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Autore: Poetessia    17/02/2015    1 recensioni
PREMESSA: non sono certa che sia la sezione adatta, ma mi sembrava la più idonea. Attendo comunque ragguagli!
Leonardo Scaniglia è un giovane istruttore di volo di bell'aspetto, intelligente, sicuro di sé e dal solido patrimonio economico, tanto da riuscire a comprare una casa propria prima dei trent'anni. Dopo pochi giorni dal trasloco iniziano però a verificarsi strani fenomeni legati al fuoco: corti circuiti, fornelli dimenticati accesi ed esplosioni di piccoli elettrodomestici iniziano a trascinare Leonardo nella paura, rendendolo pirofobico e incapace di vivere con serenità. Non trovando una spiegazione razionale, Leonardo si rivolge a Barbara, esperta di occulto, immaginando che la casa sia stata maledetta dalla sua ex, appassionata di wicca e stregoneria. Sarà realmente così?
«La paura è come un albero che cresce dentro di me silenziosamente.» [Open My Eyes - The Rasmus]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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19 Luglio.

Ho rivisto Michela.
Le ho scritto appena Barbara è uscita di casa, proponendole di vederci per chiarire ciò che era rimasto in sospeso quando ci siamo lasciati: dai messaggi mi sembrava un po' sospettosa, ma ha comunque accettato di vedermi. Le ho proposto un bar anonimo, mai considerato, in modo che non si facesse strane idee vedendomi in qualche luogo importante per la nostra storia.
Ho cercato di rendermi perlomeno presentabile prima di partire, e arrivato davanti al bar, rivedendola, mi è sembrata bellissima: sebbene non provi più nulla ormai per lei, non ho potuto fare a meno di notare che emanava una sorta di aura. Era sicura di sé, di buon umore, come illuminata.
Mi ha salutato sorridendo, senza però osare avvicinarsi troppo a me e invitandomi ad entrare nel locale: appena seduti, però, non è andata per il sottile.
«Scusa, ma come mai hai voluto vedermi?»
Avevo sempre malsopportato la sua totale mancanza di tatto.
«Be'...»
Non sapevo come introdurre il discorso.
«Terra chiama Leonardo, Terra chiama Leonardo, mi riceve?» ha insistito, ridendo, facendomi sbuffare seccato.
«Senti...» ha poi continuato, tornando seria «Se dobbiamo parlare del passato e di tutte le liti che ci sono state quando ci siamo lasciati io te lo dico onestamente, me ne vado.»
«Perché?»
Lei ha tuffato la testa indietro, ridendo.
«Perché non ha senso rivangare il passato, litigare su chi aveva ragione, perché aveva ragione e tutte queste menate... è passato del tempo, io ho sbagliato, tu hai sbagliato. Pace.»
Sono rimasto stupito per un momento: orgogliosa com'era lei era parecchio strano sentirla dire "ho sbagliato".
«Ascolta, possiamo uscire?» le ho chiesto all'improvviso «Vorrei parlartene in un luogo più... tranquillo.»
Mi ha fissato sospettosa.
«Cosa intendi per tranquillo? Qui c'è silenzio...»
«Appunto!» l'ho interrotta «Va bene anche fare due passi, ma usciamo. Capirai presto, fidati.»
Nonostante fosse palesemente stranita, mi ha seguito, scusandosi brevemente col cameriere che stava arrivando a chiederci se volessimo ordinare qualcosa: varcata la soglia non si è fatta attendere la sua consueta invadenza.
«Mi spieghi che succede?»
Non mi ha dato tempo di aprire bocca: «Ci siamo lasciati quattro mesi fa e, dopo tutto 'sto tempo in cui sei stato ben zitto, sei ricomparso con due occhiaie viola, parlando con un vocino tremulo e comportandoti in modo strano... scusa, ma vorrei spiegazioni!»
Ho sospirato, ho preso fiato e le ho sputato addosso tutti i miei dubbi e timori, sentendomi un coglione: quell'ultima sensazione, poi, si è acuita nonappena ho finito di parlare e l'ho vista scoppiare a ridere, cristallina e senza ombra di beffa.
«Michela, è una cosa seria!»
Senza smettere di sorridere, mi ha guardato «Non lo metto in dubbio, sei strano, te l'ho detto. Però cerca di capirmi: mi hai sempre detto che la wicca era una stupidaggine e mi hai sempre criticata...»
«MICHELA, CRISTO, BASTA!»
Mi aspettavo il suo solito schiaffo, ma ho ricevuto un sospiro profondo.
«D'accordo. Facciamo mente locale.»
L'ho guardata un momento, stupito.
«Da quando ci siamo lasciati o poco dopo, a casa tua sono successi un sacco di incidenti, tutti legati al fuoco, e tu hai paura che sia a causa mia. Ci sono?»
«Sì.»
Lei si è seduta su una panca, invitandomi a sedermi vicino a lei e guardandomi tranquilla.
«Innanzitutto nella wicca c'è un precetto ben preciso: se fai una cosa, ti tornerà indietro tre volte. Se io avessi maledetto casa tua quattro mesi fa, probabilmente a quest'ora casa mia dovrebbe essere rasa al suolo, ti pare?»
Mi sembrava sensato. Ancora adesso, a scriverlo, mi sembra un discorso intelligente.
«Poi... io non sono una strega. Praticare la wicca non significa avere poteri sovrannaturali. E terzo... onestamente non sono tipo da maledizioni e da vendette fredde, dovresti saperlo. L'unica cosa che ho pensato di fare è stato di scrivere "stronzo" con una chiave sul cofano della tua macchina, ma non avevo voglia di beccarmi delle beghe legali...»
«Quindi...» l'ho interrotta «Non è colpa tua?» ho chiesto conferma.
«No.» ha confermato lei, senza ombra di esasperazione «Ti assicuro che non c'entro niente. Comunque arrivata a casa pregherò il Dio e la Dea per te e magari farò qualche rito per scongiurare le maledizioni. Vuoi venire a vedere?»
Ci ho pensato un momento, ma ho preferito evitare: non avevo mai assistito alle sue celebrazioni della wicca quando eravamo insieme, non avrei certo iniziato allora cementando una relazione morta.
«Guarda che a Giorgio non dai fastidio.» mi ha risposto sorridendo bonaria.
«Giorgio? E chi è Giorgio?»
Lei ha risposto ridendo.
«Il mio ragazzo, no?»
«Il tuo ragazzo?»
La sua risata si è fatta sguaiata, né forzata e né beffarda.
«O Leo, ma che sei, geloso?»
Mi sono affrettato a dire no, facendola ridere ancora di più.
«Credevi che sarei stata a leccarmi le ferite per tutta la vita? Sei così pieno di te, mamma mia...»
Si è fatta seria d'improvviso.
«Non è che ti sono venute delle strane manie?»
«Manie?»
«Parliamoci chiaro: sei sempre stato vanitoso, sicuro di te, fino a diventare irritante. Adesso credi che io mi sia persa a lanciare una maledizione di entità devastante perché ci siamo lasciati, e non riesci a capire come sia possibile che mi sia rifatta una vita, dopo avermi detto di non aver mai provato sentimenti genuini verso di me... non è che stai impazzendo?»
Come cazzo si permetteva?
L'ho fissata, ma non ho visto uno sguardo beffardo.
Era apprensiva.
«È fuori discussione.» l'ho liquidata «Ora, se non ti dispiace, me ne andrei.»
Lei non ha smesso di guardarmi con apprensione e un'ombra di tenerezza.
«D'accordo. Riguardati.»
Mi ha baciato la guancia, andandosene senza proferire altro verbo per un po'. Vedendomi fermo sulla panchina, dopo qualche passo, si è girata.
«Comunque se vuoi possiamo vederci. Mi mancano le nottate davanti ai film!»
Non sono riuscito a parlare: ho sorriso, annuendo appena.

***

«Non c'è altro?» chiesi, concludendo la lettura.
«Mi sono scusato dicendole che sono stressato. Lei mi ha detto di non preoccuparmi e che aveva fatto uno dei suoi riti, augurandomi ogni bene.»
Lo guardai, senza vedere cambiamenti di alcun tipo: la voce continuava a tremare come le mani che stringevano una tazza di camomilla, gli occhi erano ancora spenti e il colorito aveva un brutto colorito grigiastro.
«E?» mi informai, ricevendo un gesto verso la cappa della cucina, annerita.
«E la sera mi si è incendiato dell'olio.»
Abbassai lo sguardo.
«Cosa mi consigli di fare?»
Tornai a posare i miei occhi su di lui, conscia della mia pessima figura.
«Sarò sincera.» confessai «In questa casa non ho avvertito presenze maligne, e ho subito pensato che la colpa fosse di terzi: nonappena mi hai parlato della tua storia ho dato per scontato che fosse a causa della tua ex. Ma se davvero era così disponibile, se davvero ha fatto riti per scacciare via la maledizione o quello che è e se gli incidenti non sono diminuiti... non so cosa consigliarti.» conclusi con un sospiro.
Lui mi fissò con gli occhi spalancati.
«Quindi?»
«Io posso solo depurare questa casa. È la sola cosa che mi viene in mente.» dissi, tirando fuori del sale e, senza aspettare un suo consenso, spargendolo lungo la casa, dandogli istruzioni precise. Lui mi rispose con uno sguardo indecifrabile.
«Credi che funzionerà?»
«Non lo so.» confidai, rimettendo a posto la borsa e dirigendomi verso la porta di casa mentre lui si avvicinava con il portafogli.
«Non voglio onorario.» gli dissi, allontanando gentilmente la sua mano e incatenando i miei occhi ai suoi.
«Be'... comunque vada, grazie.» mi congedò, sincero. Rimasi un momento a pensare se abbracciarlo o no, poi, poco prima di uscire di casa, gli posai una mano sulla spalla.
«Buona vita, Leonardo.»

  
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