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Autore: DanzaNelFuoco    09/02/2015    2 recensioni
Partecipa alla Battaglia Navale di Pseudopolis Yard.
- Intro:
Afferra il pugnale di Romeo, quello che porta ancora nel fodero alla cintura, come se adesso che è morto potesse ancora usarlo.
Lo sguaina con mano tremante, ne osserva la lama e i guizzi di luce che le fiamme delle torce vi disegnano sopra.
Esita.
Giulietta ha quattordici anni e non vuole morire.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Romeo Montague
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sciocco, sciocco Romeo.

Giulietta lo fissa e vorrebbe piangere. 

Una lacrima sfugge alle sue ciglia e rotola lungo la guancia. 
Fissa il suo corpo esangue, quello di suo marito, del ragazzo che ama e che ora è morto.
Romeo ha le labbra ancora sporche di arsenico. Sarà sciocco, ma è proprio il notare questo misero particolare - non il cuore che non batte più nonostante abbia cercato disperatamente il polso, non gli arti abbandonati nonostante lei abbia cercato di scuotere il suo corpo più e più volte, non le orecchie insensibili a ogni suo richiamo, no, è la goccia di veleno sul suo labbro inferiore - che fa aprire la voragine della disperazione nel suo petto.  
Ha quattordici anni ed è vedova. 
Non sa cosa fare. 
Il suo unico amore è morto e la sua famiglia presto scoprirà il suo inganno. 
Afferra il pugnale di Romeo, quello che porta ancora nel fodero alla cintura, come se adesso che è morto potesse ancora usarlo. 
Lo sguaina con mano tremante, ne osserva la lama e i guizzi di luce che le fiamme delle torce vi disegnano sopra. 
Esita. 
Giulietta ha quattordici anni e non vuole morire. 
È giovane, ha tutta la vita davanti. 
Si dice che è codarda.
Sarà anche codarda, ma vuole vivere.
Se fosse stato un veleno, un farmaco letale da assumere e lasciare agire, forse lo avrebbe fatto. Avrebbe finto che fosse vino e ne avrebbe ignorato il sapore amaro. Avrebbe lasciato che le sue palpebre si chiudessero, fingendo di stare per addormentarsi, e non avrebbe avuto paura. 
Ma piantare tra le carni una lama dura e fredda e aspettare, mentre il sangue scorre lento e la morte non arriva e non può fingere di stare per cedere ad Orfeo, non con un dolore pulsante e straziante nel ventre che le ricorda che di là non c'è niente, o peggio c'è l'Inferno - lussuriosi o suicidi, Giulietta? - quello non riesce a farlo. 
La punta della daga è rivolta verso di sé e trema a pochi centimetri dalla stoffa dell'abito. 
Ci vuole una certa pressione perché la lama laceri il tessuto e ancora di più perché penetri le carni. 
Giulietta è debole e non pensa di farcela. 
Le tremano le mani - le usa entrambe per tentare di tenere fermo il pugnale, ma tremano comunque e lei in realtà non è nient'altro che una ragazzina tremante di dolore e di paura, solo quello, pateticamente insignificante e annichilita. 
"Morirei per te." le aveva Romeo e adesso Giulietta si chiedeva che senso avesse. 
Stupido, stupido, stupido Romeo, che doveva fare il cavalier cortese senza nemmeno sapere che cosa stesse difendendo. 
"Morirei per te." le aveva detto quell'idiota. 
"E io per te." aveva risposto lei. 
"Ma anche no!" esclama, mentre il ricordo affiora nella sua memoria e non fa altro che irritarla e irritarla ancora di più. E Giulietta sarà anche crudele per quello che pensa, ma è l'ira che parla per lei. 
È in quel momento, con quel pensiero, che smette di tremare e comincia a fremere. 
Freme di rabbia, perché lei non sarebbe dovuta essere lì. 
Freme di rabbia perché lei ha quattordici anni e a quell'età non si dovrebbe pensare al suicidio. Non si dovrebbe essere costretti a sposare un uomo con il triplo dei propri anni e fingere la morte per non farlo.
Freme di rabbia perché Romeo è un idiota che non pensa prima di agire, che avrebbe potuto parlare con Frate Lorenzo prima di uccidersi, cercare un conforto, e invece, impulsivo come al solito, si è fatto prendere la mano dall'eroismo.
Freme di rabbia perché Romeo, l'eroico Romeo, si è portato via l'opzione facile e l'ha lasciata da sola ad affrontare l'affilato ghigno sardonico della lama. 
Freme di rabbia perché è ingiusto.
È ingiusto che lei si trovi in quella situazione. 
È ingiusto che lei non abbia potuto avere scelta. 
Allora scaglia il pugnale con forza, con rabbia, contro la parete e riceve in risposta solo il tintinnio del metallo sul pavimento. 
Non morirà. Non oggi, non stasera, non per Romeo.
  
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