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Autore: Beckett    03/02/2015    0 recensioni
" Ed ora sua madre dov'è?"
" Chi dice tre metri sotto terra, chi dice tre metri sopra al cielo. Punti di vista."
Quando un omicidio sconvolgerà la vita di tre ragazzi del Mainland un piccolo paesino nel Maryland. Le cose cambieranno.
“ Vedo che si è informata.” Rispose sospettosa Elis.
“ Ma sa, m’informo sempre di chi ha i vestiti sporchi di sangue. Prego, mi segua, da questa parte.”
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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NINA DOBREV E' KATHERINE MIDDELTON. 

EMMA WATSON E' ELIS EVERWOOD

SAM CLAFLIN E' MAX MILLER. 


1x01. – Plot.


7 gennaio, 2015.
“ Cosa pensi di fare stasera? Domani comincerà la scuola, Katherine. Abbiamo l’ultima notte, l’ultima notte prima di ricominciare l’ultimo anno di liceo. Spara qualunque cosa.”

Katherine guardò Elis perplessa. Quasi come si guarda una pazza.
Elis era la sua migliore amica, e Katherine non avrebbe saputo proprio cosa fare senza di lei. Erano le classiche ragazze scuola-chiesa, che poi tra queste due parole ci passavano tante altre cose del tipo festini notturni, ragazzi, nemici. Questa era un’altra storia. O forse è la storia che è raccontata.

“ Max mi ha proposto una delle sue solite uscite notturne ad Atlanta. So che Atlanta è lontana ma, insomma”
Prima che potesse continuare Elis le tappò la bocca, e con un gridolino, invocando mezzo mondo, disse sì, e iniziò a saltare.

“ Cosa indosserai stasera Katherine?” lo disse con un volto quasi soddisfatto. Anzi, era soddisfatta del tutto.
“ Io so che tu ami Atlanta perche ami Jackson.”

Jackson era un ragazzo di Atlanta amico di Katherine e all’oscuro dell’esistenza di Elis. Ma quello lo avrebbero superato, sarebbero passati a un livello superiore, se solo Elis avesse potuto passare la sua ultima notte di libertà ad Atlanta. Se solo avesse potuto.

“Cos’è che ci ferma Katherine?”
“Insomma, Max da poco ha preso la patente. Lo sai che anche se ha diciotto anni, ha proprio paura dell’auto e delle autostrade in generale. E so che è un atto coraggioso prendere la patente per portare le proprie amiche ovunque, ma si sa come finiscono queste cose. Elis, Max non la sa portare l’auto! E a noi hanno sequestrato la patente. Io non mi fido di Max.”
“ Ma Katherine, insomma. Siamo o no sue amiche? Dobbiamo dargli coraggio e in quanto migliori amiche di Max Miller, noi, be’, dovremmo fare un piccolo sforzo. Sì, piccolo.”
“ Piccolo sforzo? Stiamo, in pratica, annunciando la nostra morte. Come la mettiamo con i nostri cari genitori?”
“ Abbiamo mentito così tante volte che sarà un gioco da ragazzi anche questa volta.”
“ Elis, da quando i miei genitori hanno scoperto che alla festa di fine anno ho guidato in stato di ebbrezza, io un po’ di paura l’avrei.”
“ Katherine, sei una sciocca. Come vuoi superare l’ultimo anno e il college se hai paura di andare ad Atlanta?”
“ Elis, si trova a quattro ore da qui.”
“ E noi supereremo queste quattro ore. Insieme. Fidiamoci di Max, e facciamo fiorire questa coppia: Io e Jackson.”

Katherine la guardò. La guardò come si guardano le persone folli. Elis in fondo un po’ folle lo era. Alla fine scoppiarono in una grande e sana risata, ogni loro conversazione finiva così. Sarebbero andate ad Atlanta e avrebbero coronato il sogno di Elis, conoscere Jackson Tawson.
“ Ci ha incastrato.” Esordisce Katherine.
“Quanto è dispotica. Ma lo sai che io non sono molto bravo alla guida Kat, ho quella fobia che hanno tutti i ragazzi della mia età. Io odio le auto.”
“Insomma Max, solo tu hai paura di portare l’auto, hai 18 anni, cioè insomma. Ma non dobbiamo parlare delle tue fobie. Ma di te che non sai guidare e stasera andremo ad Atlanta. Come guiderai per quattro ore?”
“ Farò un corso accelerato di guida per persone con fobie. Non lo so Kat, non lo so. So soltanto che dovevi dire un categorico no alla tua cara amica Elis.”
“ Prima di tutto alla NOSTRA amica Elis. Seconda cosa, tu mi hai proposto di andare ad Atlanta, Max. Tu.”
“ Io scherzavo. Io, io ero ironico. Io sono sempre ironico, è una delle mie tante qualità che tu non capirai mai Kat. Domani, comincia la scuola, io voglio andare a scuola non voglio morire per mano mia.”
“ Perché io voglio? No, io non voglio se te lo stessi chiedendo. E ora cosa facciamo?”
“ Ora vai a comprarti qualcosa da indossare stasera. Andiamo ad Atlanta.”

Erano le 7:30 di sera e Katherine si stava preparando, con un po’ di timore di come sarebbe andata a finire la serata, ma allo stesso tempo felice, forse perché stava coronando il sogno della sua amica. Quella amica un po’ pazza ma a cui teneva tanto e non l’avrebbe mai fatta sentire sola. Lei sarebbe andata ad Atlanta, in fondo cosa sarebbe potuto succedere? Max doveva andare piano, doveva guidare con prudenza e non doveva bere. Sarebbe filato tutto liscio.

“ Sei pronta?” questa voce risuonava dall’altra stanza. C’era mamma Katy.
“ Sì. Ora scendo.”
“ Kat, sbrigati che Max ci sta aspettando fuori con l’auto.” Elis esordì così, quasi si fosse dimenticata che c’erano due adulti in stanza e che non avrebbero tanto amato l’idea di un Max Miller al volante.
“ Max guida? Ma Max non era quello che provava disgusto verso le auto?”
“ Oh, insomma. Katy, sono con me non preoccuparti.”
“ Ma io proprio di questo mi preoccupo Elis. Fate attenzione, già abbiamo sequestrato le vostre patenti. Non ci metto niente a sequestrate anche quella di Maxy.”
“ Maxy starà attento. Vero Elis?” subentrò Katherine, per un sostegno morale.

“ Per poco non ci faceva scoprire la piccola e cara Elis.”
“ Cominciamo bene la serata.”
“ Dove siamo diretti?” quasi volesse scherzare Elis.
“ Elis ti ammazzo. Siamo diretti ad Atlanta dal tuo amato Jackson.”
“ Oh grazie a Dio, Kat. Pensavo che mi avreste portato in qualche locale qui vicino, giusto perché Max è un fifone.”
“ Non sono un fifone. Ho paura. Io, insomma, ho una certa fobia che nessuno può capire perché ai giorni d’oggi tutti portano l’auto. Ma voi siete mie amiche e mi incanalate coraggio.”
“ Eh?!”
“ Andiamo.”

Risuonava la musica di Taylor Swift nell’auto dei tre moschettieri. Erano quasi ad Atlanta, ad un passo dalla città che li avrebbe accolti nell’ultimo sabato libero prima dell’inizio della scuola.
Baby i’m just gonna shake shake, shake, shake it off, shake it off
“ Vedi? Vedi come si diverte? Era impossibile dirle di no!” sussurrò queste parole Katherine all’orecchio di Max.
“ Ma io sto sudando. Sto sudando sul serio, non sono mai capitato nel traffico, mai.”
“ Maxy, ma come hai superato l’esame di guida? Questa domanda mi pervade da quando sei venuto a casa mia e tutto contento mi dicesti che ti avevano promosso. E’ molto meno complicato il traffico che la strada libera.”
“ Kat, ma se avessi bevuto e non lo sapessi? Potrei essere arrestato per guida in stato di ebbrezza, come te insomma.”
“ Non sono stata arrestata. E tanto meno non ero ubriaca. Sì, non ero del tutto lucida, ma dai.”
“Non hai scuse. Ci fermiamo a fare benzina, dillo alla tua amica pimpante.”
“ Alla nostra amica pimpante.”

“ Prendo qualche bibita per il viaggio?” disse Max mentre faceva il pieno alla sua auto.
“ Ma se siamo quasi arrivati, dai sali in macchina. Ce la vediamo appena arriviamo lì, prendiamo qualcosa in qualche locale.”
“ No, Kat. Nei locali ti riempiono sempre il bicchiere di pasticche che non dovremmo assolutamente prendere. Quindi compro qualche bibita, almeno io che devo guidare anche al ritorno.”
“ Muoviti almeno, sono già le dieci e mezza.”
“ Sì capo.”

“ Due succhi di frutta in bottiglia, grazie.”
“ Dieci dollari.”
“ Dieci dollari? Per due bottiglie di succo?”
“ Li vuoi o non li vuoi bamboccio?”
“ Ho solo cinque dollari, gli altri li ho in auto. Se ti lascio questi cinque e prendo solo una bibita?”
“ Ne hai chieste due sfigato. Prendile entrambe e non farti più vedere qui, potrei cambiare idea e venirti a cercare e romperti la testa. Potrei farlo. Ho un bastone nella stanza dietro il negozio, va via.”
“ Oh, grazie.” E poi corse fino all’auto Maxy, già abbastanza impaurito nel superare la sua fobia per l’auto. Avrebbe superato tutte queste paure. Aveva diciotto anni, un gioco da ragazzi guidare fino ad Atlanta e tener testa ad un venditore un po’ fatto.

“ Quella testa di cazzo!”
“ Cos’è successo Max?”
“ Andiamo via di qui, quello stronzo mi ha fatto pagare cinque dollari per un succo di frutta in bottiglia, e mi ha anche minacciato. Come se non fosse abbastanza che sto guidando fino ad Atlanta per vedere l’altra testa di cazzo di Jackson Tawson.”
“ Smettila Maxy.” Rispose di rimando la piccola Elis che era intenta a cantare le canzoni di Taylor Swift.
All’improvviso comparve la testa di un uomo di mezza età, pelato e con una folta barba. Un personaggio di quei film horror cult che negli anni ’80 andavano così di moda. Agli occhi dei tre il suo viso parve arrabbiato, quasi volesse mordergli la testa ad uno ad uno. Ma non lo fece, non arrivò a questo punto.
“ Peccato che la testa di cazzo abbia ascoltato, moccioso. Bevilo tutto. Ti farà bene un po’ di eccitazione per questo tuo viaggio con queste due puttane.”
“ Non parlare così alle mie amiche. Puoi tenertelo questo tuo succo di frutta, sarà anche scaduto.”
“ Max sta zitto.” Lo bloccò Katherine.
“ Arrivederci ragazzi. Non fate danni. Giovani e spensierati. A quest’età si finisce sempre dietro le sbarre.”
“ Che stronzo.”
“ Maxy, smettila.”
“ Smettila? Ci ha augurato esplicitamente la galera.”
“ Max, era un vecchio fatto di brutto. Davvero dai conto a cosa dice? Dai bevi un po’. Ti è venuto cinque dollari questo succo, hai bisogno di bere.”
“ E se realmente c’è qualcosa al suo interno?”
“ Certe volte sei più stupido di me.” Intervenne d’improvviso Elis che, da dietro, fremeva dalla voglia di arrivare ad Atlanta.
Max lo bevve tutto, ignaro, o quasi, delle parole del vecchio anni ’80.
“ Rinfrescante.”
“ e soprattutto analcolico Maxy.”

Proseguirono il viaggio per Atlanta. Jackson Tawson era a pochi passi da Elis e lei era eccitatissima. Quasi stesse per incontrare il suo personaggio di soap opera preferito.
“ Inutili semafori.” Imprecò poi Max.
“ So che sei nervoso Maxy, ma i semafori sono utilissimi mio caro.”
“ Kat ho bevuto quella roba schifosa e mi gira lo stomaco. Quasi volessi vomitare.”
“ E vomita, guido io, d’accordo?”
“ Non fare la stupida Kat, non hai la patente. Qui ad Atlanta girano poliziotti ogni due secondi, ci ritroveremo davvero dietro le sbarre. Ho progetti migliori per il mio futuro, quasi quasi ci vedo Yale.”
“ Ti senti bene?”
“ Mi gira un po’ la testa, ma siamo arrivati, non ci metto niente a posare l’auto in qualche parcheggio sicuro.”
“ Ragazzi, c’è un signore che vuole venderci dei fazzoletti, che devo fare?” si immischiò nella conversazione Elis.
“ Mandalo al diavolo.”
“ Dagli queste monete, e non badare a Maxy, quella roba gli ha fatto davvero male. Non erano meglio le pasticche dei locali?”
“ Kat, penso che anche qui dentro c’era qualche stupefacente. Mi sento male e sballato. Manda al diavolo questo stronzo Elis!”
“ Sta calmo Max, è un povero signore in mezzo alla strada. Non ci sta importunando.”
“ Sì che lo sta facendo. Il semaforo è verde e noi non ci muoviamo per questo idiota?”

Così che Max cominciò a correre, ed è così che cominciò la loro storia.

“ Max per la miseria, rallenta.” Urlò d’altro canto Katherine, impaurita dall’eccitazione che cresceva nel corpo di quest’ultimo.
“ Non riesco a fermarmi. Non ci riesco, mi sento male Kat, sento che da un momento all’altro posso vomitare e perdere il controllo.”
“ Come se non lo avessi già perso” urlò da dietro Elis impaurita di ciò che poteva accadere.
“ Quello stronzo. Ha messo qualcosa in quella stupida bibita che volevo per forza bere. Kat, ho paura.”
“ Rallenta Maxy, rallenta. Non puoi andare a 150 su una strada così stretta. Sta attento Maxy, sta attento!”
“ Kat non ci riesco, non mi funzionano i comandi ed io sto sballato come nessuno in questo momento.” Max cominciò a piangere e si vide sul volto dei tre una grande paura, quasi si stesse realizzando la disgrazia che aveva appena mandato il vecchietto.
E così fu. Il vecchio bastardo tanto torto non aveva.
Lui aveva ragione. “Giovani e spensierati. A quest’età si finisce sempre dietro le sbarre.”
E loro sarebbero finiti molto presto in una cella. In una galera. In una vera e propria galera.

“Max, per Dio, c’è gente che sta passando sulle strisce pedonali.”
“ Smettila di mettermi pressione Elis, ho capito. Sto cercando, sto cercando di calmarmi. Io ci sto provando.”
“ Vuoi che guidi io?” domandò Kat.
“ Per farci arrestare Kat? Ci sono dei poliziotti vicino quella sbarra. Non voglio la galera.”
“ Preferisci morire Elis? Maxy non sta bene, c’era polvere di qualche roba schifosa in quel succo.”
“ Kat, ho un’idea. Guarda, guarda lo scontrino. Ci sarà scritto il numero di questo negozio di merda. Denunciamolo.”
“ Sei pazza Elis? Dovremo chiamarlo, sì. Ma per chiedergli che cazzo c’era qui dentro.”
Katherine compose il numero che c’era sul retro dello scontrino. E, dall’altra parte della cornetta, rispose un uomo. Un vecchio. Quel vecchio bastardo che gli aveva prenotato un posto sicuro all’inferno.
“ Pronto chi è?”
“ Sono Katherine. Siamo quei ragazzi. Quelli lì che ti hanno preso a parole.”
“Bel modo di iniziare una conversazione Kat, bel mondo. Se prima voleva ucciderci, ora lo fa di sicuro.” Disse Elis preoccupata.
“ AH, quei famosi giovani. Dimmi.”
“ Sono quella che tu hai definito puttana. Bene, amico. Che diavolo c’era nella bibita? Max sta male, ha i vomiti, e sembra quasi drogato. Siamo sulla statale, lui corre come un pazzo, e per poco non facciamo strike di persone. Dimmi cosa c’era.”
“ Polvere di fate?”
“ Fa il serio.”
“ Forse gli avrò dato la bibita sbagliata. Probabilmente i cinque dollari non mi bastavano, ed odio i mocciosi che mi prendono per il culo. Li odio sul serio. Ma poi siete giovani, spensierati e sicuramente dei ricconi dei quartieri alti. Qualcuno vi pagherà la cauzione.”
“ In che senso? Noi non andremo in carcere per colpa di uno stolto come te.”
“ Stolto? Di uno stronzo Kat, uno stronzo.” Urlò d’altro canto Elis.
“ Ma ne siete sicuri?” e poi staccò il telefono il vecchio bastardo.
“ Ha attaccato”
“ Kat, quel signore ci sta seguendo da quando lo abbiamo incontrato ai semafori.”
“ Quel diavolo.” Urlò Max.
“ Va via, va via.”
“ Ho bisogno di aiuto ragazzi, sono un povero barbone che vaga per le strade di Atlanta.” Pregò questo ragazzo, più o meno alto, barbuto e povero e vestito di stracci e coperto di fumo e malinconia.
“ E’ una strada deserta Maxy, non accostare. Non provarci.” Disse Kat.
“ Non ci penso nemmeno. Sono passato per questa strada proprio perché non c’è nessuno e posso correre senza problemi. Anzi puoi guidare tu. Io non voglio fare altri danni, mi sento solo male. Fermiamoci in quel motel e paghiamo con i soldi che ci restano.” Rispose Max.
“ Come facciamo con questo pazzo?”
“ Elis, gli hai voluto dare i soldi e ora subiamolo. Max, scendi dall’auto e facciamo cambio. Guido io. Non c’è nessuno che può controllarci.”
“ Voglio allontanarmi da questo stronzo. Corri stronzo, corri. Che sennò muori.” Urlò Max.
“ Fai il serio Max, non sono battute da fare.”
“ Muori bastardo.” Concluse Max.
E il bastardo morì.
“ Max, che cosa hai fatto?!” Elis urlò e si sfogò in un pianto disperato quasi preferisse morire che guardare quella scena. Katherine tremò soltanto. Non riuscì a piangere. Vide soltanto quel corpo morto che giaceva a terra, privo di vita, morto. In un mare di sangue. Tanto sangue, e con una gamba completamente distaccata da tutto il corpo. Vide questa scena e non andò più via dalla sua mente. Smise di respirare ed Elis smise di urlare. Qualcuno li aveva visti e qualcuno era pronto a minacciarli pur di farli andare in carcere. Qualcuno ci sarebbe riuscito. Quel qualcuno. Quel vecchio bastardo aveva ragione; così giovani, così spensierati e così ricchi. Finiscono sempre così, dietro le sbarre. Un lieto fine che lascia tutti senza parole.
“ Non diremo nulla di tutto ciò.” Concluse con un filo di voce Max.

FINE PLOT.
 
   
 
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