Care McFlyane, in questi ultimi giorni ho avuto un'idea e ho voluto fare uno dei miei esperimenti che ià ben conoscete :). Fare esperimenti con le FF è diventato quasi un lavoro per me!
Questa volta, voglio parlarvi di una ragazza e di un suo sogno. Ma non credete che il SUO sogno non sia anche il VOSTRO. Perchè io ho scritto questa storia ispirandomi a tutte voi, a tutto quello che sognate quando pensate al vostro gruppo/cantante/attore/modello/ragazzo del cuore. O almeno, ci ho provato :).
Dopo essermi informata e documentata, ho deciso di scrivere questo primo lungo capitolo. Ed il secondo... bè, sarà il finale, dal momento che la storia è nata per essere BREVE. Ma vi dirò che questo finale è, come l'ho chiamato io, "biforcuto"... perchè? Perchè è doppio. Ci saranno due risvolti e starà a voi scegliere quello che più vi piace! Pubblicherò entrambi i finali in una volta, cosicchè possiate scegliere subito. Nel frattempo, vorrei sapere cosa ne pensate dell'inizio, dello sviluppo di questa storiella...
Vi ricordo che la mia è una favola. E lo capirete da sole, se sarete lettrici attente! E vi ricordo che... anche se queste righe vi sembreranno stupide e scontate... bè, forse rappresentano un pò ciò che alcune di noi vorremmo che accadesse, chi lo sa...
Vi lascio alla lettura. Ma prima, una cosa importante: il titolo, "Come on, Eileen" è preso da una canzone del 1982 dei Dexys Midnight Runners, una band inglese di abili musicisti che fece molto successo con questa canzone per poi finire nuovamente nell'ombra, purtroppo... Lo stile musicale celtico di questa simpatica canzone mi è servito per ideare la protagonista, che è irlandese, come leggerete... Vi consiglio dia scoltarla :).
Buona lettura!!
Ciry
COME ON, EILEEN!
Eileen aveva appena
compiuto diciotto anni nella sua città natale, Dublino.
Aveva mantenuto le lunghe onde
bionde che portava sin da piccola, assieme alla pelle chiara, con qualche
lentiggine, e al naso piccolo.
Gli occhi le si erano
fatti leggermente più scuri: non erano più celesti come quando aveva pochi
mesi, erano diventati blu scuri, con qualche screziatura grigia.
Si era trasformata in una
ragazza molto carina, seppur molto minuta.
Tutti la guardavano e
parlavano con lei come se fosse una bimba, anche se in realtà non lo era.
Ufficialmente, era una donna.
Ma lei non se ne aveva a
male, anzi, era sempre molto gentile con tutti e non si arrabbiava quasi mai.
Soprattutto, aveva molta
fantasia.
Leggeva molto, ascoltava
la musica ancora di più, e tutto ciò aveva fatto sì che, nonostante tutte le
brutture del mondo le ridessero sfrontatamente in faccia, lei non ci badasse
poi così tanto.
Certamente aveva avuto
qualche delusione, in diciotto lunghi anni, ma aveva sempre cercato di
affrontarle con il migliore degli spiriti: sorridendo, stringendo un po’ i
denti e continuando a immaginare, a vagare con la mente…
Spesso la chiamava a sé,
magari quando era sola in camera sua e in silenzio, e la sollecitava a creare
personaggi, creature, sensazioni di vario tipo, qualsiasi cosa pur di farla
sentire al settimo cielo, anche solo per pochi minuti.
Il suo cuore non era
quello delle tavole mediche di anatomia, né quello dei telefilm ospedalieri,
non era fatto così.
Il cuore di Eileen aveva
una forma perfettamente a cuore.
Era rosso come un cuore rosso.
Era perfetto,
senza atri né ventricoli, niente aorta o valvole varie.
Il cuore di Eileen se ne
stava sospeso in mezzo al petto, da solo, e batteva.
Ecco com’era, secondo lei.
E questo suo cuore non
soffriva di cardiomiopatia dilatativa, come diceva il dottore.
Quella era davvero una
parola dal suono complicato, assurdo.
No, il suo cuore era
semplicemente più… cicciottello di altri cuori.
Bastava prendere delle
pillole per calmarlo, per fargli mantenere le sue giuste dimensioni; certo,
bisognava prenderle subito, o il cuore sarebbe scoppiato come un palloncino, ma
Eileen era sempre molto attenta a questo genere di cose, e il suo cuore si era
sempre mostrato collaborativo nei suoi confronti.
Quando quel dottore,
sempre quel dottore tanto bravo ma anche tanto serio, le aveva detto che
avrebbe dovuto subire un trapianto per non morire, Eileen pianse un po’.
Non che avesse paura.
È che si era affezionata
al proprio cuore, non era entusiasta di averne un altro, che sicuramente
sarebbe stato rosso fiammante, nuovo di zecca.
Ma non come il suo cuore,
un po’ malandato ma pieno di ricordi, un po’ come un nonnino che racconta le
favole ai nipoti.
Basta con i limiti
eccessivi, basta con gli orari da ricordare per le medicine.
Tutto sommato, era
contenta.
Chissà come sarebbe stato,
questo cuore nuovo.
Ma intanto, aveva preso il
suo biglietto per il concerto dei McFly, un regalo di compleanno da parte dei
genitori, ed era andata a vedere il suo gruppo preferito suonare, nel suo
paese, per i suoi diciotto anni.
Suonavano all’aperto, era
sera, era estate, e il tempo era bello, una volta ogni tanto. Probabilmente,
anche la luna aveva voluto assistere a quel concerto di beneficienza, mossa
dalla curiosità.
Harry.
Fu quello che vide per
primo.
Essendo tra le prime file,
lo salutò sbracciandosi e applaudì entusiasta quando lo vide sedersi alla
batteria.
Lui sorrise, e le sembrò
quasi che quel sorriso fosse solo per lei. Ma scacciò via quel pensiero
presuntuoso per concentrarsi sul ritmo che il batterista stava dando al
pubblico e alla band.
Poi Tom.
Tom la faceva ridere,
aveva una faccia davvero molto buffa, le sembrava uno di quegli gnomi che ogni
tanto la venivano a trovare durante i pomeriggi noiosi, nella sua testa.
Applaudì anche a lui,
sentendolo suonare i primi accordi di “Lies”.
Dougie, oh sì, Dougie era
veramente uno spasso.
Dougie era quello che la
sorprendeva sempre, perché se ne stava serio per i primi minuti di ogni
concerto, poi cominciava a scherzare, a fare il deficiente, ed Eileen rideva
fino a piangere ogni volta che lo vedeva fare una delle sue gag.
Sentendolo stuzzicare le
corde del suo basso, aspettò pazientemente che cominciasse a suonare e a farla
ridere.
E poi, per ultimo, si
concesse Danny.
Aveva rifiutato sin da
piccola lo stereotipo del Principe biondo, perché quella bionda doveva essere
solo lei,
Raperonzolo era bionda.
Cenerentola era bionda.
Lei era bionda.
Perciò, il suo Principe
doveva avere i capelli scuri. Neri, mori o castani.
E poi, gli occhi azzurri.
Sì, quelli erano concessi
sia al Principe che alla Principessa.
E aveva tutte le carte in
regola per essere un vero Principe Azzurro.
Aveva un bellissimo
sorriso rassicurante, come tutti i Principi, che hanno il sacrosanto dovere di
far sentire la propria Principessa al sicuro.
Aveva delle mani grandi,
belle e forti, come quelle di un Principe che impugna una spada magica in grado
di sconfiggere tutto e tutti.
Era alto come i veri
Principi, dalla presenza possente e maestosa.
Ed era sicuramente buono.
Affascinante.
Romantico.
Lo domò immediatamente,
riuscendo a scostarsi per qualche attimo dalla folla che spingeva e urlava per
mettersi in fila e comprare gadgets e CD autografati.
Quando si sentì nuovamente
tranquilla e con il cuore che di nuovo batteva normalmente, Eileen si incamminò
verso due membri della security, la sua copia di “The heart never lies” tra le
mani.
Con fare agitato, si portò
una mano al petto, ma si tranquillizzò, sentendo il contatto duro della
plastica del pass, giusto sotto la sua T- Shirt.
Si sentiva in colpa per le
altre fans, ma terribilmente felice per se stessa.
Suo cugino Ian, era stato
lui a procurarglielo.
Quel ragazzone lavorava
nello staff del tour, era stato ingaggiato per montare il palco.
E quando aveva regalato il
pass per il backstage alla cugina, si era beccato un abbraccio e un bacio
calorosissimi e pieni di lacrime.
Erano anni che Eileen
aspettava l’occasione giusta per poter avvicinare la sua band preferita; grazie
a Ian, il suo momento era finalmente arrivato.
La ragazza rabbrividì per
il terrore e spalancò gli occhi appena sentì degli schiamazzi provenienti da
dietro di lei…
“Ferma!!!”
“Raccomandata di merda!!!”
“Ma va nel backstage?!”
“Come si permette?!”
Senza dire una parola,
l’uomo la condusse velocissimamente ad un’entrata laterale del palazzo.
Insieme fecero due rampe
di scale in metallo, quasi al buio.
Presero due ascensori
diversi.
Arrivarono al quinto
piano, quello delle suite.
L’uomo la fece sedere su
uno dei divanetti di velluto che stavano nel corridoio ben illuminato e le
disse: “Adesso dobbiamo aspettare che i ragazzi siano pronti. Quando arrivano,
puoi parlare con loro, fotografarli, chiedere degli autografi. Però, devi darmi
il tuo cellulare.”
Eileen non discusse: aprì
il suo zaino rosso e diede il suo Samsung all’orco buono, che continuò: “Non
chiedere loro troppe domande e non fare nessuna mossa brusca, altrimenti sarò
costretto a portarti fuori. Hai un quarto d’ora per stare con loro. Hai
capito?”
Ancora una volta, stava
esplodendo per l’emozione, ma il suo cuore batteva normalmente, tenuto
saldamente a freno dai medicinali.
Meglio così, anche se
avrebbe tanto voluto sentire il batticuore che tutti percepiscono quando si
emozionano tanto. Lei non lo aveva mai potuto percepire.
Pensò a Tom, al modo in
cui l’avrebbe abbracciato mentre si faceva fare una foto con lui.
Pensò a Dougie, a quanti
complimenti gli avrebbe fatto per aver cantato “Ignorance” alla perfezione.
Pensò a Danny.
“Ti chiami Eileen, come
quella dei Dexys Midinght Runners!” esclamò Tom, stringendo la mano di Eileen
nella sua, tre volte più grande.
“Ma sei di Dublino?” le
domandò Harry.
“Io… sì, sono di qui! E…
sì, mi chiamo come la ragazza della loro canzone!” rispose lei, arrossendo e
mettendosi a ridere, un po’ nervosa.
“La vuoi una birra?” le
propose Dougie, allungandole una Porter in bottiglia per farla calmare.
“No, grazie, io non…”
iniziò, interrompendosi quasi subito.
Ma loro non sapevano del suo cuore.
“Sei… sei astemia?” provò
ad indovinare Dougie, ritirando a sé la bottiglia, un po’ esitante.
“No, no…” rispose subito
lei, cercando di spiegarsi “Io… ecco, io soffro di cuore e non posso bere dopo
aver preso le mie pillole…”
Per qualche istante, un
silenzio strano invase la stanza, lasciando spazio solo alle grida esaltate e
ovattate delle fans, fuori dall’albergo.
“Bè, se avessi accettato,
non so se avrei potuto lasciartela bere…” commentò Dougie, ironico “Quanti anni
hai?”
“Diciotto” rispose la
ragazza, stringendosi nella spalle con una faccia fintamente rassegnata e un
sorriso.
“Dougie, non si chiede
l’età a una signora!”intervenne Danny, mettendosi a ridere; Eileen lo guardò,
gli occhi che brillavano e le guance che prendevano fuoco.
“Posso… Posso chiedervi
di…?” chiese timidamente, brandendo il suo singolo preferito con un pennarello
nero.
“Certo!” ribatté subito
Tom, prendendole gli oggetti di mano con un sorriso.
Tutti firmarono la sua
copia di “The heart never lies”.
Dougie addirittura disegnò
sulla propria fotografia un paio di lunghi baffi.
Aveva fatto una foto con
tutti e quattro, Danny le aveva messo una mano sulla spalla, facendola sentire
la più fortunata del mondo.
Eileen strinse il disco a
sé insieme alla macchina fotografica e sospirò contenta.
Il suo cuore pulsava con
battiti soddisfatti.
Nello stesso istante,
l’omone della sicurezza che l’aveva accompagnata fin lì, entrò e annunciò:
“Ragazzi, vi vogliono fuori”.
“Sì, arriviamo, salutiamo
questa ragazza!” replicò Harry , per poi voltarsi verso Eileen.
“Ti senti bene?” le
chiese, facendosi serio.
Era un po’ pallida, quella
ragazzina così piccola.
Lei annuì, incerta.
“Ragazzi, questa gente non
la teniamo…” li richiamò di nuovo l’orco, prima di entrare nella stanza, un po’
spazientito.
Un’altra fitta, uguale
alla prima.
Eileen chiamò con voce
tremante: “Danny…”
Dougie, lui scosse
leggermente il braccio del suo amico chitarrista, notando che lei lo aveva
chiamato. Non l’aveva sentita.
“Sì? Dimmi!” le disse, avvicinandosi,
mentre gli altri tre già si stavano avvicinando alla porta per uscire.
Eileen, gli occhi che
giravano impazziti per la stanza, pieni di ansia, chiese titubante: “Danny,
posso restare qualche minuto qui? Devo dirti una cosa!”
Il ragazzo, un po’
spiazzato dalla richiesta, ripose incerto: “Ma… non lo so, voglio dire, noi
ora…”
“Resto qui ferma e non mi
muovo, te lo giuro! Ti posso aspettare qui? Per favore…”
D’istinto, le avrebbe
detto di no, come aveva sempre fatto con tutte le fans insistenti, seppur con
il sorriso addosso e la gentilezza che non negava mai a nessuno.
Però quella Eileen
tremava, aveva il fiatone, sembrava che avesse fatto una corsa tremenda.
Se l’avesse lasciata sotto
l’occhio vigile di Jeffrey, non avrebbe fatto niente di male: in fondo, non
aveva l’aria di una che aveva in mente di fare casini.
In caso contrario, Jeffrey
ci avrebbe messo mezzo secondo a sbatterla fuori.
“Ma no” si disse, mosso a
compassione: quella ragazza sembrava quasi stare male. Soffriva di cuore, del
resto.
E non stava chiedendo
niente di impossibile.
“Danny, andiamo!” lo
chiamò l’orco Jeffrey.
“Dan, vieni?” fece eco
Tom, paziente.
“Ok” disse in fretta,
rivolto a Eileen “Io adesso devo andare qua fuori per un po’. Ti lascio qui con
Jeffrey, della security. Tu stai buona qui e mi aspetti. Io ritorno, ok?”
Con la fiducia dipinta sul
volto, la ragazza annuì, sorridendo velocemente, e lui se la lasciò alle
spalle, bisbigliando frettolosamente qualcosa all’orco buono, che annuì sulla
porta.
Fece appena in tempo a scorgere
Tom che la salutava con la mano, poi Jeffrey le si parò davanti e chiuse a
chiave, silenzioso e rigoroso.
“Cosa sono?” le chiese con
tono sospettoso, vedendola con le pillole in mano.
Eileen gli mostrò la
scatoletta trasparente con tanto di etichetta, un po’ timorosa, e rispose:
“Sono per il cuore. Devo prenderle con l’acqua…”
Jeffrey annuì, lasciando
che spezzasse una delle sue pillole ovali a metà.
“Puoi prendere mezza
pasticca nei casi di emergenza, se ti capita di prendere i medicinali e poi, dopo
un’oretta, ti senti di nuovo poco bene. Ma non più di mezza” aveva ordinato il
dottore tempo addietro, scandendo bene le parole.
E lei aveva obbedito
fedelmente, ingoiando mezza pasticca giallo pallido insieme a un sorso d’acqua
presa dalla sua bottiglietta, che poi rimise ordinatamente nello zaino ai suoi
piedi.
Forse non avrebbe dovuto
davvero stare lì, avrebbe dovuto prendere le sue cose e andarsene, perché Danny
le avrebbe di sicuro riso in faccia, di fronte alla sua richiesta.
Dopotutto…
Lui era il suo Principe
Azzurro.
O… avrebbe dovuto esserlo.
In ogni caso, chiedere era
l’unico modo per sapere.
E lei voleva proprio
togliersela, questa soddisfazione, perché non sapeva se ne avrebbe avuto
l’opportunità in futuro.
Anzi, non sapeva neanche
se ci sarebbe stato un futuro.
Perché il cuore nuovo la
aspettava, era pronto, l’operazione era stata fissata per il mese successivo, a
Settembre.
Ma il tempo, il tempo non
si fissa. Il tempo scorre e basta.
E lei ne aveva non poca
paura, insieme al suo buon cuore malmesso.
Ma, trascorsa quell’ora,
Danny arrivò.
Bussò alla porta e Jeffrey
gli aprì.
Aveva sei o sette piccoli
peluche tra le mani.
Eileen annuì con un
sorriso, risvegliandosi dal torpore dell’attesa.
“Jeffrey, puoi aspettare
fuori?” chiese il chitarrista, sistemando i peluche su una tavolino “Se ci sono
dei problemi, ti chiamo…”
Il gigante esitò un attimo
prima di annuire, poi uscì e si chiuse la porta alle spalle.
Eileen ebbe un’altra fitta
e sospirò nervosamente, passandosi una mano sul petto.
“Ti senti bene? Vuoi un
po’ d’acqua?” le chiese Danny, accucciandosi davanti a lei con aria vagamente
preoccupata.
Lei scosse la testa e
rispose: “Sto bene, grazie…”
Lui le sorrise e,
stringendo per un attimo gli occhi, batté piano una mano su un suo ginocchio e
disse: “Sai… Non mi ricordo come ti chiami…”
“Eileen…” gli disse,
sorridendo senza arrabbiarsi.
“Giusto, giusto, Eileen,
come la canzone…” ribatté il ragazzo, andando a sedersi accanto a lei.
“C’erano molti malati
terminali…” ribatté Danny, un po’ rattristato “Abbiamo suonato volentieri,
tutti i soldi che abbiamo raccolto serviranno a far sì che certe malattie
vengano definitivamente sconfitte quanto prima…”
“Lo so… ho dato anch’io
qualcosa, con i miei…”
“Ma… sei malata anche tu?”
“E… da quanto hai questa
malattia?” chiese Danny, serio.
“Da quando avevo quasi
dieci anni…” spiegò la ragazza “Devo prendere delle pillole per evitare che il
cuore si ingrandisca troppo. Perciò… non posso fare sport a livello
agonistico…a dir la verità, non è sicuro
neanche farlo per hobby… e poi… Bè, sai… tutto quello che comporta un discreto
sforzo… Non posso neanche guadare un film dell’orrore se non ho le pillole con
me…”
“Mi dispiace, Eileen,
davvero…” le disse Danny, mettendole una mano dietro la schiena per
accarezzargliela, in segno di conforto “Ma io… che posso fare per…”
“Adesso io ti farò una
proposta, Danny” lo interruppe lei, torcendosi le mani per il nervosismo “E… te
la farò perché non so se potrò arrivare a vivere fino al trapianto”.
Danny si stupì della
fermezza di quella frase, mescolata alla voce piccola e bassa della sua
interlocutrice. Quasi si spaventò, vedendola così solenne.
Annuì, incitandola a
continuare.
“Non è da stupidi” la
contraddisse Danny “Anche a me capita di staccare la spina ogni tanto, di
immaginare qualcosa che non sia quel che mi circonda… Se per te questo è un
bisogno, nessuno può dirti che è sbagliato… a meno che tu non sia completamente
fuori dal mondo reale!”
Eileen sorrise apertamente
e ribatté: “La mia vita è bella così com’è, in questo mondo. Mi sento con i
piedi per terra, abbastanza per vivere bene, anche con la malattia che ho, ma
che riesco a gestire…”
Il ragazzo le sorrise di
rimando e disse: “Meglio così. Vuol dire che sei una persona responsabile! Ma cosa
volevi chiedermi?”
Lui avrebbe dovuto
realizzare un sogno, come un genio della lampada.
Confuso, disse: “Se posso
farlo, se è lecito…”
“Io te lo chiedo perché…”
lo interruppe lei, più animata anche se titubante “Io te lo chiedo perché… perché
tu mi piaci tanto, Danny…”
Il chitarrista sorrise,
intenerito.
Aveva ricevuto un
complimento del genere triliardi di volte durante la sua carriera, ma quel
tono, quelle parole così semplici le aveva sentite uscire solo dalle bocche
della fans più piccole, bambine dagli occhi grandi che lo corteggiavano
candidamente e senza peli sulla lingua, chiedendogli un autografo mentre si
stringevano alle gambe delle madri.
Eileen non aveva usato il
tipico “Sei bellissimo” o “Mi piaci moltissimo”, né tantomeno si era spinta
sino ad apprezzamenti più audaci.
Aveva detto solo “Mi piaci
tanto”, rossa come un pomodoro, con la voce da bimba e un sorriso che voleva
dirgli: “Scusa, sembra che abbia otto anni, ma ne ho diciotto”.
Eileen, sempre con le
guance in fiamme, riprese: “Io vorrei chiederti soltanto… se per te va bene… un
bacio”.
Si sentiva già più
leggera, anche se piena di vergogna.
“Un bacio” ripeté.
Lei annuì, pronta a
ricevere un secco “NO”.
“Tu vuoi che io ti dia un
bacio” ribadì il ragazzo, senza alcuna nota di collera nella voce.
“Sei già fidanzato?”
domandò Eileen, le mani già pronte a nascondere il viso.
“No, no!” rispose subito
lui “E’ solo che… non capisco…”
“Un bacio!” ribatté lei,
cercando di fargli capire meglio “Un bacio vero!”
Divertito dall’affermazione,
Danny ridacchiò nervosamente e chiese: “Sì, fin qui ci arrivo… ma perché io,
Eileen? Perché hai scelto me?”
Accantonando l’imbarazzo,
la ragazza sorrise con una punta di orgoglio e rispose: “Perché nel mio mondo
immaginario c’è un principe Azzurro… e saresti tu…”
Stavolta fu Danny ad
arrossire.
“Era da tanto tempo che
non incontravo una ragazza che crede nel Principe Azzurro, sai?”
Non aveva gli occhi
impazienti. Solo molto speranzosi.
Bè, almeno i testi che
scriveva parlavano per lui su quel fronte!
“Allora vuoi un bacio
vero?” le chiese, avvicinandosi di più.
Lei annuì, diventando
nuovamente rossa.
“Un bacio da Principe,
giusto?” ribadì lui, mettendole lentamente un braccio intorno alle spalle.
Tesa come una corda di
violino, lei annuì di nuovo, puntando gli occhi nei suoi.
“Bè, io non sono un principe, sono solo un chitarrista e un cantante…” si giustificò il ragazzo, sorridendo.
La sentì trattenere il respiro per un attimo.
Per sentire "Come on Eileen", invece, dovete andare su Youtube! COME ON EILEEN
E ora, un indovinello... anzi 2.... Come mai ho citato canzoni come "Lies", "The heart never lies" e "The last song"? :)
Infine, vi lascio mandando un grande bacio a tutte!
QUESTA STORIA è NATA ANCHE GRAZIE A SILVIA, CHE MI HA INVOLONTARIAMENTE ISPIRATO :). SILVIETTA (ANCHE SE SEI DI UN ANNO PIù GRANDE DI ME!), QUESTA è IN PRIMIS PER TE!
Ma delle altre non mi dimentico! Ricordatevelo!!!
A presto!