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Autore: lapoetastra    12/02/2015    2 recensioni
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< Ma vedi, bimba mia >, riprese Claire, < Ogni storia che ha un inizio ha anche una fine, e quelle migliori terminano ancora più in fretta. Ed arrivò il momento per Boo di lasciare per sempre il mondo nel quale aveva vissuto mille e mille avventure spettacolari per ritornare a casa.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Boo, James P. Sullivan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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< Ti racconto una storia , bambina mia >, esordì nonna Claire accoccolandosi sulla morbida poltrona vicino al fuoco di fronte alla sua nipotina, che attendeva impaziente che il racconto iniziasse.
< È la storia di una bimba della tua età. Ti assomiglia molto, sai? Come te aveva folti capelli neri, sempre legati in due codine che le davano un’aria sbarazzina. I suoi occhi, grandi e neri, scrutavano incuriositi dappertutto, desiderosi di conoscere il mondo intorno a lei.
Ed un giorno, questa bambina visse l’avventura più strabiliante dell’intera sua vita.
Una notte, infatti, invece di dormire si alzò dal suo piccolo letto e si diresse all’armadio della sua cameretta, da cui spesso usciva un mostro viola che tanto la spaventava e le turbava il sonno.
La piccola aprì piano l’anta, con cautela, terrorizzata di trovarselo davanti.
Ma la creatura non c’era.
Così come non c’erano neanche più i suoi vestitini.
Un nuovo mondo le si era spalancato davanti e lei, affascinata, varcò la soglia ed entrò in quell’ambiente del tutto nuovo.
Subito vide un mostro.
Ma questo non le faceva paura, come l’altro.
Era grande, grosso e blu, ma sembrava dolce, e la piccola lo prese subito in simpatia.
Lui all’inizio aveva paura di lei, perché come tutti i mostri di quel mondo alternativo era convinto che il tocco dei bambini fosse mortale, ma con il tempo si accorse che erano solo tutte bugie, e che quella bambina dolcissima era tutto fuorché pericolosa.
Si affezionarono l’uno all’altra, e per simboleggiare questo forte legame che li univa iniziarono a darsi dei nomi.
Lui la chiamò semplicemente Boo, visto che era un verso che la piccola ripeteva spesso, divertendosi a far spaventare i mostri presenti.
E lei lo chiamò Gatto, perché le ricordava per chissà quale strano motivo quell’animale, il suo preferito. >
La nonna continuò il racconto di quella strana coppia di amici, che tante ne avevano passate insieme.
La nipotina l’ascoltava a bocca aperta, trasportata in quell’universo fantastico in cui i mostri erano creature dolce e gentili, e non terribili come aveva sempre pensato.
Non tutti, certo, ma almeno la maggior parte sì.
< Ma vedi, bimba mia >, riprese Claire, < Ogni storia che ha un inizio ha anche una fine, e quelle migliori terminano ancora più in fretta. Ed arrivò il momento per Boo di lasciare per sempre il mondo nel quale aveva vissuto mille e mille avventure spettacolari per ritornare a casa.
Fu molto difficile per lei abbandonarlo.
Ma ancora più dura fu dire addio a Gatto, che era diventato il suo migliore amico.
A lungo, una volta giunti nella sua cameretta, cercò di convincerlo a restare con lei, provando a dissuaderlo dal ripartire mostrandogli i suoi giocattoli.
Ma lui non poteva rimanere, e lei dentro di sé lo sapeva.
E quando se ne andò, furono vani i tentativi di Boo di aprire la porta dell’armadio nella speranza di trovarselo di fronte, come era accaduto giorni prima.
Dentro il mobile c’erano adesso sempre e solo i suoi vestitini, che improvvisamente le apparivano bruttissimi, odiosi.
Per tutta la vita aspettò il suo amico mostro, desiderando ogni notte con tutta se stessa di vederlo uscire dall’armadio.
Ciò però non successe mai, e con il tempo la bimba perse le speranze e non lo pensò più.
Ecco, la nostra storia è conclusa. >, terminò Claire.
< Nonna, perché piangi? >, le domandò dolcemente la nipotina, accostandosi a lei.
< Niente, tesoro. Non sto piangendo, è solo che mi lacrimano gli occhi a causa della stanchezza, tutto qui >, mormorò la donna.
< Dai, adesso andiamo a dormire,  che è tardi >, disse poi, prendendo la piccola per mano e conducendola verso la sua stanzetta.
Una volta che le ebbe rimboccato le coperte e fu tornata nella propria camera da letto, l’anziana signora  si lasciò andare al pianto che le attanagliava il petto da quando aveva iniziato a raccontare la storia di Boo e che già stava cominciando a mostrarsi all’esterno sotto forma di calde lacrime di dolore.
Le cose che aveva detto alla nipotina sull’amicizia tra la bambina ed il mostro erano vere.
Tutte, tranne una.
Perché lei non aveva mai perso le speranze di rincontrare il suo Gatto.
   
 
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