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Autore: ferao    04/02/2015    2 recensioni
[Galavant]
"Non è colpa mia."
Non è colpa di Gareth se è più forte. Richard tiene in mano la spada come farebbe un bambino, non ha energie nel polso, le sue parate sono fiacche e flosce. Gareth rimanda il più possibile l'attimo in cui lo disarmerà, ma ad un certo punto capisce di non poter più temporeggiare.

[What if?]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La mia prima ff su Galavant, giustamente, non poteva essere una cosetta allegra e felice. No. Doveva essere miserabile e ANGST.
Questa oneshot è stata scritta per la Battaglia Navale di Pseudopolis Yard, il cui scopo principale è affondare le ship altrui. Qui ho infierito senza pietà su Gareth/Richard grazie al prompt scelto da Moon Lady, "It's not my fault". La stessa Moon ha betato questa ff rendendola più crudele di quanto non fosse prima, e di questo la ringrazio infinitamente <3
Ciò che state per leggere è un What if dell'ultima puntata: e se Gareth non avesse aiutato Richard, Galavant e gli altri a fuggire?
Buon - urgh - divertimento.
Fera


Gareth's fault


"Non è colpa mia."
Non è colpa di Gareth se è più forte. Richard tiene in mano la spada come farebbe un bambino, non ha energie nel polso, le sue parate sono fiacche e flosce. Gareth rimanda il più possibile l'attimo in cui lo disarmerà, ma ad un certo punto capisce di non poter più temporeggiare.
"Non è colpa mia."
Non è colpa di Gareth, ma del codice della cavalleria, se è costretto a lottare per il nobile che lo ha scelto come campione, chiunque egli sia. Sono regole non scritte, tramandate di generazione in generazione, che tutti conoscono e nessuno può ignorare. Non è quindi colpa di Gareth se un fendente diretto e preciso fa saltar via la spada dalla mano del re.
"Non è colpa mia."
Non è colpa di Gareth, non la è. Lui lo sa, ed è questa consapevolezza a consentirgli di avanzare verso l'uomo che ha promesso di proteggere, brandendo la spada. Studia per un secondo Richard: fino a pochi minuti prima sembrava non rendersi conto di quanto stesse accadendo, ma ora ha capito. Nei suoi occhi c'è sgomento. Terrore. Angoscia. E un'orribile chiarezza.
Ma Gareth non ne ha colpa.

Non è colpa sua se Richard lo ha portato a quel punto. Gareth gli si avvicina sempre di più, sempre più lentamente; il re può ancora scartare di lato ed evitare così il suo affondo, eppure se ne resta lì, immobile. Che sia paralizzato dalla paura? È possibile, quindi Gareth tenta una finta per convincerlo a spostarsi. Simula un colpo dritto, verso il petto: Richard sobbalza e d'istinto si porta le mani al torace, ma le sue gambe restano ferme.
"Non è colpa mia."
No, non è colpa sua: Richard ha evidentemente deciso di non combattere. Che figlio di buona donna! Vuole davvero che finisca così? È in questo modo che decide di difendere la sua corona? Dandola vinta a Kingsley e Madalena? Il sangue ribolle nelle vene di Gareth, la sua testa si inonda di rabbia.
- Cosa fai?! Combatti, vigliacco!
Se Richard si è arreso, Gareth non intende farlo. Avanza, finge di nuovo di colpirlo, ma il re rimane pietrificato sul posto; avrebbe tutto il tempo di scappare, di correre a riprendere la spada e lottare fino allo stremo, invece non lo fa.
"E allora non è colpa mia."
Non è colpa di Gareth, se infine il primo vero colpo va a segno.

"Non è colpa mia", mormora tra sé digrignando i denti. "Non è colpa mia, non è colpa mia, non è colpa mia" ripete, e ogni volta che lo dice ci crede di più. Non è colpa sua se la carne di Richard è così debole, se ciascun fendente lo ferisce in modo grave; non è colpa sua se il re perde l'equilibrio e cade, non è colpa sua se dall'alto gli è molto più facile colpirlo ancora, e ancora.
Non è colpa sua, se Richard non è mai voluto diventare un re con gli attributi.
"Non è colpa mia, non è colpa mia. È colpa tua."
Ad ogni stoccata inferta, Gareth se ne convince sempre di più.

Cinque minuti dopo, Richard è disteso a terra, ansimante; macchie rosse si spandono sotto di lui. Ormai è finita, forse a Gareth verrà risparmiato il supplizio di ucciderlo.
Guarda verso il palco da dove il nuovo re e la regina osservano compiaciuti. - Credo di aver vinto, Vostre Maestà. L'incontro può considerarsi terminato - dice, sebbene una parte di lui tema che non gli permetteranno di farla finita lì.
E infatti, lo sguardo di Kingsley lo trapassa come una lama gelida. - Il duello è all'ultimo sangue - replica, senza aggiungere altro. Gareth deglutisce. Per un istante, ma solo uno, è tentato di fermare quella follia, buttar via la spada e soccorrere Richard, ma l'attaccamento alla vita prevale sulla lealtà e su ogni altra cosa. Se osasse rifiutarsi di terminare il combattimento, morirebbero entrambi.
E lui non vuole morire.
Stringe i denti e il pugno, distoglie lo sguardo dal palco e lo rivolge di nuovo verso l'uomo che aveva giurato di servire. Poco prima Richard era riverso di lato, ora invece si è sdraiato sulla schiena, lo sguardo fisso al cielo. Il suo respiro è sempre più lento, il sangue invece sembra non finire mai di scorrere; il colpo di grazia, questo è il meglio che Gareth può fare per lui. O quello, o la morte di entrambi. Esiste una scelta?

Avvicinandosi, Gareth nota che l'alzarsi e abbassarsi del petto di Richard ha un andamento irregolare. Sulle prime pensa sia perché il suo respiro è sempre più rarefatto; quando gli è vicino, però, nota che le sue labbra si muovono. Sta canticchiando. Gareth non ode le parole, ma sa benissimo di cosa si tratti.
- Lay by my side and sail away, off to the shores of another day...
No, non è così che Gareth vuole farlo. Lo vuole lucido e presente, in quel momento. Lentamente si inginocchia e si china su di lui.
- Maestà, l'incontro è finito, - sussurra.
Richard pare non udirlo; continua a fissare il cielo e a canticchiare tra sé quella stupida, stupidissima ninna nanna. Gareth lo scuote, costringendolo a guardarlo.
- Richard, è finita.
Il re si volta verso di lui. Non sembra più né spaventato né angosciato, semmai sereno. - Lo so, Gareth - risponde con un filo di fiato.
Gareth apre la bocca per parlare, ma non sa cosa rispondere a quello sguardo tranquillo. Dice allora l'unica cosa che gli viene in mente:
- Non è colpa mia.
- Lo so, Gareth - ripete Richard. E aggiunge: - Mi dispiace averti obbligato a questo.
- Perché non ti sei difeso? Avresti potuto...
- Non potevo. Avrei rischiato di ucciderti.
Gareth combatte col magone che gli monta nel petto e si costringe a ridere. Il re si è davvero lasciato massacrare per non fargli del male? È la cosa più ridicola del mondo, e al contempo è così da lui da essere plausibile.
In ogni caso, se lo ripete per l'ennesima volta, non è colpa sua.
- Chiudi gli occhi, Richard.
Richard fa un cenno col capo e torna a guardare il cielo; un secondo dopo, le sue palpebre sono chiuse.
- Goodnight, sleep tight, we're gonna be all right...
Gareth alza la spada. Chissà se il nuovo re gli lascerà il tempo di piangere quello vecchio. Gli basterebbe un minuto, solo uno; di più no, sarebbe troppo.
Un minuto, per il suo vecchio amico che pare prepararsi a dormire, piuttosto che a morire.
- Goodnight, my...
L'ultimo colpo interrompe la ninna nanna. E stavolta è colpa di Gareth.

 

   
 
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