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Autore: Eilan21    22/02/2015    6 recensioni
Una bambina. Solo una bambina minuta e dall'aspetto insignificante. E agli occhi di chi non la conosceva a fondo, Gunhild sarebbe potuta apparire perfino una bambina beneducata e rispettosa; ma chi le era vicino sapeva bene che sotto la sua pelle infuriava un fuoco pronto ad eruttare come un fiume di lava in piena, impossibile da prevedere o frenare. Era la maledizione del sangue vichingo, era il dono che sua nonna Gytha le aveva portato in eredità.
Lei è la figlia dell'ultimo re Sassone Harold, lui è un Normanno, il suo peggior nemico. Gunhild dovrà trovare un compromesso tra la lealtà e il cuore.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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Ottobre 1063

Winchester Castle, Wessex, Inghilterra

 

Una bambina. Solo una bambina minuta e dall'aspetto insignificante. E agli occhi di chi non la conosceva a fondo, Gunhild sarebbe potuta apparire perfino una bambina beneducata e rispettosa; ma chi le era vicino sapeva bene che sotto la sua pelle infuriava un fuoco pronto ad eruttare come un fiume di lava in piena, impossibile da prevedere o frenare. Era la maledizione del sangue vichingo, era il dono che sua nonna Gytha le aveva portato in eredità.

Ed era quello che sua nonna le ripeteva sempre, le sere in cui, di fronte al fuoco, le raccontava dei suoi antenati; del suo bisnonno Thorgil, e della penisola di ghiaccio e neve dove era nata e cresciuta, prima di attraversare il mare per sposare suo nonno. Raccontava anche a sua sorella Gytha, che la seguiva con occhi adoranti illuminati dal bagliore del fuoco, seduta su una pelliccia stesa a terra. Ma era lei che sedeva sulle sue ginocchia, lei che aveva il permesso di interromperla con le sue domande impertinenti; sua sorella portava il nome della loro nonna, ma era lei, Gunhild, la sua preferita, la piccolina di casa. Era stata chiamata così in onore della sorella di suo padre, Gunhilda, una monaca.

Quella sera d'inverno dell'anno 1063, nella sala grande del castello di Winchester si stava svolgendo questa esatta scena, con la differenza che era presente anche il fratello di Gunhild, Magnus, seduto di spalle su uno sgabello di legno. Fingeva di essere troppo grande, con i suoi dodici anni, per ascoltare ancora storie attorno al fuoco, ma in realtà non perdeva una parola. Sua madre Edith ricamava in un angolo del grande salone insieme alle sue ancelle e alla sua dama, e guardava fuori, scrutando il buio fitto della notte attraverso le strette feritoie che si parivano nei muri di pietra massiccia del castello. Gunhild intuiva cosa stesse aspettando sua madre: aspettava il ritorno del Conte di Wessex. A dispetto della sua giovane età, Gunhild si rendeva conto che sua madre amava suo padre, lo amava ancora moltissimo, nonostante stessero insieme da più di quindici anni. La madre di Gunhild possedeva una bellezza fuori del comune: Edith la Bella, o Edith Collo di Cigno, questi erano i soprannomi con cui era conosciuta Lady Edith del Wessex. E in effetti sua madre ricordava davvero un cigno, con la sua pelle candida, il lungo collo elegante, gli occhi color acquamarina e i capelli di un biondo molto chiaro: era facile, guardandola, comprendere perché suo padre non avesse mai voluto un'altra donna.

“Nonna Gytha!”, esclamò Gunhild scendendo dalle ginocchia della nonna, non appena questa ebbe terminato il suo racconto. “Un giorno sarò come nonno Thorgil: un vero guerriero vichingo”. E, dicendo questo, la bambina si mise in una posa che a lei sembrò marziale, la mano sul fianco e l'altra a reggere un immaginaria lancia. Magnus non resistette e scoppiò a ridere.

“Tu sei una femmina”, la sbeffeggiò, con una punta di malignità, “le femmine non vanno in guerra, non combattono, non portano armi... stanno solo a casa a partorire figli!”

Gunhild sapeva bene che Magnus amava stuzzicarla e sapeva anche che non avrebbe dovuto prendersela, ma l'umiliazione di essere stata derisa era troppo forte. Il suo sangue vichingo, la sua maledizione, prese il sopravvento e la bambina si gettò contro il fratello, che improvvisamente cessò di ridere. Gunhild era solo una bambina, è vero, ma Magnus sapeva che la sorella minore era capace di procurargli molti fastidi quando era arrabbiata. I due rotolarono sul pavimento tra gli strilli di Edith, che mandò subito la sua dama a separarli, proprio mentre Gunhild tentava di graffiare Magnus. Edith non amava sporcarsi le mani, era una perfetta signora lei, anche se era figlia di un semplice signorotto di campagna. Emma, la dama di compagnia, divise i due bambini rimproverandoli per il loro comportamento.

“Soprattutto voi, Lady Gunhild! Vergogna! Voi che dovreste essere un esempio di come si comporta una signora...”, stava dicendo l'anziana dama, il tono irato e scandalizzato.

“Lasciatela stare”, ordinò nonna Gytha a voce bassa, ma in tono talmente autorevole che Emma lasciò immediatamente il braccio di Gunhild. “Dio sa che soprattutto le donne devono essere combattive, forti e determinate se vogliono proteggere se stesse in questo mondo.” Gunhild si rifugiò in braccio alla nonna, umiliata ma non sconfitta, incrociando le braccia all'altezza del petto. Ora sapeva che lei era dalla sua parte, che sua nonna le avrebbe permesso di essere ciò che era. Sua madre, che aveva seguito la scena con occhi preoccupati, ora osservava la suocera. Era consapevole che, anche se Gunhild era sua figlia, non poteva competere con lei. Gytha proveniva da una stirpe di nobili e reali, era una gran dama, una signora. Ed Edith non aveva polso, né autorevolezza: era solo la figlia di un piccolo Lord di campagna e Gytha aveva il sangue dei vichinghi nelle vene. Al sicuro tra le braccia di sua nonna, Gunhild fece una boccaccia al fratello, mentre Edith riprendeva a guardare dalla finestra con un sospiro, gettando indietro le trecce bionde. Suo marito non poteva essere lontano.

 

Il padre di Gytha, Harold, Conte di Wessex, dell'East Anglia e di Hereford era il nobile più potente d'Inghilterra. Il suo primo titolo, Conte di Wessex, lo aveva ereditato alla morte di suo padre Godwin dieci anni prima; il secondo titolo, Conte dell'East Anglia, gli era stato concesso in virtù del matrimonio di sua sorella maggiore Edith con Re Edoardo, quasi vent'anni prima. E l'ultimo gli era stato assegnato qualche anno prima, quando avevo preso il posto di suo padre a capo dell'opposizione alla crescente influenza normanna in Inghilterra.

Tutte queste cose a Gunhild le avevano spiegate con pazienza i suoi fratelli maggiori, i gemelli Godwin ed Edmund, che avevano quattordici anni. Lei era la piccolina di casa, ultima di cinque figli, e tutti avevano molta pazienza con lei, tranne forse suo fratello Magnus, che era sempre stato di carattere difficile e con cui Gunhild si scontrava spesso.

 

Il conte Harold tornò pochi giorni dopo e al castello si tenne un grande banchetto per festeggiare il suo ritorno e la sua vittoria. Dopo un anno di campagna militare in Galles, Harold era tornato vincitore, avendo sconfitto e ucciso il sovrano del Galles, Gruffydd ap Llywelyn. Gunhild, nonostante i suoi otto anni, si chiese come si potesse festeggiare la morte di un uomo che non aveva fatto altro che difendere il proprio paese, ma non trovò risposta né la chiese. Lei e sua sorella Gytha se ne stavano nella loro stanza, sotto la sorveglianza della loro balia, che però dormiva della grossa su una sedia. I bambini erano considerati troppo piccoli per prendere parte alla festa che si teneva nella sala dei banchetti. Perfino i gemelli erano stati condotti via dal loro pedagogo. Anche da lassù, dalla loro stanza nella torre, Gytha e Gunhild udivano la musica e le risate provenienti dal basso e non riuscivano a dormire.

“Dormi, Gunhild?”, chiese improvvisamente Gytha, alzando la testa dal cuscino.

“Non ci riesco”, ammise lei, intenta a fissare il soffitto ad occhi aperti. “Credi che mamma sia contenta del ritorno di nostro padre?”

“E' contenta soprattutto di poter restare in Inghilterra.”

“Che vuoi dire?”

“Tu non eri ancora nata e nemmeno io, ma per nostra madre è stata dura lasciare l'Inghilterra al seguito di nostro padre e di nostro nonno, dodici anni fa. Era incinta di Magnus allora e infatti lui è nato in esilio, in Irlanda...”

“Sono stati via molto?”

“Solo un anno. Nonno era troppo potente perché potessero tenerlo lontano dall'Inghilterra per molto tempo.”

Il loro nonno Godwin aveva avuto un violento scontro con suo genero, il re Edoardo, quando si era rifiutato di obbedire all'ordine di punire gli abitanti di Dover che si erano rivoltati all'arrivo di Eustachio II di Boulogne, cognato del sovrano. Edoardo aveva reagito esiliando Godwin che aveva dovuto lasciare il paese nel settembre del 1051, accompagnato dalla moglie e dal figlio Harold con tutta la sua famiglia. Era stato Harold ad aiutarlo, un anno più tardi, a rientrare nelle grazie del re e a riottenere tutti i titoli e le terre che gli erano stati tolti.

“Nostra madre non vuole più andare in esilio, vero Gytha?”, domandò Gunhild, dopo un attimo di riflessione.

Gytha le sorrise al buio, dall'alto dei suoi dieci anni.

“Certo che no, sciocchina! Mamma, è un'inglese tutta d'un pezzo. Non sta bene da nessun'altra parte. Non è come nonna Gytha.”

 

La notte del ritorno di suo padre dal Galles, Gunhild comprese finalmente che la sua non era una famiglia come le altre, e che di conseguenza la loro vita – la vita di tutti loro - non sarebbe stata tranquilla e normale come quella degli altri. Suo padre deteneva un potere secondo solo al re in Inghilterra; aveva sposato sua madre, sì, ma solo secondo la More Danico, la legge danese, e il loro matrimonio non era riconosciuto dalla Chiesa. Tuttavia Godwin, Edmund, Magnus, Gytha e Gunhild erano considerati figli legittimi e Godwin era l'erede di suo padre. La loro zia, Edith, era la regina d'Inghilterra, e per finire c'era il sangue della loro nonna, metà danese e metà vichingo, a complicare il loro retaggio, e le sue connessioni con la monarchia danese, perché suo fratello Ulf aveva sposato la figlia del re di Danimarca Sweyn I divenendo il padre dell'attuale re Sweyn II. No, decisamente non erano una famiglia come le altre, e negli anni a venire Gunhild avrebbe maledetto più d'una volta il suo rango, il suo titolo, le sue parentele reali.






Angolo Autrice: Ciao a tutti! Ci ho pensato molto prima di pubblicare questa storia che avevo in mente da un po'. Come avrete capito parlo di personaggi storici realmente esistiti, a parte alcuni personaggi minori che per forza di cose ho dovuto immaginare, quindi spero di essere riuscita a renderli in maniera rispettosa (dopotutto trattandosi di personaggi reali ci tengo molto a non stravolgerli). Ovviamente data la scarsità di notizie sulla mia protagonista, Gunhild, molte cose ho dovuto inventarle. Ma laddove ho trovato un avvenimento storico potete stare certi che gli sono rimasta fedele.^^ Spero che la storia possa interessarvi e di tornare presto con il secondo capitolo. Se vi va lasciatemi una recensione, anche negativa se credete... le critiche costruttive sono sempre bene accette!

 

 

 

   
 
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