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Autore: Relie Diadamat    09/02/2015    17 recensioni
Merlin, ventenne suonato, si ritrova costretto a lavorare al fianco del suo inseparabile Asino, nel bar aperto da quest'ultimo. Con loro c'è Freya, la dolce ed ingenua fidanzata di Merlin, che Arthur detesta.
Tutto cambia un giorno, quando il giovane Pendragon rivela ai suoi colleghi un cambio di programma.
*
[Dal Cap. 1]
«Non saremo i soli a gestire il bar.» continuò Arthur, serrando lievemente la mascella, evidentemente quella non era stata una scelta del tutto condivisa dal biondino «Mia sorella Morgana ed il suo fidanzato Mordred saranno dei nostri.»
Il cervello del corvino si resettò in un lampo.

*
[Cap. 6]
«Io non voglio condividere proprio niente con te, Aridian.» sibilò, serrando lo sguardo.
«Strano…» Unì tra loro le mani, aggrottando la fronte «La droga la dividevi volentieri.»

*
[Cap. 13]
«Quella stronzata che sono attratto dal tuo ragazzo. Come ti è venuta in mente una cosa simile?»
«Perché io ti ho visto, Arthur. Ho visto cosa diventano i tuoi occhi quando lo guardi».

*
[Cap 11]
«Io ti avrei amata per sempre».
*
*
[Freya/Merlin/Arthur] [Mordred/Morgana/Merlin] [Freya/Merlin/Morgana] [Merlin/Arthur/Mithian] [Elyan/Mithian/Arthur] [Kara/Mordred/Morgana] [Freya/Gwaine]
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Freya, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù, Merlino/Morgana
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Note d'autrice: rieccomi con una nuovissima storia!!
Prima di tutto... non so proprio come mi sia venuta in mente... comunque eccola qua. Come avrete visto saranno presenti diverse coppie nella storia, giusto perchè la mia testa malata diceva così.
Spero che questa nuova storia possa appassionarvi o quanto meno piacervi.
Questo è solo un mini- prologo, ma spero sia di vostro gradimento.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va :)
                                                                                    

                                                                               I. A Volte Ritornano 
 

 
 
Maggio.
La città si era svegliata come si svegliano le tenere passioni degli animi ingenui.
La primavera.
Gli uccelli cantano in modo più dolce, la brezza mattutina ti si posa in faccia con dolcezza…
Sì, Maggio è il mese della dolcezza.
Una sveglia continuava a trillare, da almeno un quarto d’ora, in quel modesto appartamento londinese.
Dei capelli neri erano spiaccicati contro un cuscino immacolato, piegato a comprimere due orecchie a sventola, nel chiaro tentativo di non udire più la sveglia.
Quando quello stupido aggeggio elettronico risuonò per l’ennesima volta, il giovane si decise a staccarla. Si mise a sedere sul letto, tirando un lunghissimo sospiro.
I suoi occhi azzurri, ancora velati di sonno, cercarono di mettere a fuoco la stanza nella penombra mattutina. Sembrava tutto così quieto, così rilassante…
“E’ ora di alzarsi, sono le sette e trentadue minuti. E’ ora di alzarsi…” la seconda sveglia, posizionata sul mobile accanto allo specchio – ovvero dall’altra parte della stanza – iniziò a trillare fastidiosamente.
Merlin ricadde sfinito sul suo letto, sentendo continuamente quella litania nelle orecchie, senza trovare la forza per alzarsi, comportarsi da uomo – come gli aveva sempre detto sua madre – ed andare a spegnere quella maledettissima sveglia.
Era inutile alzarsi, siccome se non si fosse alzato di sua spontanea volontà…
 «Basta poltrire!»
Merlin si sentì sfilare il cuscino dalla nuca, facendo ricadere scomodamente sul materasso – davvero invitante… -
«Arthur ci ammazzerà se non ci presentiamo in tempo, e lo sai che non scherzo!»
Il giovane si rigirò nel suo letto, ricoprendosi con le coperte di lino fino al collo. «Lascia che mi uccida tra cinque minuti…» biascicò, ancora nel sonno.
La voce ebbe un’inflessione di tenerezza: «Dai, esci subito dal letto!»
Il giovane, sentitosi messo alle strette, seppur controvoglia, decise di alzarsi e di rendersi attivo nella società.
«Da quando sei diventato così pelandrone?» stuzzicò la giovane, guardandolo di sottecchi.
Il ragazzo ammiccò un’occhiatina compiaciuta, tirandosela lievemente a sé. «Da quando mi hai fatto perdere il sonno.»
L’avrebbe baciata se la sua ragazza non gli avesse gettato un cuscino sul viso, per poi allontanarsi. «Vestiti!» ridacchiò lei.
«Io inizio ad avviarmi, devo comprare anche il giornale al signor Gaius.» disse, prendendo la sua copia di chiavi, prima di stampargli un bacio veloce sulle labbra. «Ci vediamo più tardi, amore.»
Il giovane corvino si fece bastare quel bacio soffiato sulle labbra, per poi sorriderle educatamente. «Freya…» richiamò il ragazzo, immobilizzando la mora all’istante.
«Non credi di dimenticare qualcosa?» le fece notare, indicando con lo sguardo la borsa dimenticata in un angolo della casa.
«Oh, cielo. Ma dove ho la testa?» corse a prendersela, poggiandosela sulla spalla sinistra, per poi lanciare un bacio al volo al suo ragazzo: «Ciao, amore!»
La porta si richiuse, lasciando il giovane, completamente solo. «Ciao…» soffiò, prima che il suo cellullare vibrasse.
Corrugò la fronte, del tutto estraneo su chi potesse mai cercarlo a quell’ora – se non Arthur – e gli venne un mini- infarto solo leggendo il nome MORGANA.
Lasciò squillare a vuoto, tenendoselo tra le mani.
Quel nome rimaneva fisso sullo schermo, quasi fosse un tatuaggio stampato sulla pelle.
Una fitta allo stomaco si fece sentire; tutto il buon umore si era tragicamente riversato in tristezza cosmica. Al quinto squillo, la ragazza riattaccò.
Si rivestì come se fosse un automa.
Quella chiamata voleva togliersela dalla mente, il prima possibile.
Prese la lametta dal lavabo, dimenticandosi di non essersi spalmato neppure la schiuma da barba.
Morgana.
Nella sua mente aleggiava solo quel nome. Quei cinque squilli.
Cosa voleva adesso da lui? Cosa voleva dopo quei dannatissimi due anni di silenzio?
Lei è fatta così, si convinse. Ritorna solo quando le fa più comodo, quando ormai la parte peggiore è già finita. Sai cosa c’è Morgana? La vita va avanti e la mia adesso è tutta discesa!
Si ferì la pelle, accorgendosi solo in quel momento della mancata attenzione per la schiuma da barba «Merda!» imprecò, ricordandosi di essere pericolosamente in ritardo a lavoro.
Certo, sarebbe stato ridicolo uscire in quello stato di casa, ma sarebbe stato sicuramente peggio sorbirsi una paternale dall’Asino.
Riuscì a vestirsi in meno di dieci minuti, forse utilizzando qualche trucco magico, siccome anch’egli lo reputasse umanamente impossibile.
Frettolosamente prese la sua copia di chiavi ed uscì dall’appartamento… dimenticando il cellulare sul comò, in cucina.
Nel frattempo aveva ripreso a squillare.
Un nome a caratteri cubitali comparve nuovamente, sostituendo la foto di Merlin e Freya che, sorridenti si abbracciavano.
CHIAMATA ARTHUR
 
*
 
«Non dire una parola…»
Arthur lo anticipò, vedendolo arrivare di tutta corsa nel bar. «Trentasette minuti di ritardo, cos’hai da dire in tua discolpa?»
Il corvino valutò quale fosse la scusa più idonea da utilizzare, ma non gliene vennero di migliori: «Sabato erano quarantacinque?» azzardò.
L’altro lo incenerì con uno sguardo intimidatorio. «Sta’ zitto, Merlin!»
Arthur Pendragon, il suo migliore… ehmm, no, nemmeno Merlin sapeva cosa fosse esattamente per lui. Era sicuramente un po’ di tutto.
Era l’unica persona con la quale sentiva di avere un legame di appartenenza. Era qualcosa d’insolito che non capita tutti i giorni.
Fatto stava che, quel tizio aveva deciso di aprire un bar con le proprie forze, tanto per dimostrare al padre che era capace di cavarsela da solo. Da solo, e con l’aiuto di Merlin e Freya.
Da quando l’ultima relazione, quella con la sua ex Ginevra era finita, il giovane biondo si era del tutto isolato dal campo dei sentimenti, ritrovando rifugio nel suo Merlin che, disgraziatamente – almeno così pareva al corvino – si era fidanzato.
Merlin aveva sempre sospettato che, ad Arthur, la presenza di Freya fosse indigesta, ma non si era fatto il problema di contemplare le idee strampalate di quel ventenne suonato.
Arthur sarebbe sempre venuto prima di tutto, era una priorità inscindibile nella sua vita; se vi fosse stata la necessità avrebbe anche chiuso una volta per tutte la sua relazione, ma per il momento non ne vedeva il bisogno.
Che i giusti del suo migliore amico fossero diversi dai suoi era una cosa che avrebbero dovuto accettare entrambi, nel bene e nel male.
Ad ogni modo, quello non sembrava affatto un giorno normale come tutti gli altri…
 
*
 
 «Da oggi ci sarà una novità.» aveva annunciato l’Asino- barman, all’arrivo di Freya.
«Che novità?» chiese incuriosita la ragazza, mentre riceveva uno sguardo denigratorio da Arthur.
«Non saremo i soli a gestire il bar.» continuò Arthur, serrando lievemente la mascella; evidentemente quella non era stata una scelta del tutto condivisa dal biondino. «Mia sorella Morgana ed il suo fidanzato Mordred saranno dei nostri.»
Il cervello del corvino si resettò in un lampo.
Morgana era fidanzata. Morgana stava tornando a Londra. Morgana stava ritornando con Mordred. Morgana sarebbe stata tutta la giornata nel bar, lavorando con lui… e Mordred.
«Qualcosa non va, Merlin?» Freya, preoccupata di una non risposta da parte del suo ragazzo, si era accinta a posargli una mano sulla spalla.
Il giovane si riscosse dai suoi pensieri, posizionando il suo sguardo prima negli occhi indagatori di Arthur, poi in quelli scuri e accoglienti della sua fidanzata. «No, va tutto bene.»
«Sicuro?» insistette la ragazza. «Sei diventato pallido come il marmo.»
Per fortuna, Arthur sembrò correre in suo soccorso: «Il tuo ragazzo è sempre pallido come il marmo, Freya.» la corresse, con un tono che… cadeva nell’infastidito?
Eppure Merlin sembrò non curarsi minimamente di ciò che lo circondava.
La sua mente rimaneva affollata da mille pensieri, il cui perno era sempre e solo lei: Morgana.
   
 
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