Serie TV > White Collar
Ricorda la storia  |      
Autore: Kessi    21/02/2015    1 recensioni
SPOILER FINAL SEASON
Lui ci aveva messo di più, troppo incredulo ma soprattutto troppo addolorato. Il legame che vi univa era strano, non sapevi spiegarlo ancora oggi ma in questo tempo non c’è stato un solo secondo in cui ti fosse mancato.
Un anno dopo, tornando nel tuo attico nel centro di Parigi, hai aperto la porta di casa e l’hai trovato seduto sulla poltrona con una tazza di caffè italiano, ovviamente, sorridente. Ti aveva trovato, di nuovo, ma non ne avevi mai dubitato.
“Come diavolo ti è venuto in mente inscenare la tua morte? Non hai pensato a Mozzie? A quanto ne avrebbe pensato? Non hai pensato a tutte le conseguenze?” ha urlato Non hai pensato a me?
Avevi sorriso: ti erano mancate anche le sue sgridate
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mozzie-Dante Haversham, Neal Caffrey, Peter Burke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




HOME IS WHERE YOU ARE

 

 

Sei a New York, di nuovo.
E’ un amante seducente. 
Sorridi, ricordando le parole del tuo migliore amico, Mozzie.
Ricordi quando te ne sei andato dalla città tre anni fa fingendo la tua morte. Ricordi ogni singolo dettaglio ma ricordi anche di come avessi sparso briciole di pane, piccoli indizi per fare capire alle persone che amavi che tu eri ancora vivo.
Mozzie era stato il primo a capirlo, ne eri sicuro. La sua intelligenza non l’avrebbe ma ingannato. 
Peter invece … Oh, Peter, il buon agente dell’FBI, il tuo migliore amico, al pari con Moz. 
Lui ci aveva messo di più, troppo incredulo ma soprattutto troppo addolorato. Il legame che vi univa era strano, non sapevi spiegarlo ancora oggi ma in questo tempo non c’è stato un solo secondo in cui ti fosse mancato. 
Un anno dopo, tornando nel tuo attico nel centro di Parigi, hai aperto la porta di casa e l’hai trovato seduto sulla poltrona con una tazza di caffè, italiano, ovviamente, sorridente. Ti aveva trovato, di nuovo, ma non ne avevi mai dubitato.
“Come diavolo ti è venuto in mente inscenare la tua morte? Non hai pensato a Mozzie? A quanto ne avrebbe pensato? Non hai pensato a tutte le conseguenze?” ha urlato Non hai pensato a me?
Avevi sorriso: ti erano mancate anche le sue sgridate “E’ proprio perché ho pensato a Mozzie, a te, ad Elizabeth ed il suo bambino che l’ho fatto! L’ho fatto per proteggere tutti voi! L’ho fatto per te” hai subito replicato. Lo avevi visto rilassarsi, mentre cercava di trattenere le lacrime, poi ti aveva abbracciato forte e siete rimasti in silenzio a guardarvi, blu nel nocciola.
Ti aveva pregato di tornare subito in America, ma non era stato un ordine come tuo agente di custodia, ma più una supplica, come un innamorato che prega l’altro di tornare con lui ma tu non avevi accettato.
“Ho ancora delle cose da sbrigare a Parigi, Peter”.
“Ma tornerai, Neal?” anche se sapevi che la sua domanda muta era “tornerai da me?”.
“Sì” avevi risposto sicuro. Saresti tornato.

Hai mantenuto la tua promessa, perché sei un uomo di parola, un ladro gentiluomo, come ti aveva definito una volta Peter.
Respiri l’aria della città ed ascolti le sirene in lontananza: la ninna nanna newyorkese.
Rimani fermo, fuori da quella porta per un altro po’, poi trovi il coraggio di bussare e una donna ti viene incontro.
E’ incerta, incredula “Neal!”.
“Ciao, Elizabeth” le dici sfoggiando il tuo sorriso migliore ed abbracciandola “Mi sei mancata”.
“Anche tu, su, entra”.
La sua casa non è cambiata di una virgola, sempre calda ed accogliente.
Senti delle voci dall’altra stanza, un bambino ed un adulto, molto familiare. Non appena varchi la soglia vedi Mozzie mentre gioca col piccolo Burke di cui non sai ancora il nome.
Il tuo migliore amico ti guarda e rimane in piedi di fronte a te per poi sorridere, facendo sorridere anche te. E’ l’uomo più fedele che tu abbia mai avuto nella tua vita e ogni volta che sorride, ti viene in mente un orsacchiotto di peluche. Non glielo hai mai confessato, per non ferire il suo ego, ma gli avevi detto quanto Teddy Winters fosse un nome da lui. Ti stringe la mano, quasi professionale. Voi due non amate le smancerie ma sai che è l’unica persona al mondo, insieme Peter, a cui affideresti la tua vita.
“Bentornato, Neal” dice solamente.
Il piccolo di casa ti guarda. Ha gli occhi blu, come quelli di Elizabeth, ed i capelli castani, come Peter. Si aggrappa a Mozzie, insicuro ma curioso.
Il tuo amico si inginocchia per arrivare all’altezza del bambino e gli sussurra qualcosa all’orecchio che tu non riesci a capire.
Lo vedi venirti incontro “Ciao, io sono Neal e tu chi sei?”. La sua voce è leggera, delicata ma allo stesso tempo sicura di sè. 
Hai un sussulto al cuore quando senti il suo nome, il tuo nome.
Ti volti verso Elizabeth che ride sotto i baffi, abbracciata a suo marito che ora ti guarda incredulo ma felice. Gli fai un cenno e lui annuisce come per darti la sua approvazione, come a mostrarti il suo orgoglio perché sei stato fedele alla tua promessa.
Torni a guardare il bambino di fronte a te “Anche io mi chiamo Neal, sai?”.
Lui ride “Tu sei Neal Caffrey?”.
“Sono famoso!” dici sorridendogli.
“Sei l’amico del mio papà e dello zio Mozzie! Loro e la mia mamma mi parlano sempre di te!” poi lo vedi cercare qualcosa tra i suoi giocattoli e torna verso di te con un mazzo di carte “Mi fai una magia?”.
“E come?”.
“Il mio papà dice sempre che sei bravo a far sparire le cose”.
Guardi Peter di sottecchi che ora si è seduto vicino a Mozzie ed Elizabeth sul divano. Tutti e tre stanno guardando te e il piccolo Neal.
“Okay, sei pronto?” prendi una carta dal mazzo, una regina di cuori. Lo sventoli di fronte al piccolo per poi farla sparire con un movimento fulmineo. “Et voilet”. 
“Wow!” esclama applaudendoti “Allora sei davvero bravo come dice papà!”.
“Sì, riuscivo anche a far sparire le cose da sotto il suo naso, sai?” chiedi, divertito.
“Davvero?”.
“Sì, un giorno te lo farai raccontare”.
“Non contarci troppo, Neal” sbuffa l’agente dell’FBI per poi venire verso di voi, scompigliando i capelli a suo figlio. “Non imparare troppo da questo ragazzo qua” gli dice Peter, scherzando.
Neal jr, lo chiamerai così da ora in poi, alza gli occhi al cielo, per poi scivolare via da sua mamma che lo prende in braccio.
Peter esce fuori, per le strade della Grande Mela e tu lo segui silenziosamente.
Avete molte cose di cui parlare.
“Allora dovrei sentirmi onorato.” ridacchi “Neal Burke”.
Lui alza le spalle “Spero non diventi un truffatore”. Sembra serio ma vedi che si sta divertendo.
Il vostro solito scambio di battute. E’ come se questi tre anni non fossero mai passati.
“Davvero Peter, come mai hai scelto di chiamarlo come me? Ho sempre pensato che avresti chiamato tuo figlio come un campione degli Yankees, non con il nome di un ladro”.
“Perché Neal?” ti chiede, ma stavolta è serio “Ti credevo  morto, maledizione! Loe credevamo tutti! E tu … sei stato una costante della mia vita per così tanti anni che non potevo accettare di averti perso, così dando il tuo nome a mio figlio.. Tu saresti rimasto con me, in qualche modo” dice duramente ma vedi che si sta trattenendo per non piangere.
“E se diventerà un criminale?” chiedi scherzando per farlo tornare a ridere.
“Tu non sei un criminale. E sarei orgoglioso se diventasse come te. Intelligente, buono e generoso”.
Dio, come ti era mancato.
Lo guardi fisso negli occhi “Grazie”.
Peter abbozza un sorriso, scrollando le spalle e rimanete in silenzio per un po’, come a godervi la presenza reciproca.
Nella tua testa ci sono solo pensieri confusi. Ha chiamato tuo figlio come te, sei onorato, felice. Sei felice di essere tornato, sei felice di aver rivisto Mozzie, Elizabeth, di aver conosciuto il piccolo Neal Jr ma soprattutto sei felice di essere tornato da Peter. Non avresti potuto resistere troppo a lungo lontano da lui, lo sapevi non appena avevi messo piede a Parigi e sapevi che saresti tornato.
Ti fermi per un attimo e Peter arresta il suo cammino.
Le vostre mani si sfiorano, ma nessuno dice nulla.
Lo guardi negli occhi, di nuovo, perché ti era mancato farlo.
“Peter, io …” farfugli ma non finisci la frase. E’ troppo strano, troppo imbarazzante, troppo inspiegabile da dire. Non lo sai nemmeno tu cosa vorresti dirgli.
“Sì, anche io” risponde lui alla tua tacita affermazione e ti salva in corner.
Infondo non sai cosa vi leghi, quale sia la natura del vostro legame. E’ il tuo migliore amico, è come se fosse un padre per te ma anche di più … Non sai come descrivere i sentimenti che provi con lui ma l’unica cosa che sai è che non puoi stargli lontano.
“Andiamo a casa?”
“Andiamo a casa” gli sorride mentre il sole tramonta nascondendosi dietro l’Empire State Builduing.
Questa è casa tua.
Peter è casa tua.


Notes: E' la prima fic che scrivo su questo fandom!
Inutile dire che amo Neal, amo Peter,  Mozzie ed Elizabeth.. Mi sono innamorata della serie e ho divorato tutte le stagioni in meno di un mese!
Amo il rapporto Neal/Peter, la loro amicizia e fiducia che ripongono l'uno nell'altro..
Ho scritto questa fic che è ambientata dopo il finale della stagione, immaginando un ritorno a casa di Neal e ho fatto in modo che il rapporto tra Neal e Peter
fosse lasciato misterioso, quindi può essere una semi slash o un normalissimo rapporto di amicizia!
A voi il giudizio!
Spero recensirete perchè fa sempre piacere!
xx
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > White Collar / Vai alla pagina dell'autore: Kessi