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Autore: Tween    07/02/2015    0 recensioni
Jake è un ragazzo prodigio, sa costruire qualsiasi cosa ed è un prodigioso inventore, ma la sua vita verrà vista anche da un altro punto di vista, che lo accompagnerà in miriadi di peripezie in giro per il mondo!
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Fui portato alla centrale come se fossi il peggior criminale del mondo e l’agente che mi aveva arrestato mi prese in una stanza e prese le mie generalità: “Nome?” “Jake Santi” “Luogo di nascita?” “Rantsila, Finlandia”. Dovetti ripetere il luogo per una ventina di volte, lo sbirro che avevo davanti non voleva saperne di capire ciò che dicevo. “Data di nascita?” proseguì l’agente dopo quell’imbarazzante siparietto “17 Agosto 1995”… Continuò così per un po’, il poliziotto mi chiese un recapito per trovare i miei genitori e convocarli, ero ancora minorenne, ancora per poco… Meno di un mese e sarei diventato maggiorenne, facendo ricadere su di me le responsabilità delle mie azioni e non su mio padre, che secondo le leggi locali era sempre responsabile delle mie malefatte. Ci eravamo trasferiti in Italia da poco più di un anno, trovando una casa alla periferia di Roma.

Passò circa un’ora prima che mio padre arrivasse, tempo nel quale avevano portato le registrazioni delle telecamere e le foto degli autovelox. “Una Chevrolet Camaro del ‘69” disse l’uomo in divisa che era entrato a portare il materiale “Modificata con cura, si vede, ma non abbiamo potuto aprirla per controllare.” L’agente mi guardò, voleva le mie chiavi. Gli risposi con la mia solita aria sprezzante “Il motore è originale, il resto è legale, non avete bisogno di controllare nulla.” Non gli avrei lasciato sfiorare la mia auto, tantomeno aprirla per controllare cosa ci fosse dentro, sapevo che qui i sistemi a nitro iniezione non erano legali, inoltre c’erano parecchie cose che non volevo si sapesse fossero li dentro.

Arrivò mio padre, mia madre non c’era, sarà stata a dormire, non era una donna notturna ed erano le due di notte. L’agente lo guardò un attimo, gli sembrò di aver già visto il suo volto, ma tralasciò per il momento. “Eccesso di velocità sul Grande Raccordo Anulare. Stava andando 130km/h sopra il limite il ragazzo.” Pensai subito “Eccesso di velocità? Solo? Questi non saprebbero riconoscere una gara clandestina nemmeno se glielo dicessero…” Mio padre mi guardò con uno sguardo all’inizio fiero e poi leggermente arrabbiato “Jake, quante volte ti ho detto che non siamo più in Finlandia? Vacci piano con l’acceleratore.”

L’agente mise la videocassetta nel malandato videoregistratore e spinse il tasto “Play” su un telecomando che a prima vista sembrava vecchio e appiccicoso. Mio padre guardò il video, era sgranato e fosco, ma si riusciva a vedere la mia Camaro e qualche altra macchina. Mio padre non era stupido e sapeva riconoscere una corsa clandestina. Mi lanciò un occhiataccia terribile da accanto all’agente, stavolta non me l’avrebbe fatta passare liscia. “Si, in effetti andava un tantino veloce…” disse con imbarazzo. Un tantino, andavo a 280km/h… Mio padre fu molto diplomatico e pagò la mia multa, che non era molto salata, poi mi portò fuori e disse “Torniamo a casa” con un tono che non mi sembrava molto arrabbiato, ma più serio. Salii nella mia auto e accesi il motore, mio padre mi precedeva con la sua auto… Se l’agente avesse guardato fuori dalla finestra avrebbe subito capito perché conosceva il volto di mio padre. Certo la sua non era un auto che passava inosservata: Subaru Impreza WRX STI, modificata da rally, naturalmente. In effetti mio padre era parecchio conosciuto, avendo il record per essere stato il primo italiano a vincere dodici campionati WRC di seguito. Adesso era in pausa e si godeva un po’ la vita a Roma con me e mamma. Ogni tanto mi portava in giro a vedere i dintorni, mi portò ad Anzio, dov’era nato. Una bella cittadina sul mare, trafficata ma non troppo. Fu grazie alle buche che si trovavano sulle sue strade che papà imparò a mantenere il controllo nelle condizioni più difficili. Era proprio in quella città che era andata la mia mente in quel momento, seguendo papà a 70 all’ora fino a casa, troppo lento per me.

Arrivammo a casa senza intoppi, entrando nel grande vialetto e percorrendolo fino in fondo raggiungendo l’officina, attaccata alla casa. La porta automatica si aprì, svelando il grosso garage, completamente illuminato dalle luci bianche dei neon. Mio padre caricò l’auto su un ponte e io parcheggiai la mia su un altro, scendendo e chiudendo la porta con delicatezza. Mio padre si avvicinò lentamente mentre la porta del garage si chiudeva e cominciò a parlare, mentre io sollevavo l’auto. “Jake, devi calmarti… Sono contento che ti piaccia correre, ma le corse clandestine sono un mondo pericoloso, lo sappiamo entrambi. Non posso certo biasimarti, anche io ho iniziato così… Però stavano per guardare sotto il cofano.” Aprii il cofano dell’auto, rispondendo con molti “Hm..Hm..” a mio padre mentre parlava. “Lo sai che quelle modifiche sono illegali qui. Anzi che non mi hanno fatto domande sul perché a 17 anni hai in mano quell’auto.“ Non che ci fosse molto da spiegare, in Finlandia la patente si prende prestissimo, e fu quello che feci. “Non ti preoccupare, so benissimo che sai guidare anche meglio di me. Solo, non farti prendere dalla polizia, o saranno guai seri. So cos’hai in quell’auto.”

Mio padre non era il classico padre cattivo e incomprensivo. Lui era più come un amico per me, lo era sempre stato e mi aveva sempre incitato in tutto. Dissi scherzando “Va bene va bene, ho riprogrammato la centralina!” mettendomi a ridere. Qualcosa di elettronico più o meno era, anche se probabilmente papà non aveva capito cosa fosse. Gli avrei mostrato a cosa servisse quell’ammucchiata di ferro e gomma che tenevo sotto il sedile posteriore a tempo debito. 

   
 
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