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Autore: Macy McKee    05/02/2015    12 recensioni
[Clove/Cato]
L’avresti reclamato con le tue mani e con le tue armi, perché non esiste differenza fra amore e morte.
Amore è una lama che recide la carne. Morte è baciare Cato e sussurrargli minacce nelle tenebre della notte.
Amarlo è morire fra le sue braccia, e non conoscere altra via d’uscita. È il tuo mondo, l’unico mondo distorto e violento e vero che conosci.
Amarsi è guardarsi morire l’un l’altra.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note:
La pubblico di corsa, prima che, continuando a rimandare la pubblicazione, questa storia rimanga sul mio hard-disk per sempre. Devo pubblicarla, perché il prompt che l’ha ispirata è troppo perfetto per non essere condiviso con il mondo.


Scritta (prima che la mia vita fosse risucchiata dalla scuola, coff coff) per il Drabble Event del gruppo “We are out for prompts”, per il prompt: Cato/Clove, "Un mondo malato in cui l'unico modo per amarti era morire accanto a te." POV in punto di morte di uno dei due, a tua scelta, partendo dall'assunto che si sia offert* volontari* non appena l'altr* è stat* estratt*.

Ringrazio ancora di cuore la meravigliosa prompter, di cui mi sono resa conto di non conoscere il nickname su EFP D:


Questa storia fa parte dello stesso universo-barra-progetto di At the sight of you and I e A sangue freddo.
Citazione iniziale tratta dalla canzone "Lifeline" di Anastacia.
È questa la fine? 
Is it the end?
Somebody tell me, have I just wasted a lifetime?
È questa la fine?
Non riuscire a respirare perché il dolore e il terrore ti strappano l’aria dal petto, squarciando i tuoi polmoni e la tua mente: è così che la morte ti chiama a sé?

Non sembra la fine.

Il suo nome che rimbomba nell’aria e nelle tue orecchie, dando fuoco ai tuoi nervi.
Sono le tue grida, le riconosci? Gridi e non puoi fermarti, anche se ogni urlo è una coltellata nelle tempie.
Non ti piace questo dolore: non c’è onore né gloria nelle tue dita che annaspano sul terreno, strappando l’erba. Non c’è vittoria nei tuoi occhi che si appannano e nel mondo che si dissolve in una pioggia nera e rossa.

Il suo nome è sospeso nell’aria come una nuvola che porta tempesta.

Verrà? Tu sei lì per lui. Lo sa? Deve saperlo. Gliel’hai detto? Non ricordi.
I tuoi pensieri s’infrangono come vetro mentre corrono nella tua mente e incontrano una muraglia di paura e confusione e orrore.

È questa la fine?

Non sembra la fine. Dov’è la storia della tua vita che si affretta e corre e svanisce davanti ai tuoi occhi? Davanti ai tuoi occhi c’è solo uno squarcio di cielo che si tinge di ombre e sangue. Il tuo sangue, quel sangue che avevi giurato di non permettere a nessuno di far scorrere senza il tuo consenso.

Perderai. Il pensiero sovrasta le voci che si affollano nella tua mente. Perderai. Non “morirai”, perché non puoi morire: non può essere questa, la fine. Non senza di lui.
E lui arriva, affiancando il tuo nome al suo nell’aria che si ritrae sotto i colpi delle vostre urla.

Forse è davvero la fine.

Perderai. Perderai Cato, lo sai? E non avrai la possibilità di essere sola e spezzata e incompleta ma con gli occhi pieni del rosso del suo sangue dopo averlo ucciso.
Un gemito di protesta sfugge dalle tue labbra. Sei patetica. Debole. Perderai, lo perderai.
E quando un sussurro inghiotte il tuo gemito, niente ha più senso.
«Resta con me» ti mormora il vento, ed è assurdo, perché all’improvviso il vento ha la voce di Cato.

Guardi in alto, ma le ombre hanno inghiottito il mondo davanti ai tuoi occhi, alla fine.

Ma le ombre non possono celare il calore della mano di Cato che si stringe sulla tua, e capisci che è inginocchiato sull’erba, accanto a te.
Stupido, pensi. Perché perde tempo con te, quando non puoi essere salvata?
E il pensiero ti colpisce con tutta la sua violenza: non puoi essere salvata, e morirai. Morirai accanto a lui, e non doveva finire così.

«Sono qui» mormori, e non sai se capirà, perché ogni movimento delle tue labbra è una lotta. Il pensiero che non capisca scatena una nuova ondata di terrore lungo il tuo corpo: deve capire. Deve sapere.
Deve sapere che sei lì per lui e per ucciderlo e che l’avresti fatto, lo sa? Avresti premuto il tuo coltello contro la sua gola e avresti gioito all’odore del suo sangue e lui sarebbe stato tuo, tuo da uccidere, tuo e di nessun altro.
L’avresti reclamato con le tue mani e con le tue armi, perché non esiste differenza fra amore e morte.

Amore è una lama che recide la carne. Morte è baciare Cato e sussurrargli minacce nel buio della notte.

Amarlo è morire fra le sue braccia, e non conoscere altra via d’uscita. È il tuo mondo, l’unico mondo distorto e violento e vero che conosci.

Amarsi è guardarsi morire l’un l’altra, e lui ti guarderà mentre te ne vai, ora.

«Resta» ripete, e tu vorresti restare. Vorresti restare e combattere e vincere, ma lui non dovrebbe volerlo: dovrebbe voler affondare la sua lancia nel tuo petto e aiutarti ad andartene, aiutarti a spianargli la strada verso la vittoria.

Ma le sue labbra dicono «Resta con me» e tu vorresti dirgli che sei rimasta con lui per tutta la tua vita, lo sa?

Sei lì per lui, ti sei offerta per lui. Per proteggerlo? Per ucciderlo? Per sfidarlo? Per amarlo?
Non lo sai. Non c’è differenza.

E saresti rimasta con lui fino alla fine. Fino alla tua fine, se lui ti avesse uccisa. L’avresti accettato, perché saresti stata sua nella morte. Fino alla sua fine, se tu l’avessi ucciso.

Ma te ne stai andando, e Cato non vuole lasciarti scivolare lontano da lui.

È questa la fine? Lui che ti prega di restare al suo fianco e non sa che sei stata accanto a lui dall’inizio e che lì saresti rimasta per sempre?

Ora sembra la fine. Ora che lui è accanto a te e ti supplica di non andare via, mentre il mondo svanisce.

“Sono qui per te”, vorresti dirgli, ma non ci riesci. E non potrai più essere lì per lui – per proteggerlo, per ucciderlo, per sfidarlo, per amarlo – perché questa è la fine.

Sei rimasta con lui fino alla fine.

 

 
 
   
 
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