Fanfic su attori > Cast Lo Hobbit
Ricorda la storia  |      
Autore: MavStories    06/02/2015    2 recensioni
Per conoscere il significato del termine "Phototeller" leggere attentamente il foglie... EHM... La nota dell'autrice a inizio capitolo.
Un giovane reporter, dal mirino del suo teleobiettivo, assiste alla scena più strabiliante della sua nascente carriera.
Solo l'occhio oggettivo della telecamera saprà raccontargli la verità. Forse.
Genere: Fluff, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Lee Pace, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NdA:
Phototeller è un’ancora di salvezza a cui si ricorre nei momenti di poca o nulla ispirazione per la scrittura.

Sono 5 immagini casuali assegnate ad un autore che ha il compito di riunirle con un filo logico (più o meno), sviluppando la trama di una storia.
Ed è quello che ho deciso di fare insieme alla mia compare di sventure, formando il duo MavStories ed etichettando le one-shot da noi realizzate con questo metodo sotto il nome di “Phototeller”, seguito dal titolo vero e proprio della storia.
Nella one-shot che leggerete di seguito troverete seminate qua e là queste 5 immagini, per capire da dove ho tratto ispirazione per scriverla.
“Tratto ispirazione”, appunto, perché le immagini sono spunti, non vanno prese alla lettera.
Spero apprezziate questo esperimento creativo.
Fatemi sapere nelle recensioni qual è la vostra versione del finale ;D 
Grazie per l’ascolto, vi auguro una buona lettura!


M. di MavStories

 

Point of View

 

Quando una redazione giornalista decide di affidarti la tua prima inchiesta in solitaria, da giovane inviato pieno di speranze, ti ci butti istintivamente a capofitto. Anche se poi ti ritrovi a strisciare in una tundra melmosa, con dieci chili di ansie e attrezzature sul groppone.

Un po’ come in Platoon, senza proiettili vietnamiti che ti riducono ad uno scolapasta però.

Teleobiettivo e  treppiede a tracolla sulla schiena, lo zaino delle provviste nella mano destra e il borsone della telecamera a sinistra, queste le armi letali di cui dispone.

In realtà non sa bene perché “cammina” così, ha una licenza regolare, ed è in servizio, ma si sta avvicinando al luogo clou, e non vuole far saltare subito la sua copertura.

E’ appena passata l’ora di pranzo, e ha previsto che il suo appostamento durerà fino a tarda sera, se non anche il giorno seguente.

Avanzando come un rettile incontra un compare vertebrato, una lucertola, ma prontamente la scansa senza nuocerle, da buon animalista.

Cessa di strisciare quando avvista un’abitazione signorile, e le sterpaglie circostanti lo avvolgono in un mantello sicuro.

Ora che si è fermato è tentato di fiondarsi subito sulla borraccia dell’acqua, ma innanzitutto la professionalità.

Nonostante la sete e il sole rovente puntato sulla schiena, rovista nello zaino di sinistra, quello lavorativo, e ne estrae la cartella in cui ha raccolto i dati per la sua indagine.

Da una copertina rigida color senape balzano agli occhi pagine di appunti scritti a mano, fotografie e schede identificative.

La foto della villa corrisponde, di sicuro è nel posto giusto. Le segnalazioni giunte in redazione sostengono che in questa proprietà sono stati avvistati degli animali domestici illegali, e lui si trova lì per investigare.

Ripone la cartella e impugna il teleobiettivo, che fa anche da “binocolo” di precisione, e con una rapida panoramica studia il circondario. Niente e nessuno in vista per ora, può riprendere fiato.

Non prima di aver messo in atto l’esca che ha escogitato però: dallo zaino delle provviste ne ricava una manciata di foglie secche di eucalipto. Un’ultima annusata, e poi prende a strofinarle e sparpagliarle su tutto il corpo, compresi i vestiti.

Per attrarre l’animale non domestico che vuole catturare col suo obiettivo, ha deciso di prenderlo per la gola.

Trascorre qualche ora, si fa pomeriggio inoltrato, e il giovane reporter inizia a patire gli effetti di tutte quelle ore passate immobile sotto il sole.

Anche pranzare è stato un tentativo vano: tra le varie provviste si è  portato del tofu, ma neppure mescolarlo con salse speziate ne ha migliorato il sapore.

Animalista, documentarista e sta cercando di diventare vegetariano, malgrado impazzisce ancora per la salsa barbecue.

Quando crede di aver trovato uno stratagemma per soccombere meno al caldo, privandosi della 

t-shirt, c’è un cambiamento radicale nell’aria.

Non viene dal paesaggio, o dall’interno dell’abitazione, ma in cielo.

L’orologio da polso indica appena le quattro, eppure è come se la luce pomeridiana si fosse presa una pausa anticipata, passando subito all’atto successivo.

Intorno a lui tutto si colora di sfumature blu - violacee, ed è proprio allora che sente dei fruscii smuovere l’erba secca.

L’istinto professionale lo sradica all’istante dalla distrazione cerulea, per occuparsi di mettere in moto l’attrezzatura. La telecamera è già fissata sul treppiede, alla medesima altezza del suo operatore, accovacciato tra le sterpaglie.

Quest’ultimo calibra velocemente le impostazioni fotografiche, dopo l’improvviso cambiamento atmosferico. Preme il tasto rec e imbraccia il teleobiettivo, per osservare il tutto più da vicino. E lì lo vede.

Le orecchie di pelo lanoso si muovono goffe tra i fili dorati. In genere si spostano solo alla ricerca di cibo, ma, nonostante sia un’esca umana di eucalipto, quel koala non volge nella sua direzione. 

E’ diretto invece all’abitazione, a sostegno delle segnalazioni, ed ora il giovane reporter ha la possibilità di immortalarne la prova fisica su cellulosa.

Si avvicina al soggetto con l’occhio della telecamera, tramite lo zoom, ma purtroppo riesce a riprendere solo dei contorni indistinti, poiché nel frattempo si è come piombati a notte fonda.

Il ragazzo fa per voltarsi verso il sole, di cui da qualche tempo non si hanno più notizie, e proprio allora, fortunatamente si blocca, realizzando di aver stupidamente omesso un avvenimento importante.

Senza sollevare oltre lo sguardo, fruga nello zaino della telecamera, ed estrae dei buffi occhiali da sole, più simili nella forma a quelli da nuoto, ma con lenti da saldatore, adatti ad una eclissi di sole.
 

Il disco nero incastonato in un anello frastagliato di luce in cielo conferma la sua ipotesi.

Il ragazzo beneficia qualche istante quello spettacolo, ma non può distrarsi a lungo, finalmente ha in pugno il protagonista della sua indagine!

Leva velocemente gli occhiali, e torna ad occuparsi dei suoi occhi meccanici, guardando nel mirino della macchina fotografica dotata di teleobiettivo.

Nulla, sparito. Del koala non c’è più traccia, ma nota comunque del movimento. Umano.

Dalla sterpaglia è infatti affiorata una figura di donna, che ora gli dà le spalle, incamminandosi lentamente verso l’ingresso di casa. Prega che poco fa, quando era distratto, non l’abbia visto.

Aspetta che la ragazza rientri da una portafinestra, poi interrompe la ripresa e rivede il girato.

Come previsto è molto buio, ma si distingue il necessario, ovvero la creaturina esotica che scorrazza nella tundra. Il giovane ha fatto in modo di includere in un’unica inquadratura sia l’animale che lo sfondo della villa.

Gradualmente la luce incupisce, ma appena si stabilizza, non è ben chiaro da dove sbuchi quella donna. Si vede il koala entrare in un cespuglio, e poco più in là fuoriuscirne lei.

Non può essere che la ragazza sia stata lì fuori tutto il tempo, l’avrebbe vista! Eccetto forse che si sia assopita nell’erba secca, e il koala l’abbia poi svegliata…

Sta comunque di fatto che è strano il modo in cui lei non abbia fatto minimamente caso all’eccezionale fenomeno atmosferico.

Per ora è meglio tralasciare certe stramberie, e tornare a concentrarsi sul suo incarico.

Un’ultima ispezione accurata con il teleobbiettivo e, nonostante l’insolito buio, è certo che il koala non sia più nei paraggi, o ce ne siano altri esemplari.

Magari è in casa al momento e la padrona l’ha portato con sé, presumibilmente in braccio, ecco perché nel girato non c’è.

La sua attenzione, dunque, passa agli interni della villa. La facciata in rientranza del primo piano è stata modernizzata con delle pareti in vetro, precedute da dei pilastri, anche se le rifiniture superiori hanno uno stile classico antico, come la balaustra del terrazzo sorretta da colonnine in pietra a clessidra.

La telecamera ora è puntata sull’esterno dell’abitazione, mentre l’occhio fotografico riesce a spingersi fino alle finestre a muro, dietro cui si muove qualcosa.

E’ la ragazza vista in precedenza, ne riconosce i capelli castano chiaro e l’abito sbarazzino. 

La intravede percorrere leggiadra il fondo della parete, e fermarsi poi di colpo adocchiando qualcosa.

Gesticola, poi si ritrae, spaventata. L’occhio indiscreto si avvicina ancora un minimo, per andare più a fondo nella faccenda. 

Lei nel frattempo distende un braccio dinanzi a sé, starà parlando con qualcuno, magari con la bestiola? No, è il suo riflesso. Sembra non essersi mai vista in uno specchio.

Scruta la sua stessa immagine incredula, si sfiora una guancia e poi ritocca la medesima, fredda e liscia sulla parete. Sorride e sfugge di nuovo.

La ritrova dinanzi ad uno strano suppellettile, che inizialmente non comprende. Prova a toccarlo, se ne stacca un pezzo, quest’ultimo cade a terra. Pare non essersi rotto.

Lo raccoglie e se lo rigira tra le mani. E’ un cappello.

Di quelli sofisticati però, stile Borsalino, blu come il suo vestito.

Torna colma di entusiasmo davanti allo specchio, come a controllare che ora il suo riflesso includa anche il nuovo oggetto. E’ così, ma a cosa mai servirà quello strano orpello?

Tenendo la visiera con entrambe le mani, se l’appoggia al petto, ma lasciandolo andare questo cade. Non è decisamente così che si porta.

Secondo tentativo: un copri mano? Beh, adesso così regge, fintanto che non le distende lungo i fianchi però. Bocciato.

Lo posa su una spalla, finalmente lì sta fermo. Il riflesso sorride e si accoccola verso di esso, strofinandoci sopra una guancia.

Il reporter da dietro l’obbiettivo scuote la testa divertito.

Alla seconda carezza il Borsalino, tuttavia, cade di nuovo.

Rimane solo un posto dove provare.

Davanti alla faccia fa la stessa fine del tentativo sul petto, ma in testa trova definitivamente la sua sistemazione ideale.

La ragazza volteggia per la stanza dalla gioia, con un sorriso tale da illuminare ogni angolo di quel salone. Infine si ferma dinanzi al vetro della porta d’entrata, e il sorriso scompare per lasciar posto allo sgomento. Ma solo per la taglia troppo grande del cappello, che sprofonda fino a coprirle quasi il mento.

Da lì perde il soggetto dell’inquadratura, perché la ragazza va addentrandosi nella casa, e neppure l’obbiettivo da paparazzo riesce a scovarla.

Il reporter approfitta di quel break per recuperare un pezzo di carta e appuntare gli sviluppi, ma ecco che viene interrotto di nuovo.

Rec, e la telecamera registra quella figura di donna che attraversa il terrazzo fermandosi all’altezza della ringhiera. Qui solleva lo sguardo, e finalmente pare accorgersi della magnifica eclissi.

Il ragazzo torna ad osservarla dal teleobbiettivo, anche se quello che segue avrebbe preferito non vederlo.

Lei infatti, con la leggiadria che la contraddistingue, scavalca la balaustra in pietra, e rimane aggrappata ad essa per qualche secondo, con una sola mano.

L’osservatore segreto sgrana gli occhi dietro al mirino, ipotizzando il seguito.

E questo si avvera, poiché lei si getta senza pensarci dal secondo piano.

L’inquadratura rimane fissa, imperturbabile, oggettiva. Dentro di essa all’improvviso vi rientra anche il suo operatore, che mosso dallo sconvolgimento si precipita verso la villa a perdifiato, correndo.

Al diavolo la copertura, al diavolo il servizio.

L’ha vista saltare, e non se ne capacita. Vuole la certezza di quello che ha visto, per quanto terribile possa risultare.

Arrivato al porticato però, ancora una volta, non trova ciò che si aspetta.

Niente sangue, non c’è il corpo, a terra le uniche tracce sono quelle di sole che filtra dalle fronde. Nel frattempo è tornato a splendere, dopo quasi sette minuti di tenebre.

Al fiatone si unisce il più cupo sgomento, finché è nuovamente un fruscio e un tonfo ad attrarre il ragazzo.

Da uno dei pilastri che collega il porticato al secondo piano, quattro zampine color fuliggine si lasciano scivolare.

Lui si avvicina incredulo, è il suo primo protagonista, il koala che stava sorvegliando!

L’animaletto, giunto a metà del pilastro, punta gli occhietti vispi su di lui, e allarga gli arti superiori, come a chiedere un abbraccio.

Il reporter accoglie quella richiesta tacita stupefatto.

La pelliccia morbida del koala incontra la pelle scottata del ragazzo, e quest’ultimo, quando il marsupiale si affida a lui, rinsalda la presa.

Il piccolo australiano smuove il nasino per affinare l’olfatto, e capta i rimasugli di eucalipto.

Non può che gradire, e lo dimostra strofinando la testolina lanosa contro il suo petto, un gesto a cui si rende conto di aver già assistito…

Una scarica di domande irrisolte piove su di lui. Il suo sguardo volge a terra, perso, dove vi è ad attenderlo un ultimo dettaglio agghiacciante.

Nei ciuffi d’erba giace capovolto il Borsalino blu, ma lì intorno non vi è altra traccia di lei.

Almeno nel girato della telecamera troverà risposta alle sue domande?

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Lo Hobbit / Vai alla pagina dell'autore: MavStories