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Autore: Molly182    22/02/2015    1 recensioni
«Perché non mi hai mai detto che il tuo vero nome è Thomas?»
«Perché non me l'hai mai chiesto…»
«Spiegami perché avrei mai dovuto chiederti se quello fosse il tuo vero nome?»
«Perché pensavo che mi avessi riconosciuto»
«È piuttosto difficile vedere chi ho davanti, sai?», mi disse mentre stava riempendo due tazze di caffè caldo. «Soprattutto se il locale ha luci basse e quello che mi sta davanti ha un maledetto cappello che gli copre metà volto»
«Hai ragione», le dissi ridendo e appoggiando il cappello sul ripiano.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chapter fifteen.
Now we can see! What do we need? We should need nothing, nothing at all!
 
Un’auto veloce, un paesaggio indefinito che scorreva fuori dai finestrini, la voglia di una persona che cresceva ogni chilometro che si avvicinava a quella città.
Tre mesi volavano se eri una rockstar, ma non per me che restavo in attesa di quel ragazzo. Giorno dopo giorno a contare quanti ne mancassero per rivederlo.
Se la “me” di un anno fa guardasse la “me” di adesso, quest’ultima rischierebbe di essere picchiata dalla prima. Non mi sarei mai immaginata che una cosa del genere potesse accadere. Innamorarmi non era mai stato uno dei miei primi pensieri. All’amore non ci avevo mai pensato seriamente visto gli sfortunati eventi che erano capitati nella mia famiglia, non siamo mai stati fortunati in questo campo. Eppure, questa volta, iniziavo davvero a pensare che per me c’era una speranza, che potevo rompere la maledizione degli Steward.
A causa del tour, del fuso orario e dei vari impegni, sentirsi era diventato quasi impossibile. Ci eravamo ridotti a qualche messaggio durante la giornata e a ricevere il buongiorno quando si stava per andare a letto.
Tutto ciò però era sopportabile, almeno lo rendeva meno pesante il fatto che a giorni Thomas sarebbe tornato e che lo avrei ritrovato di nuovo a gironzolare per casa mia o ad ascoltarlo suonare nel suo salotto, mentre cercava di comporre qualcosa di nuovo.
Era solo questioni di giorni, di ore, e tutto sarebbe tornato alla normalità, sempre se si sarebbe potuta chiamare normalità quella di avere un fidanzato stupido che era bloccato ai tempi del liceo. La sua stupidità però non era una di quelle negative, era il suo modo di essere simpatico e gli riusciva piuttosto bene, era uno dei pochi che mi faceva ridere di gusto, fino a farmi lacrimarmi gli occhi. Apprezzavo questa sua qualità, questa cosa del “non prendere troppo sul serio la vita”.
 
Un’altra giornata di lavoro era finita. Rientrare a casa era la cosa che volevo di più al mondo.
«Buonasera», disse qualcuno alle mie spalle.
«Sera», risposi distratta non alzando gli occhi dalla posta che avevo ricevuto.
Ero entrata dal portone e stavo percorrendo il cortile, avevo appena superato la fontana quando la stessa voce disse: «Cassy-Doo?», mi voltai.
Solo una persona mi chiamava così.
«Ehi», disse con uno dei suoi soliti sorrisi obliqui che riuscivano a scioglierti cuore, mente e ovaie. Le fotografie non dimostravano quanto fosse sexy dal vivo, quanto ogni cellula del suo corpo trasudasse bellezza.
I suoi capelli erano cresciuti di qualche centimetro, perennemente spettinati e coperti da quel berretto nero. I jeans strappati sul ginocchio erano gli stessi che mi ricordavo. La maglietta che indossava era quella che mi avevo utilizzato io la mattina che mi aveva nascosto i vestiti. I borsoni per terra erano quelli che mi dimostravano che era davvero tornato.
«Tom, che ci fai qui?»
«Abito qui»
«In verità questa non è casa tua»
«San Diego lo è»
«Va bene, ma non hai ancora risposto alla mia domanda», dissi restando a distanza, non riuscivo a credere che fosse tornato. Che fosse realmente lì davanti a me. «TI aspettavo settimana prossima»
«Anch’io, ma a quanto pare ho capito male i giorni e quindi eccomi qui… Sorpresa!», disse enfatizzando l’ultima parola e aprendo le braccia. Non pensai neanche un secondo. Corsi immediatamente tra le sue braccia che mi strinsero forte. Rischiammo di finire nella fontana a causa del mio impulso di stringerlo forte.
«Diamine!»
«Che c’è?», disse passandomi una mano tra i capelli mentre con l’altra cercava di tenermi in braccio. «Tutto apposto?»
«Sì, certo», gli sorrisi.
«Sicura?»
«Sono solo felice di rivederti», continuai a dire senza smettere di sorridere, contagiandolo. Fu questione di secondi e anche le sue labbra s’incurvarono per poi avvicinare il mio viso al suo e finalmente baciarmi.
Un bacio atteso tre mesi. Non volevo staccarmi dalle sue labbra neanche per respirare.
Eppure fui la prima a farlo.
«Quindi sei tornato?», gli chiesi non smettendo di sorridere.
«E non me ne vado tanto facilmente»
Rimasi qualche istante a osservarlo. A osservare ogni parte del suo volto. Era esattamente come me lo ricordavo, nulla era cambiato.
Mi sarei svegliata con lui al mio fianco ogni mattina da ora al prossimo tour. Non sapevo quando sarebbe stato organizzato o quando sarebbe stata la prossima partenza, per ora mi bastava questa certezza ed era tutto quello che volevo al momento.
Mi dimenticai la stanchezza e la voglia di tornare a casa. Avevo lui tra le mie braccia e sulle mie labbra. Il suo profumo aveva riempito i miei polmoni e annebbiato la mia mente come solo lui era capace di fare.
Ero completamente abbandonata a lui.
«Che ne dici di salire?»
«Pensavo che non me lo avresti mai chiesto».
E lo sarei stata per sempre.
Fin.
N/A: Ed eccoci qui alla fine di questa storia.
Onestamente l'ho dovuta tagliare perchè mi ero un po' stufata, quindi mi dispiace se qualcuno si aspettava di più e vi ringrazio se siete arrivati fin qui a leggere questo calvario hahahah.
Comunque, a bando le ciance, vorrei ringraziare enormemente
 staywith_me che mi ha supportato capitolo dopo capitolo incentivandomi (inconsapevolmente) ad andare avanti :)
Grazie mille.
Alla prossima.
Molly
   
 
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