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Autore: Theonlywayout    10/02/2015    3 recensioni
"Era tutto semplice, ma allo stesso tempo troppo complicato. Non era mai stato bravo con i sentimenti, e ora che l'oggetto dei suoi era lì di fronte, gli sembrava di essere incapace di agire. Ma stavolta non poteva lasciare tutto al caso, in bilico; non doveva pensare alle conseguenze, per una volta, dimenticarsi che la persona davanti a lui era un uomo, più grande, che aveva guardato sempre da lontano."
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Suho, Suho, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Prima di tutto, credo sia necessario un ringraziamento. A @SmileyMarty e a @Pikky Di, la prima perché mi ha aiutata a capire che direzione volessi dare alla mia storia, la seconda perché per mesi mi ha insegnato il minimo indispensabile sugli EXO (e mi ha sopportata mentre impazzivo). Sono state le prime a vedere questa storia finita... love you, girls! 
Ringrazio anche Claudia che aspettava con ansia i miei updates e sperava che quest'avventura non finisse mai.
Un grazie anche a Martina, che mi ha aiutata nella descrizione obiettiva dei personaggi, e al gruppo di Corvonero, interpellato out of the blue da SmileyMarty.
Grazie a tutte. Senza di voi la mia creatura non sarebbe com'è ora. 


 



Suho si buttò svogliatamente sul suo letto ancora disfatto. Era stata l'ennesima giornata di duro lavoro, e il ragazzo era davvero distrutto. Con la faccia premuta contro le lenzuola, lasciò uscire dalla sua bocca un pesante sospiro, poi si mise supino fissando assente il soffitto immacolato della stanza.

Il suo sguardo si rabbuiò quasi immediatamente, perso nei pensieri cupi che ormai da mesi riempivano la sua mente: sentiva su di sé una forte pressione, come se tutti si aspettassero da lui una mossa; ovviamente che fosse quella giusta. Perché era il leader degli EXO, e quello era il suo compito: guidare il gruppo attraverso le difficoltà lungo il percorso. E come cosa gli stava anche bene. Aveva accettato il suo ruolo e con esso le responsabilità che ne conseguivano, si era reso guardiano degli altri 11 ragazzi che con lui formavano il gruppo.

Ma da quando Kris, l'altro leader del gruppo, li aveva lasciati, il mondo sembrava crollargli addosso minuto dopo minuto, pezzo dopo pezzo. Tutto aveva iniziato a sgretolarsi. A partire dagli EXO stessi. Forse, con l'aiuto fermo e deciso di Kris, tutto il casino con Luhan non sarebbe successo; ma poi, era anche vero che forse era stato proprio l'abbandono del primo a spingere l'altro a fare altrettanto non molti mesi dopo.

Suho si passò stancamente una mano sul volto. Fosse stato solo quello, a turbarlo, forse non si sarebbe sentito così stanco e scoraggiato.

«E ora che cosa ho intenzione di fare?» disse a mezza voce sull'orlo di una crisi di lacrime.

E il problema stava tutto lì, in quella domanda a cui lui non sapeva dare una risposta. In più, non aveva nessuno con cui confrontarsi e parlare, nessuno con cui sfogarsi: non voleva mostrarsi debole e indeciso proprio ora, o la gente, l'agenzia, i suoi compagni avrebbero iniziato a lamentarsi e a riportare a galla quelle comparazioni ed aspettative che tanto spaventavano il ragazzo. Quelle stesse aspettative e comparazioni che lo accompagnavano come un'ombra dal momento in cui era stato scelto come leader.

"Gli EXO saranno i prossimi Super Junior? E il loro leader, Suho, sarà il prossimo Leeteuk?" Queste le domande che tutti si erano posti – nemmeno troppo implicitamente – al momento del loro debutto. Il suo cervello si focalizzò su quel nome: Leeteuk. Il leader dei Super Junior, il gruppo considerato "fratello maggiore" degli EXO, uno dei più famosi gruppi k-pop maschili ancora in attività. Che cosa avrebbe fatto Leeteuk al suo posto?

«Di sicuro non piangersi addosso.» si rispose secco. «Ma tu non sei lui, e lui non è te.»

Ed era vero, Suho lo sapeva. Come poteva lui essere come l'altro? Nei 7 lunghi anni in cui era stato un trainee alla SM, lo aveva visto spesso per i corridoi dell'agenzia, e tutte le volte aveva avuto un sorriso materno verso coloro che ancora erano in cerca della loro fortuna. Lo aveva visto affrontare scandali, incidenti, notizie belle e brutte, abbandoni di membri dei Super Junior, il servizio militare, eppure non lo aveva mai visto crollare. In pubblico aveva sempre quel sorriso rassicurante, una parola buona per tutti e una di raccomandazione verso i suoi dongsaengs; era sempre in grado di coordinare il gruppo e di sopperire alle mancanze e agli errori degli altri. Lo aveva visto prendersi sulle spalle responsabilità che non erano sue, e scusarsi per cose che non aveva fatto. Ed era per questo che Suho aveva fatto di Leeteuk il proprio idolo, l'esempio da seguire.

Forse – ma era un'ipotesi incerta nella testa del ragazzo – se solo avesse avuto occasione di parlarne con il più grande, sarebbe stato in grado di trovare una soluzione, una via d'uscita. Suho non poteva mentire ancora a lungo: aveva bisogno di un appoggio subito, o sarebbe scoppiato.

Si mise a sedere di scatto sul morbido letto e si torturò le mani per qualche istante. Sì, doveva parlarne con il suo idolo. Ma cosa gli poteva assicurare che l'altro l'avrebbe ascoltato e aiutato? Del resto si erano visti pochissime volte e non si poteva di certo dire – purtroppo per Suho – che avessero un rapporto stretto. Anzi. Ma il giovane leader scacciò quei pensieri negativi scuotendo in modo quasi infantile la testa, i capelli scuri solleticandogli la fronte. Leeteuk lo avrebbe aiutato sicuramente. E questo Suho lo sapeva non per la sua fiducia cieca in quell'uomo che ammirava; lo sapeva perché il leader più anziano lo aveva già fatto, il giorno del loro debutto.

Leeteuk era stato MC dello showcase con cui la SMTOWN aveva presentato finalmente gli EXO al mondo intero. Al ricordo di quel giorno, Suho ridacchiò imbarazzato mentre una strana sensazione nasceva alla bocca del suo stomaco, la stessa che aveva provato quando Leeteuk, dietro le quinte, gli si era avvicinato, mettendogli una mano sulla spalla e tranquillizzandolo con quel suo caldo sorriso. E poi ancora, l'aveva sentita ogni volta che il leader dei Super Junior aveva pronunciato il suo nome, facendolo arrossire e quasi balbettare davanti alle fan. Ancora adesso, a ripensarci, sentiva un brivido lungo la schiena al suono della voce rassicurante e tranquilla di Leeteuk dire "Suho-ssi".

Nel momento in cui prese la sua decisione, il ragazzo si sentì più leggero. Afferrò il cellulare, cercando nella rubrica il nome di Kyuhyun, che aveva salvato nei giorni delle prove per la loro mascolina performance allo show della SM: era l'unico modo che aveva per poter arrivare a parlare con Leeteuk. Ma quando trovò il numero che stava cercando, Suho esitò nel premere il tasto verde; lui e Kyuhyun non erano molto amici, sebbene abbastanza vicini d'età, e non si parlavano mai. Scrivergli così, all'improvviso, solo per fargli fare da tramite, sembrò al giovane un gesto insensibile, soprattutto considerando che anche i Super Junior non se la stavano passando fantasticamente in quegli ultimi mesi tra lo "scandalo" Sungmin e i 3 comeback ravvicinati.

Frustrato e scoraggiato, lanciò il proprio telefonino sul materasso, incurante di dove andasse finire. Poi si alzò e si preparò per la notte. Era stanco e aveva bisogno di riprendersi; di sicuro dormire lo avrebbe aiutato a riordinare le idee, a calmarsi. Dopo essersi cambiato e sistemato, si tirò le coperte fin sopra il naso, seppellì la testa nel cuscino, e chiuse gli occhi alla disperata ricerca di un sonno che non tardò ad accoglierlo tra le sue braccia.

Si svegliò solo quando il sole già iniziava ad illuminare la stanza. Il letto di fianco al suo era disfatto, ma vuoto.

«Ma che ore sono?» biascicò, la voce ancora impastata dal sonno.

Con estrema lentezza si mise a sedere sul letto stropicciandosi gli occhi infastiditi dalla luce, poi si alzò e, barcollando con addosso ancora il pigiama, uscì dalla sua stanza dirigendosi verso la cucina.

«Buongiorno, hyung» lo accolse un fin troppo sveglio Kyungsoo.

«Buongiorno» rispose sbadigliando.

«Ti sei riposato? Ieri sera sembravi parecchio stanco...» continuò il cantante, lavando alcune stoviglie rimaste nel lavandino.

«Ehm, sì, grazie. Ero davvero conciato così male?» chiese Suho preoccupato. Non voleva che qualcuno si accorgesse delle sue ansie. Non avrebbe sopportato l'idea che gli altri notassero i suoi punti deboli proprio ora che avevano bisogno di sicurezze.

«Lo eravamo tutti. Queste nuove formazioni in 10 sono difficili.» disse il più giovane con noncuranza. «Comunque ti abbiamo avanzato la colazione. Non ti abbiamo aspettato perché Sehun-ah ha detto che dormivi troppo beatamente per svegliarti»

«ah» disse schiarendosi la gola per l'imbarazzo «Grazie!»

Aspettò che Kyungsoo si allontanasse dalla cucina prima di prendere la sua parte di colazione. La mangiò con calma, assaporando ogni cosa e godendo della tranquillità mattutina dei – rari – giorni di riposo. Quando ebbe finito, si mise a sciacquare bicchiere e scodella; poi si sedette di peso su una sedia attorno al tavolo e sospirò cercando di pensare a come mettere in pratica la decisione che aveva preso prima di addormentarsi.

Ma non ne ebbe il tempo. Xiumin entrò in cucina e, con una strana espressione, disse al leader: «Suho-ah, il manager ha chiamato prima, mentre ancora dormivi. Ci ho parlato io, ma vuole che vi vediate prima di mezzogiorno alla SM. Sembrava parecchio serio.»

«Ok, hyung, ho capito. Grazie.»

Xiumin gli annuì con un sorriso rassicurante, poi lo lasciò nuovamente solo. Suho si alzò dalla sedia, preoccupato per quella convocazione inaspettata, simile alle tante altre che ultimamente riempivano le giornate del ragazzo.

Facendosi forza mentalmente, si alzò e tornò in camera – ancora vuota –, dove si cambiò velocemente. Prima avrebbe parlato con il manager, e prima avrebbe potuto godersi il giorno libero. Non adorava quelle discussioni prettamente capitalistiche e burocratiche che era costretto a tenere con i vari manager e i rappresentanti della SM; ogni volta si sentiva fuori luogo, ma soprattutto gli pareva che lui e i suoi restanti compagni fossero considerati solo come merci, perché dei loro sentimenti e problemi difficilmente discutevano in quelle noiose e lunghe riunioni. Ma come leader gli toccava fare anche quello, e Suho cercava di affrontarlo stoicamente.

Dopo un viaggio in macchina a zigzag per evitare il traffico mattutino di Seoul, e un'ora abbondante di riunione che per l'ennesima volta nell'ultimo mese e mezzo verteva sulla nuova immagine degli EXO, delle loro promozioni coreane e cinesi, dei futuri comeback e via dicendo, il ragazzo si sentiva frastornato. Decise quindi di ritornare al dormitorio con calma e non con il manager, perché aveva bisogno di stare da solo e riflettere su tutto quanto. Uscì dalla sala, dove avevano discusso e con passo lento percorse i corridoi della SM, dirigendosi verso l'uscita dell'edificio.

«Suho-ssi...?»

Suho si bloccò. Avrebbe riconosciuto ovunque quella voce calda che pronunciava le sillabe del suo nome come fossero musica. Si girò verso il punto in cui aveva sentito provenire la voce, non troppo sicuro di averla sentita sul serio.

Ma lui era lì veramente. La figura snella ma muscolosa di Leeteuk era esattamente dove Suho aveva pensato di aver immaginato che fosse.

«L-Leeteuk-nim» disse imbarazzato.

«Oh, grazie al cielo non ho sbagliato!» disse quello annuendo a se stesso, poi sorrise «Comunque non è necessario "nim", credo che "hyung" possa bastare.»

Il più giovane annuì inchinando leggermente la testa. Stava avendo l'occasione che gli serviva e non poteva lasciarsela sfuggire.Vide Leeteuk fare alcuni passi verso di lui, cosicché in pochi secondi si ritrovarono uno di fronte all'altro in mezzo a un anonimo corridoio dell'agenzia.

«Come mai qui, Suho-ssi?» gli chiese con il solito sorriso amorevole.

«Ah, ehm, riunione di emergenza. Per, beh, la nuova situazione degli EXO»

La sua voce si abbassò esageratamente mentre pronunciava l'ultima parte, e i suoi occhi fissarono intensamente il pavimento. Si sentiva a disagio a parlare di quell'argomento; persino nel dormitorio non ne parlavano mai lui e i rimasti EXO.

«Giusto. Dovevo immaginarlo. Posso capire quanto questo periodo sia stressante per voi, ma soprattutto per te.» il suo sguardo si rabbuiò.

«Grazie, hyung. Anche per i Super Junior non è bel periodo.»

Leeteuk gli rivolse uno sguardo comprensivo, l'ombra di un sorriso aleggiava sul suo volto.

«Ti va se andiamo a prenderci qualcosa da mangiare? È quasi ora di pranzo, e io sto morendo di fame. Inoltre sembra che tu abbia bisogno di parlare con qualcuno, o sbaglio?»

La proposta colse Suho alla sprovvista. Quella giornata stava nascondendo parecchie sorprese piacevoli. Ma nonostante non potesse fare a meno di chiedersi come l'altro fosse riuscito a comprendere i suoi bisogni, fu più che grato dell'inconsapevole aiuto che gli stava offrendo.

«Grazie, hyung.» rispose imbarazzato.

«Ok, dammi il tempo di sistemare le ultime faccende per il matrimonio di Sungmin, poi andiamo in cerca di cibo!» di nuovo un enorme sorriso gli illuminò il volto.

Suho si perse ad ammirarne la luminosità e annuì solamente per indicare che aveva capito. Mentre Leeteuk si dirigeva verso gli uffici, Suho andò all'uscita, in attesa che l'altro portasse a termine i suoi compiti.

Dopo 10 minuti, il leader più anziano raggiunse il più giovane, e lo guidò per le retrovie di Seoul fino ad un piccolo caffè. Lì Leeteuk fece segno a Suho di sedersi a un tavolo, mentre lui si dirigeva verso il banco per ordinare. Tornò quasi immediatamente e si sedette di fronte al più giovane.

«Qui non ci disturberà nessuno, possiamo rilassarci.» disse rassicurante.

«Mi dispiace averti rovinato il tempo libero, hyung. Sicuramente avrai cose più importanti da considerare.»

«Non ti preoccupare; sono stato io ad invitarti.» iniziò tranquillo «So come ti senti. E so che è molto difficile per un leader questa situazione, specialmente se non ha nessuno con cui parlarne. Quando Hangkyun ha deciso di lasciare i Super Junior, avevo Kangin con cui confrontarmi. Ma quando anche Kibum ha fatto la stessa scelta, ero solo, e non sapevo con chi parlare. Non volevo che gli altri vedessero le mie debolezze.» gli occhi di Leeteuk sembrarono inumidirsi. Evidentemente quei ricordi erano ancora freschi nella mente dell'uomo. Ma cercò di nasconderlo a Suho.

«Non è una cosa di cui vergognarsi, Suho-ssi. Non è stata colpa tua, te lo posso assicurare anche se non so nei minimi particolari quel che è accaduto.»

Suho non sapeva cosa o come replicare. Leeteuk aveva colpito nel segno, sembrava che potesse leggergli dentro, dando voce ai suoi pensieri più cupi. Fortunatamente fu salvato dall'arrivo del cibo, che diede spazio a un lungo silenzio in cui entrambi mangiarono con gusto. Quando tutti e due ebbero finito, Suho si lasciò sprofondare nella sedia e finalmente sorrise al più grande.

«Grazie. Era davvero buono, Leeteuk-hyung

«È il mio posto segreto. Discreto e buono. Ci vengo quando non voglio avere seccature e sono affamato.» disse facendo un veloce occhiolino all'altro. E detto ciò, si alzò e si diresse alla cassa. Suho cercò di protestare, ma il più grande lo zittì ripetendo che era stato lui ad invitarlo e che quindi era suo compito pagare.Una volta pagato il conto, Leeteuk tornò al tavolo.

«Credo che farò una passeggiata nel parco qui vicino, ho mangiato davvero troppo» disse massaggiandosi lo stomaco «vuoi unirti?»

Suho rimase senza parole davanti agli eventi della giornata che stavano andando ben oltre ogni sua speranza. La sua testa annuì in automatico, prima ancora che il cervello avesse avuto tempo di elaborare alcuna risposta. Così si ritrovò di nuovo a seguire Leeteuk per delle vie sconosciute della capitale sudcoreana, finché non arrivarono a un grande parco.

Il leader dei Super Junior emise un sospiro liberatorio inalando l'aria fredda. Rimasero in silenzio entrambi ad ascoltare i rumori della vita quotidiana che scorreva intorno a loro.

«Suho-ssi,» disse all'improvviso guardando il cielo azzurro, facendo sobbalzare il più piccolo «la tua unica colpa è di essere troppo giovane, proprio come lo ero io quando i Super Junior hanno debuttato 9 anni fa. Allora avevo più o meno l'età che hai tu ora. A 22 anni si è troppo piccoli per poter essere in grado di tenere a bada un branco di ragazzi di età, gusti, provenienza ed estrazione sociale differenti, ognuno di loro con i propri problemi. Si è troppo inconsapevoli per prendersi la responsabilità di proteggere tutte quelle persone. Non si sa come comportarsi: se diventi un leader tutto regole e ramanzine, gli altri finiranno per non ascoltarti, ma se li coccoli e li scusi di tutto, alla fine t'ignoreranno lo stesso. Ci vuole tempo per imparare queste cose, ma soprattutto è importante saper sbagliare.»

Si fermò di colpo, in mezzo ad un vialetto di terra battuta in mezzo al parco. Nessuno li aveva ancora riconosciuti, coperti com'erano per via del freddo. Il più grande si girò verso Suho, guardandolo attraverso le lenti scure dei suoi occhiali da sole.

«Perdonami, ti ho offerto un momento di sfogo e poi ho parlato solo io... Mi chiedo come uno come me possa essere un leader!»

Suho lo fissò sconcertato: davvero quell'uomo pensava di non essere all'altezza del suo ruolo? Di non essere quel che in realtà era?

«È proprio per questo che lo sei, hyung» disse serio quasi come un soffio, ma non abbastanza piano da non farsi sentire dall'altro.

«In che senso?»

Il ragazzo arrossì violentemente, incapace di trovare una risposta che non lo facesse sembrare una groupie esaltata. Ma mentre stava per dire le prime cose che gli passavano per la mente, il cellulare di Leeteuk squillò.Suho lo vide estrarre l'oggetto dalla tasca del giaccone con un'espressione accigliata, che però mutò nel momento in cui lesse il nome del mittente.

«Kangin, che c'è?»

Il leader degli EXO sentiva chiaramente la voce provenire dal telefono, nonostante fosse parecchie decine di centimetri distante. Era evidente che Kangin fosse arrabbiato.

«Ok, d'accordo. Kangin, calmati. Non è successo nulla, no? State tutti bene, giusto?!»

Ci fu un momento di silenzio da parte di Leeteuk mentre ascoltava il suo compagno di gruppo parlare. Sul suo volto era dipinta un'espressione bonariamente esasperata.

«Kangin, lo sai come sono quei due ai fornelli. A-cha, più passano gli anni e più mi sembra di essere una mamma, più che un leader. Sono andato all'agenzia per le ultime faccende, dove potrei mai essere andato? Va bene, torno, ma tu rilassati. Fallo per me, da bravo!»

Fu nel momento in cui il leader più grande pronunciò quelle ultime frasi che il cuore e lo stomaco di Suho fecero le capriole: gli occhi del più giovane furono catturati dalla fossetta sulla guancia sinistra di Leeteuk, messa in risalto da una strana combinazione di ombre e luci causata dai raggi del sole che gli illuminavano il viso. Era un particolare che chiunque – Suho compreso – non poteva non notare, e che donava ai suoi sorrisi un aspetto gentile e giovane, luminoso.

«Mai un momento di pace.» sospirò il leader dei Super Junior.

«È s-successo qualcosa di grave, Leeteuk-hyung

Suho quasi fu risvegliato dalla sua trance dal suono della voce dell'altro.

«Niente di che. Donghae e Hyukjae hanno provato a cucinare e per poco non hanno incenerito il dormitorio. Nessuno si è fatto nulla, fortunatamente. È solo partito l'allarme, ma temo che mi toccherà spiegare tutto ai manager.» sospirò di nuovo «Comunque Kangin si è arrabbiato e ha insistito che torni al dormitorio... Per fare da mamma chioccia a quei due.»

Leeteuk ridacchiò un poco, la fossetta sulla sua guancia accentuandosi. E gli occhi del più giovane furono di nuovo rapiti da quel particolare così piccolo quanto caratteristico.

«Temo che dovremo rimandare la nostra chiacchierata ad un'altra volta, Suho-ssi, sono davvero dispiaciuto!» disse inchinandosi il più grande.

«Non importa, hyung. Hai i tuoi doveri da svolgere, è normale.»

«No, non è giusto. Questa cosa mi fa sentire in colpa; non ti sono stato affatto d'aiuto.»

«Mi hai dato consigli parlandomi delle tue esperienze, hyung

«Ma stai ancora male, lo so. Lo si vede dipinto sul tuo viso!»

Suho rimase colpito da quell'ultima affermazione. Era davvero così facile da capire persino per uno sconosciuto? E poi, a stupirlo era anche l'atteggiamento protettivo che il più grande pareva avere nei suoi confronti: Leeteuk sembrava preoccuparsi molto per la sua salute.

«Sul serio, hy

«Dammi il tuo cellulare per favore, Suho-ssi

Suho lo guardò interrogativo, ma non provò nemmeno a disubbidire alla richiesta del più grande. Estrasse il proprio telefono dalla tasca anteriore dei pantaloni, e perplesso lo passò all'altro, che dopo qualche secondo glielo restituì con un sorriso e un altro inchino.

Prima che Suho potesse fare altro che riprendere quel che era suo, Leeteuk si allontanò velocemente congedandosi in modo educato.

Una volta rimasto da solo, il ragazzo guardò il proprio cellulare: sullo schermo c'era un numero di telefono. Suho rimase spiazzato: Leeteuk aveva scritto il proprio numero sulla schermata delle chiamate d'emergenza.Prima che il telefono si bloccasse, cancellando la preziosa serie di cifre, il leader degli EXO fece lo screen. A memoria non era certo di poterselo ricordare, e non poteva – né voleva – assolutamente rischiare di perderlo.

Il ragazzo restò qualche istante ancora fermo immobile lì dove l'altro l'aveva lasciato. Il freddo di Seoul gli feriva il volto scoperto, ormai completamente rosso. Ma non solo per il freddo. Suho non riusciva ad elaborare un solo pensiero coerente riguardo a quel che era successo; non capiva nemmeno che cosa avesse spinto il più grande a dargli il suo numero. Così, senza spiegazione alcuna. E lui ora non sapeva cosa fare. Decise che nel frattempo si sarebbe anche solo accontentato di ritornare al proprio dormitorio e di godersi quel che restava di quel giorno libero senza ulteriori intoppi o sorprese. Voleva solo riposarsi e mettere in ordine i fatti, in quel momento.

Fece il giro del grande parco con calma, assaporando la gioia di poter passeggiare tranquillo senza orde di fans a rincorrerlo, fingendosi un adolescente qualsiasi. Ancora una volta, fu contento che fosse inverno; tra cappotto pesante chiuso fino al mento di un'anonima marca, cappello calato fin quasi sugli occhi e occhiali da sole, era difficile riconoscerlo. Quando si fu soddisfatto di quella libertà, scrisse a Sehun per sapere dove fosse. Non lo vedeva dagli ultimi allenamenti e al momento gli sarebbe tornato utile un passaggio verso il dormitorio: non voleva tentare ulteriormente la sorte prendendo mezzi pubblici e attraversando mezza Seoul.

Il maknae gli rispose in poco tempo, comunicandogli che si trovava nelle zone e che lo avrebbe riportato a casa. Si misero d'accordo per incontrarsi in un posto poco centrale, perché anche se Suho era passato inosservato per tutta la mattinata, di certo non sarebbe successo lo stesso alla macchina costosa di Sehun.

«Grazie mille, Sehunnie!» disse Suho salendo velocemente sulla macchina del più piccolo.

«Hyung~! Non c'è di che.» rispose irritato dal nomignolo.

Il più grande si allacciò prontamente la cintura e si assicurò che l'altro avesse fatto altrettanto. Rimasero un po' in silenzio mentre Sehun si destreggiava tra le strade trafficate della capitale.

«Sehun, dove sei stato tutta mattina?» chiese Suho per cercare di fare conversazione.

«Uh?»

«Quando mi sono svegliato eri già uscito da camera nostra... È da ieri sera che non ti vedo.»

«Ah, hyung, è che quando sono entrato in camera stanotte eri già addormentato; e stamattina stavi riposando, sono uscito prima che ti svegliassi» rispose senza distogliere gli occhi dalla strada.

«E da quando sei un tipo mattiniero?» chiese il più grande.

«Da quando tu sei un dormiglione, Suho-hyung!» ribatté ridendo l'altro.

Suho ridacchiò divertito, poi ritornarono entrambi silenziosi, godendosi la musica e il viaggio.

Arrivati al dormitorio, Suho si diresse subito in camera. Prese le sue cose ed entrò velocemente in bagno, desideroso di farsi una doccia calda e rilassante. Sotto il getto continuo d'acqua, il ragazzo ebbe tempo per pensare. Pensare a quel numero scritto sul suo telefono, che ora era al sicuro tra le immagini del cellulare. Cosa doveva fare? Usarlo ogni volta che qualcosa non andava, per chiedere consiglio, come un bambino piccolo? Oppure no, doveva forse solo tenerlo e lasciarlo lì dov'era, inutilizzato?

Frustrato da tutti quei dubbi, Suho alzò il volto e lasciò che l'acqua che usciva dal soffione gli arrivasse direttamente in faccia. Poi si sfregò forte le mani sugli occhi chiusi. Prese una decisione: avrebbe salvato il numero, ma l'avrebbe usato solo in caso di estrema necessità.

Chiuse l'acqua, uscì dalla doccia e si cambiò in fretta per evitare il freddo che avvolgeva il suo corpo ancora caldo. Quando fu pronto, uscì dal bagno e si sedette sul suo letto. Prese in mano il suo telefono e lo fissò per qualche secondo. Poi raccolse un po' di coraggio e, dopo averlo sbloccato, entrò nella galleria. Lo screen era lì in bella vista. Memorizzò la serie di cifre e poi la salvò nella rubrica. Suho esitò, però, a cancellare l'immagine. Non sapeva perché, ma voleva tenerla come ricordo.

Era ancora lì a fissare lo schermo quando la testa di Baekhyun fece capolino dalla porta.

«Hyung, stiamo per cenare...»

«Ah» disse dando un colpetto di tosse «Arrivo subito, un attimo solo»

Baekhyun gli sorrise e poi si allontanò. Suho si alzò dal letto, controllò di essere in ordine e poi si diresse in cucina per mangiare con gli altri.

La sera, la notte, e i giorni seguenti passarono in una relativa tranquillità; nonostante la stanchezza dei ragazzi, tutto sembrava acquistare un ritmo naturale e normale. La mancanza di Luhan e Kris era ancora troppo evidente, ma piano piano stavano tutti quanti iniziando a farsene una ragione. Stavano imparando ad andare avanti.

L'unica cosa che iniziava a dare preoccupazioni a Suho era che Sehun era sempre meno presente al dormitorio. Spesso tornava in camera troppo tardi, o era già fuori quando Suho si alzava. E nessuno sapeva di preciso dove andasse o cosa facesse in quelle ore. I primi giorni, il leader quasi non ci fece caso, volendo lasciare a tutti del tempo per sé, ma poi i dubbi iniziarono ad assalirlo. Il maknae non mancava un solo allenamento o riunione, però scompariva appena le attività col gruppo terminavano.

E Suho temeva lo strano comportamento elusivo del più piccolo. Quindi, decise di parlargli, da bravo leader. Aspettò che Sehun ritornasse in camera, di notte.

«Sehun-ah» lo chiamò sottovoce appena lo sentì varcare la soglia della camera che condividevano.

«Aish, Suho!» balzò quasi spaventato l'altro «perché sei sveglio, hyung

«Ti stavo aspettando. Hai idea di che ore siano?»

«Mi dispiace, hyung. Lo so, è tardi.» disse inchinandosi al buio.

«Non è questo il problema, Sehun. Siediti.»

Sehun si sedette sul proprio letto, come il leader gli aveva ordinato.

«Ultimamente stai via tutto il tempo, Sehun-ah,» riprese Suho «e nessuno di noi sa dove vai, cosa fai e con chi sei. Fai parte di un gruppo, e i tuoi hyungs si preoccupano per te. Cosa stai combinando?»

Nonostante Suho avesse cercato di apparire calmo e amorevolmente preoccupato, le parole gli sembrarono uscire con un tono troppo brusco, suonando come un rimprovero. Cosa che il suo discorso non doveva assolutamente essere. Sapeva che una ramanzina a quell'ora avrebbe potuto far arrabbiare il maknae. Ma prima ancora che potesse spiegarsi, Sehun aveva già risposto.

«Non salto allenamenti e impegni col gruppo. Il mio tempo libero vorrei poterlo gestire come mi pare, hyung. Non reca alcun danno se passo fuori da qui il mio tempo libero.»

«Sehun! Non ti vieto di fare quello che vuoi, ma almeno potresti avvisare. A-cha, Io mi sto preoccupando per te.»

«No, ti preoccupi dell'immagine del gruppo. Ho il diritto di non dirti dove vado. Ho il diritto di svagarmi un po' dal lavoro e da questa situazione. Vuoi fare il leader perfetto, Suho-hyung, ma non lo sei; hanno ragione tutti quei siti.» e senza dire altro, si alzò e si chiuse in bagno.

Suho cercò di farlo uscire e di chiarire la situazione, ma senza alcun risultato. Alla fine, la stanchezza fu più forte, e il ragazzo si addormentò accovacciato di fianco alla porta del bagno.

Quando si svegliò il giorno dopo, la camera e il bagno erano vuoti. Si maledisse mentalmente per essersi addormentato. Uscì dalla stanza e si diresse in cucina chiedendo a tutti i restanti EXO se sapessero che fine avesse fatto Sehun. La risposta fu rapida: era già uscito, sul volto un'espressione seria ma stravolta.

«È successo qualcosa, hyung?» chiese Kyungsoo.

«Abbiamo discusso ieri notte.»

«E come mai?» s’intromise Kai.

«Volevo sapere perché passa tutto il suo tempo fuori senza dirmi niente. Ma le parole non sono uscite come avrei voluto e si è arrabbiato. Ha detto che io non mi preoccupo per voi, ma per l'immagine del gruppo, e che non sono un bravo leader. E forse ha ragione.»

«Era arrabbiato, hyung, non lo pensava davvero» disse Chanyeol cercando di sorridere.

Suho scosse la testa. «Ha detto anche che in proposito, avevano ragione dei siti»

A quell'ultima frase, metà del gruppetto ebbe un sussulto. E Suho se ne accorse.

«Lo sapete anche voi? Di cosa stava parlando?»

«Hyung, sono cose stupide. Lascia stare.» cercò di rimediare Chanyeol, lanciando al leader un enorme sorriso. Ma il comportamento del ragazzo alto lo fece insospettire ancora di più. Prese il proprio telefono e cercò in Internet se stesso. E capì. Tutte le sue angosce gli si presentarono davanti sotto forma di pagine web, sondaggi e commenti.

«Suho-» cercarono di fermarlo gli altri.

 

Non voleva che i suoi compagni lo vedessero piangere. Tutte le parole di quei siti, dove la sua incompetenza come leader veniva discussa esplicitamente, continuavano a passargli davanti agli occhi, ora annebbiati dalle lacrime che minacciavano di uscire. Le ricacciò indietro con un enorme sforzo, e al contempo finse noncuranza facendo spuntare un flebile sorriso sulle labbra.

«O-ok.» disse. Poi si sedette al tavolo e – sempre fingendosi indifferente – mangiò la colazione in silenzio. Gli altri lo guardavano preoccupati, ma non dissero nulla e mangiarono anche loro. Quando ebbe finito, Suho lanciò un sorriso visibilmente falso ai suoi coinquilini e si alzò.

«Bene, ragazzi. Giorno libero! Divertitevi e rilassatevi, io penso a sistemare a-alcune cose.»

La sua voce vacillò al pensare di nuovo a quello che era successo, a quello che aveva scoperto. Stava per crollare; e doveva andarsene prima che succedesse in pubblico. Aspettò che tutti rispondessero, poi con passo veloce si diresse in camera e vi si chiuse dentro. E appena rimase solo, il resto del mondo fuori da quella stanza, lasciò che le lacrime che aveva stoicamente trattenuto gli uscissero spontanee e violente dagli occhi. In preda alla disperazione, il ragazzo guardò il proprio cellulare che ancora stringeva tra le mani, e senza ragionare andò nella rubrica e chiamò quel numero. Quello di Leeteuk.

Solo quando la chiamata fu partita, Suho si domandò se non fosse stata una scelta stupida. Ma ormai non poteva più tornare indietro, e il ragazzo dovette ammettere che aveva davvero bisogno di sentire la voce rassicurante del più grande.

«Pronto? Chi parla?»

Suho rimase un secondo in silenzio, non sapendo cosa dire.

«Leeteuk-hyung, sono S-Suho» rispose cercando di non suonare disperato.

«Suho-ssi...» la voce di Leeteuk sembrava preoccupata «è successo qualcosa? Stai bene? State tutti bene?»

Suho non fu più in grado di resistere, e iniziò a singhiozzare come non aveva mai fatto. Cercò più volte di riprendersi e spiegare, ma era troppo scosso per riuscirci.

«Suho-ssi!» il più grande quasi urlò dall'altra parte del telefono.

«S-stiamo t-tutti bene.» fu l'unica breve frase che Suho pronunciò.

Leeteuk tirò un sospiro di sollievo.

«Ok, meno male. Cerca di calmarti un po', va bene? Ci riesci?»

Suho annuì al nulla, dimentico del fatto che l'altro non potesse vederlo. Il più grande, dal canto suo, prese il silenzio del più giovane per un tacito assenso, incoraggiato anche dal fatto che i singhiozzi dell'altro fossero diminuiti.

«Bene. Ascoltami, sei al dormitorio?»

«Sì» rispose in un sussurro.

«Ok. Non ti muovere da lì. Non fare stupidaggini, non metterti in macchina che non sei lucido al momento. Cerca di stare tranquillo. Poi mi racconti cosa diavolo è successo, perché Donghae ha chiamato prima dicendo che Sehun è con lui-»

«Sehun?» lo interruppe Suho.

«Sì. Con Donghae. Ma non ci pensare adesso, ne parliamo appena ti sarai calmato. Ora hai solo bisogno di staccare e di sfogarti. Aspettami.»

Suho non ebbe tempo di rispondere, che l'altro già aveva terminato la chiamata.

«Ho solo bisogno di te...» sussurrò inconsapevolmente piano al vuoto, come in trance, le lacrime che ancora gli scendevano lente lungo le guance.

Rimase in quello stato fino a quando il suo cellulare non vibrò. Era un messaggio di Leeteuk, dove gli diceva di scendere, perché lui era davanti al dormitorio degli EXO.

Suho si sistemò meglio che poté, gettandosi rapidamente acqua gelida in viso per cercare di nascondere gli occhi arrossati dal pianto. Poi uscì dalla stanza e si diresse all'uscita senza incontrare nessuno. Quando fu fuori, vide una macchina nera parcheggiata davanti all'ingresso. La porta posteriore che dava sul marciapiede si aprì e Leeteuk uscì con un rapido balzo. Altrettanto velocemente afferrò il polso del più giovane e con gentilezza lo trascinò con sé dentro alla vettura. Quando entrambi furono seduti, la macchina partì. Solo allora Suho si rese seriamente conto della situazione, uscendo finalmente dal suo stato di trance. La mano di Leeteuk era ancora stretta delicatamente attorno al suo polso. La consapevolezza di quel leggero quanto semplice contatto lo fece sobbalzare sul posto.

«Leeteuk-hyung» disse piano, con imbarazzo.

«Oh, grazie al cielo, pensavo fossi diventato muto!» disse l'altro sorridendo. Quel gesto infuse speranza nel cuore del più giovane. «Stai un po' meglio?»

Il ragazzo annuì leggermente. Era vero: da quando era entrato in macchina, le sue angosce si erano affievolite.

«Sehun è davvero con-»

«Con Donghae, sì. Tranquillo, sta bene. O almeno, fisicamente. Ti preoccupi molto per lui, proprio come un angioletto custode!» gli disse Leeteuk scompigliandogli giocosamente i capelli. Suho arrossì leggermente.

«Ma ora non pensarci, ok? Prima cerchiamo di rimetterti in sesto. Ogni tanto fa bene pensare un po' a se stessi, altrimenti si esplode!» riprese il più grande in tono gentile.

Suho annuì di nuovo, poi il silenzio riempì la parte posteriore dell'automobile. Era un silenzio tranquillo, non teso. E il più giovane ebbe tempo e possibilità di rilassarsi qualche istante. Poi la macchina si fermò e Leeteuk scese velocemente. Anche Suho fece lo stesso. Una volta sceso dal veicolo, il leader degli EXO rimase spiazzato: conosceva bene quel luogo, era il quartier generale della SM. Il ragazzo restò parecchi secondi inebetito a fissare l'edificio, finché la mano forte ma delicata del più grande non lo spinse ad entrare, trascinandolo poi in una sala particolare, anche quella ben riconoscibile agli occhi del giovane: la sala prove.

Appena furono entrati entrambi, Leeteuk chiuse la porta alle loro spalle. Poi si sedette a terra, in centro alla sala, e invitò Suho a fare lo stesso battendo leggermente la mano sul pavimento di fianco a sé. Il più piccolo obbedì al muto comando, e si accomodò a gambe incrociate di fianco al più grande, che ora guardava il proprio riflesso nella parete con lo specchio.

«Avanti, ora raccontami tutto quello che ti assilla. Ma davvero tutto. Non usciremo da qui finché non sarò sicuro che stai un po' meglio, intesi? E non ti preoccupare, la sala per oggi è inutilizzata, nessuno ci disturberà.»

La voce del leader dei Super Junior era seria, e Suho non se lo fece ripetere due volte. Iniziò a raccontare di tutte le sue angosce. Raccontò di come si era sentito abbandonato dopo che Kris aveva lasciato il gruppo, dello sconforto che lo aveva assalito quando Luhan aveva fatto lo stesso, facendolo sentire inutile ed inadeguato. Parlò della fatica che faceva nel nascondere le sue insicurezze davanti ai suoi compagni e alle fans, le difficoltà nel tenere coeso un gruppo che temeva potesse perdere un altro pezzo da un momento all'altro; della voglia di rimanere solo e di potersi sfogare con qualcuno che lo capisse senza giudicarlo. E infine, raccontò degli avvenimenti delle ultime 24 ore, quelli che lo avevano spinto a quella chiamata improvvisa quanto disperata.

Leeteuk rimase ad ascoltarlo tutto il tempo, concentrato nel capire la situazione. Aspettò che il più piccolo terminasse il suo discorso, poi parlò.

«Suho-ssi...» iniziò girandosi verso lo specchio «guardati. Guardati attentamente. Cosa vedi?»

Suho rimase confuso a fissare il proprio riflesso per qualche minuto.

«Vedo un... Ragazzo. Asiatico, giovane e incapace di controllarsi e di controllare coloro che gli sono stati affidati. Un leader che non è capace di condurre e guidare. Un ragazzo normale che non sta bene nel ruolo che gli hanno affibbiato. Un coreano che si piange addosso e che non se la sa cavare da solo.»

«Anch'io vedo un ragazzo giovane ed asiatico. Ma non è incapace, è solo inesperto. Inesperto per poter sopportare tutto in una volta. Ma non è un leader inadatto: si cura dei suoi compagni, si preoccupa per loro e per l'immagine che restituiscono al pubblico; che ha debolezze, sì, ma come tutti gli esseri umani. Suho-ssi» e chiamandolo, si girò a guardarlo «non devi credere a tutto quello che i siti internet o le fans dicono. Loro non sanno che cosa passi tutti i giorni, vedono solo quello che le telecamere mostrano. Tu sei più di quello che loro credono tu sia. Dai il massimo di te stesso, e questo basta per renderti un leader degno di questo nome. Ti fidi dei tuoi compagni e vuoi solo che stiano bene, e questo ti fa onore, così come il fatto che vuoi farti vedere forte e sicuro davanti a loro. Il fatto che tu abbia bisogno di uno sfogo non ti rende inadatto al tuo ruolo. Non sei un oggetto, Suho, sei una persona! E nemmeno così normale, le tue fans ti ritengono perfetto e speciale, e ti assicuro che non solo loro la pensano così.»

«Ma anche Sehun ha detto che sono un pessimo leader!»

«Sehun era arrabbiato e stressato. E come te, anche lui ha bisogno di uno sfogo. Ecco perché va spesso da Donghae... Con lui si trova bene, credo che la sensibilità di Hae lo sproni a sfogarsi, a lasciarsi andare. Anche lui ha subito le conseguenze dei due abbandoni. Anche in questo lui e Donghae sono simili: hanno sofferto e stanno soffrendo per la mancanza dei loro amici. Dopo l'addio ufficiale di Kibum, come ti ho detto, ero anch’io da solo. E Kibum era per Donghae un po' come Luhan per Sehun: erano molto amici. Io pensavo di essere una nullità ed ero convinto di essere l'unico a soffrire; ero stressato e pertanto rendevo stressati gli altri. Io e Heechul abbiamo litigato parecchie volte, in quel periodo.» sorrise teneramente nel dire l'ultima frase.

«Ma ne sei uscito da solo» Suho si sentiva sconsolato.

«No, ti sbagli. I miei fratelli dei Super Junior mi hanno aiutato. Ci siamo aperti tra di noi, abbiamo capito che ognuno di noi aveva bisogno degli altri. E poi anche le nostre fans ci hanno aiutato. Devi fare lo stesso con gli altri EXO, Suho-ssi. Dovete parlarne. E tu non devi per nessun motivo sentirti in colpa.» e dicendo questo, si alzò in piedi, allungando una mano per aiutare l'altro a fare altrettanto.

Suho afferrò saldamente la mano e si ritrovò in piedi di fronte al più grande, imbarazzo scritto su tutta la sua faccia.

«Grazie, Leeteuk-hyung» disse distogliendo lo sguardo.

«Figurati, è un piacere aiutare chi ne ha bisogno. Ma ora promettimi che stai meglio e che non arriverai mai più al limite delle tue capacità di sopportazione. Non voglio vederti piangere, rovina la tua angelica immagine!» Leeteuk fece l'occhiolino mentre diede una stretta rassicurante con la mano che ancora stringeva quella di Suho.

Fu un attimo prima che il suo cervello registrasse il gesto ed elaborasse una risposta: il ragazzo si avvicinò al più grande e con uno slancio incontrollato premette le proprie labbra su quelle di Leeteuk.

Un istante. Questo fu quanto durò il contatto, immediatamente rotto dal più giovane con un'espressione spaventata ed imbarazzata. Deglutì a fatica senza osare fissare l'uomo di fronte a lui, impaurito da quelle che sarebbero state le conseguenze di quel gesto irrazionale. Cercò le parole giuste per scusarsi, ma fu bloccato da un leggero bussare alla porta.

«Hyung? Sei ancora qui ad allenarti?» chiese una voce dall'altro lato della porta.

Suho si rese conto solo allora che Leeteuk indossava pantaloncini e maglietta per allenarsi.

«Ah, Wook! Entra pure, ho finito.» La voce e l'espressione del leader dei Super Junior rimasero placide.

«Suho-ssi! Che sorpresa!» disse Ryeowook entrando ed inchinandosi contemporaneamente a Suho «Hyung, sono venuto per dirti che noi tra poco torniamo al dormitorio... Dovresti venire anche tu!»

«Grazie, Wook. Dammi il tempo di cambiarmi, e arrivo.»

Ryeowook annuì e poi si voltò per uscire dalla sala, ma Leeteuk lo fermò.

«Ah, Wook, per piacere accompagna Suho-ssi alla macchina sul retro.»

«Certo, hyung»

Leeteuk finalmente lasciò la mano del più piccolo (a cui Suho aveva smesso di fare caso), e si voltò verso di lui.

«Arrivederci, Suho-ssi. È stato un vero piacere...»

«A-anche per me, Leeteuk-hyung. A-arrivederci.» disse inchinandosi, evitando lo sguardo del più grande. Poi di corsa andò verso l'uscita dove Ryeowook lo aspettava, lasciando dietro di sé tutto quel che era accaduto.

Una volta giunto all'uscita posteriore dell'edificio, Suho salutò e ringraziò velocemente Ryeowook, poi salì sulla macchina che lo stava aspettando. Appena a bordo del veicolo, si lasciò andare contro lo schienale dei sedili posteriori e chiuse gli occhi, portandosi istintivamente una mano sulle labbra. Quel lieve tocco fu sufficiente per far esplodere nel ragazzo una miriade di sensazioni, e il ricordo del contatto con la bocca di Leeteuk era ancora così fresco, che Suho arrossì e sobbalzò. Ma ovviamente non era tutta gioia, nella sua testa. Non poté fare a meno di darsi dello stupido per aver compiuto un'azione tanto impulsiva e scellerata, e di chiedersi cosa sarebbe successo da lì in poi. Aveva compromesso per sempre il suo rapporto con Leeteuk? Era probabile, e Suho non riusciva a darsi pace per ciò: proprio quando aveva trovato qualcuno con cui sfogarsi, ecco che rovinava tutto.

Immerso nei suoi pensieri, nemmeno si rese conto di essere arrivato a destinazione. Fu l'autista a richiamarlo alla realtà, e il ragazzo lo ringraziò imbarazzato, poi rapido scese ed entrò nel dormitorio senza che nessuno lo notasse. Una volta varcata la soglia, si diresse verso la camera. Avendo dato giorno libero, gli altri ragazzi erano probabilmente ancora tutti in giro a godersi i loro sporadici attimi di libertà; e il leader pensò a come si sarebbe volentieri goduto una bella doccia e una dormita in santa pace, sebbene avesse il presentimento che i pensieri che gli affollavano la mente gli avrebbero impedito di chiudere occhio. Ma i suoi sogni di relax andarono in frantumi non appena aprì la porta della stanza: Sehun era seduto sul proprio letto, e balzò in piedi non appena vide il suo hyung entrare.

«Suho-hyung! Vorrei scusarmi per come ho reagito stanotte. Hai ragione, dovrei avvisarti di quel che faccio. E avete anche ragione tutti a lamentarvi del fatto che sono poco presente.»

«Sehun, non importa, va bene cos-» cercò di tagliare corto. Era davvero contento che Sehun fosse tornato, ma in quel momento non era in grado di sostenere una conversazione.

«No, hyung, lasciami finire.» lo interruppe il più piccolo «Sono stato maleducato a dirti quel che ti ho detto. So che tu ci tieni a noi... Altrimenti saresti potuto benissimo andartene anche tu. E invece sei qui. E ho capito che sono stato un cretino a pensare che solo io soffrissi. Anche tu stai male, eppure resisti come puoi. Mi dispiace, hyung, davvero. Prometto che non lo farò più, lascerò sempre detto dove vado. A proposito, in questi giorni io...»

«Eri da Donghae. Lo so, Sehunnie.» disse sorridendo, poi riprese in risposta alla faccia stupita dell'altro «Leeteuk-hyung mi ha detto che eri con lui. È tutto ok, ora. Non mi ero nemmeno accorto che stavi talmente male da dover andare via dal dormitorio... Non hai tutti i torti a darmi del pessimo leader.»

«A proposito di quello...» iniziò Sehun sbiancando.

«Davvero, Sehun, è tutto a posto. Ora vorrei andare a farmi una doccia, è stata una giornata strana per entrambi!»

Lasciando Il più piccolo allibito in mezzo alla stanza, Suho afferrò dei vestiti ed entrò nel bagno, infilandosi rapidamente nella doccia. Appena l'acqua calda colpì la sua pelle, il ragazzo chiuse gli occhi e appoggiò la fronte alle fredde piastrelle. Aveva ragione, era stata proprio una giornata strana. E gli aveva lasciato delle domande in sospeso con se stesso. Perché aveva baciato d'istinto Leeteuk? Suho non era in grado di rispondere. O forse sì, ma era spaventato dalla risposta che si sarebbe dato. Avrebbe potuto convincersi che l'aveva fatto per errore, per la disperazione, per l'enfasi di quel momento in cui la sua anima tormentata aveva, finalmente, trovato un po' di calma; oppure perché a parole non sapeva come esprimersi e un gesto avrebbe chiarito tutto. Ma in fondo, il leader degli EXO sapeva che non era nessuna di queste la vera ragione, e mentire a se stesso l'avrebbe solo mandato in confusione.

La verità era che il ragazzo provava qualcosa per l'altro. Amore? Forse era troppo presto per saperlo, ma qualcosa c'era e Suho se n'era reso conto la prima volta che aveva visto Leeteuk in vita sua, anni prima. Nonostante fosse un ragazzo timido, non era mai arrossito tanto a sentir pronunciare il suo nome come quando era Leeteuk a farlo. Aveva cercato di convincersi che era perché il più grande era stato da sempre il suo idolo, ma inutilmente. Suho sapeva che se si fosse trovato di nuovo in una situazione intima con il leader dei Super Junior, l'avrebbe rifatto. Lo avrebbe baciato di nuovo. Soprattutto perché il comportamento disponibile e aperto del più grande lo confondeva. O meglio, gli aveva dato strane illusioni.

Suho chiuse l'acqua e uscì dalla doccia. Si rivestì in fretta, poi aprì la porta del bagno sperando di trovare la stanza vuota. E così fu: Sehun era uscito lasciando aperta la porta.

Il ragazzo, però, notò che c'era qualcosa che non quadrava, qualcosa di diverso. Un'occhiata più attenta gli permise di vedere un biglietto poggiato sul suo cuscino. Suho si avvicinò per prenderlo arruffandosi distrattamente i capelli ancora umidi, curioso e al contempo impaurito di leggere quel che vi era scritto. I suoi occhi fecero a malapena in tempo a comprendere il suo nome scritto su una facciata, che Chanyeol entrò esaltato nella camera con uno dei suoi enormi e spaventosi sorrisi.

«Hyuuung! Corri a vedere cos'è arrivato! È una figata!»

Il leader guardò perplesso il suo dongsaeng chiedendosi se non si fosse ammattito. Ma poi, decise di seguire il giovane gigante nel soggiorno, dove gli altri membri – nel frattempo rincasati – erano riuniti facendo un chiasso indescrivibile.

«Suho-hyung!» lo chiamò Lay con gli occhi che brillavano.

Suho era confuso. Cos'era che aveva fatto letteralmente impazzire i suoi compagni? Non ci volle molto prima che la risposta gli si presentasse davanti; Chanyeol, infatti, sempre ridendo e saltellando per l'eccitazione, spinse tra le mani del leader un oggetto lungo e tubolare.

«Non ci credo!» disse sgranando gli occhi «è davvero-»

«UNA SPADA LASER!» urlò il ragazzo alto.

Suho schiacciò il pulsante e la spada s'illuminò di un verde fluorescente. La fece volteggiare con mosse un po' goffe, completamente perso nelle sue contemplazioni infantili.

«È bellissima! È un regalo di qualche EXO-L?» chiese il leader ancora impegnato a giocare.

«No, hyung. È da parte dei Super Junior.»

«Davvero? E come mai?»

«Il biglietto dice che è un ottimo modo per svagarsi. Inoltre ci hanno scritto un enorme "FIGHTING!".» rispose Baekhyun ridendo.

«Credo che Leeteuk l'abbia ordinata dopo che io ho ripetuto mille volte a Donghae-hyung quanto fosse bella la sua.» ammise Sehun.

«Leeteuk?» Suho sembrò ripiombare nella realtà, pur continuando a roteare l'oggetto tra le mani.

«Ah-ah. È stato lui a portare qui il pacco. Ha chiesto di te, Suho-hyung, ma tu eri sotto la doccia.» iniziò Chanyeol.

«Ma ha insistito e gli abbiamo indicato la tua stanza. È entrato un attimo ed è subito uscito.» concluse Chen.

«Ah» disse tossendo a disagio «Grazie, ragazzi»

Sentendosi all'improvviso frastornato, Suho passò sorridendo la spada laser a Sehun, che gli era affianco. Aveva bisogno di tornare in camera e capire se quel biglietto era di Leeteuk. Decise però di aspettare e stare ancora un po' con i suoi EXO: era da tempo che non si trovavano a ridere e divertirsi spensierati insieme come bambini, e voleva godersi quel momento.Si rese conto che Leeteuk aveva ragione: doveva aprirsi con i suoi compagni, dovevano unirsi e diventare una vera famiglia.

Trascorso un po' di tempo, Suho si scusò dicendo di essere stanco, e si diresse in camera, seppellendosi sotto le coperte nel giro di pochi minuti. Tra le mani, stringeva il foglietto, ma ancora non riusciva a trovare il coraggio di girarlo e vedere quel che c'era scritto. Con gli occhi ripercorse per l'ennesima volta le linee che componevano le sillabe del suo nome alla luce forte del cellulare; poi, finalmente, fece un respiro profondo e girò il biglietto con un movimento secco, che non diede spazio a ripensamenti o esitazioni. Con l'ansia che attanagliava ogni singola cellula del suo essere, fissò impietrito i caratteri, senza tuttavia decifrarli. Aveva troppa paura. E se Leeteuk avesse voluto scrivergli che non voleva più rivederlo? Scacciò quei pensieri scuotendo la testa.

 

"Spero che il regalo sia piaciuto, è molto utile per staccare e divertirsi. Mi auguro che tutto si sistemi,
con affetto
Jungsu"

 

Suho rilesse il biglietto incapace di decidere come si sentisse. Era sollevato perché il leader dei Super Junior non lo aveva insultato – sebbene dubitasse fosse nel suo carattere farlo comunque – né voleva evitarlo, ma da un lato non poté non sentirsi deluso dal fatto che non ci fosse alcun accenno agli avvenimenti delle ore precedenti. Forse era stato stupido a credere che l'altro avesse sentito qualcosa; del resto il contatto era stato minimo, e con i suoi compagni aveva fatto ben peggio per fanservice. Eppure, nel profondo sentì di dover essere felice: la spalla su cui piangere era ancora lì. Il sorriso rassicurante dell'altro l'avrebbe accolto di nuovo, qualora ne avesse avuto bisogno. Si sarebbe accontentato di questo, o almeno ci avrebbe provato.

Una volta riletto per l'ennesima volta il foglio, tanto da aver memorizzato ogni singolo tratto che la grafia di Leeteuk aveva impresso sulla carta, Suho spense il cellulare e depositò il biglietto accuratamente sotto al cuscino. In pochi minuti si addormentò, sentendosi protetto e sollevato.

Nonostante Suho temesse che la situazione con il leader più grande lo avrebbe distratto dal lavoro, il periodo successivo fu relativamente pacifico. Tra allenamenti, riunioni, programmi e promozioni il tempo per perdersi in pensieri era sin troppo poco, Suho e i restanti EXO avevano schedules fitte d'impegni. Il gruppo continuava a vendere bene, e sempre più fans erano presenti in ogni parte del mondo ad acclamarli. Persino i problemi e i malumori nel gruppo sembrarono essersi calmati: seguendo i consigli di Leeteuk, Suho aveva cercato di creare una solidarietà mutuale tra i componenti degli EXO, spingendo ognuno di loro – e in primis se stesso – ad aprirsi con gli altri, in modo da ricevere supporto e non sentirsi soli. Oltre che semplici compagni, stavano imparando a diventare amici e consiglieri l'uno dell'altro.

Certo, il ragazzo pensava all'altro leader, in ogni momento in cui gli era concesso di pensare un po' a sé. Si chiedeva cosa sarebbe successo a un loro possibile incontro futuro: dal giorno del bacio, infatti, non si erano più visti né sentiti, e Suho non sapeva quale comportamento sarebbe stato il migliore. Fare finta di niente sembrava la soluzione più logica, da qualsiasi punto di vista il ragazzo guardasse la cosa; eppure sapeva che non ce l'avrebbe fatta a fingere così spudoratamente.

Un altro pensiero poi, più sottile e per questo più doloroso, riempiva i momenti immediatamente precedenti il suo sonno: Leeteuk pensava mai a lui? Ripensava mai a quel giorno? Erano domande che Suho sapeva essere stupide e infantili. Non poteva pretendere che un idol impegnato tanto quanto lo era Leeteuk avesse tempo per pensare a lui. Ma ogni volta che si dava queste risposte negative, il suo stomaco si stringeva in una morsa feroce e il panico faceva capolino. E così passava i giorni tra pensieri concreti fatti di lavoro, mercato e soldi, e le notti tra sogni bizzarri, temendo – o aspettando? – il giorno in cui avrebbe rivisto faccia a faccia il leader dei Super Junior.

L'occasione, comunque, non tardò nel presentarsi. Entrambi i gruppi sarebbero stati presenti ai Gaon Chart Kpop Awards, in quanto sia i Super Junior che gli EXO avevano ricevuto nominations.

Suho cercò di prepararsi mentalmente all'evento, distraendosi e seppellendosi nel lavoro, ma il fatidico giorno gli sembrò arrivare troppo presto, troppo in fretta. Tutti i membri erano agitati ed eccitati per l'occasione, dato che non apparivano tutti insieme da un po' di tempo, perciò il leader si lasciò trascinare dall'entusiasmo generale e dai ferventi preparativi fatti di parrucchieri, stilisti e truccatori.

Circondato da una frenesia incontrollata, la sera arrivò senza che Suho nemmeno se ne accorgesse. Cercava di calmare i suoi compagni, soprattutto Chanyeol e Baekhyun che parevano non riuscire a stare fermi. Anche il leader era agitato, forse pure troppo. Aveva visto arrivare i Super Junior dietro le quinte – anche loro alle prese con i preparativi –, e una sensazione di disagio si era impossessata del suo corpo, della sua mente. Non sapeva più nemmeno se sperare di incontrare Leeteuk quella sera oppure no.

Pian piano tutti gli ospiti iniziarono a defluire, ognuno cercando il proprio posto tra i tavoli nella platea. Anche gli EXO fecero altrettanto, accomodandosi attorno al proprio tavolo e cercando di stemperare l'emozione tra una chiacchiera insensata e l'altra. Ma Suho non riusciva a stare tranquillo, e la situazione peggiorò quando si rese conto che il tavolo affianco al loro era stato assegnato proprio ai Super Junior. Il ragazzo cercò di nascondere il proprio disagio dietro una maschera di convenevoli e sorrisi mentre a uno a uno salutava gli hyungs. Per ultimo, arrivò Leeteuk.

«Sono contento di vedere che stai bene, Suho-ssi!» disse sorridendogli e mettendogli una mano sulla spalla.

Suho annuì leggermente, sicuro del fatto che se avesse aperto bocca, non avrebbe saputo cosa dire. Ringraziò mentalmente che il make up nascondesse anche il rossore che sentiva dilagare sulle sue guance. Leeteuk lo guardò un attimo perplesso, poi insieme ai suoi compagni prese posto. Nonostante le interazioni tra i due gruppi fossero tutt'altro che sporadiche, la serata sembrò scivolare via senza particolari problemi. Suho dovette controllare a più riprese se stesso per non fissare in continuazione il leader dei Super Junior, che attirava i suoi sguardi come un magnete.

Una volta che tutti i premi furono stati consegnati, tutti gli idols presenti si riversarono sul palco per divertirsi un po', interagire tra di loro, scherzare. Subito Suho vide Sehun andare da Donghae (guadagnandosi alcune occhiate da Eunhyuk) e Baekhyun dirigersi verso Heechul. A quanto pareva i due gruppi avevano iniziato ad essere sempre più vicini tra loro. Nel caos totale, sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla. Istintivamente si girò, aspettandosi di trovare Lay o qualche altro suo compagno; ma invece, si ritrovò di fronte Leeteuk. Il ragazzo sbiancò e deglutì mentre cercava di sorridergli noncurante.

«Complimenti per stasera, hyung

«Grazie, anche voi avete fatto successo.» Leeteuk aveva un'espressione seria. «Suho-ssi» gli disse avvicinandosi al suo orecchio «questo palco è troppo affollato, potremmo fare una chiacchierata fuori.»

Suho si girò per cercare di guardare in viso l'altro, ma il più grande si allontanò velocemente sorridendo. Il leader degli EXO si guardò attorno: l'attenzione era focalizzata tutta su Sehun e Donghae che facevano i bambini, e su Heechul e Baekhyun che si scambiavano sguardi languidi a distanza ravvicinata. Sospirando esasperato per la situazione imbarazzante, avvisò Chen che si sarebbe allontanato per un po', poi scese dal palco seguendo i passi che qualche minuto prima aveva percorso Leeteuk.

Arrivato ai bordi della sala, il leader degli EXO aprì la porta di sicurezza e si ritrovò in un corridoio. Subito affianco alla porta, in piedi con la schiena appoggiata al muro, c'era Leeteuk che fissava la parete davanti a sé con le guance gonfiate e il labbro inferiore all'infuori, come i bambini che mettono il broncio. Sembrava assorto in pensieri profondi. Suho non riuscì a trattenersi dal sorridere dolcemente, ma il più grande se ne accorse, riportato alla realtà dalla porta che si era chiusa non troppo silenziosa alle spalle del più giovane.

«Ah, Suho-ssi! Perdonami, ero sovrappensiero.»

«Non importa, hyung.» disse senza guardarlo in faccia. Sapeva che se lo avesse fatto non sarebbe stato in grado di tener fede a tutti i suoi buoni propositi.

Ci fu un attimo di silenzio, interrotto dalle urla che provenivano ovattate dalla sala affianco.

«Mi piacerebbe sapere che cosa faccia impazzire così tanto le persone lì dentro... Anche se ho il presentimento che ci sia di mezzo Chul.» rise Leeteuk.

«Heechul-nim e Baekhyun stavano dando spettacolo prima, in effetti. E anche Donghae e Sehun.» rispose Suho imbarazzato.

La risata di Leeteuk s'intensificò.

«È già un miracolo che Sehun non stia subendo la gelosia di Hyuk!» e detto ciò, si allontanò dal muro battendosi la giacca scura per ripulirla dallo sporco.

Ancora ridendo, il più grande si voltò verso Suho e gli fece cenno di seguirlo.

«Hyung, dove stiamo andando?»

«Non lo so, ma a stare fermi fa troppo freddo, qui. Di là sono tutti impegnati comunque.»

Di nuovo calò il silenzio tra loro, e Suho cercò di trovare un argomento di cui potessero parlare per uscire da quello stato di stallo.

«Ah» disse Suho col suo tipico fare di schiarirsi la gola «Grazie per il regalo, Leeteuk-hyung. L'abbiamo apprezzato tantissimo!»

«Davvero? Sono contento.» sorrise dolcemente.

«Sì. È stato molto utile per alleviare lo stress. Ah, e hyung... Grazie anche per i consigli. Ora le cose tra noi EXO sembrano andare molto meglio.»

Per sottolineare la sua gratitudine, Suho s'inchinò leggermente.

«Ah, Suho-ssi, non è necessario! Aiutarti era il minimo che potessi fare!» disse mettendo una mano sulla spalla del ragazzo. «Mi ricordavo com'eri al debutto, timido ma pieno di positività; e quando sono tornato dopo due anni, sembrava che quella luce si fosse spenta. Era come se stessi buttando via il tuo talento, chiuso in una gabbia di paure e ansie. Non potevo permetterlo. Perché ci ero già passato.» la voce di Leeteuk improvvisamente si era fatta seria.

Suho alzò il volto per sondare l'espressione dell'altro, ma quando lo fece si rese conto che erano più vicini di quanto pensasse. Così vicini che per un attimo il ragazzo sentì le ginocchia cedergli, mentre il suo viso avvampava in un modo talmente incontrollato che era sicuro stavolta nemmeno il trucco l'avrebbe salvato.

Leeteuk gli sorrise di nuovo, e il suo sorriso con la fossetta fu tutto ciò che il campo visivo del ragazzo poté abbracciare prima di vederlo avvicinarsi sempre di più mentre sentì l'altro sussurrare: «A-cha, Suho-ssi...».

Prima di avere anche solo il tempo di chiedere che cosa stesse succedendo, le labbra di Suho entrarono in contatto con quelle del più grande. Esattamente come la volta precedente, però, fu un bacio breve: Leeteuk si allontanò quasi subito sorridendo dolcemente, un leggero rossore sulle guance e uno strano luccichio negli occhi.

«H-hyung, c-che cosa...?»

«Dovevo restituirti il piacere» disse guardandolo «e poi eri arrossito. E, diamine!, sei davvero carino quando arrossisci.»

E nel dire ciò, rise sommessamente. Come se fosse possibile, Suho avvampò ancora di più a quelle parole. Abbassò gli occhi fissando un punto indefinito sul pavimento, cercando di calmarsi e ragionare. Ma non gli fu del tutto possibile, perché la mano di Leeteuk che fino a quel momento era stata sulla sua spalla si mosse lentamente e raggiunse il mento dove si fermò; con una leggera pressione, il più grande fece alzare la testa del leader degli EXO, obbligandolo a guardarlo negli occhi.

«Forse stare troppo tempo a contatto con Heechul ha le sue conseguenze, dopotutto.»

Il ragazzo lo guardò dubbioso. Che cosa stava dicendo? Forse si stava già pentendo della sua azione?

«Leeteuk-hyung...»

«Però Chul mi ha anche insegnato che essere diretti a volte è molto meglio.» fece una pausa e sorrise leggermente al più piccolo che lo guardava ancora frastornato. «L'ultima volta che ci siamo visti, ti avevo detto che non ti avrei fatto uscire da quella sala finché tu non ti fossi sfogato completamente. Ma non l'ho fatto. C'era qualcosa che ancora non volevi o non sapevi dire.»

Suho iniziò ad agitarsi, ormai consapevole di dove il discorso sarebbe andato a parare. Leeteuk lasciò andare la presa sul suo mento, ma gli occhi del più giovane rimasero incatenati in quelli del più grande come se ancora qualcosa lo stesse obbligando a fissarli. Cercò di parlare, ma il leader dei Super Junior gli fece intendere che doveva lasciarlo finire.

«Ho pensato spesso a quel gesto, quel bacio, in queste settimane. A cosa potesse significare. All'inizio credevo fosse stato un gesto di semplice gratitudine, un modo particolare per esprimere qualcosa che a parole non sapevi dire. Mi sono anche chiesto perché non ti sei più fatto sentire. Ma poi stasera... Tu non sei un amante delle dimostrazioni fisiche di affetto, in pubblico sei schivo. Ti imbarazzi solo a parlare dei tuoi compagni che fanno fanservice, come potresti essere tu il primo a farne, per di più in privato? Quindi, Suho-ssi...» prese un respiro e con espressione gentile guardò l'altro «Che cos'è stato per te?»

Nel momento in cui la domanda uscì dalla bocca del più grande, Suho poté giurare di aver sentito il proprio stomaco torcersi ed implodere, mentre il suo cuore cercava di uscire dalla cassa toracica. Ora la questione era stata fatta uscire, e fluttuava tra loro in modo opprimente. Il ragazzo non sapeva cosa rispondere. Voleva essere sincero, ma così facendo avrebbe potuto rovinare tutto. E poi ancora, non era esattamente sicuro di cosa quel bacio avesse significato per lui. Era stato talmente impulsivo e veloce! Il più grande continuò a fissarlo, mentre lui elaborava una risposta sforzando le meningi a lavorare più velocemente.

All'improvviso sentirono la porta di sicurezza aprirsi, e Leeteuk agilmente lo prese per mano e lo trascinò con sé fino alla fine del corridoio. Suho si sorprese di come quel contatto lo avesse fatto sobbalzare, e di come quella breve corsa lo facesse sentire elettrizzato, come forse un adolescente dopo una bravata in fuga con gli amici. Quando si fermarono, Leeteuk stava sospirando un po' divertito e un po' preoccupato. Aveva un'espressione così particolare e adorabile, che Suho capì qual era la risposta che avrebbe dovuto dare all'altro. Era tutto semplice, ma allo stesso tempo troppo complicato. Non era mai stato bravo con i sentimenti, e ora che l'oggetto dei suoi era lì di fronte, gli sembrava di essere incapace di agire. Ma stavolta non poteva lasciare tutto al caso, in bilico; non doveva pensare alle conseguenze, per una volta, dimenticarsi che la persona davanti a lui era un uomo, più grande, che aveva guardato sempre da lontano.

Con movimenti rapidi, Suho si mise di fronte a Leeteuk e, senza mai smettere di arrossire, lo baciò di nuovo, chiudendo gli occhi per non vedere la reazione.

Era tutto lì. Tutte le sue speranze e paure, in quel momento, erano in quel gesto. Non avrebbe potuto dirlo in altro modo. Aveva paura che l'altro lo allontanasse, ma al contempo sperava che non succedesse. Ma stavolta nessuno dei due interruppe il contatto, che anzi s’intensificò: Leeteuk poggiò entrambe le sue mani sulle guance rosse e calde di Suho, mentre il ragazzo gli circondò il collo con le proprie. Le loro labbra premettero ancora più forte le une sulle altre, e il più grande iniziò a muovere le proprie delicatamente, quasi temesse che un movimento troppo brusco avrebbe potuto far spaventare l'altro. Il ragazzo seguì le azioni del più grande, lasciandosi trasportare dalla dolcezza di quel gesto che, ora, non voleva più che finisse.

Perché aveva aspettato così tanto? Quel contatto era la cosa più bella e naturale che avesse mai provato in tutta la sua vita. Sarebbe potuto stare così per giorni, se fosse stato sicuro che anche l'altro provava lo stesso. Non gli interessava più nemmeno delle conseguenze, delle difficoltà, dell'imbarazzo. C'erano solo lui e Leeteuk, ora. Come se fossero sempre stati solo loro due, come se fossero stati creati proprio per fare quello.

Suho era così preso dalle emozioni, che sussultò quando sentì la lingua dell'altro toccare calda le sue labbra. E senza nemmeno pensarci, le dischiuse per permettere alle loro lingue d'incontrarsi. Lasciò che fosse il più grande a prendere il controllo e a guidare quella danza sensuale ma delicata e tenera, perché il ragazzo era consapevole della sua goffaggine e non voleva rovinare quella fusione così perfetta. Il modo in cui la lingua e le labbra di Leeteuk guidavano le sue aveva un che di rassicurante, lento, amorevole.

Fu Suho a interrompere il bacio, quando iniziò a sentire il bisogno di aria. Non sapeva per quanto tempo erano stati lì, ma non era importante, non più. Sentì Leeteuk distendere le proprie labbra in un sorriso contro le sue. E il leader degli EXO capì che l'altro aveva compreso quale fosse la sua risposta. Solo allora riaprì gli occhi e li fissò in quelli del più grande, che scintillavano. Il ragazzo non aveva mai provato una sensazione simile a quella che stava provando in quel momento. Era così forte ed inebriante che tutto il resto attorno sembrava sfocato.

Accarezzando dolcemente le guance del più piccolo, il leader dei Super Junior appoggiò la propria fronte contro quella dell'altro. Restarono in silenzio qualche istante, perché tutto era così magico che le parole – ne erano certi – avrebbero solo reso banale quello che provavano.

Però, quando Suho si rese conto che i rumori provenienti dalla sala accanto erano pressoché cessati, sentì il bisogno di spiegare le cose come stavano a Leeteuk. Glielo doveva prima che il loro tempo fosse finito. O forse, moriva di incertezza e voleva sapere che cosa era stato per l'altro quel bacio. Si allontanò leggermente dal più grande per poterlo guardare in faccia.

«Leeteuk-hyung...»

«Jungsu»

Suho lo guardò confuso.

«Chiamami Jungsu, non Leeteuk, ti prego!» disse in un sussurro facendo l'occhiolino.

Bastò quella richiesta a far cadere tutti i dubbi nel cervello del più giovane. Ora era davvero convinto che sarebbe stato in grado di affrontare tutto quello che il loro bacio avrebbe comportato.

«Jun-»

«Suho, sei qui?» lo interruppe la voce di Lay. Proveniva dalla porta di sicurezza.

«Ah, Lay, sì!» rispose Suho allontanandosi velocemente da Leeteuk e abbassandosi fingendo di doversi sistemare una scarpa. Era infantile, ne era consapevole, ma doveva cercare di ricomporsi un po' prima di poter parlare con qualcuno. Fortunatamente era Lay, e il leader ringraziò il fatto che il ragazzo cinese vivesse per la maggior parte del tempo sulle nuvole.

Sentì i passi veloci di Lay avvicinarsi a dove erano loro, e pregò che Leeteuk fosse più bravo a mentire di lui.

«Oh, Leeteuk-hyung! Meno male che siete entrambi qui, vi stavamo cercando per andare via!»

«Sì, stavamo proprio per tornare in sala, avevamo bisogno di un po' d'aria.» disse il leader dei Super Junior senza tradire nulla.

Quando fu sicuro di non essere più troppo rosso in viso, Suho si alzò e raggiunse Lay, girandosi giusto un attimo per sorridere a Leeteuk, che s'incamminò dietro di loro.

Raggiunta la sala, i ragazzi salutarono il più grande, che doveva raggiungere i restanti Super Junior.

«Arrivederci, Leeteuk-hyung!» disse Lay sorridendo allegramente.

«Arrivederci» gli fece eco Suho, arrossendo mentre guardava Leeteuk sorridergli complice.

«A presto, spero!» rispose questo.

Quando si furono separati, Lay mise un braccio attorno alle spalle di Suho e curioso gli chiese di cosa avesse parlato con il leader dei Super Junior.

«Mah, sai, discorsi da leader, Xing! Nulla di interessante.» disse ridendo piano.

Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che il suo cellulare vibrò nella tasca dei pantaloni. Suho lo estrasse e lesse il messaggio, ignorando Lay che, di fianco a lui, stava raccontando di cosa fosse successo dopo che il leader aveva lasciato la sala.

"Buonanotte, Joonmyeon-ah. Non vedo l'ora di rivederti~"

Sorrise allo schermo. Proprio nulla d'interessante, i discorsi da leader.

 





Author's corner... yay!
Grazie davvero tantissimo a chiunque sia arrivato fin qui leggendosi tutta la storia. Spero sia abbastanza fluffy, perché trovo che Suho e Leeteuk siano troppo adorabili!
Nel caso ci siano errori o imprecisioni a livello cronologico o delle informazioni sui gruppi, mi scuso, ho fatto il possibile per rendere la vicenda il più realistica possibile!
Spero di rivedervi presto! *^*

   
 
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