Le luci della casa erano lontane ed il giardino era immerso nella penombra, lasciandogli un po’ di privacy.
Le risate degli altri arrivavano soffocate alle loro orecchie e facevano da sottofondo al loro ondeggiare sugli scomodi sedili dell’altalena, coprendo – anche solo se per metà – il cigolio delle catene arrugginite.
«Sono gay» mormorò Andrea, sperando che il sussurro non arrivasse alle orecchie dell’amico.
«Lo so» rispose Marco, accarezzando con il pollice il bordo del bicchiere che aveva in mano. «Speravo solo che trovassi il coraggio di dirmelo da sobrio.»
Si alzò ed il seggiolino continuò ad oscillare, accentuando la sua assenza.