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Autore: Anna Wanderer Love    16/02/2015    1 recensioni
OS in cui un incazzato Harry Osborn incontra una dolce zia May al supermercato.
( "sequel" di Bicchieri di cistallo, scritto con il consenso dell'autrice NeveDiStelle )
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Osborn, May Parker
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Little moments'
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Diciamo che questo è un breve sequel di "Biccheri di cristallo" di NeveDiStelle (ho avuto il suo permesso). Spero vi piaccia :)
Bacio, Ann.




Harry non era quel che si dice un ragazzo molto paziente.
Anzi, tutt’altro; ma se serviva poteva aspettare tutto il tempo necessario per ottenere ciò che voleva.
Però fare la fila per mezz’ora ad uno stupido supermercato perché una ragazzina undicenne continuava ad andare a prendere robe su robe che aveva scordato superava i limiti.
Sbuffò irritato quando la bambina lo superò correndo, di nuovo, stavolta diretta verso il reparto dei dolci; guardò con insistenza la cassiera, che abbozzò un sorrisino scontento e si strinse nelle spalle, come per dirgli che lei non poteva farci niente.
Harry aveva mandato al diavolo tutti quanti ed era andato a farsi un giro per la città. Gli piaceva camminare, ascoltare i rumori e sentire i profumi che permeavano vicoli e strade. Dopo un paio d’ore si era ricordato che non aveva più birra, in frigo, e aveva deciso di comprarla nel piccolo supermercato.
Ma, come già detto, l’irritazione scomparsa durante la passeggiata si stava prepotentemente risvegliando, insieme ad un istinto omicida verso la ragazzina.
Harry alzò gli occhi al cielo quando quella lì arrivò sorpassandolo e urtandogli la spalla. Non gli chiese nemmeno scusa, e Harry serrò le dita sul collo della bottiglia, respirando profondamente e trattenendosi dal scagliargliela contro la schiena.
Dopo pochi secondi la bambina esclamò con voce acuta che aveva dimenticato di prendere il latte e schizzò via, prima che Harry riuscisse a placcarla contro i ripiani di merendine accanto alla cassa o che la commessa la richiamasse. Aveva la faccia spaventosamente rossa di rabbia.
-Harry?
Il ragazzo si voltò, e incrociò gli occhi scuri e dolci di una signora sulla cinquantina.
Sbatté le palpebre, e le sue labbra morbide si dischiusero appena, quando capì.
-Signora May!
La donna sorrise, avvicinandosi a lui e abbracciandolo, senza farsi tante complicazioni.
Harry restò sorpreso dal gesto, ma dopo qualche secondo, visto che May non si scostava, posò esitante le mani sulla schiena esile della zia di Peter.
Appoggiò il viso sulla sua spalla, un po’ impacciato, mentre sentiva le sue guance colorarsi detestabilmente di rosso. Non era abituato a quelle effusioni e non sapeva come comportarsi.
Ma a May quello sembrò bastare, perché si scostò e osservò il ragazzo prendendogli il viso tra le mani.
-Ma guardati! Quanto sei cresciuto! Peter mi aveva detto che eri in città, ma non mi aveva detto che sei diventato così pallido! Che occhiaie… Harry, sei sicuro di mangiare abbastanza? Sei così magro!
Un sorriso tenue illuminò le iridi chiare del ragazzo, mentre osservava il volto della donna. Era invecchiata, aveva i capelli più lunghi di come ricordava, ma i suoi occhi decisi e amorevoli e il suo sorriso affettuoso erano rimasti gli stessi di dieci anni prima.
-Signora May… è bello rivederla, è sempre la stessa.
A May scappò una risatina.
-Io sono invecchiata, ma tu sei cresciuto e sei diventato un ragazzo bellissimo!
Harry arrossì, ma un sorriso fece prepotentemente capolino sulle sue labbra.
Prima che potesse rispondere la ragazzina tornò di corsa e lo spintonò di nuovo, spingendolo contro la zia di Peter.
May barcollò, colta di sorpresa, e Harry si affrettò ad afferrarla e a tirarla a sé, come se la stesse abbracciando. Girò il viso verso la ragazzina, ed esplose.
-Ehi, tu! Ma ti pare il modo? Stavi per farci cadere!
La ragazzina si voltò e lo guardò con due occhi impertinenti.
-E che me ne frega?- Sbuffò, formando una bolla rosa con la gomma da masticare, che esplose appiccicandosi alla sua bocca.
Harry lasciò andare May, assicurandosi che stesse bene con un’occhiata, e guardò con disgusto la ragazzina.
-Potresti almeno chiedere scusa, ragazzina. Che ne diresti se ti buttassi a terra in questo stesso momento?
L’undicenne esitò nel vedere gli occhi di ghiaccio del ragazzo ribollire di rabbia, ma assunse un’espressione ostinata che non migliorò certo la situazione. Squadrò il ragazzo incrociando le braccia.
L’aria diventava sempre più tesa tra i due, e zia May per evitare incidenti si affrettò a posare una mano sulla spalla del ragazzo, che continuava a guardare la bambina come se volesse mangiarsela. Attorno a loro molti si erano voltati a guardare, curiosi.
-Tranquillo, Harry. Non fa niente. Piuttosto, riusciresti ad aiutarmi con le borse?
Riuscì a distrarlo, e scoccando un’occhiata complice alla cassiera prese il ragazzo per mano e lo portò verso tre pesanti sacchetti che giacevano
abbandonati di fianco alla cassa.
La ragazza dietro il bancone reclamò i soldi dalla bambina e la tensione evaporò all’istante.
Harry si mise in coda con la zia di Peter da un’altra parte e in poco tempo sia lui che May avevano pagato e stavano uscendo.
-Caro, sei venuto a piedi?
Harry aggrottò le sopracciglia, mordendosi un labbro. Era a disagi, la signora Parker si comportava come se l’ultima volta che l’aveva visto fossero passati un paio di giorni, e non dieci anni.
-Ecco, no, ma…
-Perfetto! Allora vieni a casa mia, Peter tornerà stasera prima di cena. Mangeremo tutti assieme.
-Ecco… veramente…- cominciò Harry, ma si interruppe quando zia May si voltò verso di lui, squadrandolo con il suo sguardo inflessibile.
Le proteste gli morirono all’istante sulle labbra, e si limitò ad annuire. Sorrise lievemente mentre la donna gli posava una mano sul braccio e lo conduceva alla sua macchina.
Forse con zia May avrebbe potuto sentirsi a casa, per una volta.
Forse quella sera sarebbe andato tutto bene, avrebbe scordato che stava morendo, i problemi alla Oscorp, il bacio con Felicia…
- Ma certo. Grazie.
Lei gli sorrise dolcemente.
- Oh, è sempre un piacere, caro.

 

 

   
 
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