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Autore: Feel Good Inc    10/02/2015    3 recensioni
Ma parlare con Andrea senza guardarla lo aiuta, in qualche modo, a distogliere gli occhi della mente dalle immagini sfocate di Combo e di biciclette e di bambini col volto in ombra e le mani sporche di sangue.
S3 | Jesse/Andrea | implied Jesse/Jane
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jesse Pinkman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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my words like silent raindrops fell (and echoed in the wells of silence)

 

 

Dovrebbe andare. Ha gente da uccidere.

I capelli di Andrea gli sfiorano la spalla, le dita seguono pensose le linee del tatuaggio. Ha un profumo buono. Non è per niente come Jane, ma è buono. «Come mai» gli dice «te la sei presa tanto parlando di Brock? Hai – non so» sbuffa, un solletico caldo sulla sua clavicola, così basso che riesce a sapere d’imbarazzo tanto quanto di nervosismo «hai dei precedenti in famiglia? Tua madre...?»

«Cristo, no.» Li percorre con la mano. I capelli di Andrea. Dovrebbe andare, ha gente da uccidere. Ma parlare con Andrea senza guardarla lo aiuta, in qualche modo, a distogliere gli occhi della mente dalle immagini sfocate di Combo e di biciclette e di bambini col volto in ombra e le mani sporche di sangue. «C’era... C’erano questi tizi che... conoscevo. Due tossici. Avevano un bambino. Un piccoletto da niente, con certi capelli rossi, dannatamente rossi. Lui...»

Andrea lo guarda, Jesse lo sente. Sa che in quello sguardo c’è il bisogno di sapere, di parlarne, di qualsiasi cosa si tratti. Deglutisce e ci prova.

«Gli piaceva giocare a bubusettete, sai? Era bravo. Era un fenomeno, cazzo! Se ne stava lì con le mani sugli occhi, e tu vedevi spuntare solo quei suoi capelli rossi ed era anche facile credere che non fosse lì. È così che l’ho lasciato. Con gli occhi chiusi. Dio, se aveva bisogno di tenerli chiusi. Perché sua madre, lei...»

Chissà se Andrea capirà anche il silenzio. Del resto, lui non dovrebbe nemmeno essere qui. Deve andare. Deve trovare le palle di farlo, perché va bene che il mondo è una merda ma i bambini non meritano di veder spappolato il cervello del padre e non meritano di essere loro a spappolare il cervello di qualcuno, ed è per questo che è lui adesso che ha gente da uccidere.

Il bacio di Andrea arriva come una carezza, inaspettato. È davvero diverso da Jane, ma va bene. E la sua voce ha suono anche senza che lui debba chiamare continuamente lo stesso numero e annegare sempre nelle stesse quattro parole.

«Saresti un buon padre.» Nella sua pelle dorata nuda, un po’ stanca, un po’ triste, Andrea sorride. «È un peccato che tu non abbia i capelli rossi.»

Si lascia baciare. Forse è l’ultima volta che lo fa, ma forse può restare ancora un po’. Può dirle addio, così. Con Jane non ha potuto.

 

 

[ 400 parole ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Non ho molto da dire. Sto guardando Breaking Bad per un esame. E mi sta distruggendo pezzo per pezzo.

Finita la terza stagione (badate, se mi spoilerate darò i vostri nomi a Gus ), ho voluto dedicare un attimo di riflessione a Jesse e allo strazio che finora mi ha lasciato dentro per così tante cose – Jane, il bimbo dai capelli rossi, Jane, Andrea e Tomas, JANE. È così confusionaria che non penso di aver effettivamente raggiunto alcun punto preciso, ma pace, se non ti lascia in confusione questo show non ti ci lascia niente al mondo (cosa sto dicendo? Come mi esprimo? GOD I NEED A BREAK).

Vorrebbe essere ambientata subito dopo il mezzo litigio tra Jesse e Andrea riguardo il “What kind of mother are you?”, ma suppongo che possa considerarsi anche una premessa del loro ultimo incontro, appena prima che Jesse scopra dell’uccisione di Tomas. (T__T) Il titolo è tratto da The sound of silence di Simon & Garfunkel. Ah, ho tradotto peekaboo con bubusettete per assonanza italiana, va bè credo sia intuitivo.

Con questa entro ufficialmente nel fandom, I guess. Lucky me. *piagnucola e scappa*

Aya ~

   
 
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