Sono
anni ormai che sei
andato via. Di me non è rimasto nulla, solo un vago ricordo
di quella che ero.
???: vieni con me.
Pensavo
a te e piangevo.
Rivedevo i tuoi occhi e mi sarei cavata i miei per non vedere altro che
quelle
splendide iridi d’oro fuso.
???: diventa una di
noi. Qui non ti resta niente, solo dolore.
Isabella
Swan? Credo di
averla dimenticata. Credo di aver quasi perso il ricordo di quella
debole
ragazza goffa, che arrossiva ad ogni cosa. Ormai sono arrivata a
chiedermi chi
è, ma infondo la risposta, anche se vaga, la conosco. Ma ora
lei non esiste
più, è morta, com’è morta
quella parte di lei che ti apparteneva. Te ne sei
andato, hai lasciato che il suo animo si distruggesse nonostante avevi
detto
tante volte di non volerlo danneggiare.
???: hai sofferto
abbastanza, non pensi? Rialza la testa, vieni con noi e guarda
fieramente il
tuo passato, ti sarà concesso se ci seguirai.
Quanto
tempo è passato da
quando ho lasciato Forks dicendo a mio padre e ai miei amici che mi ero
trovata
un lavoro lontano da lì? Quanto tempo è passato
da quando i miei passi avevano
toccato per l’ultima volta il giardino di casa mia? Tanto,
troppo. Eppure io
ricordo. Ricordo una ragazza dallo sguardo spento che abbracciava il
padre e
saltava in macchina tirandosi dietro una grossa valigia. Ricordo le
lacrime
versate da quella ragazza, il suo dolore, in seguito cancellato da una
bruciante determinazione. Quella stessa ragazza aveva scelto. Io avevo
scelto.
Io sono questa. Non sono un vampiro. Non sono un licantropo. Non sono
niente,
ma sono anche tutto.
Quante
leggende, quante
apparenti favole su quelle creature enormi e sinuose che si libravano
libere
nel cielo, propagando nell’aria i loro ruggiti. Poveri umani,
come sono
ingenui. Non vedono, non sentono, ignorano l’evidenza anche
se questa gli si
para davanti agli occhi.
Dannazione?
Sì, la conosco
bene, ma allo stesso tempo mi è sconosciuta. Come sono
cambiata, anche tu non
mi riconosceresti, Edward. Non sono diversa solo d’aspetto.
Quando
decisi che mi sarei fatta
mutare, l’unico pensiero che avevo in testa era quello di
dimenticare. Com’ero
stata stupida. Stupida, idiota ragazzina. Ora so. Ora so che non posso
dimenticare e ho imparato ad usare la mia sofferenza come arma. Ricordi
i
poteri supplementari dei vampiri? Beh, li abbiamo anche noi. Ma a noi
non
servono i poteri supplementari per abbattere un vampiro, per questo
anche i
Volturi ci temono. Ci temono perché noi siamo diversi da
loro e da qualsiasi
altra razza esistente. Noi siamo dannati e non lo siamo. Siamo figli
del cielo
e della terra, delle tenebre e della luce, figli del fuoco e del
ghiaccio. Ci
nascondiamo tra gli esseri umani che non si accorgono nemmeno di
ciò che li
affianca. Non si accorgono di noi, che viviamo indisturbati anche agli
occhi di
quasi tutti i vampiri e i licantropi.
Penso
a te mentre l’aria mi
sferza il volto, penso a te mentre i miei compagni si librano al mio
fianco e
aspettano che dica loro di cambiare formazione. Penso a te mentre ci
dirigiamo
verso Forks.
???: ho sentito dire
che i Cullen sono tornati a Forks.
Bella: davvero?
???: che hai
intenzione di fare?
B: cosa dovrei
fare?
???: torni? Te la
senti di rivederlo?
B: ci andrei
comunque, sai bene che abbiamo delle faccende da sbrigare
lì.
???: posso farcela
anche da solo, lo sai.
B: se
c’è Shruikan
laggiù, laggiù devo esserci anch’io. La
deve pagare.
???: …come
vuoi…
Chissà
se sei cambiato.
Chissà se mi odi per essermene andata così
all’improvviso senza lasciarti
nemmeno una lettera nella speranza che la trovassi. Anzi, nella
certezza che la
trovassi. Sì, ho sempre saputo che saresti tornato, e ora so
che stai soffrendo
fino alla pazzia dopo che qualcuno dei miei amici o Charlie ti ha detto
che
sono andata via in fretta e furia.
Alex:
Bella! Vedo l’insegna
di Forks, sarà meglio scendere di quota o la perdiamo!
Mi
riscossi dai miei
pensieri. Annuii e ruggii il comando. Tutti insieme piegammo
l’ala sinistra e
scendemmo in picchiata. Emisi un leggero brontolio di gola e i miei
compagni si
ritrasformarono in umani. Cademmo da metri e metri d’altezza,
ma atterrammo
senza un graffio, provocando solo dei piccoli buchi nel terreno.
James:
ah! ma brutta…l’hai
fatto apposta!
Kairi:
non mi dirai che ti
sei fatto male??? ti ho colpito anche di striscio!
J:
vuoi che ti colpisca di striscio
anch’io, Kai????
Anubi:
basta voi! Bella, ti
aspettiamo qui?
Sorrisi
e annusai l’aria.
C’era odore di…vampiri!
B:
cavolo, mi sa che siamo
troppo vicini a casa Cullen!
Narì:
Bella, se quelli ci
attaccano ti ammazzo! Ti avevo detto NON troppo vicini a casa Cullen o
a La
Push!
B:
scusa, Narì! È stato un
riflesso condizionato. Voi restate qui mentre vado a casa…
anzi, Alex, non è
che…?
Alex
sorrise. Nonostante la
capo branco fossi io, non riuscivo a muovermi senza di lui. Era stato
lui a
crearmi, era come un padre per me, il mio punto di riferimento e
lontana da lui
in una zona che entrambi non conoscevamo bene mi rendeva nervosa.
A:
fammi strada, piccola.
Annuii
con un sorriso, poi mi
rivolsi agli altri.
B:
non vi muovete da qui,
qualsiasi cosa contattatemi.
Annuirono
tutti, Narì aveva
già lo sguardo assassino rivolto a Kairi e James. Sospirai,
sperando che in un
eccesso di rabbia, non mandasse tutto a fuoco come l’ultima
volta.
Io
e Alex ci avviammo mano
nella mano a velocità sorprendente verso casa di Charlie.
Chissà se mi avrebbe
riconosciuta…dopotutto non sembravo più io. I
capelli rossicci e ondulati erano
sempre quelli, solo più belli e lucenti. Le mani erano
munite di artigli
d’acciaio, i denti dieci volte più affilati e
lunghi (avete presente la
dentatura di un leone?) ma non sporgevano all’esterno
ringraziando il cielo. Il
mio corpo era parecchio più muscoloso e allenato, i tratti
più felini e gli
occhi identici a quelli di un gatto, di un verde abbagliante, ma dalla
pupilla
verticale.
A:
fermiamoci qui, ti va?
Ovviamente
non poteva dare
ordini al capo branco e questa cosa mi metteva a disagio. A volte
esagerava a
trattarmi da superiore. Mi fermai sbuffando.
B:
che c’è?
Alex
sorrise.
A:
non credi che a tuo padre
venga un infarto se ti vede così? Tieni.
Mi
porse delle lenti a
contatto normali, e dei guanti abbastanza larghi, rivestiti di ferro
tranne che
alle piegature delle dita così che lei mie unghie non
dessero nell’occhio.
A:
ottimo! Allora, possiamo
dire a tuo padre che sono tuo marito, che dici?
Per
poco non mi andò di
traverso la saliva.
B:
eh???
A:
eddai, ti faccio così
ribrezzo?
Ribrezzo?
Alex??? La nostra
razza aveva la stessa grazia e raggiungeva al bellezza dei vampiri,
solo che la
nostra era un tipo di bellezza diversa, più selvatica. E
Alex non era un
eccezione. Capelli neri fino alle spalle e occhi da gatto azzurro
cielo.
Dimostrava trent’anni, dieci più di me.
Fortunatamente i maschi non avevano il
problemino delle unghie che abbiamo noi femmine, a lui sarebbero
bastate delle
semplici lentine grazie al cielo.
B:
Alex, cerchiamo di non
finire sulla bocca di tutti per favore!
A:
ok, ricevuto. Allora che
diciamo a tuo padre? “Salve, siamo due perfetti sconosciuti
che si sono
incontrarti per strada e hanno deciso di venire a farle
visita” può andar bene?
B:
Alex…
Quando
faceva il sarcastico
mi ricordava un po’ una certa persona…oddio,
persona non proprio.
A:
ok, lascia fare a me. M
ricordati di non sorridere mostrando i denti e non venire molto a
contatto con
tuo padre o è la fine. Non sia mai lo graffi o roba
simile…
Mi
prese per mano e ci
avviammo lentamente per le stradine di Forks. Quanti ricordi. Troppi
per i miei
gusti. Mi sembrava quasi di vederlo camminare per le stradine della
cittadella
illuminando tutti con la sua radiosa bellezza…
“Narì:
ehi!!! Vi muovete o
no??? io tra poco compio più di un omicidio!”
(le
battute tra virgolette
sono pensieri)
Scossi
il capo infastidita.
Accidenti e quei deficienti! Kairi non poteva fare mai a meno di
infastidire
James e quel cretino non poteva fare a meno di prendersela per ogni
cosa!
Morale: Narì dava di testa mentre Anubi risultava a dir poco
inutile.
B:
Alex, forse è meglio che
torni indietro e tieni quei quattro sott’occhio. Qui
rischiamo di mandare tutto
a fuoco o peggio…
“Anubi:
ragazzi, qui la
situazione è tragica, Narì sta già
cercando di strozzare James.”
Ovviamente
era stata una
genialata lasciare Anubi a controllare la situazione. Il tranquillo,
pacato
Anubi, che non perdeva mai la calma…ma che non faceva
nient’altro se non glielo
ordinavo direttamente e sapeva che odiavo dare ordini diretti!
“B:
accidenti, falli calmare
subito! Ci manca solo che al nostro arrivo ci scontriamo con i Cullen e
incendiamo casa loro! muoviti!”
“Anubi:
subito.”
B:
lo odio…
Alex
rise.
A:
sai che Anubi ti considera
più della sua stessa vita, ci tiene molto a te.
B:
solo perché sono la capo
branco.
A:
non dire sciocchezze! Se
qualcuno ti uccidesse, avrebbero ucciso anche noi. Sai meglio di me che
vivere
senza le persone che ami è inutile quanto il respiro per i
vampiri.
Sì,
lo sapevo bene. E avevo
imparato a caro prezzo quella lezione. E vorrei che non fosse mai stato
così. Sospirai,
trattenendo le lacrime: ogni tanto quei momenti di debolezza capitavano
anche a
me purtroppo.
Alex
mi guardò respirare
affannosamente per ricacciare indietro le lacrime e mi
abbracciò dolcemente.
Ale:
perdonami, Bella…non so
proprio quando chiudere la bocca e sono quasi sei anni che ci
conosciamo. Scusami,
se vuoi arrabbiati pure con me.
Scossi
il capo. Come potevo
arrabbiarmi con lui? Lui che mi aveva tirato fuori dalle tenebre, lui
che aveva
avuto pietà di me e mi aveva permesso di stare con loro. Lui
che mi aveva
salvato dal nulla perpetuo.
Mi
staccai lentamente da lui
e riprendemmo a camminare mano nella mano. Man mano che mi avvicinavo a
casa mi
sentivo sempre più nervosa.
“B:
accidenti, quelli lì
stanno facendo un baccano infernale! Ora mi esplode la testa!”
“Ale:
chiudi il contatto.”
“B:
e chi li tiene d’occhio???”
“Ale:
lo faccio io, non
preoccuparti.”
Sorrisi
e chiusi il contatto
mentale con gli altri. Tirai un sospiro di sollievo mentre le
imprecazioni di
Narì che veniva atterrato da Anubi svanivano.
B:
amen.
Ci
fermammo davanti casa di
Charlie. Non era cambiata per niente. Io tremai e Alex mi strinse
più forte la
mano.
Ale:
andrà tutto bene.
Annuii
e bussai.
Charlie:
arrivo!
La
porta si aprì e apparve
mio padre. Ora aveva la barba e parecchie rughe in più. I
capelli erano un po’ bianchi,
ma a parte questo potevo ancora distinguere il mio Charlie, mio padre.
Lui
mi guardò con un
sopracciglio alzato. Sembrava non riconoscermi.
B:
ehm…papà?
Lui
sbarrò gli occhi e
barcollò. Lo afferrai appena in tempo e, aiutata da Alex per
coprire la mia
forza sovrumana, lo portai in salotto. Lo facemmo accomodare sul divano.
B:
papà? Tutto bene?
Lui
mi guardò e posò una mano
tremante sul mio volto roseo.
Cha:
B…Bella?
Sorrisi
debolmente e annuii. Poi
mio padre spostò lo sguardo su Alex.
“Ale:
stai zitta e lascia
parlare me.”
“B:
guai a te se combini
casini.”
Ale:
salve signor Swan. Io
sono Alex Gray, il cugino di Isabella.
“B:
cugino?!?!?!?!?!”
“Ale:
avevi un’alternativa
migliore???”
Charlie
guardò la mano tesa
di Alex e la strinse debolmente.
Cha:
non ho mai sentito
parlare di te…
Ale:
sono un lontano cugino, Renée
mi ha visto solo una volta da piccolo, non credo che se ne ricordi.
Vede, Bella
era andata in America a lavorare e mi ha incontrato in azienda. Da
lì sono
riuscito a convincerla a stare a casa mia.
“B:
ma ti fai proprio i film
in testa, lo sai???”
“Ale:
dai, sono credibile!”
“B:
ringrazia che sai
fingere, perché se non fosse per le tue espressioni da
perfetto attore saremmo
fregati.”
Cha:
ah…sicuro che è tuo
cugino, Bella???
B:
certo, papà.
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Ottimo,
non è cambiato
affatto. Alex ridacchiò.
“B:
tu e io facciamo i conti
dopo.”
Charlie
mi guardò incerto.
Cha:
Bella…sei un sogno? Non sei
cambiata e sono quasi sei anni che sei andata via…
Sorrisi
debolmente. Perché dovevano
venirgli proprio ora le manie da osservatore??
B:
ma no, papà! Sono io!
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Sentii
la risata di Alex in testa
e gli tirai una gomitata. Mi sedetti sul divano, vicino a Charlie
ancora steso
per riprendere fiato.
B:
scusa, volevo farti una
sorpresa. Non volevo spaventarti.
Lui
mi abbracciò,
sorprendendomi.
Cha:
mi sei mancata, Bells.
Sorrisi
e una lacrima mi
attraversò il viso mentre ricambiavo delicatamente la
stretta. Sembrava immensamente
fragile.
B:
papà…sono qui con il resto
della mia famiglia che…ehm…ci stanno aspettando a
casa. Resteremo qui per un po’,
devo riprendere la scuola.
Ale:
vivremo al limitare del
bosco, c’è una bella casa lì.
“B:
e tu quando l’avresti
comprata???”
“Ale:
non l’ho fatto, lo
faccio domani. Non avremmo problemi a dormire nel bosco
stanotte.”
Annuii
impercettibilmente
mentre Charlie mi sorrideva.
Cha:
davvero???
B:
certo. Devi conoscere gli
altri, ma non oggi. Ora dobbiamo andare, ci staranno aspettando.
Cha:
non rimanete a cena???
B:
no, ma torneremo presto,
promesso!
Charlie
mi sorrise e i suoi
occhi si illuminarono mentre ci accompagnava alla porta.
Quella
notte non dormii,
troppo intenta da assaporare fino all’ultimo il dolce odore
dei vampiri. Il suo
odore. L’odore del mio Edward.
Zalveeee!!!
Rieccomi
all’attacco con una new ficcy su Twilight!!! Fatemi sapere,
ok? Così la
continuo.
Piccolo quesito:
che bestie sono diventate Bella, Alex e compagni???