoi dove vado.» replicò, «Non devo dirti tutto.» esclamò, «Stai diventando pesante, Albert. Sul serio.» disse, «Senti... ora fammi andare.» aggiunse, prese il cellulare dalla tasca del cappotto e lo sistemò sul sostegno del cruscotto.
«Ma io voglio venire!» protestò lui.
«Ci vediamo domani, giuro.» promise lei. «Aperitivo e pizza, okay?» propose, «Basta che smetti di rompere.» gli sorrise con dolcezza, «Devo andare, ora.» aggiunse e partì. Quando arrivò allo stop si accorse che Albert la stava seguendo, così chiamò Richard.
«Dobbiamo cambiare programma.» esclamò quando lui le rispose.
«Perché?» fece Richard, «È successo qualcosa?»
Meredith svoltò a destra e vide che il semaforo stava diventando rosso. «Perché quell'idiota del mio amico mi sta seguendo, ecco perché.» rispose lei e sospirò, «Mmh... ascolta, vai a piedi in fondo alla strada dove abiti, quella dove ci sono i panettoni...» guardò il semaforo cambiare colore e diventare verde, premette con forza l'acceleratore e sterzò bruscamente a destra, «Fra cinque minuti sono da te.»
«Okay.» disse Richard, «Stai attenta.»
«Va bene.» fece lei e chiuse la chiamata, guardò nello specchietto retrovisore e vide che la macchina di Albert era ancora dietro di lei, così svoltò a destra e ancora a destra, ritornando sulla strada di prima, accelerò e superò il semaforo nell'attimo esatto in cui il verde diventava arancione. Andò avanti per una ventina di metri e poi girò a sinistra, controllò che Albert non fosse dietro di lei e svoltò a desta, intravide la sagoma di Richard che l'attendeva e si fermò.
«Cosa vuol dire che ti segue?» fece lui quando salì, baciò la guancia della ragazza e si allacciò la cintura di sicurezza.
«Che quell'idiota si è messo in testa di vedere dove vado.» sbottò lei e ripartì, «Gli ho detto che andavo a cena con alcune amiche che ho conosciuto qualche anno fa a un concerto.» spiegò, «E vuole venire anche lui, anche se gli ho detto che non è stato invitato e che non c'è posto per lui al ristorante.» sospirò per poi ridacchiare quando sentì la mano di Richard sulla coscia.
«Speriamo che si stufi presto.» esclamò lui muovendo la mano, «Ma... dove andiamo?» chiese corrugando la fronte, vedendo che non stavano prendendo la strada per il motel.
«In un centro commerciale.» disse lei, «È a una quarantina di chilometri da qui... e Albert sa solo che c'è una strada per arrivarci, ma io ne conosco un'altra che lui non sa.»
Richard sorrise, «Okay.» disse, «Basta che stiamo insieme.» sorrise.
«Che c'è nel sacchetto?» domandò lei dopo aver superato l'ennesimo incrocio ed essersi accertata che Albert non la seguisse.
«Una sorpresa per te.» rispose Richard.
Meredith sorrise, «Uh, grazie.» esclamò, «Sei molto dolce.» disse e si voltò per sorridere al ragazzo. «Che cos'hai?» domandò dopo qualche minuto di silenzio.
«Niente.» rispose lui, «È che... nulla.» sospirò, «Penso ad Albert.» disse, «Sai, non vorrei che ti facesse del male.»
«Non me lo farà.» assicurò lei. «Gli parlo domani e gli dico che se mi segue ancora lo prendo a calci.»
Richard annuì piano, anche se non era del tutto sicuro che Albert non facesse altro, era innamorato, aveva seguito più volte Meredith e si era convinto di stare con lei... nulla gli faceva cambiare idea sul fatto che potesse fare qualche stronzata.

«Fammi vedere.» esclamò Meredith quando parcheggiò nel posteggio sotteraneo del centro commerciale; Richard sorrise e le passò il sacchettino.
Meredith staccò con attenzione la piccola coccarda e aprì il sacchettino, prese la scatola a forma di cuore e sorrise, «Mi pare di riconoscerla.» commentò e notò le guance di Richard tingersi di rosso, sciolse il nastro e lo infilò nel sacchettino, inseme alla coccarda, tolse il coperchio e fissò il grande cuore rosse, con il bordo bianco, e le lettere bianche in rilievo: “R+M Per sempre”; sfiorò il bordo con l'indice destro e sorrise, «Io... grazie.» mormorò, felice e abbracciò Richard, baciandogli più volte le guance.
Lui rise e la baciò sulle labbra. «Ti piace?»
Lei annuì, felice. «Moltissimo.» rispose, «È il regalo più bello che io abbia mai ricevuto.»
Richard sorrise e la baciò ancora. «Sono felice che ti piaccia.» mormorò.
Meredith chiuse la scatola e la rimise nel sacchettino. «Andiamo?» fece, «Ho fame.» sorrise, «Ti amo.»
«Ti amo.» esclamò lui prima di baciarla di nuovo.

***

Meredith sorrise mentre apriva gli occhi, si rigirò nel letto e sbadigliò. Lei e Richard avevano passato la sera al centro commerciale, avevano visto un film al cinema e poi, lungo la strada di ritorno, si erano fermati in un piccolo motel.
Anche se lui ora era a casa — Rosalie sarebbe tornata quel pomeriggio — per mettere in ordine e stendere, lei si sentiva felice, rilassata. Il cuore che le aveva regalato Richard era nel cassetto del suo comodino.
Meredith si sedette sul letto e alzò le braccia sopra la testa, stiracchiandosi i muscoli della schiena. Infilò le pantofole e ciabattò fino in cucina, accese la luce e urlò.
Albert era lì, seduto al tavolo, le braccia incrociate posate sopra il ripiano.
«Che cazzo ci fai qui?» squittì con voce stridula.
«Dove sei andata?» domandò lui, «Ho controllato Facebook, non c'è nessuna cena con le ragazze del concerto.»
«Tu hai spiato il mio profilo?» strillò e guardò il portatile sul tavolo, «Come cazzo ti sei permesso di farlo, brutto idiota?» gridò, «Esci da casa mia!» urlò, «Adesso!»
Albert si alzò lentamente, «Perché mi hai mentito?» domandò, «Perché non mi dici dove sei stata ieri sera?» chiese, «Con chi sei stata?»
Meredith inspirò a fondo un paio di volte, «Non ti interessa dove sono andata.» rispose, «Tu non avevi nessun diritto di entrare in casa mia, curiosare il mio profilo e farti gli affari miei...» sospirò, «Ed ora vattene. Subito.» aggiunse indicando la porta.
Albert fissò Meredith, «Perché non vuoi dirmi con chi sei stata ieri?» domandò.
«Sono stata da sola!» esplose lei, «Sono andata la centro commerciale!» gridò, «E poi al cinema!» disse, «Ed ora vattene, prima che m'incazzi del tutto.»
Albert annuì lentamente, «Okay.» sospirò, «Scoprirò con chi esci, giuro.» disse, «Passo a prenderti alle undici.»
Meredith annuì, troppo stanca per ribattere e aspettò che Albert uscisse da casa sua.
Inspirò un paio di volte, poi infilò le sue chiavi nella serratura, andò nel garage e prese il martello, tornò alla porta e colpì forte la chiave, rompendola a metà. SI vestì, montò in macchina e andò in negozio, afferrò due serrature nuove — una per la porta d'ingresso e una per quella della cucina e tornò a casa.
Un'ora dopo aveva cambiato entrambe le serrature, cambiò le chiavi dal suo portachiavi e infilò i doppioni in borsa, dicendosi che li avrebbe dati a suo fratello. Meredith non lo avrebbe mai ammesso — sopratutto con Richard — ma quella visita di Albert l'aveva spaventata parecchio. Si fece un caffè bello forte e si sedette al tavolo, accese il portatile e si collegò a internet, cambiò password a Facebook e alla casella di posta. Mise la password anche al computer, per sicurezza.
Mentre beveva il caffè si disse che avrebbe dovuto fare qualcosa, dire ad Albert di smetterla di comportarsi come uno stolker.
Sospirò, dicendosi che avrebbe dovuto stare più attenta.

***

«Lui ha fatto cosa?» esclamò Richard tre giorni dopo, quando Meredith gli confessò della visita mattutina di Albert, «Meredith! Lui sta... sta...» il ragazzo sospirò, preoccupato per lei.
«Lui sta andando fuori di testa?» pigolò lei, «Credo di sì.» mormorò e infilò il pollice in bocca, iniziando a mangiarsi l'unghia. «Ma non preoccuparti, so cavarmela.» disse. «Venerdì pomeriggio m'installano il sistema d'allarme, ho cambiato le serratura... tranquillo.»
Richard abbozzò un sorriso, «Stai attenta.» le disse e le baciò la fronte.
Lei annuì, piano. «Te lo prometto.» esclamò.
I due tornarono a lavorare, con Richard che si sentiva sempre più inquieto ogni minuto che passava. Aveva paura che Albert potesse fare del male a Meredith, e lui non lo voleva. Avrebbe fatto di tutto per proteggerla, anche pestare Albert, se necessario.

***

Cinque lunghe settimane. Albert aveva atteso tre lunghe settimane. Dopo quella mattina in cui Meredith l'aveva cacciato da casa, lui era andato da un altro investigatore privato e ora aveva in mano la busta contenente le prove.
Strappò la linguetta, pensando che in quelle settimane Meredith era stata ancora più distante, che era sì uscita con lui, ma si capiva benissimo che avrebbe voluto stare da un'altra parte. Che avrebbe voluto essere con qualcun altro.
E lui non poteva sopportarlo, l'amava da troppo tempo ormai e non avrebbe rinunciato così facilmente a lei.
Estrasse le foto dalla busta e le girò, sfogliandole velocemente, guardando Meredith che baciava e abbracciava un altro, che entrava in un motel, che ne usciva, che...
Albert inspirò un paio di volte, poi infilò le foto nella busta.
Adesso sapeva chi era. Adesso sapeva cosa fare.
Prese il cd con la copia delle foto e andò al computer, ne avrebbe stampate un paio, poi avrebbe cercato una busta e le avrebbe spedite a Rosalie. Dopotutto Meredith andava a letto con suo marito.

Nuovo capitolo! Ormai ne mancano 5-6 alla fine!
grazie a chi legge!

   
 
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