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Autore: Sho Ryu Ken    05/02/2015    1 recensioni
"Da quando, pochi giorni prima aveva sentito quelle parole, lui era rimasto in silenzio."
...
"Lo aveva guardato parlare con gli altri due amici che chiedevano spiegazioni, ma lui no, lui non aveva detto nulla."
...
"Lui sapeva bene i "perché" della scelta dell'altro."
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tell me I'm right

Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, dichiaro che i personaggi descritti non mi appartengono, non li conosco personalmente, non intendo dare rappresentazione veritiera del loro carattere ne offenderli in alcun modo. I fatti narrati non sono successi realmente.

Scritta per sheswanderlust e dedicata a lei, per augurarle tanti auguri di buon compleanno!





« Non farlo. »
Non rispose, non poteva dirgli tutto ciò che avrebbe voluto.
« Non scrivere nulla su tutto questo, ti prego. »
Se ne stava lì, inespressivo e muto ad ascoltare l'altro.
Entrambi erano seduti sul prato del parco situato vicino alle loro abitazioni.

'« Io lascio. »'

Da quando, pochi giorni prima aveva sentito quelle parole, lui era rimasto in silenzio.
Lo aveva guardato parlare con gli altri due amici che chiedevano spiegazioni, ma lui no, lui non aveva detto nulla.
Temeva che quelle parole sarebbero arrivate un giorno o l'altro e questa consapevolezza lo aveva portato a non voler chiedere nulla all'altro; non chiedere: « Perché? » come aveva fatto il bassista, non dire: « Non te ne andare. » come aveva fatto il batterista; lui non aveva bisogno di sapere le risposte a quei maledettissimi « Perché? » e « Perché non possiamo provare come l'altra volta? » ripetuti più e più volte dai due amici.
Lui sapeva bene i "perché" della scelta dell'altro.
"Perché è un'occasione unica, perché lui il più grande, mi ha chiamato per collaborare di nuovo con me, perché è sempre stato il mio sogno, perché non posso rifiutare un'opportunità simile."
Esatto, l'altro non avrebbe mai rifiutato quell'opportunità e l'avrebbe lasciato da solo.

'Impossibile.' Scrivere è una delle poche cose che gli sono sempre servite e gli servono tutt'ora per sfogarsi, per dar voce ai suoi pensieri e sentimenti e liberare la sua mente.

Avrebbe voluto dirgli che non poteva chiedergli tanto, ma non lo fece. Si limitò a rimanere in silenzio.
« Ora devo andare, è tardi. » disse l'altro guardandolo negli occhi mentre si alzava e si passava le mani sui jeans scuri per ripulirli da invisibili fili d'erba.
Non rispose nemmeno stavolta, non lo salutò e l'altro gli diede le spalle, cominciando ad allontanarsi non aggiungendo alcuna parola, dato che non serviva.
Nessun "Ciao, chiamami quando atterri, almeno per farmi sapere che stai bene." nessun "Ok, va bene." nessun "Ci vediamo presto. " nessun "Tornerò, ma tu non dimenticarmi." fu detto. Nulla, nemmeno ciò che più d'importante voleva dire il chitarrista all'altro.
'Ti prego resta.' Non poteva, l'altro avrebbe finito con l'odiarlo e lui non sarebbe riuscito a sopportare l'idea di essere odiato dall'altro uomo.
Nessuna pacca sulle spalle, nessun sorriso timido, nessun ultimo abbraccio tra loro.
'E così è finito tutto.'

Si alzò quando sentì il freddo settembrino pungergli le guance, si guardò attorno e si rese conto di non poter passare tutta la notte nel parco ormai buio; c'erano solo pochi lampioni a rischiarare lo stretto vialetto di cemento su cui ora stava mettendo un passo davanti all'altro.
Si diresse verso casa sua camminando lentamente ma ci mise solo poco più un quarto d'ora ad arrivare sull'uscio.
Entrò e richiuse piano la porta, senza sbatterla, vi appoggiò la schiena e lentamente si lasciò scivolare in ginocchio gettando malamente vicino a sé le chiavi sul pavimento di legno chiaro.
Rimase fermo ad ascoltare il suo battito cardiaco ed il suo respiro per un lasso di tempo che gli sembrò un'eternità.
« Non farlo. »
La voce e le parole dell'altro tornarono a tormentarlo e si riscosse, sorprendendosi nel notare che erano passati solo pochi minuti dal suo ritorno a casa; muovendosi piano, si allungò per recuperare le chiavi che successivamente appoggiò sul tavolino in mogano posto alla sinistra della porta.
Si diresse lentamente nel suo studio di registrazione e si sedette sul divanetto bordeaux con un blocco di carta ed una bic blu tra le mani.
Scrisse. Scrisse tanto.
Scrisse tutto ciò che aveva tenuto dentro di sé da anni, da quando aveva conosciuto l'altro e di come aveva imparato a conoscerlo e farsi conoscere da lui, scrisse di tutte quelle volte che avrebbe voluto dichiararsi, scrisse di tutto l'amore che provava per lui, di tutto il dolore che lui aveva causato con le sue parole « Io lascio. », scrisse di quanto, assurdamente, gli mancassero già il suo sorriso, la sua voce e il suo sguardo azzurro.
Tutte caratteristiche che non mi apparterranno mai e che non saranno mai più rivolte a me.' pensò egoisticamente perché sapeva fin troppo bene che l'altro non aveva mai provato nulla di più profondo dell'amicizia per lui.

Non parlò con gli altri amici per giorni e giorni che a loro volta diventarono settimane. I due sapevano. I due avevano compreso il suo bisogno di isolarsi e lo lasciarono in pace, sapevano che sarebbe tornato e loro sarebbero stati lì pronti ad accoglierlo, dovevano solo aspettare.





Aspettarono un mese per sentire queste parole: « Lasciamo perdere tutto questo. La band senza di lui non ha più senso, io non me la sento di continuare. »
Lo guardarono esterrefatti e si arrabbiarono.
Il bassista gli disse: « Avresti dovuto parlare con lui, avresti dovuto chiedergli di non andare e di rimanere con noi. » prima di incrociare le braccia al petto per evitare di venire alle mani con lui.
Anche il batterista era furioso, gli disse: « Non puoi dire che ora, senza di lui la band non ha senso. Tu non hai nemmeno provato a fermarlo. Non gli hai chiesto spiegazioni, te ne sei rimasto fermo e zitto per un mese ed ora vuoi mandare tutto all'aria solo perché... » ma non riuscì a finire la frase perché rimase sconvolto nel vedere l'espressione abbattuta del chitarrista e non se la sentiva d'infierire ulteriormente.
« E non fare quella faccia. » intervenne il bassista, dopo un attimo di pausa, riprese: « Anche noi sentiamo la sua mancanza ma non abbiamo mai pensato di abbandonare tutto. Lui tornerà e riprenderemo a suonare insieme. »
« Non tornerà. Non ha motivo per farlo, non siamo abbastanza importanti per lui. » disse a bassa voce. 'Non sono abbastanza importante' pensò tristemente; poi riprese, duro: « Se volete aspettare il suo ritorno fate pure, nessuno ve lo impedisce, ma sappiate che io non me ne starò qui ad aspettare con voi. »
I due amici annuirono debolmente, comprendendo il dolore del chitarrista celato nelle parole e nel tono che aveva usato.
Si salutarono promettendosi di rimanere in contatto l'uno con l'altro.





Passarono altri quattro mesi prima che i due musicisti furono informati direttamente dal chitarrista.
Si ritrovarono al solito locale che frequentavano per rilassarsi dopo aver passato le giornate allo studio di registrazione.
« Ho formato una nuova band. » disse loro con voce piatta.
« Cosa? » chiese il batterista sgranando gli occhi.
« È ciò che mi serve per andare oltre, non posso più rimanere fermo. Ho bisogno di suonare e se non c'è lui a cantare insieme a noi, lo farò io con la mia nuova band, non lo sostituirò. » spiegò.
« Con chi? Chi hai chiamato? » chiese il bassista.
« Ho sentito un po' di gente, Erock e Garrett sono disposti a suonare con me per un po' di tempo. » rispose brevemente.
« Non potevi parlarne prima con noi? » chiese il batterista.
« Sotto questo aspetto siete uguali, fate sempre di testa vostra senza chiedere il parere agli amici. » rifletté ad alta voce il bassista, passandosi una mano tra i capelli.
« Scusatemi. Non vi ho chiesto se volevate suonare con me perché sarebbe strano se lo facessimo noi tre senza di lui. Non volevo dare l'impressione sbagliata, non voglio che la gente pensi che possiamo sostituirlo ed andare avanti mantenendo il nostro nome. » disse portando una mano dietro al collo, nervoso, poi riprese: « Ho bisogno di buttarmi in questo progetto nuovo, però ho anche bisogno di un bassista... Te la sentiresti di venire a provare con me e gli altri? » glielo chiese rivolgendosi direttamente all'amico che gli sedeva di fronte.
« Sarebbe un po' strano, però è pur sempre un'offerta di lavoro. » rispose il bassista grattandosi la testa. Aveva paura che il batterista potesse arrabbiarsi con lui se avesse accettato.
Lo guardò di sottecchi ed il batterista si limitò a sospirare, spostando lo sguardo oltre la vetrata che si trovava alla sua sinistra.
« Ehi, cosa pensi che dovrei fare? » gli chiese il bassista.
« Non devo decidere io per te, sei libero di fare ciò che credi sia meglio. » rispose pacatamente l'altro.
« Ok... Allora... Accetto, mi farebbe piacere suonare con te ancora una volta. » disse il bassista rivolgendosi al chitarrista.
« Bene, ti aspetto a casa mia oggi pomeriggio, alle tre. Non fare tardi. » lo informò il chitarrista fintamente serio, sapeva che il vecchio amico non sarebbe mai arrivato in ritardo.
« Ok, va bene. Ora è meglio che vada, ho delle commissioni da fare... Noi ci vedremo dopo. Ciao a tutti e due. » disse il bassista salutandoli.
« Che c'è? » chiese il più giovane, notando lo sguardo dell'amico che gli rispose con un semplice: « Nulla. » prima di cominciare a tamburellare le dita della mano destra sul tavolino.
Il batterista si chiese per quanto tempo ancora l'amico avrebbe continuato a negare l'evidenza senza fare nulla per riportare il loro cantante a casa, da loro.





Il nuovo gruppo provò insieme per un paio di settimane, poi, arrivato un venerdì sera, il bassista si arrese e se ne chiamò fuori.
Non pensava che fosse così tanto difficile suonare con un gruppo che non fosse il precedente. Conoscendosi, sapeva che non sarebbe riuscito a sopportare un'ulteriore sessione di prove.
Il chitarrista e cantante del nuovo gruppo non lo biasimò, aveva capito la difficoltà dell'amico, l'aveva provata e la stava provando anche lui; l'aveva ringraziato per l'impegno preso e l'aveva salutato con gratitudine ed un abbraccio.

Durante il fine settimana si era messo in contatto con altri musicisti ed aveva rintracciato un giovane bassista dal cognome importante nel mondo della musica che entrò ufficialmente a far parte del gruppo il martedì successivo.

Entrarono in studio di registrazione e provarono i vari brani che il chitarrista aveva scritto durante l'ultimo periodo. Insieme decisero d'incidere un album.
Provarono per alcune settimane e le registrazioni proseguirono velocemente come era stato programmato, senza alcuna distrazione che potesse rallentare la lavorazione.

Nei mesi successivi, che seguirono l'uscita del cd, iniziarono ad esibirsi e fare vari concerti nel loro Paese e all'estero ottenendo un discreto successo.

Stavano provando per l'ultimo concerto programmato, tutti erano felici dei risultato ottenuto ma era giunto il momento, per quel nuovo gruppo, di prendersi una meritata pausa per potersi riposare.
Dovevano resistere solo quella sera e quella successiva, poi sarebbero potuti tornare ognuno nelle rispettive case.

« Bene, questa era perfetta, ottimo lavoro, tutti quanti. » il chitarrista sorrise grato agli altri tre musicisti, prima di posare il proprio strumento musicale.
« Ehi amico, che cosa sono questi? » gli chiese curioso il più alto del gruppo, sventolando alcuni fogli bianchi pieni di parole in bella grafia scritte in blu, trovati in un blocco posto sopra uno dei tanti amplificatori sul palco.

Tutti i membri dello staff lo avevano visto girare spesso con quel blocco di fogli stretto tra le mani, quando non si stava esercitando suonando la sua chitarra elettrica.
Tutti erano curiosi di sapere ma nessuno aveva mai osato chiedere che cosa ci fosse scritto e nessuno aveva mai avuto il coraggio o l'opportunità di sbirciare, dato che il chitarrista non lasciava mai il blocco di fogli incustodito.
Fino ad ora, perlomeno.

Il chitarrista, sentendosi chiamare, si voltò verso l'alto batterista e lo guardò spaventato nel notare cosa l'altro stringeva tra le mani, gli si avvicinò velocemente ma non riuscì nell'intento di prendere i fogli perché gli altri due membri del gruppo aiutarono il batterista, prendendo un paio di fogli ciascuno e cominciarono a leggerli.
« Ehi... Questo... Tutti questi fogli li hai scritti tu, vero? » gli chiese il chitarrista ritmico, nonché uno dei suoi più vecchi amici, riconoscendo la sua scrittura.
« Sì, li ho scritti io, ora restituitemeli. » disse loro con tono autoritario, spostando lo sguardo sugli altri tre, allungando la propria mano destra, aspettandosi di ricevere i vari fogli. La sua richiesta non fu ascoltata.
« Ragazzi, vi ho chiesto di restituirmeli, avanti. » insistette il leader della band cominciando a spazientirsi. Anche questa volta nessuno degli altri tre musicisti gli diede retta.
« Datemeli, forza. » l'altro chitarrista si voltò verso gli altro due e si fece restituire i fogli. Non solo aveva notato il tono di voce dell'amico ed il suo sguardo penetrante, aveva avuto abbastanza tempo per leggere velocemente alcune frasi scritte in blu ed aveva compreso perfettamente il senso di ciò che riportavano. Si sentiva in colpa; nessuno di loro avrebbe dovuto intromettersi.
Restituì i fogli tenendo lo sguardo basso; l'altro li prese immediatamente, passò le proprie dita sulla liscia superficie di ogni foglio, li sistemò per bene pareggiando i bordi e li infilò con cura di nuovo nel blocco, al loro posto.
Girando le spalle agli altri uomini si diresse silenziosamente nel backstage, non allentando la presa sul blocco che teneva stretto contro il suo petto.
« Ehi... » provò il chitarrista ritmico, raggiungendolo e posando la propria mano sinistra sulla sua spalla, attirando la sua attenzione.
« Cosa vuoi? » chiese l'altro, voltandosi appena.
« Io... Volevo dirti che... » non fece in tempo a finire, che venne interrotto dal chitarrista solista che si scostò dalla presa dell'altro: « Non è necessario. Dimentica ciò che hai letto e dì agli altri di fare lo stesso. »
« Aspetta, per favore. » lo supplicò e poi, quando l'altro non diede segno di volersi allontanare ancora, proseguì: « Ho capito che quelle parole sono molto importanti per te, ma sarebbe un vero peccato se non fossero trasformate in una canzone. Pensaci: abbiamo ancora un paio di serate per provare, se tu trovassi una melodia adatta. »
« Che vuoi dire? Non è mai stato nel mio interesse scrivere ciò che c'è scritto qui per trasformarlo in una canzone. » gli disse l'altro.
« Dovresti farlo. » lo esortò il chitarrista ritmico, sorridendogli.
« Non credo che... » cominciò il leader.
« Questa è la prima volta che tu ti tiri indietro, da quando ti conosco ho sempre pensato che nulla ti potesse spaventare. » gli rispose prontamente l'altro interrompendolo e guardandolo come se lo stesse sfidando a smentire l'affermazione appena fatta.
« Non sono spaventato. » gli disse, reggendo lo sguardo. « Allora perché non lo fai o provi almeno a pensarci? » chiese l'altro, insistendo.
« Non voglio. » rispose candidamente il leader.
« Perché no? Dovresti farglielo sapere in qualche modo... » disse l'altro con noncuranza, scrollando leggermente le spalle.
« Chi dovrebbe sapere cosa? » chiese il leader della band, guardandolo stranamente, facendo finta di non aver capito.
« L'altra persona, quella di cui hai scritto proprio lì...» indicò il blocco con un dito, poi proseguì: « Dovrebbe sapere che la ami. » concluse l'altro, come se fosse la cosa più ovvia.
Ed in effetti lo era.
« Io non amo proprio nessuno! » esclamò il chitarrista solista mettendosi a ridere.
« Cazzate. Non avresti scritto tanto se tu non amassi quella persona. » gli rispose serio il chitarrista ritmico aggrottando le sopracciglia; non riusciva a credere veramente a quella bugia colossale che aveva appena udito.
« Non sono affari tuoi. » disse il leader, tornando a guardarlo direttamente negli occhi.
« Invece sì, sono tuo amico da molto tempo, non voglio vederti soffrire e sapere che nascondi ciò che provi. Non ti fa bene. » disse il biondo chitarrista, abbassando di poco il tono di voce, parlando tranquillamente.
« Non cambierebbe nulla. Se anche dovessi provare a scrivere una canzone non è detto che l'ascolterà e forse non capirebbe nemmeno... Non sono certo di voler rivelare ciò che provo ne di voler sapere se capirebbe. » disse il chitarrista solista con tono di voce confuso, passandosi una mano sulla nuca con fare nervoso.
« L'hai già fatto scrivendo tutti quei fogli. » gli fece notare l'altro, indicando nuovamente il blocco e sorridendogli leggermente.
« Ormai non importa, è tardi perché io mi esponga tanto. » disse il leader, arrendendosi all'evidenza, abbassando di poco lo sguardo, insicuro sul da farsi.
« Non è mai troppo tardi, quando si tratta di amore. » lo incoraggiò inizialmente il chitarrista ritmico, poi proseguì: « Secondo me dovresti provarci, mal che vada dovrai affrontare un rifiuto ma almeno potrai guardare avanti, se invece accettasse i tuoi sentimenti potreste essere felici. »
« Da come sono andate le cose tra noi dubito fortemente che possa esserci un futuro felice. » rifletté ad alta voce il leader sospirando.
« Come fai a saperlo? Ti sei già dichiarato? » chiese l'altro non riuscendo a nascondere la sua curiosità.
« No. » rispose semplicemente l'altro.
« E allora che aspetti? » lo incitò il chitarrista ritmico.
« Non l'ho voluto fare perché so già quale sarebbe la sua risposta, l'ultima volta che ci siamo visti non ci siamo lasciati in buoni termini... » spiegò brevemente il leader del gruppo.
« Avete litigato? » lo interruppe l'altro, preoccupato perché non ne sapeva niente.
« Non esattamente, ha fatto delle scelte ed io non ho detto nulla non potendo intromettermi nei suoi affari, ne mi sono dichiarato. » continuò il chitarrista solista, sospirando amaramente per l'ennesima volta nel giro di poco tempo.
« Alla faccia che non sei innamorato! Dimmi la verità: tu avresti voluto dirglielo, non è così? » chiese il biondo chitarrista, sorridendogli per fargli capire che non lo aveva chiesto per poterlo prendere in giro.
L'altro non rispose verbalmente, si limitò a fare un breve cenno d'assenso abbassando la testa.
« Allora fallo adesso: cerca tra le parole che hai scritto delle frasi che possano colpire quella persona e fargli capire ciò che provi. Poi sarà quella persona a decidere cosa fare: se ascolterà la canzone ed avrà compreso... »
« E ricambiasse. » puntualizzò il chitarrista solista, interrompendolo.
« E ricambiasse, certo; potrete essere felici insieme, se invece non va come dovrebbe e si rivelasse un fiasco, avresti il cuore spezzato ma ti rimarrebbe comunque una canzone... Scherzo, vedrai che andrà tutto bene! » disse il chitarrista ritmico con un grande sorriso che servì ad alleggerire l'animo dell'amico.
« Non devi decidere immediatamente, ma dimmi che ci proverai, ok? Scommetto però che andrà tutto bene. » gli disse prima di lasciargli una leggera pacca sulla schiena per congedarsi e cominciò ad incamminarsi verso gli altri due musicisti poco distanti, che avevano osservato lo scambio di battute senza sapere di cosa stavano discutendo i due chitarristi.
Il cantante e chitarrista lo aveva osservato allontanarsi e per un istante si chiese se l'altro avesse o potesse avere ragione.
'Se fosse così potrei riavere almeno la sua amicizia, anche se...' Anche se lui, onestamente, sperava in qualcosa di più della sua amicizia.
'Devo provarci, non posso lasciare tutto in sospeso.' Chiuse gli occhi e per un momento immaginò di ritrovarsi faccia a faccia con l'altro uomo e riuscire finalmente a dirgli tutto quanto. Si sentì immediatamente meglio.
Era sopravvissuto ad un suo abbandono, poteva sopravvivere ad un suo rifiuto; gli ci sarebbe servito del tempo ma forse ce l'avrebbe fatta.
Guardò l'ora sul display del proprio telefono cellulare e prese la decisione definitiva.
Fece per lasciare il palco deciso a dirigersi sul tour bus ma si fermò, andò a passo svelto a recuperare la sua chitarra elettrica preferita ed informò gli altri membri del gruppo che non li avrebbe raggiunti per la cena.
Se voleva almeno provare a scrivere una melodia aveva bisogno di rimanere da solo e non aveva molto tempo prima dell'inizio prestabilito dell'esibizione.

'No, così non va...' cambiò qualche nota, non essendo soddisfatto del risultato.
'Nemmeno così... Non ci siamo...' provò nuovamente la combinazione di note che aveva scritto non appena si era isolato sul bus, sedendosi a gambe incrociate sul divanetto beige della zona giorno.
'Non va...' mise da parte la chitarra e si concentrò sulle note che aveva scritto a matita.
Gli sembravano solo tanti pallini collegati da lineette buttati a casaccio, non sembravano avere senso.

« Prova con questa. » arrivò alle sue orecchie la voce del biondo chitarrista che gli stava mostrando una chitarra acustica.
« Grazie. » rispose l'altro, afferrando la sua chitarra.
« Come procede? » chiese il chitarrista ritmico sedendosi sul bracciolo del divano e piegandosi leggermente verso i fogli colmi di note, guardandoli con curiosità.
« Ho bisogno di dare un senso al tutto. » disse distrattamente il leader del gruppo, rivolgendo uno sguardo fugace al suo interlocutore. « E devo riuscirci da solo. » puntualizzò successivamente.
« Comprendo... » disse l'altro.
Sul serio, sapeva com'era l'amico ed il suo comportamento durante la scrittura di una canzone, lo aveva visto con i propri occhi in più di un'occasione.
« Puoi farcela, me lo sento. » gli disse incoraggiandolo con un piccolo sorriso. « Ora vado dagli altri, tu ricordati di mangiare qualcosa... Ci vediamo dopo in teatro. » aggiunse infine, prima di alzarsi dal divanetto.
« Hmh... Ok, a dopo. » lo salutò brevemente il chitarrista solista, cominciando a muovere le dita sul manico della sua chitarra acustica, senza staccare gli occhi dal foglio che aveva davanti a sé.
Il chitarrista ritmico fece qualche passo in direzione degli scalini verso l'uscita anteriore del bus e rise tra sé e sé vedendolo indaffarato: forse era riuscito a far ragionare il suo amico.
Si era accorto quasi immediatamente che il cantante aveva nascosto qualcosa a lui e gli altri membri del nuovo gruppo, ma i suoi sospetti ebbero la conferma soltanto la sera dell'abbandono del primo bassista; era certo che doveva esserci qualcosa di profondo e serio che gli aveva impedito di continuare a suonare con loro.
'Per non parlare dello strano comportamento quando teneva il blocco tra le mani.' Sperò vivamente di poter vedere l'amico un po' più sereno rispetto agli ultimi mesi.

'Devo solo pensare a lui, non dovrebbe essere tanto difficile...' si disse il chitarrista solista.
Nei mesi passati lontano da casa e da lui, di giorno non aveva fatto altro che concentrarsi sul nuovo progetto che aveva creato per non pensare proprio a lui e al modo in cui si erano lasciati, ma durante le notti, le ultime parole che gli aveva rivolto cantante continuavano a tormentarlo, mescolandosi al ricordo dei bei momenti trascorsi con lui.
Venne improvvisamente colpito da un'idea per una melodia, la provò un paio di volte con l'acustica e successivamente segnò le varie note su un foglio bianco, per non rischiare di dimenticarle.
Sorrise soddisfatto di ciò che aveva ottenuto, quando ritenne che le parole e la musica fossero ben amalgamate in una splendida canzone.
La provò ancora per un'ultima volta, sistemò i suoi strumenti musicali ed il blocco con i fogli scritti, indossò la giacca e poi raggiunse gli amici dirigendosi in teatro.

« Ce l'hai fatta? » chiese il chitarrista ritmico avvicinandosi al leader del gruppo mentre si trovavano nei camerini in attesa di salire sul palco.
« Credo di sì. » rispose il cantante.
« Ottimo. Te la senti di cantarla, magari come ultima canzone? » gli chiese l'altro.
« A dir la verità no. Ma so che in un modo o nell'altro, tu finirai con l'obbligarmi. » disse il chitarrista con un piccolo sorriso furbo.
« Tu mi conosci bene, puoi starne certo che ti obbligherei a cantarla. Posso vedere il foglio con la musica? » chiese con curiosità il biondo.
« Se non ti dispiace vorrei tenere quelle parole solo per me ancora per un po'. » disse il leader.
« Va bene, come vuoi tu, ma dopo canterai anche quella canzone, vero? » gli chiese l'altro.
« Perché stai insistendo tanto? » provò il cantante, non capendo il perché di tanto accanimento da parte del suo amico.
« Avreste anche potuto avvisare che avremmo dovuto suonare un'altra canzone, ed ora come facciamo? Dov'è la musica? » disse l'alto batterista, che aveva seguito il discorso dei due amici poco distanti da lui.
« Non abbiamo mai provato altre canzoni al di fuori di quelle presenti sull'album. » aggiunse il giovane bassista, un po' preoccupato.
« State tranquilli amici, a quella canzone penserà lui con la sua chitarra acustica, noi dovremo solo ascoltarlo ed incoraggiarlo. » disse il biondo stringendo i due amici in un abbraccio.
« Ok, ci penserò. » disse il cantante in modo vago, sperando che l'altro non lo costringesse sul serio.
« No, tu la canterai e basta, altrimenti non avrebbe senso che tu l'abbia scritta. Una canzone deve essere suonata e cantata. » disse risoluto il biondo.
« Ha ragione. » disse il bassista, riferendosi al chitarrista ritmico.
« Sono d'accordo con loro e poi mi ha incuriosito, vorrei sentire l'ultima canzone che hai scritto. » aggiunse il batterista.
« Se la mettete così... Ok, mi arrendo, canterò quella canzone. » disse il leader del gruppo dopo un attimo passato in silenzio.
'Ottimo, non mi resta che avvisare gli altri.' pensò il biondo, cominciando a digitare furiosamente sul proprio cellulare touch screen.
« Andiamo, ora tocca a noi. » disse infine il cantante.
Insieme, i quattro musicisti, si diressero sul palco del teatro. Il leader si prese un attimo per sorridere e ringraziare velocemente i due grandi amici accorsi per supportarlo nelle ultime date del tour nella loro città, si sarebbero rivisti l'indomani; successivamente raggiunse il resto della band ed insieme salutarono i fan estasiati.
Il leader del gruppo, dando loro le spalle non aveva visto però, lo scambio di sguardi e sorrisi da parte del chitarrista ritmico e i suoi vecchi compagni di band.
Dopo l'incitamento dei fan, cominciarono a suonare i vari brani incisi per il cd.


  
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