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Autore: DarkViolet92    13/02/2015    9 recensioni
Storia partecipante al “CONTEST: NOIR - NELLA MENTE DEL SERIAL KILLER.” Del gruppo FB:” La crème de la crème di EFP. “.
È un esperimento di storia noir, vediamo se mi riesce bene…ambientazione principale, ho scelto la periferia milanese, le vittime, ho deciso che saranno quasi tutte ragazzine minorenni, salvo le ultime scomparse che invece sono delle studentesse universitarie ventenni.
Periodo, come temporalità della storia ho optato per le vacanze natalizie, quando le strade si affollano per fare gli acquisti, per dare modo all’antagonista di lavorare con le sue vittime, coperto dal brusio della gente che fa acquisti, o che festeggia ogni volta che ne ha l’occasione.
In genere la narrazione, nelle storie noir, è esclusivamente dal punto di vista dell’antagonista, il cattivo della storia, tuttavia; io ho deciso che scriverò metà racconto dal suo punto di vista e l’altra metà dal punto di vista dalla polizia che cerca di salvare le ultime vittime superstiti dalla sua furia incontrollabile... questa seconda parte sarà un po’ sullo stile della serie televisiva di Criminal Minds, di cui sono una grande appassionata.
Buona lettura, storia non a scopo di lucro ma per svago personale 
Genere: Azione, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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ROSSO
 
TRAMA DELLA STORIA:
Periferia di Milano, siamo in inverno, a metà dicembre, durante il pienone delle vacanze natalizie, durante quest’atmosfera generalmente felice e armoniosa scoppia un’improvvisa scia di vittime, tutte giovani ragazze e giovani donne appartenenti alla medio alta borghesia.
Ad eccezione della simile classe sociale, le vittime non sembrano avere altre caratteristiche in comune, fisicamente sono tutte diverse l’una dall’altra, alcune non sono neppure madrelingua italiana, vivono quasi tutte in parti diverse della metropoli milanese o vengono da fuori e vi si recano esclusivamente per ragioni di studio.
Riusciranno l’ispettore Gabriele Forte e la sua squadra, a risalire in tempo alla sua identità e, a salvare da morte certa, altre giovani scomparse improvvisamente, ma sempre in queste circostanze misteriose e oscure?
E se scoprissero, durante le indagini sul killer, qualche collegamento con le loro vicende personali i poliziotti? Riusciranno a rimanere concentrati e obiettivi?O rischieranno di farsi coinvolgere emotivamente e quindi, di mandare a rotoli l’intera operazione, condannando a morte altre innocenti vittime?


 
 
Fili elettrici con appese molteplici lampadine bianche e blu formano delle enormi ragnatele luminose per tutta la città di Milano.
C’è molta gente in giro, donne, uomini, bambini, giovani ragazzi e ragazze…sono tutti insieme a fare spese per comprare regali e addobbi natalizi.
“Croce P., sbrigati a sistemare la sala, tra meno d’un’ora dev’essere tutto pronto per l’apertura del locale…oggi la serata è piena!non farmi sfigurare.”, esclama seccata Aya toccandomi i nervi del collo.
Obbedisco ai suoi ordini e finisco di sistemare i centritavola profumati nei vari tavolini, mentre i miei colleghi finiscono di preparare le varie postazioni, gli ingredienti e gli attrezzi per lavorare.
Alle 20.00, il locale apre e la gente incomincia ad entrare disordinatamente e rumorosamente, la serata incomincia ad entrare nel vivo allo scoccare della mezzanotte, qunado viene accesa la pista da ballo e le luci stroboscopiche.
Tutti i giovani, infatti, si lanciano immediatamente a ballare, oppure vengono da noi, al bancone a chiederci da bere…
Eccola là, capelli neri, corti e ricci, occhi da tigre, blu come il mare, mentre ondeggia, sinuosa e sicura di sé, calma, senza provare alcun senso di vergogna, al centro della folla.
Lentamente si avvicina e si sporge davanti a me: ”Un Martini con poco ghiaccio, grazie”, ordina rapida, senza degnarmi di un’occhiata, troppo impegnata a controllarsi il trucco, con la luce dello schermo del cellulare.
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Urli fino a diventare rauca, piangi, strilli, mordi, scalci, ma non ottieni niente di diverso da quello che mi dai.
Adesso non m’ignori più, ma ormai è troppo tardi, nessuno si accorgerà di te, sono tutti impegnati a divertirsi senza pensieri stasera.
Tu non dovevi comportarti così, non ne avevi il diritto, tantomeno le tue amiche, ora se ne stanno occupando i miei consanguinei di loro.
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Altre sere, altre punizioni, ci sono troppe giovani che non sanno come comportarsi in questa città, hanno bisogno di una raddrizzata e noi siamo la loro unica possibilità per ottenerla, per aiutarle ad essere controllate.
 
Caserma di polizia, ore 19.30, il commissario Andrea Catene mi ha appena consegnato in mano un caso noto, già iniziato e abbandonato da altri colleghi di altre caserme, apparentemente irrisolvibile, ma le cui vittime sono in continuo aumento.
 Quando entriamo nella sala riunioni, vedo una serie di agenti con delle copie del fascicolo che ho in mano, stanno tracciando gli spostamenti dell’assassino e hanno sistemato su una lavagna, nomi, età e condizioni generali dei cadaveri delle vittime ritrovate finora.
Il commissario mi ha detto che questa sarà la mia nuova squadra, d’ora in poi, poiché i membri di quella vecchia, non sono più validi come un tempo, alcuni di loro sono morti, altri invece non sono più lucidi come una volta, mentre altri se ne sono andati in pensione.
Solo una donna dai capelli corvini e dagli occhi viola, incorniciati dalla montatura semplice d’un paio di occhiali neri, si discosta dal gruppo, è seduta composta da un lato del tavolo d’acciaio.
Quando il commissario si schiarisce la voce per rendere nota la nostra presenza, si voltano tutti nella nostra direzione, lei per ultima.
“Lui è l’ispettore Gabriele Forte, lo affiancherete nella risoluzione di questo caso difficile”.
Un cenno del capo e poi si accomodano velocemente tutti attorno al tavolo, tranne una donna bionda dagli occhi azzurri, anche lei indossa degli occhiali, che si rialza per collegare il proprio computer al proiettore presente nella stanza con un cavo.
“Arianna, mostra i risultati trovati finora dalle varie indagini incrociate fatte dalle squadre degli ispettori precedenti, a Gabriele…”.
“Finora ci sono state circa una settantina di giovani morte misteriosamente, dalle indagini degli altri ispettori, sembrano non avere alcun legame in comune, ad eccezione della condizione economica familiare, infatti, sono tutte appartenenti a famiglie dalla classe medio alta borghese.”
“Un'altra caratteristica che le accomuna tutte, è che ognuna è stata ritrovata con un vestito rosso addosso, a qualche chilometro da dei locali nottuni“.
Chiedo ad Arianna di tornare un attimo indietro alle varie foto dei ritrovamenti delle vittime, lei obbedisce, il commissario mi domanda: ”Ha notato qualche altro particolare, ispettore Gabriele?”.
Dopo aver osservato attentamente le varie foto, annuisco: ”Tutte le vittime hanno in comune l’acconciatura, il colore dei capelli e quello degli occhi…Arianna puoi ripetermi le varie età delle vittime per favore?”.
“Certo, ispettore Forte… le prime venticinque sono delle tredicenni, tranne una che aveva appena compiuto quattordici anni; dopo ce ne sono trentuno tra i quindici e i diciasette anni, poi una dozzina tra gli undici e i dodici anni, le ultime tre vittime ritrovate hanno tutte vent’anni circa, sono state ritrovate dai rispettivi fidanzati a qualche chilometro da un locale che avevano prenotato per festeggiare il compleanno di un compagno di corso”.
Flavio, l’unico altro uomo presente oltre a me e al commissario, all’interno della squadra, dopo aver controllato attentamente il proprio fascicolo, esclama convinto: ”Devono essere più persone gli assassini, alcune delle vittime sono state ritrovate tutte nella perfieria milanese e in luoghi vicini, con caratteristiche simili e con medesimi orari di decesso… si può quindi escludere l’ipotesi di pedofilia, sopratutto con le ultime vittime trovate…inoltre non hanno un target preciso, hanno colpito sia ragazzine, sia adolescenti e giovani donne, sia straniere, sia italiane”.
 “Perciò, le uniche caratteristiche che accomunano tutte le vittime sono: dei capelli scuri tenuti in un’acconciatura corta e degli occhi blu scuri, le loro condizioni economiche e l’ingestione di una quantità elevata di alcol misto a sostanze stupesfacenti…quelle maggiorenni devono aver fatto una maggiore resistenza ai mandanti di questa strage, perché sono quelle che mostrano maggiori segni di tortura sui loro corpi”, ipotizza Rosa, osservando con attenzione le foto delel ultime tre vittime.
“Ma perché vestirle di rosso, dopo averle torturate e aver abusato del loro corpo?”, esclama Anna ancora non del tutto convinta.
Sofia, la donna dai capelli corvini e dagli occhi viola, l’unica che fino a quel momento era rimasta in assoluto silenzio e persa a riflettere, le risponde enigmatica: ”Per indicare il loro dominio sulle giovani…”.
“Spiegati meglio”, le chiedo io, poiché non riesco proprio a intendere questo collegamento tra il Dominio e il colore rosso.
Lei risponde subito: ”Il Rosso è un colore stimolante, rappresenta l’eccitazione, l'operatività, l’energia vitale, il dominio e il desiderio; può essere offensivo, trascinante, competitivo… Evoca il bisogno di agire (l'archetipo è il fuoco, l’energia).
 Chi preferisce questo colore ha il desiderio di ricevere stimolazioni, mentre chi lo rifiuta, è perché è già sovraeccitato o perché, al contrario, soffre di mancanza di vitalità. 
Il rosso cinabro (colore viola) è legato al fuoco; il rosso carminio (rosso sangue) è legato alla lotta; il rosso porpora alla regalità e all'autorità”.
Andrea dopo che lei ha terminato, la sua spiegazione interviene formulando un’ipotesi: ”Quindi credi che questi assassini, agiscano in questo modo con lo scopo di dominare le giovani?”.
Lei risponde affermativamente: ”Sì, credo che siano dei Dominatori, dai segni che hanno lasciato sui corpi di tutte le vittime, anche se su quelle maggiorenni sono stati più violenti, arrivando a mangiare loro degli organi, evidentemente hanno dimostrato una maggiore resistenza alla mistura di alcol e droga ingerita, rispetto alle minorenni….si potrebbe ipotizzare che lavorino in una catena di locali notturni, visti i cocktail che tutte le giovani hanno digerito prima del decesso”.
 “In genere, Il DOMINATORE è il killer che ha bisogno di sentire il controllo sulla propria vittima, e che arriva ad ucciderla come sublimazione del controllo stesso, oppure perchè, essendo spesso un individuo socialmente inadeguato, non ha altro modo per poter controllarla e poterne disporre a suo piacimento. Non è raro che utilizzi droghe o alcool per arrivare a neutralizzare le resistenze ed anche in questo caso sono frequenti parafilie post-mortem, cannibalismo in special modo” osserva con attenzione, facendoci notare, che nessuna delle giovani presenta segni sul collo che possano indicare una possibile costrizione a bere.
 
Il profilo che ha dato è azzeccato, ma il suo sguardo è lontano, come immerso nel passato: ”Bene abbiamo trovato una possibile pista per muoverci, informate gli agenti di polizia sulle caratteristiche di questi assassini”, le non fa troppo caso sulle direttive che ho appena dato, si alza distrattamente, raccoglie le proprie cose per poi seguire tutti gli altri, per uscire da questa sala.
Il commissario Andrea Catene mi trattiene dentro e chiude la porta, per avere un minimo di privacy per parlare in privato.
“Mi sembra che ti trovi bene con questa squadra”, osserva, ”Sono organizzati e sembrano molto competenti e degli attenti osservatori”, rispondo, pensando soprattutto a Sofia.
“Ma c’è qualcosa che non ti fa stare tranquillo, immagino”, intuitivo come sempre il commissario…”Effettivamente…mi sembra troppo facile, altri ispettori con altre squadre non hanno badato a questo dettaglio del colore rosso dei vestiti delle vittime, ma si sono soffermati esclusivamente sulle caratteristiche fisiche simili e l’età” ammetto pensieroso.
 
“Sofia!!!Nel mio ufficio, subito!” esclamo, controllando a stento la mia rabbia nei suoi confronti, al ritorno da una ricerca andata a vuoto.
Chiude la porta dietro di sé senza sbatterla, quando finalmente mi raggiunge, le faccio segno di sedersi nella sedia davanti alla mia scrivania.
  ”Dimmi Forte-.”, la interrompo immediatamente, con un lieve rimprovero, quando mi chiama per cognome per l’ennesima volta: ”Dammi del tu, come fanno tutti i tuoi colleghi”.
”Va bene, Gabriele”… “Mi sei sembrata molto pensierosa, durante questa riunione sul caso, sei riuscita a dare in breve tempo un profilo a questa banda d’assassini, ma quando siamo arrivati su uno degli ultimi luoghi del crimine, ti sei bloccata improvvisamente, rischiando la tua vita e mettendo in pericolo anche quella dei tuoi colleghi, per proteggerti dall’uomo a volto coperto che ti ha sorpresa alle spalle e che poi è scappato…come mai?”.
Lei rimane per lungo tempo in silenzio, prima di decidersi a darmi una risposta, ma contrariamente alle mie aspettative, mi pone delle domande sul commissario Catene: ”Il commissario non le ha accennato al mio fascicolo personale?”, ”No, assolutamente, cosa c’entra questo con la domanda che le ho appena posto?” le rispondo con tono burbero.
”Sono quadrigemina…io e i miei fratelli siamo stati abusati da entrambi i nostri genitori per sette anni, poi siamo riusciti a denunciarli…”, mentre mi parla dei suoi trascorsi familiari, Sofia ha di nuovo quello stesso sguardo perso nel vuoto, che aveva anche durante la riunione e sul lugo del crimine.
“ i miei tre fratelli, contrariamente a me che sono stata data prima in affidamento e poi in adozione ad uno zio del commissario, sono rimasti sotto la custodia di una nostra zia, fino ai dodici anni, poi, alla sua morte sono stati adottati e da allora, non ho più avuto loro notizie”.
“Ecco perché nonostante lo stesso cognome, siete totalmente diversi, sia caratterialmente, sia fisicamente” affermo io, per spezzare il silenzio dopo il suo racconto familiare, per poi domandarle: “Hai il timore che possano essere loro… gli assassini?”, non risponde verbalmente, ma la sua espressione è più eloquente che mai.
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Il commissario Andrea Catene osserva attentamente cosa succede, nonostante apparentemente sia perfettamente calmo, dentro di se è molto preoccupato per la sua cugina, Sofia…infatti, dopo la sua conversazione con l’ispettore Forte, in cui ha confessato la loro parentela non di sangue e, il suo timore, per l’identità della banda di questi killer, si è deciso in accordo col resto della squadra, di usarla come esca, per catturare gli assassini, perché la sua corporatura corrisponde alle caratteristiche fisiche delle vittime.
È vestita di nero, indossa delle scarpe eleganti ma pratiche, dopo aver ballato in mezzo alla pista mischiandosi con la folla, si sta dirigendo verso il bancone…le luci stroboscopiche deformano un po’ il volto dei tre baristi dietro di esso, ma non in modo tale, da non notare la loro incredibile somiglianza all’agente.
Non l’hanno riconosciuta… si limitano a chiederle cosa desidera da bere, lei ordina un mojito, poi, per non insospettirli, fa finta di giocare col proprio cellulare distogliendo momentaneamente il proprio sguardo, mentre loro, le versano della polvere bianca nel cocktail che preparano a lei e a delle altre ragazze con delle simili caratteristiche fisiche.  
Gli altri agenti della squadra, si sono sparsi in varie parti del locale senza dare troppo nell’occhio, ma rimanendo attenti ai loro movimenti.
Nel momento in cui alcune delle luci si abbassano fino a scurirsi, portano via lei e le giovani, le altre agenti la seguono di soppiatto senza dare nell’occhio, mentre all’esterno del locale, Flavio, assime all’ispettore, il commissario ed degli altri agenti, esce da un camioncino e si dirige verso una cantina nascosta dalle piante che circondano questo locale notturno.
 
“MANI IN ALTO!!!!SIETE CIRCONDATI!!!!!!!!!!!!!!” urlo, dando il segnale d’intervenire e prendendo di sprovvista gli assassini.
Riusciamo a circondarli e ad immobilizzarli, Flavio e il commissario Andrea Catene si premurano di controllare le condizioni delle ragazze, ma sembrano stare tutte bene, ad eccezione del fatto che sono ubriache e drogate.
Quando Sofia si leva le lenti colorate blu, mostrando i suoi occhi viola, i tre uomini la riconoscono immediatamente.
   
 
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