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Autore: Zoichi Kuronin    08/02/2015    0 recensioni
Credo di averlo già visto da qualche parte e la sua voce non è di certo una novità, più lo guardo e più ho l’impressione che la giornata sta andando per il verso sbagliato. Ho sperato fino all’ultimo di aver fatto un incubo e di sentire le voci “NON FACCIO PARTE DI NESSUN CLUB DI PALLAVOLO” mi sono detta e ridetta, ma alla fine, a quanto pare, questo ragazzo è qualcuno di reale a cui dovrò rivolgermi chissà quante volte per colpa dei miei guai.
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Sin da bambina non ho mai avuto alcuna attitudine particolare, specialmente per gli sport. Nonostante però i tentativi falliti non smettevo mai di provare finchè un giorno non l’ho detto. Ho ansimato disperatamente quelle due parole che tanto non avrei mai voluto sentirmi dire. Era stata tutta colpa di quell‘ultima ricezione disperata, lo dissi per la prima volta: mi arrendo …

- Mamma io esco- non ricevendo risposta vado fuori dal cancelletto chiudendomelo alle spalle infilandomi le scarpe. Mi sono alzata presto per poter arrivare a scuola in tempo, ne ho scelta una vicina a casa per evitare fatiche inutili di ulteriori movimenti.
Mi chiamo Kayoko Takaki, ho quindici anni e questo è il mio primo giorno al liceo, sono nervosissima.
Se l’avviso non fosse arrivato al preside dovrò fare qualche attività. Non sono capace di suonare uno strumento, non ho una bella voce, non mi interesso di libri in particolare, il giornalino della scuola farebbe bene a starmi lontano perché non saprei che scrivere o come rivolgermi a qualcuno che non conosco per chiedere di un’intervista, per quanto riguarda i vari club sportivi scartiamoli a priori.
Arrivo di fronte ai cancelli della Karasuno High School con le gambe che tremano, riuscirò a non attirare troppo l’attenzione? Ovviamente no dato che ho già tutti gli occhi puntai, su di me e sui miei capelli improponibili.
Ebbene sì, tre anni fa mi sono divertita a giocare con le tinte di mamma incasinando vari colori e alla fine, per coincidenze a me del tutto ignote, quell’intruglio chimico e puzzolente mi è finito in testa colorandomi permanentemente i capelli di un color fucsia luminescente che con i miei occhi neri faceva un contrasto inquietante ai primi tempi.
Cerco di passare inosservata con le guance di un colore fosforescente, mi infilo tra i vari studenti pregando i kappa di non fare brutte figure che arrivano in un nanosecondo. Cado rovinosamente a terra scatenando le risa di tutti, nemmeno uno di loro che si chini per darmi una mano, forse non sono abbastanza carina perché la gente si preoccupi di me.
I vari rappresentanti dei club chiamano a gran voce attirando la gente. Vado dritta a vedere la mia classe evitando appositamente gli stand e i gruppetti, tentando di non farmi notare.
- Vediamo … - controllo due volte i nomi dei miei compagni, uno in particolare mi fa perdere dei battiti. Quella no … ti prego oh mio kappa protettore …
- Ma guarda chi si rivede … Bakaki-chan!- chiama il mio peggior incubo con una vocetta falsamente carina. È, come sempre, circondata da ragazzi bellissimi che le fanno la corte.
- Anche tu qui, Kyoko?- mi irrita avere il nome simile al suo. Kyoko Tsukishima è la persona più spregevole che abbia mai conosciuto. Pensavo di essermene liberata in prima media quando il suo adorato papi si era trasferito. Che fastidio!
- Bakaki sono felice di sapere che ci sei … quale club sceglierai?- si informa a bruciapelo sghignazzando maleficamente.
- Non… non ho intenzione di frequentare alcun club - stringo i denti abbassando lo sguardo. Mi mordo il labbro inferiore.
- Io frequenterò il club di pallavolo, dicono sia il più forte in assoluto, e pensare che è stato merito anche del mio papà … - che brutta… mi trattengo dal pensare ciò che la mia anima vorrebbe urlare.
- Sono contenta per te, credo andrò in classe - ritirata strategica.
Non mi rendo nemmeno conto di quante ore passano, ormai oggi la giornata è iniziata male, spero solo non vada peggio altrimenti, giuro, me ne vado sull’Himalaya a pascolare le capre tibetane.
E la pausa pranzo arriva senza che me ne renda davvero conto. Voglio scappare in un luogo isolato ma nessuno sembra volermi lasciare un posticino buio.
Mi sistemo un codino aspettando che la macchinetta mi lasci prendere da bere. Prendo la lattina di coca, la apro poi comincio a sorseggiare, trasalgo dopo aver sentito quella vocetta stridula. Kyoko …
Me la svigno in una camminata veloce, la sua voce mi chiama insistentemente trapanandomi i timpani.
- Bakaki!- aumentò un po’ la velocità non rendendomi conto che la lattina è aperta e pericolosa in mano mia.
Per sbaglio perdo l’equilibrio lavando un’energumena intenta a parlare con una ragazza dai corti capelli neri. Quella che ho beccato ringhia per alcuni secondi, mi prende per il colletto infuriata. Allora, vorrei un volo di prima classe per il Nepal, naturalmente mi porto dietro la mia copertina con le pecore e un cane raccattato in giro, quanto mi viene a costare?
- Hey tu… si può sapere cosa ti salta in mente?-
Sono tutta un fremito in balia di quella lì. Ha gli occhi infiammati di indignazione. Posso biasimarla? Ovvio che no! È bagnata fin dentro le ossa.
- Mi… mi … mispiacetantissimomanonpicchiarmi!!- strillo a velocità disumana tirando indietro la testa, non voglio che quella cominci a prendermi a pugni, so di essere già morta solo al pensiero.
- Yumi - chiamò l’altra appoggiandole delicatamente la mano sul polso teso e pulsante - non prendertela con lei, in fondo ti sei solo bagnata -
Il sorriso di quella senpai, perché è più che ovvio che non ha la mia età, è dolce e benevolo molto simile a quello di una madre che le da un’aria estremamente matura.
- Ma … Kageyama-san io … - protesta la castana allentando di pochissimo la sua presa più che ferrea.
- Forza Yumi, lascia questa povera ragazza altrimenti non ti permetterò più di giocare- ammonisce senza mollare il suo dolce sorriso. Con riluttanza sono libera riprendendo lentamente il respiro fermatosi dalla paura di un pestaggio imminente.
- D’altro canto non posso tollerare la tua distrazione mia cara- dice nella mia direzione avvicinandosi come a volermi sovrastare, non che ci riesca granché data la nostra altezza più o meno uguale.
- Scusate non avevo intenzione di… - e mi zittisco per evitare di ricordare che la mia vita era appesa ad un filo per colpa di quello.
- Ci vediamo alla fine delle lezioni in palestra, fatti trovare con la divisa sportiva, non fare tardi - si gira con grazia innata accennando all’altra di seguirla.
- Aspetta Kageyama-san, la lasci andare così?- domanda basita prendendo i passi della sua amica. Sembra davvero devota.

Eccomi qui. Non entro in questo genere di posti da molti anni e sinceramente non so come comportarmi. Non so se entrare con naturalezza, rimanere qua e aspettare che si chiedano se abbia avuto il fegato di entrare.
I rumori di pallonate e di ordini mi fanno ricordare quei giorni in cui pregavo insistentemente “ancora una volta, per favore”. Mi stringo nella tuta inspirando profondamente, avanzando verso la porta. Con un sussulto la spalanco.
La ragazza mora di prima mi saluta con un largo sorriso.
- Mia carissima Kayoko sei pronta a dare una mano? Ho fatto qualche ricerca su di te proprio poco fa e vorrei farti muovere almeno un po’. Comincia col fare da raccattapalle intesi?-
Quella sfilza di parole mi fanno barcollare avanti ed indietro come in preda al mal di mare.
- Tutto apposto?- mi scuote la mano davanti al viso per assicurarsi che sia del tutto viva.
- Sì, mai sentita meglio … - sospiro dirigendomi verso la metà di quella struttura divisa da una rete. Da dietro quelle corde intrecciate si stanno allenando dei ragazzi anche loro del club di pallavolo della Karasuno. Non mi piacciono per niente, hanno quell’aria di superiorità mentre i senpai parlano con passione dei risultati ottenuti.
L’odore qua dentro è buono, non saprei descriverlo è qualcosa di davvero particolare, mi stringo nelle spalle sbuffando. Perché proprio io?
- Che ci fa qui quella?- borbotta una castana con la coda.
- Non è ovvio? È il nostro bersaglio …- ridacchia l’energumena di prima.
- Hey ragazzina!- immagino stia dicendo a me quindi mi volto sperando di non dover essere costretta a urlare dal dolore. La schiacciata che mi si pone di fronte ha dello sconcertante.
Cos’ho imparato da bambina quando tentavo e ritentavo?
Serro gli occhi lasciando fare tutto al mio corpo. Avverto il contatto dei miei avambracci scalfiti in maniera violenta, probabilmente lascerà il segno. Stringo i denti spingendo lievemente con le ginocchia aumentando il dolore alle braccia.
Spalanco un occhio, poi l’altro e noto che non sono morta, le mie mani sono congiunte in un bagher perfetto.
- Incredibile … come cavolo hai fatto?! Adesso me lo spieghi!- vengo di nuovo presa per il colletto e scrollata. Il cervello sta diventando pappa, addio bellissimi neuroni del tutto inutili.
- Nonlosononlosononloso - ripeto biascicando dalla mia stessa sorpresa.
- Yumi! Lasciala - ordina Kageyama-senpai con fermezza. Mi ritrovo a dover sostenere il suo sguardo talmente penetrante e spaventoso da farmi lentamente indietreggiare fino al muro.
- Ora Takaki spiegami perché non entri nel club?-
- Non ci entro perché odio la pallavolo!- rispondo ormai allo stremo - Odio dover faticare, odio dover anche solo stare in panchina ad auto-convincermi che posso essere utile e capace di fare qualcosa. Ti basta come spiegazione?-
- Ovvio che no!- replica dura prendendo tra le mani un pallone dal cesto - Ora vediamo se quello è stato un colpo di fortuna, vai al centro del campo subito -
La delicatezza è improvvisamente sparita lasciando il posto ad uno sguardo di sfida e spaventoso.
- M… mi rifiuto - scrollo le spalle evitando di lasciare che qualcun altro senta oltre a lei.
- Mi sembra di essere stata abbastanza brava ad esprimermi - mi prende per le braccia con forza disarmante - VAI.AL.CENTRO.DEL.CAMPO -
Scandisce talmente bene quelle poche parole da farmi credere che sono improvvisamente diventata stupida. Perché mettersi contro una senpai? Non avrebbe senso, renderebbe la mia vita scolastico un inferno bello che scatenato, d’altro canto mettere in pericolo i miei muscoli ancora indolenziti da decenni di immobilità motoria sarebbe come se fossi anoressica e mi mettessi ad abbuffarmi per diventare obesa. In sintesi graverebbe a me stessa.
Con passi più che incerti e tremanti raggiungo la destinazione diventando sempre più piccola sotto gli sguardi di tutti. Perfino i ragazzi si sono addossati alla rete divisoria per assistere alla mia ennesima figuraccia.
- Sei pronta? Non avrai nessun trattamento pietoso solo per il semplice motivo di essere al primo anno… Sheimi occupatene tu - impone facendo cenno ad una ragazzina dalle lunghe codine bionde di prendere posto come schiacciatrice. Il capitano, o così è chiamata Kageyama, se ne va a bordo campo fissando la mia posizione del tutto scossa da fortissimi attacchi di tremarella.
- Kayoko, spalle dritte e braccia più tese, non voglio che ti faccia del male - mi impartisce. Annuisco cominciando a trovare quelle costrizioni muscolari scomode.
Il rumore di uno schiaffo e la palla è già sopra la rete a pochi metri da me ad una velocità pazzesca. Mi sfiora per un soffio inchiodandomi letteralmente al parquet.
- Che potenza, è sempre la migliore!- commenta qualcuno.
- È vero, non mi stupisce che sia la schiacciatrice titolare nonché vicecapitano- gioisce qualcun altro prendendo ad incoraggiare quel mostro. Sarà carina quanto vuoi ma fa paura una cosa del genere.
Avverto altri fremiti del mio corpo, questa non è paura, né timore per la mia incolumità. È qualcosa che non avverto da tempo immemore che mi ha sempre fatto dire …
- Fallo ancora!- chiedo eccitata riprendendo posizione. Il corpo riesce appena a sopportare tutta l’adrenalina che inizia a riscaldare ogni parte del mio cuore ormai lento quasi quanto i miei riflessi.
- Non me lo faccio ripetere!- la mano colpisce con forza e precisione. Sono costretta a spiccare un balzo verso destra per prendere quella schiacciata proverbiale. Gli avambracci diventano incandescenti e una parte di epidermide credo sia saltata assieme ai nervi ormai ridotti in cenere. La palla se ne va per conto suo lontano.
- Un’altra!- ordina il capitano.
Ancora quella sensazione che mi fa muovere con agilità tremenda, le braccia che dolgono da far venire la nausea, le gambe che bruciano e il sudore che imperla ogni parte del mio corpo. Tolgo la felpa rimanendo in maniche corte rivelando un piccolo particolare che vorrei evitare di mostrare troppo in presenza di ragazzi.
- CHE?!- urlano tutti increduli. Mi paro il petto con le braccia.
- S…smettetela di guardarmi - mai visto un seno? Beh a quanto pare non tra le matricole. Lo so, oltre ad avere capelli appariscenti, guancie sempre colorate di rosa a causa della mia timidezza e unghie cortissime tanto da apparire invisibili da lontano ho anche la bella sfiga di essere prosperosa.
Sospiro per schiarirmi e concentrarmi.
- Che invidia!!- urla la schiacciatrice battendo di rabbia quel razzo.
Non è propriamente vero che non ho alcun talento particolare, lo ammetto, ho la capacità innata di vedere le cose ad una velocità dannatamente lenta quando aguzzo la vista. Da bambina infatti feci anche piangere un mio compagno di classe perché avevo carpito la velocità nel trucco illusorio, da allora le persone mi si allontanarono sempre di più reputandomi, oltre ad una buona a nulla, anche una fredda asociale che si divertiva a far piangere i suoi coetanei.
Il pallone non può quindi far altro che finire nella mia morsa, se così si può definire, con facilità sorprendente. Anche questa volta non riesco a rispedirla al mittente perciò mi limito ad attendere la prossima con il sorriso sulle labbra.
- Ferma Sheimi, lasciala a me adesso- ordina Kageyama facendo la sua entrata regale, sembra davvero una regina di quelle dalla doppia faccia.
- Aye capitano- le getta la palla con un solo braccio.
- Nagisa, Yumi seguitemi - impone mettendosi sotto rete.
Ora capisco cosa vogliono fare, vogliono vedere quanto riesco a resistere ad un loro attacco. Quella che a prima vista sembra un qualcosa di impossibile si rivela piuttosto prevedibile in alcuni secondi. Tutti quei fallimenti mi hanno insegnato a prevedere con precisione matematica ogni spostamento. Che venga definita intuizione, che sia un sesto senso innato o un vaneggiamento di una perdente perenne mi posiziono comunque al centro.
Nagisa, una ragazzina dal gelido sguardo castano mi fissa i piedi, alza il viso e batte. Mi getto in un palleggio mandando dall’altra parte dove sono già pronte a ricevere ed infatti devo subito fare un bagher per salvare la pellaccia.
- Se perdi entri nella squadra - mi avverte il capitano sorridendo. Credo di aver sentito solo io quel suo sibilo.
Devo impedirlo. Non posso permettermi di mostrami a casa se entro in una squadra di pallavolo. Dannazione, non potevo scoprire di avere un talento sorprendente per il ping pong o, che so, per la letteratura georgiana??
- NO!- ricevo di fortuna la prima schiacciata di Kageyama Arisu che mi manda letteralmente il braccio all’indietro in questione di potenza facendomi toccare il pavimento. Sfortunatamente non mi rialzo in tempo per riceverne un’altra come si deve, la becco in pieno col faccia, perdo i sensi.
È tutta colpa di quella lattina, quando arrivo all’Inferno uccido l’inventore delle lattine!!

ANGOLO DI ZOICHI:
Lettori: *si nascondono imprecando*
Zoichi: benebenebene! Vorrei cominciare col dirvi: GRAZIE DI AVER LETTO!!! Sono felice che leggiate quesa fic (anche se siamo solo nel primo capitolo) e vorrei tanto sapere già dal prossimo capitolo se vi incuriosisco o vi annoio xD
Lettori: la seconda.
Zoichi: arrivederci e grazie -.-
   
 
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