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Autore: Joy B Cheshire    20/02/2015    4 recensioni
E se Pucca dopo 4 anni a Tokyo incontrasse un fantasma dal passato?
Rating arancione per linguaggio, scene di violenza e si vedrà se aggiungo altro
Questa è una songfic, i diritti delle canzoni citate in questi capitoli vanno ai rispettivi proprietari.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Garu, Pucca
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Una gelida mattina d'inverno. Erano le sei del mattino. Pucca aprì lentamente gli occhi ancora un po' assonnata. Un piccolo fiocco di neve le si era posato sulla punta del naso, che sporgeva appena da sotto il piumino. Alzò leggermente il capo e vide che la finestra era aperta, perciò entravano i fiocchi di neve portati da un leggero vento. Quella mattina la scuola era chiusa per cui sarebbe volentieri rimasta a dormire, ma il fiocco di neve sul naso l'aveva svegliata da un sogno molto strano e confuso di cui ricordava solo questo: si trovava ai piedi di un ciliegio in fiore, cosa già di per sé strana considerato il gelo di quei giorni, con addosso un kimono tradizionale rosso e dorato. Mentre si rilassava ammirando quegli splendidi fiori appoggiata al tronco dell'albero, a un tratto sentì una voce estranea che la chiamava. Abbassò lo sguardo e vide un guerriero che portava una katana con sé; non riuscì a vederlo in faccia, ma ricordava di aver sentito queste parole: «Non preoccuparti, aspettami! Io ti proteggerò... Sempre!»

Ed è stato a quel punto che lei si era svegliata. Si alzò si mise la vestaglia e andò a chiudere la finestra. Guardò fuori e abbozzò un sorriso vedendo la bellissima Tokyo coperta da un manto bianco. Eh già! Tokyo! Era, da quattro anni ormai, diventata casa sua, e non si pentiva di preferire questa alla sua vecchia casa.

Se ne andò da Sooga quando aveva 12 anni, perché delusa da coloro che credeva fossero suoi amici. Tutto cominciò quando il suo amato Garu un giorno scomparve senza lasciare traccia. Lei, che era sempre stata in grado di trovarlo in qualsiasi situazione, quella volta in assenza di qualsiasi indizio per quanto cercasse non riusciva a trovarlo da nessuna parte e stava quasi per perdere le speranze. L’ultimo tentativo che fece fu quello di chiedere a chiunque se l’aveva visto o se sapeva dove fosse andato. Quando infine chiese aiuto a Ching, la sua migliore amica, lei a malincuore le raccontò che qualche giorno prima lei e Abyo avevano saputo, tramite gesti ovviamente, da quel ninja che due mesi prima aveva cominciato a fare delle ricerche e aveva scoperto dei delitti commessi da alcuni membri della sua famiglia. Questo aveva portato un grande disonore al suo clan ninja, e per porvi rimedio aveva deciso di intraprendere un lungo viaggio in esilio volontario. Disse loro che non poteva espiare quelle colpe avendo sempre attorno continue distrazioni, dato che ci aveva già provato invano. Ching non aveva fatto nomi, ma era evidente che le "distrazioni" a cui alludeva erano i continui inseguimenti di Pucca. Il fatto che lei non gliel’avesse detto l'aveva ferita gravemente. Per un po' si disperò per la mancanza di Garu, non sapendo quando e soprattutto SE sarebbe tornato. Ma poi si convinse che piangersi addosso non era la soluzione. Con questo gesto il ninja le aveva fatto capire una volta per tutte che non era minimamente interessato a lei, e una persona così, non credeva nemmeno lei di averlo pensato, non meritava tutte queste attenzioni. Era arrivato il momento di cambiare vita. Chiese ai suoi zii se poteva trasferirsi dai suoi parenti a Tokyo per studiare e loro le dissero che, se quello era ciò che desiderava, avrebbero fatto qualsiasi cosa per realizzarlo. Così andò a vivere dalla famiglia di una sua cugina di nome Saki. All'inizio era un po' timida, ma poi lei e la cugina diventarono grandi amiche, frequentarono la stessa scuola e quando Saki divenne maggiorenne con l'aiuto di suo padre aprirono un locale tutto loro e si trasferirono nell'appartamento al piano di sopra. Siccome Pucca aveva ancora 16 anni continuava ad andare a scuola, che pagava con parte degli incassi del ristorante. In cambio svolgeva qualche commissione per la cugina, la aiutava servendo ai tavoli e ogni martedì e venerdì sera preparava gli spaghetti jajang come piatto del giorno e avevano un successo strepitoso. Alla sua vecchia vita ci ripensava poco, ma quando succedeva la prima domanda che le balenava in mente era: dove sarà andato Garu da quel giorno? Ma raramente si soffermava perché le faceva venire una fitta al cuore pensarci.

Quella mattina si soffermò a guardare la neve cadere. Aveva una stranissima sensazione riguardo a quel giorno, ma non ci diede tanto peso. Dopotutto la sua routine raramente aveva bruschi cambiamenti, perciò cosa poteva esserci di diverso quel giorno?

Andò a prepararsi la colazione composta da toast con la marmellata, taiyaki farciti con anko e té verde. Mentre tutte queste cose si riscaldavano, andò a svegliare la sua "onee-chan" Saki: «Onee-chan! È ora di alzarsi! Sto preparando la colazione.... Onee-chan?»

«Mmmmmh lasciami dormire Pucca sono le 6 del mattino, porca miseria!» ribatté l'altra con la faccia nel cuscino.

Allora lei disse: «Va bene, vorrà dire che mi mangerò tutti e due i taiyaki che sto scaldando...»

Saki in un attimo agguantò la cugina per la spalla e le disse: «Eheheh... Mannaggia a te, mi conosci troppo bene ormai! Alla fine riesci sempre a farmi alzare in qualche modo eh?» Pucca si mise a ridere. Poi corsero in cucina per evitare che i toast e i dolcetti bruciassero.

Mentre mangiavano Saki diede una lista di commissioni da svolgere durante la mattina alla cuginetta. «C'è da fare la spesa, da ritirare i panni in tintoria e ho bisogno di tre pacchi da 5 chili di riso per il ristorante. Ieri sera ti ho preparato la lista della spesa e sul tavolino vicino alla porta ci sono le chiavi e i soldi per tutte queste cose. Io devo mettere in ordine qua dentro e verso le 11 andare ad aprire il locale in modo da mettere a lavorare quei lavativi dei camerieri per pulire e iniziare a preparare. Se poi quando torni non hai voglia di cucinare a casa da sola vieni giù che ti lascio da parte qualcosa, ok?» Disse strizzandole l'occhio e sorridendo.

«Tutto chiaro nee-chan. Però, il pomeriggio pensavo di andare a fare una passeggiata con Yomi....» aggiunse la ragazza un po' titubante.

Dipendeva infatti da ciò di cui aveva bisogno Saki. Essendo maggiorenne in casa comandava lei.

«Mmmm» fece riflettendoci su un attimo «non credo di aver bisogno di altro oggi. Ma sì! Oggi ti sei meritata un bel pomeriggio di svago con le tue amiche.»

Pucca felicissima chiese: «Davvero onee-chan?»

«Certo! Però domani sera dovremo servire spaghetti jajang e avrò bisogno della supervisione della regina delle pentole!» rispose sorridente lei mentre si accendeva una sigaretta.

«Grazie Saki! Domani te ne preparo un quintale di spaghetti!» disse lei saltandole al collo e ridendo.

Così, dopo essersi messa un bel vestitino rosso scuro, dei leggins bianchi pesanti, sciarpa, guanti e cappello rosa, un cappottino grigio con del finto pellicciotto nel cappuccio e degli stivaletti che facevano pendant con quest'ultimo, Pucca uscì con un bel sorriso stampato sulle labbra e i lunghi capelli sciolti che ondeggiavano nel vento leggero. Gli odango non li portava quasi più. Solo ogni tanto ricreava quei buffi pon pon con i capelli per non averli davanti agli occhi o quando doveva studiare o quando doveva cucinare. A volte quando stava da sola senza nulla da fare.

Per prima cosa decise che era più conveniente andare a prendere i capi dato che la tintoria era proprio dietro l'angolo. In questo modo non avrebbe avuto l'impiccio di portarsi dietro tutti quei vestiti lasciandoli nell'ingresso. E così fece.

Poi si incamminò verso la fermata del tram. Vicino casa sua c'era un supermercato, ma a lei piaceva andare al più grande mercato del pesce di Tokyo: il mercato Tsukiji, che era un po' lontano da casa sua, ma per avere il pesce più fresco del mondo e prodotti di qualità ne valeva sicuramente la pena. Arrivata lì si mise gli auricolari e iniziò ad ascoltare la sua playlist di brani occidentali preferita. Cominciava con una canzone che amava ascoltare mentre andava in giro per la città: Rather Be dei Clean Bandit.

Era felicissima all'idea che sarebbe andata a fare compere con Yomi, eppure non riusciva a levarsi di dosso quella stranissima sensazione che l'aveva accompagnata sin da quando si era svegliata. Era sicurissima che la sera prima aveva chiuso per bene la finestra, allora perché era aperta e si sentiva un odore che le sembrava.... familiare...? Era maschile, ne era certa. Vivere con tre uomini per dodici anni ti porta a conoscere molto bene l'altro sesso. Aveva paura che fosse entrato un maniaco....

Sciocchezze! Probabilmente Saki nel sonno l'aveva aperta.

Eppure al mercato non riusciva a essere completamente rilassata, si sentiva continuamente osservata. Nonostante ciò fece la spesa per sé e per il ristorante al ritmo dei Linkin Park, dei Coldplay e dei Gorillaz (mini nota d’autrice: abbinamento strano lo so :P). Per riportare tutta la spesa, compreso i pacchi di riso da 5 chili. Pucca non fece alcuna fatica. Era abituata già da tempo e, solo perché non combatteva più contro i ninja di Sooga, non significava che avesse perso la sua forza.

Fortunatamente tornata a casa l'ansia svanì. Dopo aver portato il riso al ristorante si fermò a mangiare un boccone e a chiacchierare con la cugina.

Dopo pranzo chiamò Yomi e le chiese se le andava di andare a fare compere e a mangiare qualcosa e lei accettò.

Verso le 17 si incontrarono davanti al ristorante e andarono insieme a prendere la metropolitana.

Pucca le raccontò di come si era sentita osservata quella mattina. Yomi le disse: «Secondo me ti preoccupi troppo. Stai tranquilla, se vedo qualcuno di sospetto, ce ne andiamo subito, e se persiste chiamo mio fratello e...»

«No, Yomi!» ribatté Pucca «Se vedi qualcuno di sospetto, me lo indichi e io lo distruggo. Così la prossima volta impara a non pedinare le ragazzine!»

«O-ok...» disse Yomi sorpresa. «Ora però non pensiamoci. Pensiamo a cosa andare a comprare.»

Andarono a fare compere. Mentre Yomi voleva comprarsi quasi tutto ciò che c'era nel negozio a Pucca non piacevano molto quei vestiti. Erano troppo dark per lei, mentre per Yomi quel negozio era il paradiso. Uscì carica di buste. Pucca non volle comprarsi nulla. Si prese direttamente un milkshake ad un bar dopo aver girato altri tre negozi. Lei e la sua amica passeggiarono per un po' ridendo e scherzando. Ogni tanto Pucca chiedeva se qualcuno le stava seguendo, ma Yomi non vedeva mai nessuno. E continuava a ripeterle che doveva stare tranquilla, ma lei ne era sicura: qualcuno le seguiva. 

Alle 19.15 Yomi doveva tornare a casa e in effetti anche lei doveva andare, oggi le toccavano le consegne a domicilio della sera.

Scese dalla metropolitana si salutarono e tornarono ognuna a casa propria.

Quella sera non arrivarono tante ordinazioni a domicilio. Verso le 22 arrivò un ordine che veniva dall'altra parte della città. Pucca prese lo scooter e sfrecciò per le vie della città. Arrivata all'indirizzo da cui avevano chiamato, si accorse subito che la zona era poco illuminata, infatti c'erano vicoli bui ad ogni angolo, e non girava un'anima per strada. Per fortuna doveva consegnare a un appartamento al 1° piano, almeno sarebbe entrata e uscita velocemente. Effettuata la consegna il più in fretta possibile corse a prendere lo scooter, ma... Le avevano rubato le ruote... "Fantastico!" Pensò "E adesso?!" Chiamò al ristorante la cugina. «Saki! Ma che cazzo! Potevi controllare prima di mandarmi in questa zona orrenda! Mi hanno fregato le ruote allo scooter! Come faccio a tornare adesso?!» Gridò lei spaventata.

«Pucca calmati!» Le rispose lei «Fai un bel respiro e vai verso un punto più sicuro. Ripercorri mentalmente la strada che hai fatto...zzzzz vaizzzznti non ferzzzzzzzz»

«Saki! Saki!! No! Non può essere! Aaaaah cazzo! La linea… D'accordo Pucca c'è la puoi fare, respira. Ora muoviti, cerca di ricordarti la strada...» Si disse cercando di calmarsi. 

Non si riconosceva nemmeno lei in quella ragazzina timida e impaurita, ma arrivata a Tokyo nella scuola nuova era stata presa in giro da molti suoi compagni per i suoi atteggiamenti. Si era semplicemente adeguata a quella situazione eliminando la sua esuberanza infantile. E insieme ad essa la sua sicurezza.

Comunque cominciò a ripercorrere a piedi la strada che aveva fatto. Dopo un po' iniziò a vedere dei gruppetti di ragazzi sbucare dai vicoli che la seguivano con occhi minacciosi. Lei allora alzò il passo. A un certo punto si ritrovò circondata.

«Bene bene! Guarda un po' che abbiamo qui! Una topolina di città...» disse uno di loro riferendosi agli odango che Pucca si era fatta ai capelli per le consegne. «Che ci fa da queste parti una bella topolina come te, eh? Non è che sei venuta in cerca di una bella salsiccia da assaggiare?» aggiunse un altro facendo un gesto che alludeva a un pompino.

Pucca all'inizio era troppo spaventata per rispondere poi alla vista di quel gestaccio non seppe trattenersi e iniziò a menare calci e pugni acrobatici a quei manigoldi. Era un massacro: a uno volavano via i denti, un altro sputava sangue per terra per via dei calci nello stomaco, un altro ancora si piegò in due dopo aver ricevuto un calcio schiaccianoci sui gioielli di famiglia e altri quattro colpi in faccia che gli avevano rotto il setto nasale. Ma sfortunatamente erano troppi anche per lei è in un attimo gli altri le furono addosso. Iniziarono a strattonarla da una parte all'altra e a strapparle i vestiti e a tirarle i capelli. Lei gridò aiuto con tutta la forza che aveva con le lacrime agli occhi.

A un certo punto si sentì il rumore di uno sparo. Gli aggressori si fermarono e si girarono in direzione del rumore. Videro un giovane uomo vestito con un impermeabile, dei pantaloni e mocassini tutti neri. I capelli erano lunghi fino alle spalle, neri e spettinati. Quei ragazzacci non ebbero nemmeno il tempo di capire chi fosse che quello aveva già sfoderato una bellissima katana dalla lama nera e li aveva tutti messi k.o. con due colpi non letali.

Pucca ancora esterrefatta era rimasta in ginocchio per terra con i vestiti strappati e gli odango disfatti.

Lo sconosciuto allora iniziò a parlare: «Si può sapere cosa avevi in mente di fare?!»

«Eh?» Disse per tutta risposta Pucca che ancora non ci capiva nulla.

«Volevi farti ammazzare?» Gli chiese lui in tono di rimprovero.

Pucca abbassò lo sguardo e non rispose.

«Vabbè, non fa niente. Ormai è andata così. Ora c'è una cosa più importante che devo chiederti.» Disse aiutandola ad alzarsi.

«Ci conosciamo?» chiese lei titubante.

«Beh direi di sì.» Disse lui con un sorrisetto. La sua voce era calda, sensuale e lievemente rauca.

Dato che erano sotto un lampione Pucca riuscì a vederlo meglio. Aveva dei guanti rossi e un bellissimo viso dai lineamenti leggermente squadrati, ma lo stesso tempo molto giovanili; gli occhi erano profondi e neri, aveva un orecchino a sinistra e dietro le orecchie spuntavano due piccoli codini fatti con dei nastrini rossi...

Pucca nel vederli sbarrò gli occhi. Non c'erano dubbi, solo una persona portava quei codini e avrebbe tanto voluto che non fosse lui.

Ancora in preda allo stupore balbettò: «G-Garu?!»

Lui le mostrò un sorrisetto malizioso e le disse: «Ciao Pucca! Ti sono mancato?»

 

 

Angolo dell'autrice:

Salve a tutti,

questa è la mia prima fic su Pucca, e volevo che fosse speciale. Fatemi sapere se vi piace e cosa ne pensate. Tengo molto al parere di chi legge. Appuntamento alla prossima settimana! *w*

From abyss with love

                                                                                     Joy B Rabbit

  
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