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Autore: The_Grace_of_Undomiel    15/02/2015    5 recensioni
"Nei secoli passati, nella terra di Erendithum non prosperava la pace, ma era soggetta a guerre continue. I Regni più in contrasto in assoluto erano Il Regno dei Desideria e il Regno dei Mildriend, chioma rossa. Per molto tempo tra queste due popolazioni ci fu furono guerre e battaglie sanguinose, fino a quando non si giunse ad una faticosa pace, suggellata dal matrimonio del principe Desideria, Dawmanos e la principessa Mildriend, Fhanys. Purtroppo, questa pace non fu destinata a durare a lungo. Infatti una nuova minaccia sorse dal Regno degli Alkres, che tentò di usurpare il Regno dei Desideria e dei Mildriend, per ottenere la supremazia massima. Ma dopo una guerra lunga e violenta, il Regno degli Alkres fu sconfitto e confinato in una dimensione a noi sconosciuta per opera della Maga Ailenia. Sventata anche questa minaccia, si visse nuovamente in pace e armonia. Alla tragica e misteriosa morte dei due sovrani, salirono al trono il fratello del Re, Moron, e la sua consorte, Alidiana. In seguito a ciò, si scatenò nuovamente un conflitto con i Mildriend, popolo divenuto ribelle e pericoloso. La popolazione venne a lungo perseguitata fino a quando la razza dei Mildriend non scomparve"
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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°Dedico questa storia alla
mia migliore amica Mary,
la prima persona ad averla letta quando
era solamente un abbozzo e colei che
mi ha spinto infine a trasformarla in
qualcosa di più°

 
°§ Mildriend- La gemma dei Regni §°



 
 

Prologo- Cospirazioni e ricerche

Un rumore di passi affrettati riecheggiava per le pareti della dura roccia. Per qualcuno con poco senso dell’orientamento e poco avvezzo di quel luogo, sarebbe stato impossibile poter avanzare con andatura così spedita e sicura. Non era però il suo caso. La ragazza si muoveva rapida per i cunicoli di pietra, certa della direzione, nonostante la poca visibilità; la strada infatti, era illuminata solo da qualche sporadica torcia.
Più la giovane si addentrava nella profondità del cunicolo, e più l’aria si faceva densa e soffocante. Non amava scendere in quel posto, lo trovava opprimente, ma, per ironia della sorte, negli ultimi tempi ci si era ritrovata molto spesso. Prese a scendere un paio di gradini in pietra e aumentò l’andatura. Digrignò i denti. Nessuno l’aveva avvertita della Riunione, l’aveva scoperto così, per caso; si erano dimenticati di informarla. La trovava una cosa inconcepibile. Lei, mancare ad una riunione e non ad una qualsiasi, ma alla Riunione, quella che avrebbe deciso se il piano sarebbe stato portato a termine, e soprattutto, se sarebbe stata lei ad attuarlo.
Arrivò davanti ad un’enorme porta, aprì uno spiraglio e fece il suo ingresso nella sala. Ben tredici sguardi si posarono su di lei. Tutti erano presenti.
“Sei in ritardo” le sorrise pacato un uomo.
“Se qualcuno mi avesse informata della Riunione, non lo sarei” ribatté seccamente la ragazza.
“Come? Avevo espressamente chiesto a Myran di fartelo sapere!” l’uomo si voltò verso la figura che si trovava alle sue spalle.
Una donna dai voluminosi capelli ricci e gli occhi blu pallido, piegò le labbra in un’espressione affranta.
“Oh, perdonami Linus, temo di essermene scordata”
“Non ha importanza, ciò che conta è che adesso sia qui” minimizzò l’uomo “Cerca di stare più attenta la prossima volta”
“Certamente” annuì quella, poi si rivolse alla ragazza e sorrise sensuale “Scusa, Keìra”
Ella fece un gesto evasivo con la mano e, senza che lei se ne accorgesse, gli occhi di Myran scintillarono di una luce scaltra. 
“Molto bene, adesso che ci siamo tutti, direi che potremmo iniziare” disse una voce severa. A parlare era stato uno dei 7 Saggi, il Terzo Saggio, conosciuto per la sua rigidezza e severità.
“Sono d’accordo. Allora, come ben saprete, in questi ultimi tempi ci siamo riuniti qui per discutere di un argomento molto delicato. Varie sono state le opinioni, ma alla fine, il verdetto finale è spettato, giustamente, ai 7 Saggi e alla Saggia Quisaadi”
La Saggia Quisaadi era una donna vecchissima, le voci dicevano che avesse almeno un centinaio di anni.  Il suo viso era segnato da innumerevoli rughe, era molto bassa e camminava ricurva, aiutandosi con un bastone.  Era muta e comunicava a gesti, solo i Saggi e Linus erano in grado di capirla. Dopo i 7, era la figura più importante e rispettata.
“Ed è stato deciso...Che il piano verrà attuato”
Vari mormorii riempirono la sala. L’ombra di un sorriso comparve sul viso di Keìra, che annuì appena con il capo; Quisaadi scosse la testa sconfortata.
“No, non potete farlo!” proruppe la voce limpida di una ragazza.
Tutti si voltarono verso di lei. Era una giovane di esile corporatura, snella e slanciata. I suoi occhi erano dello stesso colore della giada, piuttosto grandi, che le conferivano un’espressione di perenne curiosità. I capelli erano sistemati in un’acconciatura particolarissima: due ciuffi ai lati del viso, legati in due codini,  si poggiavano appena sopra al petto, mentre  il resto dei capelli era raccolto in un morbido chignon. Infine, dal fondo della nuca partivano tre lunghe trecce sottili, che le arrivavano fino alla schiena.
 “La decisione ormai è stata presa. Sei pregata di non intrometterti” l’apostrofò il Terzo Saggio gelidamente.
“Linus, questa è una follia, lo sai anche tu!” si voltò con uno scatto verso l’uomo, che sospirò, ma non disse nulla.
“Cara, è ancora così giovane, non riesce a capire” ridacchiò bonario un signore, il Sesto Saggio.
“Non è vero, io...” fece per protestare, ma la Saggia Quisaadi le posò una mano rugosa sul braccio, fermandola e facendole segno di tacere.
La ragazza, con sguardo triste, non proferì più parola.
“Fantastico,  a questo punto non resta che decidere chi compirà l’atto e entrare subito in azione” sbottò duramente un ragazzo.
“Calma, la fretta è una cattiva consigliera”
“Non me ne importa niente, come avete detto le decisione è stata presa, quindi facciamola finita. Mi offro io”
“Scordatelo”
Keìra, che per tutto il tempo era rimasta in silenzio, avanzò di qualche passo.
“Sarò io ad andare, ho la precedenza, l’ho chiesto molto tempo fa, prima ancora che si sapesse l’esito della Riunione”
Il Quarto Saggio la guardò per un attimo perplesso, poi disse “Non saprei, Keìra. La missione è molto pericolosa e forse non proprio adatta per una...per una...”
“...donna?” completò lei “Beh, mi permetto di dissentire. Credo che questo incarico sia fatto apposta per me. Ci vuole agilità, scaltrezza, destrezza, esperienza e una mano ferma, doti che io posseggo ampiamente” sorrise enigmatica “Sono abile a combattere e non ho paura dello scontro diretto. E voi lo sapete” fece scorrere il dito lungo la cicatrice che le partiva dal sopracciglio sinistro e giungeva fino allo zigomo; il segno della sua battaglia più dura. L’occhio si era miracolosamente salvato. 
Nella sala calò il silenzio e nessuno ebbe altro da controbattere.
“Così sia, sarà Keìra ad andare”
“Quando posso partire?”
“Quando lo desideri”
“Allora partirò subito” e senza aspettare risposta si diresse alla porta.
“Keìra” la chiamò il Primo Saggio.
La ragazza si fermò, ma non si voltò.
“Non accetteremo fallimenti”
Sentendosi sulle spalle lo sguardo preoccupato di Linus, quello severo dei 7 Saggi, più una grossa responsabilità gravarle addosso, Keìra se ne andò.
Non avrebbe fallito, avrebbe compiuto il suo dovere. La principessa, sarebbe morta per mano sua.

°°°

Un salto nel vuoto. Dalla torre più alta del castello, la ragazza saltò, spinta da qualcuno molto più forte di lei, che le aveva impedito di ribellarsi. Il mondo sfrecciò veloce verso il basso insieme a lei e l’impatto con l’acqua fu così forte da mozzarle il respiro di netto. Una fitta gelida le attraversò le ossa, mentre sprofondava inesorabilmente nel buio. Provò ad urlare, ma non uscì un solo suono.
Era finita, non sarebbe mai riuscita a riemergere. E mentre affondava, un rumore scrosciante le giunse alle orecchie. Il rumore di una cascata. Una cascata?

Astril aprì di scatto gli occhi e ciò che vide fu il soffitto della sua camera da letto. Sbatté le palpebre un paio di volte, ancora intontita, poi, ripresa lucidità, si mise seduta.
La luce abbacinante del sole filtrava da una finestra spalancata e per un attimo la giovane ne rimase abbagliata, mentre il rumore scrosciante continuava a rimbombarle nelle orecchie. Si passò una mano sugli occhi. Non stava affatto affogando, si era trattato solo di un sogno, o meglio, di un incubo.
“Buongiorno, Altezza” una voce cordiale la richiamò alla realtà.
“Oh, buongiorno anche te, Felixia” sbadigliò la ragazza.
Felixia era diventata la sua cameriera personale da circa sei mesi. Astril conosceva ben poco sul suo conto, sapeva solo che avessero all’incirca la stessa età e che fosse stata adottata dalla cuoca del palazzo. Le sue origini erano totalmente sconosciute. Era una tipa piuttosto timida e modesta, quasi sempre sorridente, alquanto impacciata e maldestra, ma di grande compagnia per Astril.
Portava i capelli perennemente legati in un crocchia. Il loro colore, per qualche strano motivo, aveva sempre portato grande scalpore: erano di blu cobalto, così come gli occhi.
La cameriera spalancò anche l’altra finestra e il rumore scrosciante e serpeggiante divenne ancora più forte. Il castello si trovava infatti addossato su un’enorme altura e dalle cavità di questa sgorgavano in totale ben cinque cascate, che andavano a infrangersi nel fiume sottostante, dove ogni giorno vi ormeggiavano numerose navi. Un gigantesco ponte collegava il castello alla città, Desponia.
Per la sfortuna di Astril, una delle cascate spumeggiava proprio poco più in basso della sua finestra, spesso le arrivava persino qualche schizzo.
“Non vi voglio assolutamente mettere fretta, Altezza” disse Felixia “Tuttavia credo che dovreste alzarvi e fare colazione, così poi vi aiuterò a prepararvi. Il Signor Hatch vi sta aspettando”
“Cosa?” sobbalzò la ragazza, trangugiando una crostata di mora-lampone “Ma questa mattina non avrei dovuto avere lezione di pianoforte?”
“No, è stata spostata. Ve l’ho detto ieri sera, ma forse non mi avete sentita...”
“Maledizione!” in fretta e furia Astril scaraventò le coperte da un lato e saltò giù dal letto “Hatch di solito vuole che arrivi nella Biblioteca con almeno un quarto d’ora di anticipo! Felixia, prendi un vestito a caso dal mio guardaroba, io intanto mi sciacquo il viso! Presto!” la riscosse, vendo che era rimasta lì in piedi imbambolata.
“Oh sì sì, certo!” trillò la cameriera. Mentre Astril in fretta e furia si riassettava, Felixia eseguì.
“Quale colore, Altezza? Azzurro o lilla?”
“Ve benissimo azzurro, ti ringrazio”
“Di quale sfumatura lo preferite?”
“Non ha importanza, quello che vuoi!”
Felixia, che si era fatta trascinare dall’ansia di Astril, arrivò trafelata con undici vestiti tra le braccia.
“Guardate, c’è color carta zucchero, o celeste, o ciano, turchese, fiordaliso, pastello...!”
“Felixia, sceglilo tu!” proruppe disperata. Non poteva permettersi di arrivare in ritardo. L’unica volta che era accaduto il professore le aveva dato da studiare in più cinquanta pagine, per la mattina seguente.
La cameriera scelse quello celeste e aiutò la ragazza ad indossarlo, mentre questa si spazzolava i capelli. In poco tempo fu pronta.
Astril afferrò un enorme tomo antico dalla scrivania e fece per uscire dalla stanza, ma Felixia la fermò.
“Altezza, il diadema!”
Le porse una coroncina d’argento, su cui erano incastonate tre pietre bianche, lucenti come stelle. Astril guardò titubante l’oggetto tra le mani della cameriera, oggetto che odiava più di ogni altra cosa al mondo. Esso le ricordava ogni giorno i suoi doveri, le sue origini e il suo rango, il suo essere una principessa Desideria...
Vedendo la ragazza persa nei suoi pensieri, Felixia prese iniziativa, le posò il diadema sul capo e la esortò a raggiungere l’insegnante.
Pochi minuti dopo, Astril stava già scendendo le scale che l’avrebbero portata ai piani inferiori e poi in biblioteca. Lungo il tragitto fu costretta a salutare cordialmente ogni singola persona che incontrò, facendole perdere una considerevole quantità di tempo.
Infine, arrivò finalmente nella biblioteca. Il professor Hatch la stava aspettando in piedi vicino ad un lungo tavolo di legno, visibilmente irritato.
“Buongiorno, Professor Hatch” lo salutò Astril, la sua voce affannata riecheggiò per la sala.
“Buongiorno anche a voi, Principessa. Sempre e comunque in ritardo, dico bene? Oggi, ieri, l’altro ieri, il giorno prima ancora...Potrei continuare all’infinito. Siete recidiva”
“Vi chiedo scusa...”
“Bando alla ciance e sedetevi”
Astril ubbidì immediatamente.
L’uomo prese posto, aprì un tomo molto simile a quello della ragazza e disse “Direi di iniziare senza indugio dall’interrogazione, come ben sapevate, dovevate prepararvi per oggi” piantò un paio di occhietti freddi come il ghiaccio sul viso di Astril “Potete iniziare”
La principessa prese un bel respiro e, schiaritasi la voce, prese a parlare:
“Il mondo in cui viviamo, chiamato Erendithum, è suddiviso in una moltitudine di Regni. Ognuno di essi è abitato rispettivamente da razze diverse; ogni razza da nome al Regno in cui vive. È possibile distinguere una razza da un'altra in base al colore dei capelli della popolazione, marchio indelebile che non permette fraintendimenti o dubbi di alcun genere. I Regni più conosciuti ed importanti sono il nostro regno, il Regno dei Desideria, la cui popolazione ha la chioma nera, dove il re e la regina sono i sovrani indiscussi di tutta Erendithum. Segue poi il Regno confinante con il nostro, il Regno dei Nureyel, chioma verde; poi il Regno dei Syrma, bionda capigliatura. Seguono poi tutti gli altri Regni. Quelli collocati all’estremo nord di Erendithum vengono chiamati Nevicristalli, poiché lì le nevi e i ghiacci sono perenni, mentre quelli all’estremo Sud, come il nostro, sono chiamati Soliluce, dove risplende un’eterna estate”
Fece una pausa e cercò con lo sguardo una qualche approvazione da parte del professore, ma egli rimase impassibile.
“Sulla Geografia in generale ci siamo abbastanza. Proseguite con la Storia”
Astril prese un altro respiro. Con la Storia faceva sempre un enorme confusione.
“Nei secoli passati,  in Erendithum  non prosperava la pace, ma era soggetta a numerose guerre. I Regni più in contrasto in assoluto, erano Il Regno dei Desideria e il Regno dei Mildriend, chioma rossa. Per molto tempo tra queste due popolazioni ci fu furono guerre e battaglie sanguinose, fino a quando non si giunse ad una faticosa pace, suggellata dal matrimonio del principe Desideria Dawmanos e la principessa Mildriend Fhanys” nel pronunciare quei nomi, la voce di Astril vacillò. Quell’uomo e quella donna erano i suoi genitori.
“Vennero fatti sposare giovanissimi e  per un po’ di anni la tranquillità regnò su Erendithum. Purtroppo, questa pace non fu destinata a durare a lungo. Infatti una nuova minaccia sorse dal Regno degli Alkres, che tentò di usurpare il Regno dei Desideria e dei Mildriend, per ottenere la supremazia massima. Ma dopo una guerra lunga e violenta, il Regno degli Alkres fu sconfitto e confinato in una dimensione a noi sconosciuta per opera della Maga Ailenia. Sventata anche questa minaccia, si visse nuovamente in pace e armonia. Alla...alla tragica e misteriosa morte dei due sovrani, salirono al trono il fratello del Re, Moron, e la sua consorte, Alidiana. In seguito a ciò, si scatenò nuovamente un conflitto con i Mildriend, popolo divenuto ribelle e pericoloso. La popolazione venne a lungo perseguitata fino a quando la razza dei Mildriend non scomparve per sempre”
Astril tacque e attese che il professore dicesse qualcosa. L’uomo chiuse con gesto secco il libro e si rivolse alla ragazza “Esposizione discreta, come primo approccio alla storia più recente direi che avete fatto un buon lavoro. Ovviamente questa è solamente un’infarinatura generale, per gradi scenderemo poi più nei dettagli”
Astril annuì, poi mormorò, leggermente titubante “Professore, ormai tutti i Mildriend sono scomparsi, eppure, io sono sicura di aver letto una leggenda in cui veniva detto esattamente il contrario, e cioè che ci sia ancora qualcuno di loro là fuori”
“Avete detto bene, “leggenda”, ciò che avete letto è solo una leggenda. Nessuno ha più avvistato un Mildriend da anni e se anche ne venisse riconosciuto uno, cosa del tutto impossibile, verrebbe immediatamente imprigionato a vita, oppure eliminato. Adesso passiamo a Lingue Antiche, prestate attenzione”
Liquidò la faccenda con rapidità, lasciando Astril nuovamente confusa. Ogni volta che provava ad avere qualche informazione in più, l’argomento veniva archiviato in poche parole. Molte delle cose che aveva studiato su quei tomi polverosi non la convincevano, mancavano dei pezzi: ad esempio, sul Regno degli Alkres non veniva specificato pressoché niente, tutto su di loro era avvolto da un alone di mistero e oscurità, allo stesso modo tutto ciò che riguardava i Mildriend. Sui libri non vi erano accenni sulle loro tradizioni, pochissime informazioni, come se qualcuno avesse voluto cancellarli del tutto. Astril non era convinta un intera stirpe fosse scomparsa nel nulla, né che i Mildriend fossero stati un popolo così pericoloso e ribelle. Forse la ribellione era stata determinata da qualcosa, come il fatto che il nuovo sovrano, suo zio Moron, detestasse a morte i Mildriend. Astril lo sapeva bene, tutti lo sapevano. Perciò, molto probabilmente quello della ribellione era stato solo un pretesto.
Scosse la testa cercando di scacciare via quei pensieri. Rimuginare su quelle cose non sarebbe servito a nulla.

Quando la lezione con il professor Hatch fu terminata, Astril passò le successive tre ora in compagnia dell’insegnate di bon ton, una donna estremamente esigente e attenta ad ogni singolo e minuzioso particolare.
La principessa odiava quelle lezioni. Per quanti sforzi facesse, non riusciva mai a tenere sul capo cinque libri per più di tre secondi, né riusciva a scendere le scale con il portamento adeguato, né a impedire ai ciuffi di capelli di sfuggire dalle elaborate acconciature che spesso doveva portare. Lei non si considerava degna del nome di “principessa”, non era elegante, non era brava in tutte le materie, non sapeva ballare e non era di  una bellezza sconvolgente.
Dopo le tre ore di bon ton, fece un’ora di lezione di pianoforte e poi un’altra di ballo. In entrambe fu un disastro totale come al solito, mediocre e impacciata.
Infine, con grande sollievo di Astril, giunse l’ora di pranzo. Aveva giusto il tempo di ritornare alle sue stanze per riassettarsi, prima di dover scendere per consumare un pasto e ricominciare altre lezioni.
Prima di rientrare nella sua camera, si fermò davanti allo specchio posto in uno dei corridoi. Ciò che vide riflesso fu un viso pallido, due occhi che, per quanto sua zia sostenesse che fossero color ametista, per Astril in realtà erano semplicemente neri, così come i suoi lunghi capelli lisci. Una figura a cui la ragazza era abituata, tuttavia in quel momento un particolare stonava. Una ciocca di capelli, invece di essere nera, era di un rosso accesso.
Astril, a quella vista, boccheggiò e le sfuggì un gemito. In uno stato di puro terrore si rifugiò nella sua stanza, corse fino al comodino dove si trovava ancora il vassoio d’argento di quella mattina e una tazza che aveva stupidamente dimenticato di bere. Prese la tazzina e trangugiò l’infuso porpora tutto d’un fiato. Attese qualche secondo, poi corse a specchiarsi. La ciocca era ritornata nera.
Astril sospirò sollevata e si lasciò cadere sul letto. Quel giorno aveva rischiato davvero grosso. Per una stupida dimenticanza, aveva rischiato che il segreto che da anni cercava di nascondere, venisse scoperto.
Contrariamente a quello a cui tutti pensavano, lei non era totalmente una Desideria. Nata da padre Desideria e da madre Mildriend, aveva ereditato i caratteri sia di uno sia dell’altra. I suoi capelli ne erano una prova tangibile. Le uniche ad esserne a conoscenza erano Felixia e sua zia, la regina Alidiana, che ogni giorno, all’insaputa di tutti, le preparava l’infuso che le permetteva di celare la sua vera natura. Se mai Moron avesse scoperto la verità, l’avrebbe uccisa senza indugio, di questo la principessa era più che certa, così come sua zia.
Moron non aveva mai dimostrato affetto nei confronti di Astril, era un uomo freddo e spietato, e se mai fosse venuto a conoscenza della realtà dei fatti, avrebbe trovato un ulteriore pretesto per eliminarla. Che avesse una parte di sangue Desideria e che fosse sua nipote per lui non avrebbe avuto alcuna importanza.

Nei tre giorni seguenti Astril esaminò scrupolosamente ogni libro antico della biblioteca alla ricerca di informazioni sia sui Mildriend sia sugli Alkres, ma ciò che lesse fu solo quello che ormai sapeva già memoria. Non riuscì a trovare nemmeno notizie sulla Maga Ailenia, personaggio che aveva sempre trovato incredibilmente affascinante.
“Temo che rileggere nuovamente il libro dall’inizio non servirà a farle avere più informazioni, Altezza” le fece notare un sera Felixia.
Astril chiuse il tomo sconsolata, sollevando una nuvoletta di polvere “Hai ragione, è tutto inutile” posò il libro sul comodino e si sfilò il diadema dal capo. Frustrata lo gettò sul letto. Dopo un’altra giornata di fallimenti nelle lezioni di bon ton e di ballo, quello era l’ultima cosa che voleva vedere.
Era stufa di tantissime cose. Stanca di essere una buona a nulla totale, stanca di essere come una prigioniera nella sua stessa dimora.
Si alzò dal letto e spalancò una finestra. Un’arietta piacevole la avvolse, rinfrancandole le spirito. Nel cielo brillavano piccole ed infinite stelle lucenti, ma non vi era traccia della luna, nascosta da due spesse nuvole nere.
Astril si perse ad ammirare il paesaggio circostante e a godersi gli spruzzi della cascata, lasciando che il venticello le scompigliasse i capelli.
E mentre la principessa si rilassava con lo sguardo rivolto verso la città, qualcun’altro, nascosto nell’ombra, teneva lo sguardo fisso sulla sua finestra.




°Note dell’Autrice°

Ciao a tutti, vi do il benvenuto  in questa storia!
La scrissi molto tempo fa, e dopo averla rivista, corretta ecc. ho deciso di pubblicarla qui…
Cosa ne pensate come inizio? Mi piacerebbe sapere la vostra opinione, perciò se volete scrivermi qualche commento, considerazione, critica, o altro, ne sarei davvero molto felice!
Anticipo già che la storia sarà molto lunga, forse persino divisa in serie 
Ora vi lascio, sperando che il capitolo sia stato di vostro gradimento e che abbia suscitato il vostro interesse!
A presto! ;D


The_Grace_of_Undomiel
  
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