Film > La sposa cadavere
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Autore: Dany Art 99    07/02/2015    6 recensioni
Premetto che amando questo film è stato difficile scrivere questa storia per paura di poter rovinarne l'essenza ma mi sento feria di quello che ho scritto :) dal titolo sicuramente capirete di cosa sto parlando (spero XD), se vi ho incuriosito leggete la storia, è senza pretese ma se lasciaste una recensione per dirmi se vi è piaciuta mi farebbe molto piacere :)
Quindiiiii buona lettura ed un bacio:)
p.s. Recensite ahahahaha
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Victor Van Dort, Victoria Everglot
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non voglio annoiarvi con le mie solite premesse di 8459345824596 minuti XD, quindi farò in breve.. è una storia senza pretese, l'ho scritta perchè in questo momento ne avevo voglia (sopratutto dopo aver rivisto il film a capodanno mi son decisa); fatemi sapere che ne pensate con una piccolissimissssima recensione con cui fareste contenta questa qui che sta scrivendo in questo momento questa premessa.. e che vi aveva detto che sarebbe stata corte (opss.. ahahaha) non indugiando oltre, vi lascio al testo,
Buona lettura
[Revisionato]



Le urla si susseguirono senza un senso compiuto... arrivavano senza un disegno preciso.. l'unica cosa che aveva un tempo in quel momento era il battito del mio cuore nelle orecchie.
Victoria era dentro la stanza da ore ormai e le suole delle mie scarpe nere ormai erano consunte da tutte le volte che ero passato davanti a quella porta.
Quella singola porta a cui non mi era permesso entrare.
-Ahhhh- di nuovo la voce cristallina di Victoria ruppe il silenzio e un brivido mi invase la schiena.
La paura mi invase, una paura superiore a quella che avevo provato nell'essere rapito e portato nel mondo dei morti.
Appoggiai la mano pallida sul legno scuro, le lunghe dita magre da pianista contrastavano molto con il colore delle venature del legno.
Un altro urlo.
Un altro fremito lungo la schiena.
-Fatemi entrare.. Victoria!- urlai bussando alla porta.
-Signore, deve lasciarci lavorare- disse una donna da dietro la porta.
Rimasi zitto a guardare la porta per un'altra ora, mi misi a camminare per tutta casa tanto che i piedi mi chiedevano di fermarsi per il dolore. Ma il dolore era l'unica cosa che mi distraeva dalla preoccupazione.
Un anno fa.. Victoria ed io c'eravamo sposati ed era stata una cerimonia strana.. ma a me bastava.
Avevamo avuto la benedizione di Emily, il suo sorriso mentre prendeva la mano di Victoria e la metteva nella mia mi era stato impresso a fuoco nell'anima.
Quello sguardo malinconico che mi aveva lanciato.. le farfalle che erano volete libere verso la luna.
La luna piena simile a quella che adesso campeggiava in cielo, illuminandolo completamente.
Qualche volta, nelle fredde giornate di inverno, mentre Victoria ricamava una grande coperta mi fermavo a guardarla e mi immaginavo come stesse vivendo Emily in quel momento.
Seppur strano, un lieto affetto provavo per lei, un affetto che non si era dissipato con il suo ultimo viaggio.
Un altro urlo più forte degli altri e quasi caddi a terra per la preoccupazione che mi attanagliava il petto.
Poi silenzio.
Aspettai un minuto.
Due.
Poi un lieve pianto si levò dalla porta ed un senso di sollievo mi invase solo per metà.
-Signore può entrare- disse la stessa donna che prima mi aveva rimproverato.
Spalancai la porta ed una gioia cieca mi invase.
Victoria, con le gote arrossate e i capelli sciolti teneva un fagotto fra le braccia che agitava le manine in cerca di contatto umano.
Mi avvicinai al letto e lei mi sorrise con dolcezza, -è femmina, Victor.. una bellissima bambina- sussurrò, gli occhi le luccicavano di lacrime o forse gli stavano brillando con una luce pari a quelle delle stelle?
Le poggiai una mano sulla spalla e le accarezzai lo zigomo, -è stupenda, proprio come te- le sussurrai, guardando il piccolo fagotto che si agitava.
I capelli cortissimi erano come quelli di Victoria, castano molto scuro e gli occhi grandi e scuri erano i miei.
Due occhi che rispecchiavano quanto quella piccola creatura fosse felice di essere finalmente nata.
La mia piccola bambina.
Sospirai, -tu stai bene?- chiese a Victoria, lei annuì ancora presa a cullare la piccola, quasi troppo assorta in quel sentimento di madre per badare alle cose esterne.
Mi girai leggermente mentre gli dava un seno per la poppata, ero rimasto sempre quel timido ragazzo e se anche avevamo già consumato il matrimonio non ero incline a certi comportamenti che arrossivano sempre le mie gote, anche contro la mia volontà.
Quando la piccola smise si mangiare, mi costrinsi a porle il mio sguardo e le avvicinai titubante una mano, lei afferrò il mio indice e riconobbi la leggera stretta di sua madre ma le dita lunghe e sottili tipiche dei pianisti.
Quando sarebbe stata un po' più grande le avrei insegnato sicuramente a suonare il pianoforte.
Forse sarebbe diventata anche più brava di me.
Il futuro era un incognita, ma dalla gioia che provavo all'interno del mio cuore non potevo certo recludermi il piacere si sognare e fantasticare sulla nostra vita futura.
Victoria rise leggermente mentre mi porgeva il fagotto, alzai le mani impaurito da quel contatto.
-No... no non so se sono in grado, mio amore- sussurrai facendo un passo indietro.
-Prendila, Victor- mi disse chiaramente la mia sposa, -io non so...- cominciai ma lei mi fece tacere con una singola occhiata di pura tenacia.
Quindi mi costrinsi a prendere la piccola fra le braccia ed a cullarla goffamente.
In fondo non era così difficile, pensai fra me e me nonostante mi trovassi ampiamente più a mio agio con fra le dita i tasti di un pianoforte che una creaturina di tanta bellissima fragilità.
La bimba rise, non sapevo se per constatare che suo padre non fosse portato, o semplicemente per il fatto che potesse guardare il mondo, ma quella risata mi scaldò il cuore e sentì chiaramente il legame che mi univa indissolubilmente a quel piccolo essere.
Mia figlia.
Sorrisi, Victoria si sistemò seduta meglio e si coprì in seno ancora spoglio dalla camicetta.
Io camminai lentamente per la stanza continuando a camminare, alternando passi lenti a momenti si stallo in cui mi perdevo ad osservare i suoi occhi identici ai miei, o ai piccoli ricciolini che gli spuntavano dalla cute o semplicemente ad ascoltare il suo respiro e la sua risata.
Quasi mi venne da piangere.. insomma cosa molto strana, non avevo mai compreso le persone che piangevano di gioia.. ma adesso.. adesso forse l'avevo capito.
Era come se tutti gli avvenimenti oscuri, tristi e brutti si dissolvessero dando spazio ad un singolo attimo di pura felicità che dallo shock ti faceva piangere.
Uno shock di gioia pura che il tuo essere era troppo debole per sopportare e che doveva per forza contrastare con qualcosa che veniva collegato al contrario.. alla tristezza.
Sì.
Sì, in quel momento stavo provando vera e pura gioia ancora acerba, non ancora intaccata dagli avvenimenti che sarebbero avvenuti dopo.
Pura felicità.
Mi sedetti sul letto con Victoria e lei fece una carezza sulla fronte della bambina che rispose con un leggero suono, tra un sospiro ed una risata.
-Sai dovremo darle un nome, però deve essere un nome speciale- disse la mia amata appoggiando la testa sulla mia spalla esausta.
Cominciai a pensare, vagliavo ogni nome ma nessuno sembrava adeguato o anche solo degno di rappresentare mia figlia.
Poi un lampo di genio, quel legame che avevo sentito con quella bambina sarebbe stato indissolubilmente come il mio affetto per quella Sposa Cadavere che avevo conosciuto, ed ammirato nel momento del dolore.
Sì, quel nome le sarebbe stato proprio bene.
Sarebbe andato alla perfezione a quella benedizione piovuta dal cielo e che ora si stava assopendo fra le mie braccia.
-Potremo chiamarla Emily- sussurrai io, -Emily? Sì, mi piace molto, è un nome dolce come lo è questa bambina... per nostra figlia. Emily andrà benissimo- disse Victoria guardandomi negli occhi.
Le posai un casto bacio sulle labbra ancora bagnate dal sudore e riportai lo sguardo sulla creaturina che si era completamente lasciata andare nel mondo di Morfeo.
-Emily..- sussurrai quasi a constatare il godimento di quel nome lei rise, rise davvero seppur stesse dormendo, una risata cristallina come quella che apparteneva alla madre.
E in quella notte piena di emozione giurai che, mentre ponevamo la piccola nella sua culla, sull'uscio della finestra.. troppo piccolo perchè tutti potessero vederlo, ma abbastanza nitido da giungere ai miei occhi, vidi un lampo azzurro.
Una piccola farfalla blu scuro si era appoggiata all'entrata della finestra ed ora svolazzava indisturbata nella stanza fino ad appoggiarsi sulla culla della bambina.
Per un secondo soltanto.
Poi riprese a volare e scomparì nella notte, come se il tempo concesso non potesse superare quella di una lieta visita di qualche secondo.
Guardai allontanarsi quella farfalla fino a vederla scomparire nella luce abbagliante di quella luna piena.
Sorrisi, quella farfalla la presi come un augurio, un augurio che quella bambina fosse dolce e forte come la donna di cui portava il nome.
Emily era contenta. Dovunque fosse, qualunque cosa facesse era contenta e la sentivo vicina.
Come un angelo custode.
Come l'angelo custode della mia bambina.



Eccoci giunti alla fine (*si asciuga una lacrimuccia non si sa perchè*) fatemi sapere che ne pensate, l'ho scirtta tutta in una volta quindi appena scritta l'ho pubblicata quindi mi scuso per eventuali errori...
detto questo, se vi va ReCeNsItE ahahah e mi farete molto felice
Un bacio.
Dany
   
 
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