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Autore: Rubina1970    12/02/2015    1 recensioni
In effetti, forse questa raccolta si dovrebbe chiamare “Raising Stars”: non riguarda la caduta ma la rinascita. A rinascere (salvandosi) saranno dei personaggi che abbiamo potuto vedere solo per una puntata, perché poi morivano.
Ho il massimo rispetto per quegli autori che riescono a scrivere fantascienza vera, magari dei grandi scontri tra robot e astronavi. Io purtroppo non ne sono capace, ecco il secondo motivo della forma di raccolta che ho dato a questa storia: non riuscirei a portare avanti neanche una sola puntata di Ufo Robot, perché non so trattare le battaglie. Il mio forte sono le emozioni dei personaggi.
L'opera crescerà man mano, e così il suo primo capitolo che ne è l'indice, trattandosi di una raccolta.
Aggiunta nel capitolo indice la prima fanart, che io ho solo colorato, mentre l'originale è della bravissima kizzychan (kizzychan.deviantart.com).
Aggiunta al 4° capitolo una fanart tutta mia!
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Actarus/Duke Fleed/Daisuke Umon, Alcor/Koji Kabuto, Altri, Maria/Maria Grace Fleed, Venusia/Hikaru Makiba
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Di nuovo vicina a te





Mi sveglio solo per pochi istanti. Vedo il tuo viso su di me.
 
― Naida … non sforzarti di parlare, sei in salvo. Sono qui …

 

 
Mi sveglio in una stanza azzurra. Ah, sì, la Terra … Qui ci sono già stata, è una stanza del Centro Ricerche Spaziali. Allora sono viva! Mi ricordo di aver attaccato le bombe al mio veicolo, poi mi devo essere lanciata col modulo di espulsione. O almeno, ricordo che pensavo di farlo, ma l’esplosione deve essere stata forte … Sono stanca … non mi va di muovermi, ho paura che mi faccia male, e sono da sola …
 
La porta si apre, entra il professore, oh, meno male!
 
― Finalmente, sei sveglia! Buongiorno! Sai dove ti trovi?
 
― Sì … buongiorno, ma … che è successo?
 
― Niente, è successo che hai salvato Actarus e tutti noi rischiando di saltare in aria! Sei stata molto coraggiosa, ti sei lanciata proprio all’ultimo, sei stata sbalzata lontano dall’onda d’urto e hai colpito delle rocce, ma la capsula di protezione ha funzionato bene. Non ti sei rotta niente.
 
― Allora, lui è salvo! Oh professore …! Ma posso muovermi?
 
― Certo, ma non avere troppa fretta di alzarti, per oggi.
 
Che notizie meravigliose! Muovo le gambe, ah che bello! Le braccia, la testa, sono intera, e sono viva!
 
― Ma Duke, lui dov’è, professore?
 
― Oh, sapevo che me l’avresti chiesto. Oggi sta lavorando alla fattoria, perché è tutto tranquillo. Gli dirò che ti sei svegliata appena torna, va bene?
 
― Va bene … ― Improvvisamente ho di nuovo sonno …
 
 
 
 
Apro gli occhi, Venusia è di spalle vicino alla finestra. Sta aggiustando dei fiori in un vaso. Belli, grandi, rosa e gialli!
 
― Venusia …
 
― Oh, Naida, ciao! Ti ho svegliato? Mi dispiace.
 
― Non fa niente. Che bei fiori!
 
― Ho pensato che ci volesse un po’ di colore e di vita, qua dentro. Ma tu come ti senti?
 
― Oh, grazie! Io … non lo so. Però non mi sento male.
 
― Se ti senti debole, non ci vedo niente di strano, con quel colpo che hai preso credevamo di trovarti morta! Invece il professore ha detto che devi solo avere pazienza e tornerai come nuova.
 
Questa ragazza è sempre stata gentile, ma mi ricordo bene quello che prova per Duke, e io le ho detto che la capivo, perché credevo di andare a morire …! Ora vorrei non averlo detto …
 
― Ma … Duke sta bene anche lui, sì?
 
― Oh, sì, ma ultimamente lo vedo poco. Veramente vedo poco tutti, non so come mai ma lui, il professore e Alcor sembrano più impegnati del solito. Sta trascurando anche il lavoro della fattoria! Pensa che proprio oggi mio padre mi diceva che …
 
Intanto che Venusia parla, io penso che da quando l’ho accusato delle cose più infami e l’ho quasi fatto impazzire, non l’ho praticamente più visto …
 
 
 
 
Il re di Vega … Mi ripete che Duke Fleed è un traditore … Ma io so che non è vero! Protesto:
 
― NON È VERO!!!
 
E subito mi prendono, mi trascinano via, in un corridoio buio, con una mano premuta sulla bocca! NO! HO PAURA! DOVE MI PORTANO?
 
― Dentro i mostri che lui uccide ogni giorno, ci sono i tuoi parenti, i suoi sudditi, ci potevi essere tu! – la voce odiosa mi segue nel corridoio senza che io riesca a vederlo, ma adesso gli credo, perché ho paura … ho tanta paura … DUKE, DOVE SEI!!?
 
Mi sveglio! Sono sudata, tremo … Pareva vero … Oh, sul serio, Duke, dove sei?!
 
Nascondo la faccia nel cuscino e piango, ma perché proprio io!? Quell’essere orribile mi ha distrutto la vita … No, un momento! Ma Duke è in questo edificio, e io sono libera, adesso! Non sono prigioniera come gli altri … o sì?
 
Mi siedo e mi asciugo un po’ il viso col lenzuolo. Dalla finestra entra una luce fioca. Mi alzo traballando per la debolezza e la paura che ho ancora addosso, e vado alla finestra, scosto le tende pesanti: è la luce del Centro Ricerche Spaziali, che riverbera sulla neve. È notte fonda, ed è vero, io sono sulla Terra, e mi stanno accogliendo tutti, mi curano, mi proteggono. Duke ha una stanza qui, da qualche parte. C’è anche Goldrake, in un hangar segreto.
 
Sorrido al biancore di fuori, illuminato dalla luce candida dei grandi lampioni. Vega, non mi potrai usare più! Volevi rovinarmi, invece mi hai graziato e mi hai liberato, ti è andata male! Mi hai fatto venire tu qui da lui, e le tue menzogne ora le vedo chiaramente: non è un traditore, è il mio Duke, e la nostra grande speranza. E allora, allora anche quella storia dei cervelli dei fleediani non era vera! In effetti, che idea assurda, cervelli!, basta un buon pilota! Ma come ho fatto a crederci?! Sirius, povero piccolo amore, lui è morto di stenti. La crudeltà di Vega lo ha ucciso, non Duke … E io gli devo dire che non era vero appena lo vedrò! Ma quando lo vedrò? quando?... Non ho più paura, e il mio cuore è pieno della sua dolcezza. Tutto questo è un dono! Proprio come aveva detto lui, che qui sarei tornata ad essere quella di prima. Come vorrei che anche tu fossi sempre quello di prima! Duke … La notte è silenziosa, e tu dormi … sogni d’oro, caro …
 
 
 
È mattina, c’è il sole! Ieri sono rimasta alzata un po’ più a lungo. Cammino per la stanza, cercando di fare mente locale a tutti gli oggetti: una lampada, una pianta decorativa, un orologio … devo abituarmi agli oggetti terrestri. Mi avvicino alla finestra e guardo fuori, appena in tempo per vedere Duke che arriva con un veicolo scoperto. Forse verrà da me … forse oggi verrà da me!
 
I minuti passano. Come odio i minuti! No, non verrà nemmeno oggi … Bussano!
 
― Avanti!
 
― Naida, ciao, come stai oggi? – È lui!
 
― Meglio, grazie … Oh, altri fiori, sei gentile …
 
― Ah, vedo che ne avevi già! Ma si sono seccati, ormai. Chi te li ha portati?
 
― Venusia. – Vorrei non dover pronunciare quel nome. Mi sembra che scavi un solco tra di noi! Duke, tu mi capisci? Lo sai che il tuo sguardo mi è mancato ogni giorno, il tuo sorriso così avvolgente, la tua voce come una carezza …
 
― Te li cambio io, tu non devi stancarti. – Che premuroso che sei sempre stato! Come quella volta che giocando vicino ad un ruscello, sono caduta facendomi male ad un ginocchio, e tu con un tuo fazzoletto bianco bagnato mi hai pulito la ferita delicatamente, per non farmi provare dolore …
 
Ti chiamano dal Centro, una voce che sembra fatta di plastica esce da un piccolo trasmettitore che porti al polso. Parlano di un missile pronto a partire[1].
 
― Mi dispiace, devo scappare. Ci sono grandi cose in preparazione oggi, poi ti racconterò. Ciao!
 
Sei già via. Io ti dovevo dire una cosa … Guardo dalla finestra, e ti vedo che ti allontani col professore. Dopo un po’, si alza un razzo verso il cielo …
 
 
 
Mi sveglio. Sempre nella stessa stanza. Ieri ho mangiato qualcosa di più, e da due giorni ho recuperato il senso del tempo. Prima, dormivo e mi svegliavo senza capire nemmeno se era giorno o notte. Dopo l’impatto, ho dormito per un paio di giorni, poi per altri dieci ho viaggiato tra quel sonno senza sogni e una veglia senza molte energie. Poi, sono iniziati gli incubi. Ma piano piano, va molto meglio, mi sento molto più forte. Solo, lui non c’è mai! Ho chiesto al professore, mi ha detto che ha vegliato per ore su di me, e non solo subito dopo quel combattimento. Mi ha vegliato mentre dormivo. Per un attimo, l’ho visto, ma poi è venuto a trovarmi solo una volta per pochi brevi minuti …
 
In effetti, ha avuto da fare, qui è successo di tutto. Ho saputo che Alcor e un certo Hayashi erano partiti per una missione nello spazio, ma erano stati attaccati da Vega, e mentre Duke andava a salvarli, anche la base è stata attaccata. Hanno preso il Centro Ricerche Spaziali, e io sono stata molto fortunata perché non mi hanno trovato, non hanno nemmeno pensato a cercarmi! Ma hanno preso tutti gli altri, mentre io dormivo ancora. Non mi sono accorta che alcuni piani più in basso c’era Hydargos che torturava il professore, e che Venusia e poi Alcor venivano feriti …
 
Venusia … quella ragazza ha un coraggio enorme! Ha sfidato i soldati e Hydargos da sola! E Duke non poteva fare quasi niente, perché Goldrake era in avaria! Non mi stupisce che gli piaccia … E ora, lei è viva grazie alla sua trasfusione di sangue …
 
La buona notizia è che Hydargos è morto e anche gli altri in generale non si sono più fatti vivi. La cattiva è che il disco di Alcor è andato completamente distrutto. Venusia mi ha detto che sta lavorando intensamente alla costruzione di un mezzo nuovo. Venusia … sempre così gentile, con me. Ma lui non viene. E ora lei ha il suo sangue, saranno ancora più legati di prima.
 
Devo smetterla con questi pensieri! Non è colpa sua se io amo lo stesso uomo che ama lei, se lei ha ancora una casa, un fratellino, e io invece li ho persi, se lei … Mi alzo, basta stare qui! Oggi c’è una festa alla fattoria qui vicino. Mi presenteranno come una cugina di terzo grado di … Actarus (devo chiamarlo sempre così), il professore dice che così tutto sembrerà più normale. Oh, guarda, il vestito fucsia che mi ha prestato Venusia! Sempre la gentilezza di Venusia … Beh, ho detto che è ora di smetterla: se ha lasciato qui il vestito, allora è meglio che me lo metta. E che esca di nuovo in questo mondo che mi è sconosciuto …
 
 

***

 
 
La macchina con la quale il professore mi accompagna percorre l’ultimo tratto e si ferma nello spiazzo, vicino alle luci. Quante luci! Lanterne colorate adornano l’area davanti agli edifici e al silos dell’acqua, insieme a fili di lucette colorate anch’esse, e dalla casa arrivano i riflessi dorati dell’illuminazione interna. Tutto questo mette allegria, è una serata bella anche se è inverno. È il professore che mi spiega che quella è una stalla, quello un fienile … avrei voluto che mi accompagnasse Duke, ma ormai ho capito che mi sta evitando. Presto lo vedrò e saprò se mi sbaglio. Lasciamo le scarpe all’ingresso ed entriamo nella casa, quante luci colorate pure qui! E ci sono rami verdi e candele, e anche un grosso albero decorato, nella grande stanza al centro della quale c’è un vasto spiazzo lasciato vuoto. Contro una parete, una lunga tavolata. E c’è lui …

 
― Naida! Finalmente ti sei alzata e sei uscita, ti trovo benissimo! – Oddio, mi ha fatto un complimento!
 
― Grazie, sì, sto bene …
 
― Vieni, ti presento a tutti. – E così fa: “Naida, una lontana cugina”, venuta da un altro paese, a studiare … Ci sono alcune persone che lavorano al Centro e la famiglia Makiba, così finalmente conosco il padre e il fratello di Venusia. Loro due e i buffi vicini (madre e figlio, lei è un donnone!) non sanno niente di Duke. C’è anche gente dalle fattorie intorno. È soprattutto per loro che dobbiamo fare la commedia della parente alla lontana. E questa commedia mi separa ancora da lui: dopo avermi presentato, uno studioso del Centro e Banta, il vicino, mi offrono da bere e m’invitano a sedermi, e lui se ne va, lasciandomi con loro …
 
Pare che io riscuota un certo successo: il tipo del Centro si chiama Yamada, non mi lascia un momento e mi sorride, da dietro gli occhiali. Lui sa che non sono terrestre, e questo mi fa sentire più tranquilla. Duke … cioè Actarus (mi devo abituare!) rientra nella stanza con Venusia e dei piatti pieni di roba da mangiare in mano, e questo attira l’attenzione di Banta. Sembra che faccia il cascamorto a Venusia (non è che le va dietro, le fa proprio il cascamorto!):
 
― Venusia, sei più affascinante del solito, stasera! – Devo dire che è vero, indossa un abito dritto e lungo, blu, molto ricamato, con maniche enormi, sovrapposto davanti e tenuto chiuso da un’alta fascia dorata e rosa che si chiude dietro con una specie di cuscino, e le sta benissimo.
 
― Banta, grazie, ma tieni giù le mani dagli antipasti altrimenti mi sentirai, capito? – Che grinta!
 
― Oh, Venusia, in una sera come questa vorrei stare un po’ con te, magari sotto il vischio, e tu mi parli di antipasti!
 
― BANTA!!! Sei sempre il solito!
 
Meglio chiedere spiegazioni a Yamada, non voglio fare figuracce:
 
― Scusa, Yamada, che cos’è questa cosa del vischio?
 
― Oh, ecco … ― perché arrossisce? – Oggi è la vigilia di Natale. Per una religione che si chiama Cristianesimo è un giorno sacro, ma per gli altri è una festa per la famiglia e per gli innamorati. Le coppie si fanno un regalo e se c’è il vischio appeso (ecco, lo vedi? è quello lì, con le bacche bianche), si baciano sotto il vischio[2].
 
Arriva Alcor, che era l’unico che mancava, e così si va a tavola. Tutti si sono distratti, ma io continuo a pensare alla festa per gli innamorati …
 
Mi metto tra Du … Actarus e Yamada, oltre Actarus è seduta Venusia. Davanti ad Actarus c’è Alcor e davanti a me il professore, accanto a lui altre persone del Centro Ricerche: si sono messi sicuramente così per proteggermi da troppe domande. E inizia la serata, allegra e rumorosa. Una festa! Mi sembra di tornare alla vita solo adesso, le candele emanano un odore buonissimo, e tutte le pietanze mi piacciono tanto. E più di tutto, mi piaci tu, amore mio, che mi sorridi e mi metti cose buone che non conosco nel piatto. Finalmente, sei così vicino, così vicino …
 
Poi, ti giri verso Venusia e sei sorridente e gentile anche con lei – ma è naturale, certo che sei gentile! Ma che pretendo?! Yamada, anche lui è gentile con me. Anche il professore, e Alcor. Tutti sono gentili, che c’è di strano se tu sorridi anche a Venusia … Venusia alla quale hai salvato la vita con una trasfusione di sangue … il tuo sangue, il sangue del principe di Fleed … La cena prosegue. Alcor mi versa da bere, sembra che mi abbia perdonato per aver aggredito Actarus sotto l’effetto del condizionamento di Vega. Ma … Actarus mi avrà perdonato? e per le cose orrende che gli ho gridato? Mi vedrà ancora come mi vedeva fino a quel giorno? Quel giorno era così dolce, con me …
 
Lui non fa niente per attirare l’attenzione. Non ne ha mai avuto bisogno! Ma io non faccio che pensare che lui ha il suo braccio accanto al mio. Quando sorride, sembra scintillare come la neve al sole, ancora più delle candele tremolanti. La sua risata alle battute di Alcor mi riempie l’anima.
 
Dopo cena, quando ci siamo alzati tutti (che scomodo mangiare in ginocchio su un cuscino!) osservo da vicino l’albero, che mi pare bellissimo.
 
― Questo è un albero di Natale, ti piace? – Duke! mi è arrivato alle spalle senza che me ne accorgessi, ― Dice una leggenda che la notte di Natale un albero s’illumina nel folto della foresta, per questo lo decoriamo ogni anno.
 
― Sembra magico … e sotto, che cosa c’è?
 
― Regali! Devono essere aperti stanotte o domani mattina.
 
― Ah, già … gli innamorati si fanno un regalo. – Con la coda dell’occhio, vedo Yamada un po’ più in là, e sembra un po’ giù. Mi dispiace tanto, Yamada, ma per me Duke è …
 
― Sì, ma ci si fa regali comunque anche in famiglia.
 
― E a te … chi ti ha fatto un regalo? – Ti ho messo in imbarazzo? Non mi vuoi dire di Venusia? Sorridi e alzi le spalle …
 
― Non lo so! Non ho ancora guardato per chi sono quei pacchetti e da chi provengono …
 
Arriva Mizar, il fratellino di Venusia, e ti trascina per un braccio: vuole che suoni! Non riesco a credere che ti sentirò nuovamente suonare dopo tanto tempo! All’inizio non sembri convinto, ma poi Alcor, che a vederlo dev’essere un tuo grande amico, ti porge la chitarra. Sono gelosa di quel legno, perché lo abbracci e adesso l’accarezzerai!
 
Intanto, tutti si sono accomodati intorno. Le luci colorate illuminano dolcemente i tuoi occhi, che ora sembrano quasi verdi.
 
Inizi a suonare … un pezzo lento, delicato. Le tue mani sono abili e tu non le guardi, non ne hai bisogno; guardi me, poi la chitarra per un breve momento, poi ancora me. Quando guardi qualcuno o qualche cosa, non esiste nessuno che può dirti “no” [3]. Mi piaci ancora di più, quando suoni, da sempre. Lo sai, non è vero? …
 
Poi lentamente il pathos della musica sale e arrivano note più forti, un ritmo più sostenuto ed incalzante, poi si smorza di nuovo, e dolcemente scorre verso il finale, come se fosse passato un vento forte e rimanesse solo una brezza garbata. Anche così, mi vuoi sedurre … Che mi stai facendo, mi vuoi ai tuoi piedi? Come fai a farmi venire i brividi toccando le corde metalliche di uno strumento?
 
Finisci il tuo brano, applaudiamo con entusiasmo. I due figli del fattore t’incoraggiano a suonare di nuovo: osservando bene il bambino, si vede che anche lui, come Venusia, ha una grande considerazione di te. Tutti ti amano qui, ma che c’è di strano? Non si può farne a meno!
 
Sorridi, ringrazi, fingi di dover controllare l’accordatura perché sei in imbarazzo, poi “Va bene”: decidi di accontentare il tuo pubblico e attacchi un pezzo sinuoso, diverso dal precedente. Cresce e cala, cresce e cala … ma la dolcezza della melodia rimane, mentre gli accordi girano danzando. Conosco questo brano, riporta alla vita ricordi lontani. Sai che  lo conosco anch’io, ma teniamo fede al patto del silenzio, e non diciamo che questa musica parla di Fleed. L’aria si riempie di suono, ed io di struggimento. Abbasso gli occhi, perché sono pieni di lacrime. Questa canzone, la mia terra, la mia casa, la mia famiglia …
 
― Coraggio! Lo so … Actarus mi ha spiegato. – chi ha bisbigliato? Alcor! È qui vicino a me, e mi guarda con grande comprensione. Grazie! Gli sorrido: lui ha capito benissimo di che cosa avevo bisogno.
 
Ma poi guardo di nuovo te … Actarus … e scopro che tu di nuovo mi stai fissando con un’intensità mai vista! Che significa? forse è solo che ti sei accorto che stavo per piangere? Ma così è troppo, perfino Venusia, seduta vicino a te, se n’è accorta! Ora è serissima e ti guarda con quella che sembrerebbe ansia. A me, invece, sta tremando il cuore in petto. Se la musica non continuasse, direi che il tempo si è fermato …
 
Principe crudele! Non vedi la fatica che faccio a stare seduta qui, di fronte a te che suoni, e senza parlare mi guardi, e a tratti accenni un sorriso con quelle tue labbra morbide e perfette? Non me lo sto immaginando, è me che guardi, e non gli altri. Perché lo fai …?
 
Anche questo pezzo finisce, tra gli applausi. Non concederai più la tua arte per stasera, perché richiami tutti all’allegria e alla festa:
 
― Adesso però basta, non avete voglia di ballare? Su, divertitevi!
 
Comincia un motivetto saltellante, Alcor invita Venusia e vanno a ballare. Ora verrai da me! Me ne sto seduta qui in attesa, so che ti alzerai e verrai qui, i tuoi sguardi dicevano tante cose! Non posso essermi sbagliata!
 
Mentre gli altri si divertono e io aspetto, tu sembri assorto, e tuo “padre”, con discrezione, ti chiede:
 
― E tu, Actarus? Non ti va di ballare?
 
― No, padre. Io … non ci tengo.

 

Ah! E adesso che significa? Non mi guardi più, ora che hai smesso di suonare, non vuoi invitarmi, stai facendo come se non ci fossi! Vuoi punirmi, vero?

 
 

***


 

BASTA, ME NE VADO! Non ce la faccio più a stare qui, tu prima mi guardi, e poi …
 
Mi alzo e mi allontano, esco dalla stanza e infilo un corridoio, è buio e corro, cerco di allontanarmi dalla luce, il buio mi nasconderà, oh se solo m’ingoiasse! Duke, ma perché mi sfuggi sempre? E come faccio io a sfuggire a te?
 
― NAIDA! Aspetta, dove vai? – alle mie spalle, mi chiami, m’insegui, oh, no! E lasciami, che altro vuoi da me?
 
Corro e non mi giro, svolto in una stanza, lontano, al riparo dal baluginare della festa, ma qui mi raggiungi e mi afferri. Dopo la notte in cui mi hai atterrata nell’hangar di Goldrake, è la prima volta che mi tocchi! Calmati, Naida!
 
― Naida … aspetta, perché scappi così? – La tua gentilezza non cambierà mai, eh, Duke? Quest’ospite molesta ti sta dando altro fastidio, ma tu sei gentile nella voce e nella mano, che però è salda e mi trattiene per un braccio senza che io possa sfuggirti.
 
Mi giro e la tua figura si disegna in controluce, alle tue spalle un riflesso dorato, ma non vedo gli altri, nascosti come noi siamo nascosti a loro. Dalla finestra, la luce di una grande luna bianca, che riverbera sulla neve, illumina vagamente il tuo viso. Vedo a mala pena i tuoi occhi, ma so che sono gentili come sempre. Non ti svelerò che mi fa male il mio amore per te, perché sei troppo distaccato con me, non te lo meriti!
 
― Allora mi hai preso, eh? Una volta non mi acchiappavi tanto presto, hai fatto esercizio? coi veghiani o con le ragazze, racconta un po’? – faccio finta di ridere, come nei nostri antichi giorni innocenti e meravigliosi, e forse ci cascherai.
 
― Stai insinuando … oh, Naida, accidenti, mi avevi fatto preoccupare! – la tua risata! Ci hai creduto! Oh, caro, stai ridendo con me come un tempo, e io sono improvvisamente felice! Mi divincolo!
 
― Prendimi adesso, se ci riesci! – corro via e rido, tanto lo so che mi raggiungerai subito. Infatti ridi, m’insegui, mi afferri di nuovo alle spalle, tu dietro di me ora mi abbracci per trattenermi. Oh, il mio amico d’un tempo migliore è tornato da me! Proprio quando non ci speravo più!
 
Io ti conosco, so cose di te che forse nessun altro sa, per esempio so … mi giro velocemente e ti pizzico un fianco al lato del ventre, e tu hai uno scatto:
 
― Non oserai!
 
― Oh, sì, invece, principe! – Questa volta scherzo con sincerità, è troppo bello averti di nuovo così vicino, giocare come una volta. Ti faccio il solletico sui fianchi e tu ti pieghi e ridi, mi allontani le mani ma senza convinzione perché potresti bloccarmi in mezzo secondo e invece non lo fai. In realtà ti piace, proprio come allora: prima era un gioco infantile, poi un giorno mi resi conto che lo facevi apposta perché ti toccassi, e chissà da quanto tempo eravamo diventati grandi e non ce n’eravamo accorti … I tuoi occhi brillano. Non so che darei per vederti meglio in viso …
 
Ora mi trattieni le mani sul serio e me le porti dietro la schiena esclamando “Sei tremenda!”. In effetti,  mi stai abbracciando di nuovo, vicino alla parete scura di legno. Sia benedetta la notte, che ti porta finalmente a me! Duke, che vuoi da me? mi avevi quasi fatto credere di non volermi più vedere, e ora … Pensare che basterebbe così poco, che tu ti chinassi un po’ e … Ma non ti chini, e non mi baci.
 
― Perché non può essere sempre così, Duke? Se potessi tornare indietro e rivivere un giorno, sai quale sceglierei? Il mio primo giorno qui, quando mi hai portato nei boschi a cavallo, perché quel giorno ti ho ritrovato ed eri lo stesso di una volta! Ma poi, mi hai evitato per tutto il tempo … Duke … ma perché? – ora capisci, vero, quello che provo? Infatti pare che tu trattenga il fiato prima di parlare. Però non parli. Una cosa più di tutte mi fa paura: ― È per Venusia?
 
― No. – Non hai esitato. Bene, allora è perché non mi vuoi …
 
― Allora è colpa mia, vero? Per le cose orribili che ti ho fatto! Mi vuoi punire, mi odi? Mi odio anch’io per quello che ti ho detto e fatto, ma …
 
― No, che non ti odio, Naida! Anche se sono colpevole come tu mi hai ricordato, poi mi hai salvato pure la vita, come potrei odiarti? … ― la tenerezza della tua voce!
 
― Tu non sei colpevole!
 
― Sì! Sì, sono scappato, sì, ho abbandonato la mia gente, sì, avevi ragione tu, un traditore … ― oddio, che ho fatto!? Tu credi ancora alle bugie cattive che mi hanno fatto dire!
 
― Duke, ma che dici? Se tu non te ne fossi andato con Goldrake, e lo avessero preso, niente e nessuno li avrebbe potuti fermare! La Terra sarebbe già caduta, e tutti quei mondi ora vivrebbero nel terrore …
 
― Ma io, a me pensavo, non agli altri mondi … ― stai tremando, caro, caro …
 
― Non è vero, me l’hai detto tu che hai combattuto fino all’ultimo! … Ho capito, tu hai deciso di punirti, ma non ti pare di essere stato punito abbastanza? Se tu hai colpe, chi di noi non ne ha? E poi, devi sapere una cosa importante: quello che ti ho detto, che tutti quei mostri erano i nostri fratelli … non è vero! Vega me l’aveva raccontato per farmi il lavaggio del cervello, e io purtroppo gli avevo creduto, ma Vega mi ha detto solo bugie!
 
Mi lasci le mani lentamente, ti giri di spalle e ti appoggi la fronte su una mano per un attimo, come per calmare la tua mente sovraccarica.
 
― Stai dicendo che non era vero … ― come vorrei che questo pensiero ti facesse sentire meglio!
 
― No. Tu non hai fatto niente di male, sei quello che ci salverà tutti! Tu sei l’eroe che ogni volta si alza sul suo disco contro un cielo pieno di nemici, rischiando la vita per tutti noi …
 
― Bell’eroe ti sei trovato, Naida!
 
― Non ne vorrei un altro! Non voglio un altro. – Non era questo che volevo dire! Ma ora devo salvarti di nuovo, da te stesso, perché solo io so quanto stai male, proprio tu che sorridi a tutti. Non è bastato offrirti la mia vita, ora per salvarti ti devo offrire la mia anima: ― Ma se tu non fossi un eroe, se anche non fossi l’unica grande speranza di tutti i fleediani ancora schiavi, e di tutti i pianeti liberi e di quelli sottomessi, se anche tu fossi solo Actarus, un terrestre figlio di un professore di astrofisica, che fa il contadino … io non vorrei nessun altro. E ringrazio Dio di averti ritrovato. Ora, basta pensare al passato! Ti prego, fa’ qual che ti pare, ma perdonati!
 
― Lo dici perché hai paura che altrimenti io non possa continuare a combattere?
 
― Lo dico perché voglio sentirti ridere ancora, come poco fa …
 
― Ma io sono stato salvato, e loro no … ― E poi, ancora più piano: ― Naida, tu … tu mi perdoni?
 
― Sì. E ti amo, anche …
 
― … ―  Silenzio. Ma perché non parla?! Non si gira! Aiuto …
 
― Naida … Io non ho mai voluto combattere, ma fino ad ora, l’ho fatto lo stesso: dovevo, e pensavo di non avere nessuno per cui vivere, ormai … E adesso, poi, è stato terribile battermi pensando che quei mostri fossero i sopravvissuti del mio popolo! ― Nella sua voce c’è tutta la sua infinita malinconia, e sono stata io a dirglielo! E io che pensavo ai miei sentimenti, che reclamavo la sua attenzione! Egoista che non sono altro! – Ora che so che non era vero, mi pare di respirare di nuovo dopo tanto tempo.
 
Si gira, fa un passo verso di me, mi abbraccia!
 
― Ma almeno, prima, vivere non m’importava più di tanto! Poi invece, ti ho guardato … mentre dormivi, per tutto quel tempo, e ho iniziato a pensare a me. A noi. Ho pensato ti non meritarti, volevo espiare, stando lontano da te, perché credevo di aver fatto solo del male alla mia gente …  Ma ora che mi sei così vicina, come farò? non voglio fare la guerra, voglio vivere! Con te! Come farò a combattere sapendo che qui ci sei tu, così dolce … che mi aspetti … che mi vuoi come ti voglio io … Non farmi sognare, o alla prima battaglia scapperò e correrò da te!
 
E come posso fare quello che mi chiedi? Perché, se tu non sai lottare contro i tuoi sentimenti, pensi che io sia capace di negare i miei? Io che non sono forte come te …
 
― Duke, tu combatterai e vincerai! E io farò quello che vuoi, farò finta di non amarti, ma tu saprai che sarà tutta una finzione … e allora, a che serve? prova a pensare a questo: prima credevi di non avere un motivo per vivere, ora ne hai uno in più per vincere: io non vivrò se Goldrake sarà sconfitto.
 
Mi guardi, spaventato, non riesci a capire. Eppure è tanto semplice, amore mio!
 
― Perché io non tornerò ad essere una schiava! Che mi aspetterebbe, se Vega dovesse vincere? Non sanno, i terrestri, e questa è la loro fortuna. Ma io ci sono già passata, e non vivrò per vedere la vittoria dei veghiani. Invece tu vincerai, e tornerai da me, e se un giorno vedrò che sei in pericolo mortale … l’ho fatto una volta, di mettere a rischio la mia vita, e lo rifarei. Saremo insieme fino alla fine, perché io non ti lascio più!
 
Ora i tuoi occhi sorridono … Non esistono occhi simili ai tuoi! Oh, benedetta notte, forse questo è un sì …
 
― … e dopo ogni battaglia tornerò da te, e ti troverò qui?
 
― Sì! Certo!
 
― E tu sarai sempre tu … la bambina bellissima che tanti anni fa mi ha insegnato a sognare …
 
La tua voce è come una carezza. Le tue braccia mi stringono. Ti chini su di me, chiudo gli occhi … finalmente sento le tue labbra … anche senza il vischio …                                                                                                                                                                                                                                                                                            


 


La fanart  è mia.


[1] Questo dettaglio, e altri che seguono, fanno riferimento agli episodi dal 27 e 28 della serie.

[2] Per i Giapponesi, effettivamente il Natale è più o meno questo, una festa romantica e consumistica con molto poco di sacro.

[3] Versi della canzone “Bella più che mai” degli Stadio.

  
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