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Autore: sofiaa    02/02/2015    1 recensioni
Sophie, una sedicenne inglese arrabbiata con il mondo e con un fratello molto inusuale, è una giovane punk. Suo fratello tenterà di tenerla alla larga dalla scena musicale e sociale che lui ha stesso ha contribuito a creare, ma non ce la farà per molto...Ma soprattutto non riuscirà a tenerla lontana dai suoi amici.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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"1, 2, 3, 4!"

He's in love with rock'n'roll woah
He's in love with gettin' stoned woah
He's in love with Janie Jones woah
But he don't like his boring job, no.


Questa era la prima canzone che provarono, nominata 'Janie Jones'. Joe aveva una voce bellissima. Non era la tipica voce che ti aspetteresti da un gruppo che vuole sfondare, anzi. Era una voce particolare, roca, che non piaceva a tutti. Ma io la adoravo.

Let them know,
let them know!


Ma questo era Mick! Aveva una voce bellissima, forse più bella di quella di Joe. Era più dolce, più da bambino. Era incantevole. Ma devo essere indecisa tra loro due anche per la loro voce?!
Cantarono altri quattro pezzi: White Riot, Remote Control, London's Burning e Career Opportunities.
Erano bravi. Ma bravi bravi.
Mi chiesi subito perchè non avevano ancora sfondato. Avevano della musica rivoluzionara e dei testi magnifici. Mick e Joe avevano ragione: mi ero dimenticata completamente dei Pistols. I Clash erano una spanna sopra tutti.
Eravamo alle porte del 1977: sentivo che qualcosa sarebbe cambiato.
Per essere dei ragazzi che suonavano per diletto e autodidatti, erano eccezionali. A parte Joe, che aveva una tecnica tutta sua, non molto raffinata, ma insomma, il cognome d'arte Strummer mica se lo era scelto a caso. Mick con la chitarra in mano era tutt'un'altra persona: abbandonava il suo carattere tranquillo e si trasformava in un leone. E aveva una bella tecnica. Mio fratello...bhe, da lui non mi sarei mai aspettata che sapesse suonare bene il basso. Lo consideravo troppo stupido. Ovviamente il fatto che sappia suonare uno strumento non cambia la mia opinione su di lui. Idiota lo consideravo e idiota lo considero tutt'ora. Topper invece era una potenza. Chi l'avrebbe mai detto che un ragazzino poco più alto di me e magrolino sapesse suonare con così tanta foga la batteria?! Era una macchina, non sapevo come definirlo. Un automa, forse così potevo delinerarlo.
Appena finirono, si precipitarono sul comodino di fianco al letto di Joe, dove c'erano dei bicchieri e una bottiglia d'acqua.
Quando ebbero finito di abbeverarsi, Joe mi chiese:"Allora blondie, come ti siamo sembrati?"
"Siete forti, ragazzi. Davvero. Avevate ragione, i Pistols non sono niente, siete una spanna sopra a tutti. Eccezionali."
"Ah grazie blonde-head, i complimenti me li puoi fare anche stanotte."
"STRUMMER. HAI SUPERATO IL LIMITE."
"Paul, stavo scherzando."
"Strummer, alla prossima battuta indecente su mia sorella, è la volta buona che ti arriva un gancio sul naso."
"Va bene, sto zitto."
"Molto bene, turco, molto bene."
"Comunque siete davvero bravissimi...a incominciare da te Paul! Sei così cretino da nascondere i biglietti del concerto dei Pistols nel mio cassetto della biancheria però sai suonare benissimo il basso! Non pensavo fossi così intelligente, mi hai stupita!"
"Vedo che sei in vena di complimenti oggi, sist."
"Bhe, accontentati, primadonna, sono stata anche troppo gentile. Poi Topper...sei un mostro! Aggredisci letteralmente la batteria quando suoni!"
"Grazie, faccio solo del mio meglio."
"Figurati. E tu Joe...hai una voce bellissima! E' particolarissima, mi piace un sacco"
"Grazie bionda, avrai modo di sentirla quando ti pare."
Non lasciai neanche il tempo a mio fratello di iniziare ad urlargli dietro.
"Mick, tu sei fantastico! Hai una voce bella come quella di Joe, è angelica quasi! Poi suoni la chitarra da Dio, dico sul serio."
"Grazie bellissima, sei sempre molto carina."
Sembrava sincero, ma aveva un'espressione spenta, uguale a quella che aveva anche prima delle prove. Non mi piace. Il suo sorriso non è contagioso adesso. Devo inventarmi una scusa per parlargli da sola.
Joe, inconsapevolmente, venne in mio aiuto:"Topper, Paul, venite un attimo giù in salotto, dobbiamo portare qui tre casse piene di cavi, fili, adattori per amplificatori che ho raccattato da dei miei amici."
I due annuirono e si avviarono fuori dalla porta, verso il soggiorno. Così restammo solo io e Mick.
"Mick."
"Dimmi, Sophie."
"Perchè non sei felice?"
"Ma io sono felice."
"Non è vero."
"E come fai a saperlo?"
"Non sorridi come facevi ieri."
"Ok, mi hai scoperto, sono un po'giù."
"Che cosa è successo?"
"Niente, Sophie."
"Non dirmi le bugie."
"Ma non ti sto dicendo le bugie."
"Sì, come no! Mick, ascoltami, se è quella ragazza di cui ti sei innamorato, quella per cui hai scritto la canzone, che fa la zoccola e ti fa stare male, dimmi come si chiama e la uccido."
"Davvero lo faresti?"
"Sì! Non può farti stare male!"
"Allora, se io ti dicessi che lei si chiama Sophie?"
"Cognome?"
"Simonon."
"Ah, una mia omonima."
"No, cretina, sei tu."
Ci rimasi di stucco. Era un bel colpo da metabolizzare.
"E perchè stai male per me?"
"Perchè so che Joe ci sta provando con te e tu non gli dici di no. So che ti piace."
"Mick, è solo attrazione fisica, non mi piace. E comunque, anche se fosse, perchè dovresti starci così male?"
"Non lo capisci proprio?"
"No..."
"Perchè sono innamorato di te, scema!"
"Ma tu stai male!"
"Mai stato meglio."
Mi aveva spiazzato. Non sapevo più che dire. Ci pensò lui a togliermi da qualunque incertezza: mi avvolse la vita con le braccia e mi baciò. Ci misi qualche istante a realizzare il tutto, ma appena lo feci, ricambiai. Era un bacio dolce, niente di osceno, come mi immaginavo fossero i baci di qualcun'altro di mia conoscenza. Staccò le mani dalla mia vita e me le posò sulle mie ormai rossissime guance. Iniziò ad accarezzarle. Poi ci staccammo da quel bacio infinito. Abbassai subito lo sguardo. Non volevo che vedesse che ero così entusiasta di quello che aveva appena fatto. Ma lui mi alzò il mento con un dito e mi vide sorridere come una bambina a cui hanno regalato una nuova Barbie. Ciò non fece altro che fargli piacere e mi prese la mano. Me la strinse e me la accarezzò, mentre entrambi guardavamo le nostre mani intrecciate sorridendo. Proprio in quel momento entrarono i tre ragazzi.
"Che state facendo?!"
"Mi era caduto un orecchino e Mick l'ha trovato. Me lo stava solo ridando."
Mick annuì con un sorrisino innocente.
"Sarà..."
"Comunque ragazzi, queste scatole le guardiamo domani."
"Dove proviamo domani?"
"Da Paul?"
"Per me va bene, tanto i miei sono a lavorare."
"Ottimo, da Paul alle tre."
"Ok."
Ci salutammo tutti e quando guardai Mick non potei fare a meno di arrossire. Sentivo che sarebbero nati molti casini.
Io e mio fratello uscimmo da casa di Joe e ci avviammo verso casa nostra. Dopo una veloce cena, mi infilai subito nel mio letto caldo a ripensare a ciò che era successo. Non sapevo però fino a quando sarei riuscita a stare zitta con mio fratello...qualcosa mi diceva che ne avremmo viste delle belle.
   
 
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