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Autore: Mental Hardship    16/02/2015    11 recensioni
{ Newtmas | Library!AU | Librarian!Thomas | HighSchooler!Newt }
« Almeno adesso so cosa non ti piace. »
« Sono talmente tante le cose che non mi piacciono, Newt, che ti ci vorrebbe una vita intera per scoprirle tutte – e comunque credo che alcune mancherebbero lo stesso. »
« Qualche indizio? »
« Chi fa casino in biblioteca. Fare la spesa dalla signora Anderson, quella vecchietta è malefica. Non mi lascia mai prendere due carrellini, questa è discriminazione. »
Ridacchiano entrambi.
« Le giornate troppo calde. Quei mazzi di fiori troppo grandi che vende il fioraio in piazza – dai, sono abnormi. I Liceali che vogliono portarmi a letto. »
Newt non si scompone – anzi, scuote il capo e sorride.
« Ecco il tuo libro. Ti serve altro? Magari oggi vuoi entrare nella sala studio per davvero oggi, o pensi di farlo col pensiero come ieri? »
« Ammettilo, tu brami la mia presenza in questa biblioteca. »
« Ma sicuro! Proprio come un cane brama le pulci. »
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt, Thomas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Newtmas'
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Teasing












C’è solo una biblioteca a Maze, The Glade.

Non è molto grande, ma a Thomas non importa. Per lui i libri sono tutto, e lavorarci a stretto contatto è il sogno della sua vita.

Il suo lavoro non è granché, deve solo riordinare i libri, catalogare quelli nuovi e aiutare le persone a trovare ciò che cercano – a volte fa perfino il “Cupido” dei libri, e deve ammettere che ci ha preso gusto.

Un po’ si pente di non aver concluso gli studi al college, ma i corsi serali gli permettono di lavorare in biblioteca, quindi è contento così.

 

 

È tempo di esami per i ragazzi all’ultimo anno di Liceo e, stranamente, non se ne vede nessuno in giro.

Thomas era abituato alle giornate in biblioteca, e le serate chino sulla scrivania, ma forse il fatto che adesso anche il Liceo abbia una biblioteca personale aperta a tutti ventiquattro ore su ventiquattro influisce un po’ sul numero di giovani provati dallo studio che frequentano quella comunale – nessuno, per essere precisi.

Fino ad oggi.

Thomas sta riordinando la sezione bambini, deve rimettere a posto tutti i libri che quei piccoli monelli hanno sfilato dagli scaffali e abbandonato in giro, e deve anche lavare via i segni di ceretta dai tavolinetti non-più-così-bianchi, quando qualcuno entra.

Se ne accorge perché c’è troppo silenzio, e i passi si sentono distintamente anche da quella distanza.

Thomas si alza in piedi e si sistema gli occhiali sul naso, mentre si avvicina al bancone si sfila lo straccio dalla tasca dei jeans e si asciuga le mani.

Davanti alla porta c’è un ragazzo, diciotto anni al massimo, che si guarda intorno curioso.

Ha i capelli biondi e gli occhi castani, è alto e magro.

Indossa una giacca di pelle nera, ed è semplicemente bellissimo.

« Buongiorno! Posso aiutarti? »

Thomas davvero non si aspetta il ghigno che fa bella mostra di sé sulle labbra rosee del biondo, e si aspetta ancora meno l’occhiolino che quello gli rivolge.

« Già la tua vista mi fa stare molto meglio, grazie. »

Thomas ha il viso che va a fuoco, sente le guance bruciare – non si sarebbe mai aspettato tanta audacia da un ragazzino.

« Comunque, volevo sapere se posso rimanere qui per studiare, questo pomeriggio? »

« Perché? Non avete una biblioteca privata a scuola? »

« Beh, ecco … diciamo, sì, che » si gratta la nuca, le guance rosse « mi hanno … ehm, come lo dico in modo che non sembri una cosa orribile? Ah sì: mi hanno vietato di entrarci ancora. »

Thomas è incredulo, e proprio non riesce a nascondere il sorrisino che gli nasce spontaneo sulle labbra.

« Ti hanno bandito dalla biblioteca della scuola? »

« Io non userei la parola ‘bandito’, più che altro … devo stare ad una distanza di sicurezza, ecco. »

Il sorrisino si trasforma in una vera e propria risata, e Thomas deve tenersi al bancone per non cadere all'indietro.

Il ragazzo non sembra molto felice della sua reazione, anzi, sembra aver voglia di prenderlo a pugni.

« Allora? »

Sbotta lanciando un'occhiataccia a Thomas, che cerca di placare la risata.

« Abbiamo una sala apposita per chi ha bisogno di silenzio e solitudine, e sì puoi restare per studiare. »

Il ragazzo sembra soddisfatto, annuisce felice e lo guarda.

« Ti serve altro? »

« In realtà sì. Mi serve un libro di Freud per la mia tesi. »

« Questo libro ha un titolo o pensavi di sceglierlo così a caso? »

« Molto divertente. Mi serve ‘L’Interpretazione dei Sogni’, grazie. »

Wow.

Ci va pesante, il ragazzino.

« Sì, dovremmo averne una copia nuova qui da qualche parte… aspettami qui, torno subito.

Ma forse il biondino ha problemi d’udito, perché lo segue fino alla sezione “Grandi scrittori per grandi libri” e poi fino agli scaffali di Freud.

« Sei proprio carino, lo sai? Perché lavori in un posto del genere? »

« Perché, a differenza tua, a me i libri interessano. Ecco, questo è quello che ti serve, no? Non c’è di che, la sala studio è a destra dopo la macchina del caffè arrivederci. »

Ma il ragazzo nemmeno lo ascolta, semplicemente lo segue sorridente, tenendo stretto il libro in mano.

« Mi chiamo Newt, piacere. »

« Piacere. »

Silenzio per un po’, finché Thomas riordina dei libri negli scaffali lì vicino, poi sospira e torna a pulire i tavolinetti non-più-così-bianchi nell’area bambini.

« Beh, tu non ce l’hai un nome? »

E Thomas sobbalza, perché credeva che il ragazzo – Newt se ne fosse andato.

« Sì che ce l’ho un nome. »

« Potrei saperlo, dato che io ti ho detto il mio? »

« Nessuno te l'hai chiesto. »

Newt rimane interdetto, forse un po’ … dispiaciuto?

« Comunque mi chiamo Thomas, piacere. Potresti semplicemente andare a preparare la tua tesina? »

Newt scuote il capo, sorridendo come un bambino.

« No way. Sei troppo carino per essere lasciato in pace, Tommy. Quanti anni hai? »

Thomas cerca di non arrossire al soprannome e sbuffa, strofinando più forte lo straccio contro un segno di pastello a cera.

« Se te lo dico mi lasci in pace? »

« Certo! »

« Sono troppo grande per te, ho ventidue anni. »

Ma Newt non sembra impressionato, annuisce con lo sguardo fisso nel vuoto, come se avesse “immagazzinato” il dato.

« Sono stato con ragazzi più grandi. » è il suo unico commento, e lo dice con un tono così naturale che sorprende il bruno.

« Beh, cosa ti fa pensare che io sia gay uno, e se lo fossi cosa ti farebbe pensare che ci starei con un ragazzino come te due? »

Newt non sembra affatto infastidito, si passa una mano tra i capelli e ghigna.

« Non vorrei dire, ma lavori nella biblioteca comunale. L'unica in tutta la città. Capisco se fosse stata una libreria: è un lavoretto, sì. Ma la biblioteca comunale? È così gay. »

E Thomas non sta arrossendo, non sta impazzendo dall’imbarazzo come una tredicenne al primo appuntamento e certamente non sta evitando di guardare Newt negli occhi.

Quasi non sente lo stridere dello sgabello e per poco non ha un infarto quando sente la porta di vetro chiudersi, lasciandolo da solo.

Si gira proprio all’ultimo, in tempo per vedere un lembo della giacca di pelle dell’altro sparire dietro le colonne del parcheggio.

 

 

Oggi Thomas sta riordinando la sezione di cucina, quando sente la porta aprirsi.

« Tommy? »

Oh no.

Non di nuovo.

Thomas sospira e si affretta per raggiungere il bancone.

« Buongiorno, posso aiutarti? »

« Sì, mi servirebbe di nuovo ‘L’Interpretazione dei Sogni’, grazie. Ah, e se tu potessi uscire con me questo Venerdì sera, sarebbe davvero di grande aiuto. »

Aggiunge, con un occhiolino e quel sorrisetto bastardo dipinto in viso.

« Per il libro sarò ben felice di aiutarti. Per la tua amichevole offerta, sono spiacente ma credo che dovrò rifiutare. Che peccato, vero? »

Newt non si scompone e continua a sorridere.

« Allora, questo libro? »

Thomas rimane interdetto dal repentino cambio di argomento ma annuisce, confuso, ed esce da dietro al bancone per andare a prender il libro. Sempre con Newt alle calcagna, logico.

« Se non sei libero per Venerdì, che ne dici invece di questo Giovedì? Il mio amico Minho fa parte della squadra di football, Venerdì giocano contro un altro Liceo. Pago io. »

Thomas ridacchia.

« Credi davvero che riuscirai a convincermi a uscire con te per andare a vedere una partita di football? Due squadre di Liceali che si sfidano per uno stupido campionato tra scuole? Molto astuto, Sherlock. »

Newt scrolla le spalle.

« Almeno adesso so cosa non ti piace. »

« Sono talmente tante le cose che non mi piacciono, Newt, che ti ci vorrebbe una vita intera per scoprirle tutte – e comunque credo che alcune mancherebbero lo stesso. »

« Qualche indizio? »

« Chi fa casino in biblioteca. Fare la spesa dalla signora Anderson, quella vecchietta è malefica. Non mi lascia mai prendere due carrellini, questa è discriminazione. »

Ridacchiano entrambi.

« Le giornate troppo calde. Quei mazzi di fiori troppo grandi che vende il fioraio in piazza – dai, sono abnormi. I Liceali che vogliono portarmi a letto. »

Newt non si scompone – anzi, scuote il capo e sorride.

« Ecco il tuo libro. Ti serve altro? Magari oggi vuoi entrare nella sala studio per davvero oggi, o pensi di farlo col pensiero come ieri? »

« Ammettilo, tu brami la mia presenza in questa biblioteca. »

« Ma sicuro! Proprio come un cane brama le pulci. »

 

 

Sono quattro settimane.

Quattro.

Fottutissime.

Settimane.

Quattro settimane in cui Newt continua a tornare ogni pomeriggio alla stessa ora, a chiedere lo stesso libro e fare le stesse battutine, cercando di convincere Thomas ad uscire con lui.

E Thomas davvero non ce la fa più.

Non crede di poter riuscire a sopportare un occhiolino di più, per non parlare di quei ghignetti bastardi o delle sopracciglia ballerine.

Basta.

Stop.

Punto.

Ed è Lunedì della quinta settimana che Thomas scoppia.

Newt entra dalle porte di vetro tutto sorridente, gli occhiali da sole appesi al collo.

« Buongiorno, come va oggi? »

« Andava bene fino a qualche momento fa, poi sei entrato tu. »

Il dolore nello sguardo di Newt lo fa sentire colpevole, ma cerca di non sentirsi dispiaciuto per lui – questo ragazzo lo sta facendo letteralmente impazzire da quattro settimane.

« Beh, mi dispiace di essere così deludente oggi, ma non sono riuscito a tornare a casa dopo scuola per cambiarmi – quindi indosso questi vestiti da tutto il giorno e posso capire il tuo disappunto. Comunque, mi serve ‘L’Interpretazione dei Sogni’, grazie. »

Thomas per poco non gli urla addosso, invece cerca di calmarsi e annuisce secco allontanandosi dal bancone.

« Ma l’hai mai letto, quel libro? A me non pare ti avertelo mai visto aperto in mano. »

Newt scrolla le spalle mentre lo sfila dalla presa di Thomas.

« Allora, questo Sabato sera ti va di andare a veder un film? »

E Thomas scoppia.

« Ma la smetti!? »

« In che senso? »

« Sono quattro settimane che ogni giorno vieni qui, e mi chiedi un libro che non hai mai nemmeno aperto, passi tutto il tempo a fare battutine idiote e allusioni terribili, non hai da studiare per gli esami? »

Newt abbassa lo sguardo, sembra ferito.

« Scusa, non credevo ti dessero così fastidio le mie attenzioni. Non era mia intenzione disturbarti, davvero. »

« Beh, missione fallita Sherlock. Così sembri solo un ragazzino che corre dietro alla sua cotta da tredicenne come un disperato, come se da questo dipendesse la sua vita. E sai cosa? Sembri ridicolo. All’inizio, sì lo ammetto, era piacevole che qualcuno si fosse interessato a me, era dolce che tu continuassi a provarci. Ma, diosanto Newt, quattro settimane? Così è troppo, davvero. Sembri un piccolo stalker alle prime armi, non so se sia più imbarazzante o ridicolo. »

Le guance di Newt vanno a fuoco.

E a Thomas dispiace. Non voleva metterlo in imbarazzo.

« Senti, scusa. Non volevo essere così scortese ma è che … sei così dannatamente fastidioso- »

Ora ha oltrepassato il limite, lo sa, ma si accorge di ciò che ha detto un minuto troppo tardi.

« Non-non è quello che intendevo, io- »

« Bene, grandioso. È fantastico sapere che adesso tutti in questa dannata città non mi sopportano. Davvero fantastico! »

« Se tu fai di tutto per rendere la vita impossibile agli altri mi chiedo perché nessuno voglia esserti amico! »

Le guance di Newt bruciano, gli occhi accesi di qualcosa non ben definito – che spaventa Thomas.

« Per tua informazione, io ho amici! Ho una vita sociale, so come divertirmi; a differenza di qualcuno qui che non ha superato nemmeno il secondo anno di università! »

« Piccolo bastardo. Smettila! Io sto cercando di lavorare, qui, e tu me lo rendi impossibile. E se non la smetti, sarò costretto a bandirti dalla biblioteca. »

Non sa precisamente come succede, ma Newt lo bacia.

Un bacio arrabbiato e passionale.

Newt lo tiene per i fianchi, anche se è più basso di lui, Thomas ha le dita fra i suoi capelli.

Quando il bacio finisce, il biondo si allontana lentamente, lasciando piccoli baci a stampo sulle labbra di Thomas, le dita ferme sui suoi fianchi.

« Scusa. »

« Qualche buona qualità ce l’hai anche tu, allora. »

Sorridono.

« Quindi … sono bandito? »

Sorrisi.

Risatina.

Grossa grassa risata.

Thomas poggia la fronte su quella di Newt, e strofina il naso contro il suo.

« Guai a te se domani non vieni qui a impedirmi di lavorare, piccolo bastardo. »




A/S: spero che sia venuta bene, è stata scritta in un giorno solo quindi perdonatemi errori orrori e tutto il resto.
Spero che vi piaccia, se commentate mi fate un piacerissimo :)

  
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