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Autore: Shinkocchi_    09/02/2015    4 recensioni
Se ripensa alla prima volta in cui ha incontrato Sawamura, Kazuya ancora si chiede come sia possibile le cose si siano davvero sviluppate in questo modo.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eijun Sawamura, Kazuya Miyuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note – Sono veramente riuscita a finire di scrivere una fic su Daiya. Okay. Non scrivo da mesi e sono arrugginita da far pietà, tanto che ogni frase mi è costata sangue allo scopo di darvi anche una vaga parvenza di ordine mentale e senso logico. E boh (?), inizialmente questa fic doveva essere su tutt’altro, ma alla fine mi sono rassegnata al “va dove ti porta il cuore”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Reflection


 
La prima volta che incontra Sawamura, Miyuki si perde nei suoi occhi. Non hanno il colore del cielo sotto il cui formano insieme la prima battery – somigliano più al sole che lo acceca, si ritrova a pensare —, ma sono abbastanza grandi da contenere tutti i sogni e le speranze a cui quel ragazzo potrebbe aspirare; abbastanza grandi che Kazuya con il tempo impara a specchiarvisi dentro. Non è una figura nitida la sua, quanto più una macchia non ancora definita in quelle iridi ambrate, al pari di un soggetto che l’obbiettivo di una macchina fotografica non ha ben messo a fuoco. A posteriori Miyuki realizza di trovare il fatto di per sé naturale come scrollare il guantone e spalancare le braccia nell'attesa di un lancio. Dopo la morte di sua madre, questa è la prima volta che si trova così a suo agio in un posto che non sia il campo da baseball.

 
I lanciatori non sono individui facili; sono egocentrici, testardi, egoisti, e Sawamura Eijun non è un’eccezione alla regola. Ci sono quelle volte in cui il giovane urla – sempre, a dire il vero –, in cui sbraita perché sarà lui a diventare l'asso, sarà lui a finire di mangiare prima di Furuya facendo anche il bis, sarà lui quello che avrà fatto più lanci a fine giornata. A volte Miyuki vorrebbe chiedergli cosa abbia da urlare tanto, perché mai debba essere così rumoroso, ma sa perfettamente che è inutile: qualunque cosa dica, un bakamura rimane un bakamura – Ehi Miyuki Kazuya, cosa hai detto?! –, così finisce per abituarcisi alla fine; la voce del pitcher è alta, decisa e si sente a metri e metri di distanza, ma non ha un suono sgradevole a ben rifletterci. Spezza un po' la sua solitudine, sia quando lo trova a inseguirlo per i dormitori per chiedergli di ricevere per lui, sia quando lo guarda da lontano sospirando per qualsiasi cosa di stupido stia facendo; diventa qualcosa di scontato, abituale.
Poi la consegna dei diplomi arriva anche per lui, e Kazuya quasi non se ne rende conto. Dopo aver conosciuto gli strilli di Sawamura Eijun ritornare alla sua solita routine domestica fatta di silenzi e tintinnii di posate è più difficile del previsto.
 
La primavera passa veloce, così anche l'estate, e l'autunno si porta via le foglie traballanti sui rami senza fare rumore. Miyuki non è una persona abile nel mantenere i contatti, non lo è mai stato, né si è mai trovato in una situazione tale da richiederlo. Dei vecchi compagni ne sente pochi e nemmeno troppo spesso: un po' per effettiva mancanza di tempo, data la routine quotidiana, un po' per abitudine. Lo trova comunque normale, a prescindere da tutto, perché per quanto ci si sforzi di dimostrare il contrario la vita va avanti, continua e separa le persone. È uno dei motivi per cui ha sempre tentato di reggersi con le sue sole forze sui suoi piedi, Kazuya, senza dover contare su nessuno.
Il messaggio che gli arriva quella sera di metà novembre è così improvviso che fa tremare la scrivania e quasi traboccare la tazza di tè posta vicina al computer – motivo per cui dovrebbe ricordare di disattivare la vibrazione, o semplicemente evitare di riempire le tazze fino all’orlo – prima che il ragazzo sblocchi la schermata del cellulare, tanto luminosa da accecarlo quasi.
Vi trova solo quattro parole, nemmeno tanto originali tra le altre cose, eppure Miyuki prima ancora di leggere il mittente è certo sia da parte di Sawamura. Non è sicuro se sia per l’uso di quel “Miyuki Kazuya!” dopo il “buon compleanno”, o per il fatto che sia un messaggio scritto tutto in maiuscolo, quasi a voler sottolineare il tono deciso dell’augurio pronunciato da quella voce che proprio ora gli pare di sentire viva nelle orecchie, per nulla comparabile a un eco in lontananza, ma Kazuya potrebbe metterci una mano sul fuoco. Sa che è così, e le sue aspettative non vengono tradite. L’espressione gli si scioglie in un sorriso e il fiato viene rilasciato in un sospiro divertito, accompagnato dal movimento del collo sgranchito. Puntella la matita sugli appunti da studiare, beve un sorso di tè e si perde in contemplazione di non sa nemmeno lui cosa con lo sguardo puntato sulle gocce di pioggia che rigano la finestra. Poco dopo gli arriva un secondo messaggio e questa volta è da parte di Kuramochi: “A quell’imbecille ci è voluta un’intera giornata per trovare il coraggio di mandartelo, quindi vedi di non fare lo stronzo e rispondi una volta tanto”.
Kazuya sospira, si adagia contro la sedia e beve un altro sorso dalla tazza che ha in mano, domandandosi quanti messaggi Eijun debba aver mandato all’ex compagno di stanza per tediarlo così, finchè un'altra vibrazione del cellulare interrompe inaspettata i suoi pensieri, e il messaggio è sempre da parte di Youichi.
E per la cronaca, voi due mi sfinite.
Kazuya si lascia semplicemente andare a una risata liberatoria mentre sprofonda nello schienale.
 
I sentimenti non sono immutabili, al contrario hanno sviluppi scostanti e imprevedibili, mutano, cambiano forma e si adattano, occupando con un bagaglio di consapevolezze differenti le varie stagioni della vita delle persone nel loro influenzarla.
Eijun si dichiara una gelida serata di dicembre, e se Miyuki mai sostenesse di non esserselo aspettato almeno un po' mentirebbe; semplicemente non aveva previsto la situazione nella sua concretezza. Sawamura ha le spalle tese verso di lui, le guance arrossate e gli occhi brillanti rivolti dritti nei suoi, non meno determinati di quanto si trovava a guardarlo sul mound prima di un lancio. Il tono è fermo e deciso, tanto da rispecchiare pienamente la sua solita caparbietà, eppure se presta attenzione non riesce a togliersi dalla mente l’impressione che le labbra del giovane stiano tremando. “Mi piaci, dannazione”, e “Questo non ha senso, accidenti!” sono i concetti base che l’ex numero due del Seidou recepisce del suo sproloquio, accompagnati da qualche insulto alla sua personalità e un “Smettila di fare quella faccia e dimmi qualcosa, Miyuki Kazuya!”.
Mentre si stringe nelle spalle, mentre chiude gli occhi per imporsi di regolarizzare il battito irregolare del cuore, Kazuya ripensa a suo padre, sua madre, alla casa vuota; poi pensa alla risata di Eijun e all’improvviso quel silenzio che permea ogni anfratto della sua memoria gli pare più distante. È ancora una sagoma sfocata, un’ombra dai contorni stinti che inscurisce le iridi dorate del pitcher, ma Miyuki è sicuro sia diventata più limpida dall’ultima volta che vi ha prestato attenzione. E la sua risposta viene con un sospiro tremante, cristallizzandosi come condensa fra la sciarpa stretta attorno al suo collo e il naso arrossato.
Okay, proviamoci.
 

Se ripensa alla prima volta in cui ha incontrato Sawamura, Kazuya ancora si chiede come sia possibile le cose si siano davvero sviluppate in questo modo. Non è tanto per la decisione di andare a convivere in sé, neppure per il fatto che il letto sia uno, e per giunta più grande di una piazza singola – è più perché, il giovane si rende conto, non saprebbe dire con precisione cosa sia cambiato nel loro rapporto.
Miyuki continua a prenderlo in giro, Sawamura a sbraitargli contro, ed è come quando erano al liceo e riempivano le loro giornate con nulla più che il baseball. Eppure qualcosa è diverso: ora lui è quello che cucina per entrambi, quello che si nasconde dietro Eijun ogniqualvolta trova un insetto girare per casa, quello a cui il suo coinquilino grida "Piantala di rubare le coperte la notte!"; e Sawamura è diventato quello alto, quello che gli insetti li mette fuori dalla finestra con un sospiro, che lava i piatti dopo cena e che quando dormono scalcia fino allo sfinimento.
Sono passi piccoli giorno dopo giorno, cambiamenti impercettibili che Kazuya non ha saputo – nè voluto – arrestare, ma a cui si è abituato e adattato. Il suo riflesso negli occhi di Sawamura ora è abbastanza nitido perché riesca a specchiarvisi e riconoscervisi ogniqualvolta sono abbastanza vicini da poter sentire un calore lieve scorrere sottopelle senza bisogno di coprirsi. Eijun la sera lo bacia sulla fronte, lo stringe borbottando una buonanotte, facendolo ridere e Kazuya è semplicemente felice.
 
  
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