Quella mattina il Campo Mezzosangue era immerso nella calma più completa.
La guerra contro Gea, oramai, sembrava solo un lontano e spiacevole ricordo di quattro anni prima, così come le divergenze che c'erano tra semidei greci e romani. I mostri non erano più un problema come in passato, certo c'erano sempre, ma erano pochi e deboli, perciò era possibile viaggiare da un campo all'altro senza il problema di essere divorati da un segugio infernale di passaggio. Tutto sembrava andare per il verso giusto.
Quella mattina, dopo essersi allenati a dovere, Percy ed Annabeth si erano accomodati fuori dalla cabina 3 a chiacchierare. Hazel si era, letteralmente, addormentata su una sdraio sistemata fuori dalla cabina 13. All'arena Frank cercava di insegnare il tiro con l'arco a Nico, mentre un gruppo di figli di Apollo tentava di evitare le frecce mal scagliate dal figlio di Ade. Jason se ne stava tranquillamente sdraiato sul tetto della cabina 1 mentre Piper parlava con Leo e Calipso all'ombra del portico della Casa Grande. Reyna aiutava Katie Garden a far scendere tre semidei rimasti a testa in giù sulla parete del arrampicata. Clarisse correva dietro Travis e Connor Stoll, con la lancia sguainata, per vendicarsi dell'ennesimo scherzo fatto ai suoi danni dai due figli di Ermes.
Insomma la classica giornata al Campo Mezzosangue. L'unico che in quella mattina, particolarmente calma, sembrava nervoso era Chirone.
Girava per il campo, gettando continuamente lo sguardo verso i confini. Nessuno face molto caso al suo comportamento, finché una macchina nera non si fermò sulla collina. La curiosità fu generale; tutti smisero di fare quello che stavano facendo per poter vedere meglio chi sarebbe sceso dall'auto. Chirone non perse tempo, e si mosse immediatamente; si fermò davanti al pino di Talia, chiaramente agitato. Lo sportello posteriore dell'auto si aprì e ne uscì fuori, con estrema eleganza, una figura con il volto coperto dal cappuccio del lungo mantello blu. La figura oltrepassò i confini del campo e allungò una mano verso Chirone; subito il centauro l'afferrò, prodigandosi in un elegante bacia mano. Insieme discesero la collina, e, ignorando completamente la folla di curiosi che si era venuta a creare, entrarono nella Casa Grande, lasciando l'intero campo nel silenzio più totale.
Chirone e il misterioso ospite non si videro per tutto il giorno, o almeno fino all'ora di cena.
Al suono del corno, tutti i semidei si radunarono per la cena. Dai diversi tavoli il vociare si levava alto, con un argomento comune a tutti: chi era il misterioso ospite di Chirone? La risposta non dovette essere attesa per molto. Il fiume di parole venne interrotto di scatto quando fecero il loro ingresso nel padiglione Mister D, Chirone e il loro misterioso ospite che, finalmente privo del mantello, scopriva il suo volto ai giovani eroi. Un volto gentile e sorridente, ma anche stanco, il volto di chi aveva vissuto e visto tanto. I tre si posizionarono al centro del padiglione; l'ospite fece un passo in avanti, distaccandosi leggermente dagli altri due, e facendo in modo che la luce delle fiamme illuminasse il suo volto, così che tutti poterono ammirarlo. Era una donna sulla cinquantina, il volto bello dai lineamenti dolci, la carnagione chiara, le labbra erano sottili e rosee piegate in un tenue sorriso rassicurante, gli occhi erano di un limpido blu acqua; indossava un lungo abito celeste, dalle maniche lunghe e larghe, stretto in vita da una cintura fatta di fili d'argento; sul capo portava un diadema d'argento, intrecciato tra i capelli neri che le ricadevano in sottili treccine sulle spalle. Girava il capo a destra e sinistra sorridendo a tutti quelli che incontravano il suo sguardo limpido; allargò le braccia, come in segno di saluto, e dalle sue labbra uscì una voce calda e melodiosa, che allo stesso tempo appariva ferma e severa.
- Io sono Lady Viviana, la Dama del lago-...
Angolo autrice:
Questo è il prologo della mia prima storia. Fatemi sapere che ne pensate e siate buoni con me.