Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
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Autore: DreamAngel24    22/02/2015    1 recensioni
I pettegolezzi. Chi non ne ha mai messo in giro o piu' facilmente sentito uno? A scuola quanto in tv, su persone normali quanto su idoli e attori famosi, ormai sono all'ordine del giorno soprattutto fra le ragazze. Peccato che a causa di questi discorsi dalla verita' fondata quanto infondata, il povero Ryoga Kamishiro si sia ritrovato a perdere dieci anni di vita di colpo. Ma come e' successo? Diciamo che e' iniziato tutto con uno stomaco impaziente...
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rei Shingetsu, Rio, Ryoga/Shark, Un po' tutti, Yuma/Yuma
Note: Missing Moments, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender, Triangolo
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RUMORS

Yuma sbuffo' annoiata andando ad affondare la faccia sulla superfice liscia e pulita a forza - dati i tentativi dei dirigenti scolastici di cancellare i vandali segni di studenti nuovi e vecchi - del banco. Altri cinque minuti e quella maledetta campanella si sarebbe finalmente decisa a suonare annunciando l'inizio della ricreazione. Difficilmente, come tutti ben sapevano, era in grado di odiare le cose, gli animali e le persone, pero' non poteva fare a meno di odiare qualsiasi essere vivente, e non, che si mettesse tra lei e un bel panino o qualsiasi altro materiale commestibile. Una volta era stata capace di lanciare Flip nella fontanella per aver osato rubargli la ciambella - tanto desiderata, come sempre - del venerdi', gentilmente procurata dalla sorella, di fronte alla possibilita' di negarne una alla sua collega Denise - la sorellina aveva visto cuscini ridotti in polvere a causa di quel nome. Fissava quella rotonda massa di chi sa quale componente metallico con fare assassino. Perfino il professore resosi conto del suo sguardo aveva deciso di dare ai ragazzi qualche minuto di svago prima dell'uscita, che, senza richiesta scritta dello stesso professore al preside, purtroppo, non poteva essere anticipata in alcun modo. Rigiro' la testa sul banco andando a sbattere prima la guancia destra e poi la sinistra sulla superficie e cosi' via, trattenendosi dallo scoppiare in una crisi isterica. I suoi amici la fissavano con fare di resa: quella ragazza era senza speranze.

<< Cosa succede a Yuma-chan? >> chiese ad un certo punto Rei spuntando all'improvviso da sotto il banco come una marmotta dalla tana scavata nella terra.
<< La tua campionessa ha uno stomaco che non solo e' senza fondo ma che e' anche largo quanto lo stesso globo terrestre. >> disse Bronk ridendoci sopra.
<< Non e' divertente Bronk! Non vedi come sta soffrendo poverina! >> esclamo' Cathy con il suo solito tono da amichetta del cuore facendo alzare gli occhi, infastidita, alla verde.
<< Sto' per mangiarmi il banco... >> piagnucolo' Yuma.
<< Esagerata. >> esclamo' Tori mettendosi una mano tra i capelli.
<< Per fortuna tra non meno di un minuto potro'... >> disse Yuma sorridente iniziando a frugare all'interno della sua cartella, prima di paralizzarsi in una smorfia di dolore e terrore lancinante << Ma?! Ma?! Ma?! >>

La ragazza inizio' a rovistare all'interno di quel piccolo anticavo di cuio con entrambe le mani con fare epilettico affondandovici sempre di piu' le braccia, nonostante la sua lunghezza non fosse che un mezzo di quella dell'arto in questione, fino al disperato tentativo di ficcarvici dentro la faccia. Tratteneva le lacrime a forza mentre i sintomi di un infarto si facevano largo tra il dolore provocato dallo stomaco in subbuglio e quello dello staccarsi delle sue povere braccia dai resti di carammello appiccicoso, o di qualsiasia altra sostanza zuccherosa si trattasse, che gliele stava arrossando a suon di strappi, che avrebbere influenzato di sicuro in futuro la sua decisione di farsi o no la ceretta. Giro' la cartella facendole fare su e giu' con una forza tale da provocare un terremoto sufficiente a far chiudere la scuola per un mese per riparazioni - inutile dire che tutti i suoi compagni di classe stavano controllando, supplicanti, i muri, in attesa che anche la piu' che minima crepa gli desse il permesso di darsi alla fuga verso la liberta'. I quaderni e i fogli seguiti dalle mille penne e matite - ottenute in prestito un anno prima e, senza alcuna malizia, mai restituite - si andarono a schiantare contro il pavimento colpendo i piedi dei suoi amici, precedentemente radunatosi attorno a lei pronti a darle l'estrema unzione in caso di morte improvvisa, per poi adagiarsi creando un tappeto di materiale cartaceo e di plastica, che qualche svitato avrebbe potuto scambiare benissimo per arte moderna o pop-art. Ma qual'era la causa di questo improvviso attacco di follia e maniacale brutalita' nei confronti delle proprie materialita' scolastiche? Semplice. La sconcertante realizzazione, confermata da tutti e quattro i sensi, che il panino o qualsiasi altra cosa la sorella e la nonna, incartandole e consegnandole con un bellissimo fogliettino riportante la scritta " merenda ", le avevano fatto bramare per tutti quegli ansiosi e corrosivi minuti non era nella sua cartella, dove avrebbe dovuto essere. La sua vita gli stava passando davanti in un impeto di dolore ossessivo, quasi la morte le stesse per fare capolino. Ma sicuramente, resasi conto della situazione reale e dell'esagerazione attuata, anche lei sarebbe rimasta insicura e paralizzata sul da farsi prima di rendersi conto di aver lucidato a forza la falce per niente. La corvina si tiro' i capelli disperata digrignando i denti mentre i gemiti di rabbia e il languore dello stomaco facevano da sottofondo musicale, per completare quella scena di infantile sofferenza - altri termini per descriverla non esistono - che stava riducendo ai minimi storici quel poco che restava della sua femminilita' e compostezza, anche se molti ne avrebbero negato l'esistenza dato il soggetto. Le voci preoccupate quanto derisorie dei suoi amici le arrivavano ovattate. Se non avesse mangiato al piu' presto qualcosa sarebbe entrata in un coma precoce che sicuramente avrebbe fatto felici quanto dispiaciuti e umiliati per la facilita' con la quale avrebbero potuto affrontare l'operato, i Bariani, dei quali solo uno - o forse no - ne avrebbe provato dispiacere. Pensare ai suoi nemici pero' non la distraeva per niente, infatti Vector ci avrebbe provato gusto nel vederla soffrire in quel modo esilarante anche di piu' di quanto avrebbe potuto ricattandola con una qualsiasi mollica o briciola in cambio di favori che piu' che far rizzare i capelli ad Astral o a qualche altro spirito dalla pelle cristallina avrebbero provocato l'ira di quel disgraziato e incosciamente non corrisposto di Shark, che avrebbe dato fuoco all'intero universo pur di vedere l'alieno dalla pelle grigia con il cranio insanguinato conficcato nella superfice ardete del sole.

<< Hai dimenticato la merenda da qualche parte non e' vero? >> chiese Tori con il sopracciglio ricevendo come risposta un farfugliamento incomprensibile e carico di angoscia strozzata.
<< Credo abbia detto di si. >> affermo' Flip stuzzicandola con la penna senza ricevere la piu' che minima reazione emotiva o corporea.
<< Ma dove hai la testa?! >> esclamo' la verde devastata.
<< Secondo me nello stomaco... >> disse secco Bronk.
<< Cio' spiegherebbe molte cose... >> disse Carshwell << Probabilmente gran parte del suo cervello e' gia' stata erosa dai succhi gastrici. >>
<< Uffa! Smettetela di essere cosi' cattivi con Yuma! >> esclamo' la grigia infastidita mostrando gli artigli.

Era la fine. Le psinapsi si riducevano sempre di piu'. Senza zucchero - sia sotto succhi gastrici che non - il suo cervello e la maggior parte del suo corpo si sarebbero spenti per poi cadere a terra come l'ultimo televisore che sua sorella aveva voluto comprare - ringraziando il cielo quel giorno il postino era arrivato con qualche minuto di ritardo evitando una pensione inaspettabilmente anticipata. Sentiva le palpebre deboli. Avrebbe voluto chiamare lei stessa il nemico per avvisarlo della propria dipartita per dargli almeno un minimo di dignita'. Ma a quanto pare non ne avrebbe avuto bisogno.

<< Se hai fame... Io ho un panino nell'armadietto della palestra. >>

Sgrano' gli occhi di colpo. Le pupille si erano ridotte a delle fessure millimetriche mentre la bocca, ansi l'intero volto, perdeva espressivita' quasi fosse stata una statua di pietra. Furono secondi impercettibili e il povero arancione si senti' tirare dal colletto e portato ad una vicinanza inquietante quanto malparliera, che aveva terrorizzato quanto richiamato l'attenzione dei presenti come se il corpo e l'azione improvvisa della ragazza gli avesse ricordato uno di quei film dell'orrore nei quali il cadavere del defunto, novello zombie, si alza di scatto afferrando il braccio dei presenti con i denti marciti di colpo. Occhi negli occhi. Naso contro naso. Fronte contro fronte. L'arancione non aveva mai rischiato un infarto cosi' evidente in tutta la sua vita. Gli mancava il fiato mentre la paralisi completa del corpo gli rendeva impossibile non concentrarsi su quegli occhi impassibili e privi di razionalita' umana che lo stavano sgrutando fin oltre le vene facendolo sudare a freddo.

<< Tu. Hai. Un. Panino. Nell'armadietto. Della. Palestra? >> sussurro' impassibile la giovane scandendo parola per parola mentre la possibilita' di un esorcizzazione si faceva sempre piu' ridicola e inclinata alla ricerca di un paletto di frassino da ficcarle nel petto senza rimorso.

Il povero e innocente scolaro dal carattere solare sentiva i singoli fili della stoffa del suo colletto spezzarsi l'uno dopo l'altro sotto l'effeto di una forza animale e nascosta che si trasmetteva dalle dita marmoree della corvina statuaria mentre le labbra rosee che avevano scandito con freddezza omocida quella semplice e innocente domanda si trasformavano da un oggetto del desiderio - e pochi sotto interrogatorio avrebbero avuto la capicita' di negarne l'evidenza - tipico del repertorio femminile in una lama affilata pronta a tagliargli la testa approfittando della cavita' della bocca per renderlo simile ad una di quelle malionette di legno inquietanti alle quali la cavita' orale circoincide il capo. A stento riusciva a riconoscere quella creatura adorabile e ammirabile, che seguiva come un cucciolo di Labrador con il guinzaglio lento e che molti avevano osato sottovalutare in duello quanto in campo sentimentale. Eppure era lei e quella reazione inappropriata e da disastro nucleare lo confermava al meglio.

<< S-si... >> rispose curioso e preoccupato allo stesso tempo chiudendo gli occhi di getto come quei ragazzi che, presi da un culmine di rabbia e fastidio, avendo accusato la propria fidanzata di essere ingrassata, sono pronti a ricevere - per niente mascolinamente - una cinquina sulla guancia buona.

Qualche millisecondo piu' tardi, riecheggiato il suone della campanella, non fu piu' in grado di percepire il pavimento con i piedi mentre un vento leggero e improvviso, accarezzandogli il viso, lo convinceva ad interrogarsi su chi avesse aperto le finestre dell'aula facendolo entrare. Fu solo aprendo gli occhi nel sentire le vene presso il polso riempirsi di sangue per via di una pressione sempre piu' forte, che si rese conto di trovarsi a circa tre metri da terra tirato a forza per il braccio da una corvina sbavante di rabbia e fame i cui freni inibitori avevano esalato l'ultimo respiro possibile nel sentir pronunciare la parola " panino ". Yuma svolto' velocemente imboccando le scale sotto lo sguardo scioccato e divertito di alcuni studenti che uscendo dalle loro classi si stavano incamminando verso l'ipotetico gruppo di amici piu' vicino. Almeno per una volta non sarebbe stata lei quella incline agli infarti.

Passo dopo passo il tutto si faceva sempre piu' noioso. L'anno precedente era abituato ad appartarsi nei luoghi piu' nascosti o posizionarsi in quelli piu' frequentati dagli studenti piagnucolosi come sono soliti fare tutti i bulli che si rispettano. Farsi invisibili e far desiderare agli altri di esserlo. Da quando Yuma aveva fatto capolino nella sua esistenza, le cose non erano affatto cambiate - passare il tempo con i suoi amichetti non era certo nella sua lista delle cose da fare prima di tirare le cuoia o per fare felice la corvina - solo che, come se fosse stato come a vecchi tempi, il nascondersi si era trasformato in un vero e proprio gioco, una specie " nascondino ". Ovunque andasse, lei lo raggiungeva. Ovunque si appartasse, lei lo scovava con il suo solito sorriso infantile e vittorioso. Quel farsi tanare - e nessuno avrebbe dovuto anche solo percepirlo - lo rendeva felice. Si sentiva cercato. Si sentiva desiderato. Messo su un podio, come solo la necessita' di qualcuno di tenerti sott'occhio puo' dare - bambini viziati, fidanzate scostanti e delinquenti appassionati l'avrebbero confermato con lauto gesto del capo. Pero' le cose erano cambiate definitivamente da quando Rio si era svegliata. Ovviamente non dava a quel tanto desiderato evento la colpa di quell'allontanamento piu' marcato, pero' la mancanza delle attenzioni della corvina, gia' non fosse stato abbastanza dividerla con Kaito - il qualche con la carta del fratellino affezionato gli aveva aumentato l'acidita' fino a raggiungere livelli ingombranti perfino per l'oceano - e Astral - verso il quale, riuscendo finalmente a distinguerne i contorni, non poteva fare altro che provare invidia, data la sua perenne possibilita' di affiancarsi alla ragazza dai capelli ebano -, si faceva sentire di piu' di quanto fosse in grado di sopportare sia corporalmente che internamente. La sorella di per se', fin dal primo giorno in cui aveva rivisto Shark e conosciuto la spensierata Yuma, aveva tradotto all'istante gli atteggiamenti particolareggiati del fratello - quali sorrisetti accennati, sguardi furtivi, rossori improvvisi e molti altri meno comuni - in quello che non poteva essere altro che una bella " sbandata " per la piu' piccola. La cosa l'aveva in un primo momento sorpresa - tanto che era sicura di essere ancora in coma e di star dormendo come un angioletto in attesa della venuta di un unicorno -, successivamente incredula - ma cosciente della realta' della situazione - e infine divertita dalla goffaggine del povero ex-bulletto di strada quanto dalla possibilita' di rendergli la vita un inferno. Se c'era una cosa nella quale Rio Kamishiro era sempre stata maestra era quella di tormentare con attenzione minuziosa e dettagliata il gemello fino a farlo svenire con il sangue ad imboccargli senza controllo le vie del cervello - gia' assai danneggiato di suo, secondo la blu - o momenti interminabili di soffocamento con bevande, cibo o perfino aria. Colta l'occasione aveva iniziato con un paio di domande innocenti e giustificate dalla mancanza di " coscenza " di qualche giorno prima, pero' appena messo di nuovo piede nell'edificio scolastico aveva iniziato a dare i primi segni di minaccia con domande sconvenienti e imbarazzanti, le cui risposte, se non riguardavano direttamente la corvina, non potevano che dare la sua immagine sbiadita dal fallimento quanto dalla mancanza di coraggio di affermare i propri sentimenti e la sua proprieta' sulla dolcissima e ignara Yuma. Anche lei veniva tempestata di domande, ma innocente com'era non era in grado di dedurne i fini inpietosi - se cosi' vogliamo definirli - e sopprattutto le risposte verso le quali erano mirate, per quanto sincere potevano essere, non potevano che essere maggiormente travisate, selezionate o tagliate mantenendo - comunque e il piu' possibile - la verita' sulla quale erano fondate. La ragazza dai capelli bicolori sui toni freddi si informava in giro, solitamente estorcendo informazioni con un sorriso a Bronk e con esilarante e femminile complicita' a Tori - con la quale non poteva che sentirsi in sintonia -, e certe volte la seguiva per trovare un qualsivoglia motivo in grado di metterlo in agitazione approfittando anche delle foto fatte da lei - con consapevolezza della minore - quanto dalle sorelle di alcune sue compagne di classe, anche loro minori di uno o due anni - quindi coeatane quanto compagne di classe della Tsukumo. Stare vicino a Yuma, ormai, non si trattava d'altro che di condannarsi ad una serie di occhiolini e ammiccamenti irritanti quanto efficaci, come un " teaser ", di provocargli infarti improvvisi e arrossamenti preoccupanti.

Allora? Che cosa poteva fare durante la ricreazione per passare il tempo prima di tornare a guardare in modo apatico e disinteressato la lavagna? Finire nelle mani della propria sorella maniaca garantendosi una morte precoce o mettersi a girare come un gatto vagabondo lungo i corridoi sperando di non essere seguito da quel chiwuawa idrofobo e sempre pronto ad umiliarlo come solo un parente o una donna sono in grado di fare? Ovviamente la prima. Solo i folli, i coraggiosi o gli idioti - di prima categoria - avrebbero scelto la seconda, e lui non era nessuno di quelli -anzi non lo era abbastanza. Non che il passeggiare fosse cosi' appagante e tranquillo ma sicuramente era meno arduo da affrontare. Uno dei pochi aspetti negativi di quella scelta - e in confronto all'altra erano veramente pochi - erano le ragazze che da lotano intravedeva con gli occhi, ridacchiare e confabulare ai lati delle porte delle aule.

Quelle portatrici di scandalo e umiliazione erano cosi' maligne e dagli occhi vispi e affamati, che era davvero difficile non scambiarle per uno stormo di avvoltoi in cerca di canaglie quanto per un branco di volpi a caccia di cerbiatti. Appostate come rapaci - come fanno solitamente le vecchiette di paese - scrutavano il corridoio e gli ignari, quanto consapevoli, studenti - di qualsiasi, eta', sesso e religione - che vi passavano confrontandosi nel dirne vita, morte e miracoli con sorrisi sagaci e ghigni simili a quelli dei demoni tentatori o delle personificazioni dei vizi. Congreghe di streghe dagli imprevedibili poteri psichici e mediatici: ecco che cos'erano. Gli mancavano solo le scope e il pentolone pieno di vomito di rospo e zampe di cavallette marinate nella saliva di troll, e piu' passava per quei corridoi e piu' era tentato dal procurarglieli. In realta' non se ne curava, poi, cosi' tanto: ognuno ha la sua vita e puo' passarla e sprecarla come meglio desidera ( affermazione che sicuramente la corvina non aveva capito quando lo aveva conosciuto, ad un punto tale da cambiargli completamente la vita ). Pero' quel giorno non poteva fare altro che notare l'incredibile tempismo delle loro chiacchiere e risate diaboliche e sommesse al suo passare. In un primo momento volle cercare, in tutti i modi, di far destare le proprie attenzioni da una qualsiasi altra cosa, ma, purtroppo - maleddetto il suo udito troppo fino - sentito quel nome riecheggiare tra la mano e l'orecchio di due di esse non pote' fare altro che bloccarsi di botto con gli occhi sgranati e il cervello in tilt lasciando che tutti i suoi sensi si concentrassero' su quelle cinque ochette acconciate alle quali stava dando le spalle. Aguzzo' le orecchie quanto piu' poteva mentre, immobilizzato al centro del corridoio, non veniva considerato o avvistato quasi si fosse trasmormato in un fatasma.

<< Tsukumo-chan?! Quella dei primi anni? >>
<< Si! Si! Quella che ha vinto il " World Duel Carnival ". >>
<< Sapevo gli andassero dietro di nascosto alcuni dell'ultimo anno e quel... Come si chiama... Ah si! Shark! >>

Inutile dire che al sentirsi nominare si apparto' al piu' presto ma il piu' vicino possibile maledicendo la sorella e il suo chiacchiericcio impertinente.

<< Quel bulletto convertito?! Non ci credo! >>
<< Me lo ha detto sua sorella, quindi ci credo! >>

" Come volevasi dimostrare... " penso' il ragazzo digrignando i denti ironico a testa bassa.

<< Da quando e' ricominciata la scuola la sua popolarita' e' aumentata parecchio. >>
<< Se stiamo parlando di Tsukumo, lo credo bene! Vincere un torneo mondiale di Duel Monster non e' da tutti! >>
<< Si... Ma non e' questo il punto! >>
<< Gia'! Ho sentito che ha una cotta davvero forte per lei uno del primo anno! E' uno nuovo! Capelli arancioni... Faccino innocente... >>
<< Rei Shinjetsu? >>
<< Si! Proprio lui! Sembra abbia scelto la nostra scuola proprio per incontrarla e far parte della sua stessa classe. >>
<< Io ho sentito dire che e' un suo fan e che ha pregato il preside per farsi ammettere il prima possibile a scuola. >>
<< Che carino... Pensate... E questo me lo ha detto mia sorella che sta in classe con loro... Che per arrivare in tempo se l'e' portata in spalla fino al corridoio del secondo piano e che, per giunta, sono stati colti inflagranti da uno dei professori! >>
<< No! Ti prego! >>
<< Non solo! Sono entrati mano nella mano e successivamente si sono trovati l'uno sopra l'altro al centro della classe. >>

Il primogenito maschio dei Kamishiro stava perdendo il colore blu e violastro dei capelli in favore di un rosso scarlatto di rabbia, gelosia e imbarazzo misti insieme.

<< Lui sopra di lei?! >>

Addio all'ultimo centimetro di pelle a temperatura ambiente.

<< No... Lei sopra di lui: seduta come una marchesina sul trono. >>

Ringraziato il cielo, dopo un respiro profondo dovuto al pericolo scampato, i livelli della bile stavano tornando stabili, ma comunque nei suoi limiti - soprattutto contando, che nelle sue fantasie l'abito da donna nobiliare le donava in modo appagante.

<< Ahahhahahah... Che immagine simpaticamente romantica! >>

Nuove fantasie assai poco accattivanti uguale nuovo innalzamento di bile.

<< Lui le va dietro come un cagnolino. Praticamente viaggia con i cuoricini al posto degli occhi e un sorrisino da ebete. >>
<< E' pazzo di lei, non ci sono dubbi! >>
<< Secondo me lei ricambia! >>

La ragazza sicuramente non avrebbe mai espresso quell''opinione se avesse saputo della presenza del ragazzo. Il povero Ryoga, all'udirla, si era visto attraversare due fasi distinte. La prima fu un momentaneo e completo sgretolamento di tutto il suo essere di fronte alla disperazione della possibilita' sempre piu' reale - a causa dei pettegolezzi di quelle studentesse - che le ultime parole dette potessere essere vere o tramutarsi - grazie al loro involontario tramandarlo - in realta'. Il fato si era sempre divertito a tirargli una mano di carte farlocca quanto penosa, ma non per questo si era abituato a farsi prendere a calci nel sedere, soprattutto contando il suo orribile caratteraccio. E fu proprio per questo che la seconda fase - che arrivo' con una velocita' supersonica - fu un'esplosione di rabbia e gelosia oltre i limiti immaginabili. Una persona normale - ma veramente normale e non un surrogato - affermerebbe che e' impossibile vedere uno squalo prendere fuoco. Di conseguenza si puo' dedurre che gran parte degli studenti di quella scuola non lo fosse dato che fu proprio quello che videro in quell'abitudinaria giornata settimanale. I capelli dalle tinte marine si scompigliarono svolazzando verso l'alto avvolti da un'aura omicida inmisurabile, le cui onde negative si disperdevano lungo i corridoi raggiungendo i bordi dei cancelli invalicabili, che proteggevano l'immenso edificio scolastico, come fossero state onde d'acqua causate dalla caduta di un qualche oggetto di massa intrascurabile nello spettro d'acqua. I pugni erano stretti quanto i denti digrignanti che si sfregavano con indecente noncuranza e furia, il cui rumore ricordava lo schiantarsi delle placche prima di un terremoto, cosa che aveva portato la maggior parte dei ragazzi e ragazze a spalmarsi lungo le pareti per la paura che i corridoi si crepassero al centro in un immensa voragine succhia studenti. Gli occhi erano un oceano di fiamme brulicanti di odio impossibile da spegnere coperti dalle ombre minacciose del suo capo chinato. Quello che segui fu un sibilo scrosciante e minaccioso il cui tono lieve si ando ad alzare in un urlo di minaccia udibile fino alle viscere piu' remote:
<< Rei Shinjetsuuuuuuuuu! >>

La ragazza dagli occhi rosati alzo' lo sguardo' verso il soffitto dell'aula facendo fare lo stesso, per curiosita', alle proprie compagne.
<< C'e' qualcosa che non va Rio-san? >> chiese una di queste confusa.
<< Sapessi... >> disse la blu correndo fuori dall'aula con tranquillita' e compostezza << A dopo! >>

" Sara' meglio fermare quell'idiota prima che faccia strage d'innocenti. "

Intanto tra un passo balenante e l'altro l'arancione, all'improvviso, senti' correre e trotterellare lungo la schiena un brivido lancinante in grado di rizzargli piu' di quanto gia' non fossero i capelli e digrignare i denti e gli occhi in una smorfia di confuso terrore.
<< Perche' quella faccia? >> chiese Yuma appena, voltandosi, si rese conto del suo improvviso cambio di espressione, sicuramente non dovuto alla corsa.
<< Ho un brutto presentimento... >> disse lui guardandosi indietro poco tranquillo << Come se qualcuno volesse squartarmi e successivamente polverizzarmi di colpo con le proprie mani. >>

Lo studente novello del primo anno si ritrovo' imprevedibilmente scaraventato e spalmato sulla schiena della ragazza, la quale si era fermata di colpo diventando dura come una colonna di marmo, per poi cadere a terra e massaggiarsi il sedere dolorante con l'unica mano libera - dato che l'altra era ancora serrata tra le dita affusolate e piene di taglietti e cerotti di lei.
<< Aho... >> mugugno' lui << Perche' ti sei fermata di colpo? >>
<< Siamo arrivati. >> disse la corvina indicando le due porte distinte degli spoiatoi per poi incamminarsi - dopo aver lasciato la mano del malcapitato roscio - verso quella segnata dalla scritta " Maschi " ben leggibile nonostante l'altezza e il colore troppo chiaro dato lo sfondo.
<< Che stai facendo?! >> chiese scioccato Rei correndogli incontro dopo essersi guardato intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno.
<< Entro. >> rispose tranquillamente lei.
<< Ma e' lo spoiatoio dei maschi?! >> esclamo' lui << E se ci fosse qualcuno?! >>
<< Non c'e' mai nessuno a quest'ora. >> rispose lei con lo stesso tono pacato e innocente.
<< E se ci vedesser... Volevo dire " ti vedessero " ?! >> esclamo' lui stringendole la mano fino ad arrossarle il palmo.
<< Uno non ce nessuno, sia dentro che fuori... E due se ci sei tu e' come avere un permesso momentaneo. >> disse lei.
<< E che logica ci sarebbe?! >> chiese il ragazzo arrossendo e sbiancando allo stesso tempo, neanche fosse stato un pesce pagliaccio.
<< Nessuna, ma voglio quel panino. >> rispose lei secca trascinandolo dentro sotto lo sguardo di alcune studentesse appena scese dalle scale che poco prima anche loro avevano preso.
<< Ma guarda, guarda... >> sbisbiglio' una di loro ridacchiando << Che atto bizzarro... >>

La puzza e il disordine dello spoiatoio dei maschi erano pari a quelle che probabilmente si sarebbero potute incontrare nella grotta di un troll per non parlare delle scritte volgari e dei disegni derisori davanti ai quali perfino Rei - se li comprendeva - si copriva gli occhi. Raggiunsero la fila degli armadietti solitamente occupata da quelli del primo anno nonche della loro sezione riconoscendo immediatamente quello di Bronk, segnato da un bellissimo cuore inciso - non da lui - con le conseonanti B e R, e di conseguenza quello dell'arancione, che lo sovrastava rendendosi raggiungibile solo per mezzo della panca sudaticcia che si trovava all'altezza delle loro ginocchia.
<< Ma che... Ma per raggiungere quell'armadietto dovresti girare con corde e rampini tutti i giorni! >> esclamo' la corvina scioccata.
<< E lo dici a me... >> disse lui piangendo ironicamente su lacrime gia' versate << Ehi?! Ma che stai facendo?! >>

Yuma aveva preso il borsone di Bronk e quello di Carshwell e li aveva posizionati l'uno sopra all'altro sulla panca perpendicolarmente alla fila verticale di armadietti alla quale apparteneva quello poco prima citato, dopo averli appiattiti - quanto poteva -con le mani, per poi posizionarci sopra tremante e sicuro allo stesso tempo il piede destro cercando appiglio - con le mani - in alcuni manici o lucchetti vicini.
<< Salgo a prendere il mi... Il tuo panino. >> disse lei dandosi una spinta in avanti, abbastanza forte da poter posizionare anche l'altro piede sopra la scala di borse improvvisata malamente e con logica di sussistenza.
<< Ma e' pericoloso! >> esclamo' Rei con le lacrime agli occhi per la preoccupazione.
<< Parli con una che ha rischiato di morire piu' di dieci volte... Non ho paura di una planata verso il pavimento. >> rispose lei ironica sbuffando mentre con le dita tremanti della mano destra - l'altra era impegnato a tenerla stabile, reggendosi all'armadietto accanto - andava ad afferrare il lucchetto a doppia mappa << Qual'e' il codice?! >>
<< Non posso dirtelo! >> esclamo' lui arrossendo fino alle punte dei capelli.
<< Non lo dico a Bronk tranquillo! >> esclamo' lei.
<< Non e' per quello! E'... E' imbarazzante! >> urlo' lui con gli occhi lucidi agitato.
<< Dimmelo! >> urlo' la corvina furente avendo sentito l'ennesimo richiamo dello stomaco sofferente, ormai pronto ad un implosione cosmica con una sola vittima individuabile, ovvero lei.
<< D'accordo! >> grido' lui tremante come un rasoio acceso, con gli occhi serrati dall'imbarazzo e le labbra compresse <<  E' il giorno del tuo compleanno! >>

La giovane Tsukumo arrossi' vistosamente a sentire quelle parole ma decise, per la propria sopravvivenza interna, di non soffermarvici troppo e iniziare a girare la manopola del lucchetto andando a cercare quelle cifre che difficilmente anche lei era stata in grado di ricordare al momento opportuno. Quando senti il lucchetto scattare e aprirsi di colpo senti' il proprio viso, appiccicato alle superfici sporche e rosse degli armadietti, allargarsi in un bellissimo e tranquillizzato sorriso, che Rei non ebbe la possibilita' di vedere ma solo di ipotizzare. La ragazza apri' lo sportello iniziando a frugarci dentro alla cieca con la mano e, non avendo trovato l'oggetto incartato tanto richiesto degluti' a forza alzandosi sulle punte e lasciando, che le gambe trillassero dall'insicurezza, mentre con la mano riusciva finalmente a toccare la superficie della parete opposta. Inizio' a palpare l'interno con attenzione preoccupata di incontrare qualche brutta - ma involontaria da parte del ragazzo - sorpresa, che sicuramente neanche Shark avrebbe voluto toccasse. Appena lo trovo', scricchiolante per via della copertura cartacea, lo alzo' in aria quasi fosse stato un trofeo inclinando quel poco che bastava, incoscientemente la schiena per mostrarlo al soffitto, prima di perdere l'equilibrio sentendo le borse sotto i propri piedi scostarsi di colpo facendole mollare la presa che aveva sugli armadietti e urlando:
<< Ahhhhhhhhhhhhhhhhh! >>

<< Yuma-chan?! >>

I passi veloci e pesanti del ragazzo dai capelli blu si sentivano fino all'altro capo della citta', facendo tremare l'edificio e lasciando impronte di fuoco in grado di narcare di nero il pavimento candidamente bianco. I denti digrignati e gli occhi alla Caronte facevano scansare dalla paura qualsiasi ostacolo vivente e, chi non lo era, prendeva improvvisamente vita per darsela gambe. Non sapeva bene dove stava andando e non era sicuro di poter, come la sorella, contare su qualche visione o squilibrio energetico rivelatore. Neanche il profumo di Yuma, del quale quando poteva di nascosto riusciva ad inebriarsi, l'avrebbe aiutato a trovarli quasi si fosse trattato di un cane da tartufi, e fu proprio per questo che, appena vide la sorella chiacchierare con alcune ragazze davanti a lui non pote' fare a meno di afferarla per il braccio senza interrompere il proprio moto rettilineo uniformemente accellerato.
<< Ryoga? Ciao... Ti vedo raggiante. >> disse ironica la gemella evitando di prenderlo a calci per la rudezza dimostrata.
<< Dove sono? >> chiese lui freddamente.
<< Chi? >> chiese lei realmente confusa.
<< Lo sai bene! Sei peggio di un centro informazioni! Dove sono lei e il ragazzo gia' morto che gli va dietro?! >> disse lui mostrando i canini a vuoto.
<< Ahhh... Yuma e il suo ragazzo! Dicono di averli visti correre verso gli spoiatoi mano nella mano come due cince allegre in amore. >> rispose lei tranquilla prima di essere mollata in mezzo al corridoio in malo modo << Ehi?! >>
Quelle parole furono come carbone o benzina per il suo motore interno facendolo letteralmente sfrecciare lungo la scorciatoia piu' breve, che avesse mai usato per raggiungere il piano in questione, in apnea. Appena vi fu davanti avanzo' minaccioso verso lo spoiatoio con uno sguardo dalla sete di sangue ineffabile e insaziabile. Avvistate delle ragazze ammucchiate alla fine delle scale provenienti dal piano superiore le fulmino' con lo sguardo beccandoci una risposte irriverente quanto pericolosa dalla piu' sveglia e maligna di loro:
<< Se li cerchi sono nello spoiatio dei maschi e sembravano molto " intimi " >>
A forza di sgranare gli occhi un giorno o l'altro o gli sarebbero volati fuori dalle orbite direttamento o avrebbe avuto bisogno degli occhiali, ma non occhiali semplici, le loro lenti sarebbero duvute essere spesse quanto una porta antincendio. A ogni passo seguiva un onda sismica e ormai le nocche sembravano fatte di granito levigato. Gli ci volle poco per aprire di colpo la porta della stanza rischiando di staccarla o peggio ancora frantumarla in briciole di sessanta centesimi di millimetro ciascuna. Supero' tutte le stanzette nelle quali era diviso l'intero spoiatoio guardandoci dentro con fare predatorio finche' raggiunto quello in questione, pronto per una sfuriata da film d'azione, non pote' fare a meno che impalarsi sconvolto senza piu' riuscire a sentire il proprio corpo.

Quello che stava vedendo non solo era scovolgente ma stravolgibile ad un punto tale che avrebbe potuto usarlo qualsiasi folle scrittrice di romanzi rosa per le sue opere. Sarebbe voluto sprofondare nel centro della terra o addirittura lasciare a Four la possibilita' di calciarlo oltre la stratosfera fino a fare visita alla via lattea piuttosto che continuare a vedere quella scena e i propri e dipendenti filmini mentali poco piacevoli. Infatti avendo visto la corvina cadere di schiena all'indietro con le braccia congiunte per proteggere il panino al petto, il ragazzo dai ciuffi mandarini si era, terrorizzato, lanciato in avanti in un atto di coraggio improvviso afferrandola al volo da dietro e cadendo a sua volta all'indietro sul pavimento, perfortuna senza riportare colpi o ferite gravi ne' alla testa ne' alla schiena. All'impatto, avvenuto solo tre minuti prima dell'arrivo dello squalo, la corvina si era ritrovata incoscientemente e con gli occhi serrati, per la paura, sdraiata a pancia in su' sul corpo morbido e secco del ragazzo, il quale la stringeva a se' con le braccia ben avvolte sotto la sua piccola circonferenza toracica, e solo all'aver sentito i passi del ragazzo si era voltata aprendo gli occhi e incontrando il suo sguardo sconvolto realizzando la situazione.

<< Shark?! Non e' come sembra. >> disse la corvina rossa in viso scuotendo la testa.
<< Ti ho trovato finalmente! Oh. >> esclamo' Rio arrivando all'improvviso alle spalle del fratello rimanendo anche lei impalata quanto sorpresa di fronte ai piu' piccoli ancora sdraiati sul pavimento.
<< Yuma-chan? Stai bene? >> mugugno' Rei massaggiandosi il collo.
<< Io?! Sei tu quello che come al solito sei finito a fare il materasso occasionale! >> esclamo' lei agitata scandandosi di colpo preoccupata di poter peggiorare ancora di piu' la sua situazione fisica, cosi' illesa ogni volta da farlo sembrare di colpo.

Frase a doppio senso che di fronte a due Kamishiro si sarebbe potuta risparmiare.

<< Ma tu stai bene? >> chiese il ragazzo  dagli occhi da cucciolo mettendosi a sedere di fronte a lei, che era inginocchiata con fare apprensivo accanto a lui.
<< Si. Grazie... >> disse lei dolcemente.
<< Beno male! Se ti fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato! >> disse sorridente il ragazzo facendole scaldare anche nel tono le gote.

" Ora posso ammazzarlo? "

<< Si puo' sapere che avete combinato voi due?! >> esclamo' la blu lasciando che la punta di malizia utilizzata durante la frase venisse percepita solo e soltanto dal fratello facendogli scalpitare le viti arruginite del cervello.
<< Yuma-chan stava per cadere... >> rispose Rei.
<< Mi stavo arrampicando per prend... >> disse la ragazza prima di essere interrotta dal piu' grande.
<< Ti stavi arrampicando sugli armadietti dello spoiatoio dei maschi?! Ma sei folle?! Per quale insulsa pippa mentale ti e' venuto in mente di arrampicarti su quei cosi schifosi?! >> urlo' con fare di rimprovero Ryoga nascondendo sia la preuccupazione attualmente provata sia l'ipotetico sospiro di sollievo, che aveva tirato internamente nel scoprire di aver frainteso la situazione, nonostante neanche in questo modo gli sarebbe potuta andare piu' di tanto a genio.
<< Avevo fame. >> rispose secca Yuma mostrando tranquillamente e innocentemente con la mano il panino rischiando di far cadere sconvolti e scioccati su se stessi i presenti.

Sicuramente, per come si era comportata la ragazza dai capelli color ebano dai due ciuffi dello stesso colore dei dolcetti al red velvet per raggiungere e ottenere quel panino, i due ragazzi avrebbero provato in eterno una gelosia indescrivibile per gli abitanti del triangolo alimentare o per qualsiasi altra cosa ne avesse vantato l'appartenenza. Al cuore e allo stomaco non si comanda, ma si obbidisce senza obbiettare. Va detto pero' che tutto questo per la povera sanita' mentale dell'ex teppista si sarebbe potuta evitare se Bronk non avesse deciso di mangiarsi la merenda della ragazza e quelle guafacce del malaugurio delle loro compagne di scuola non avessero dato fiato ai loro becchi maligni provocandogli istanti di frantumazione e ricomposizione improvvisa dell'essere.

<< E tu che ti preoccupavi tanto... >> disse Rio ridacchiando prima di uscire di scena << Pero'... Ora che ci penso... Credo dovresti preoccuparti di piu'. >>

Come rigirare il coltello nella piaga di una giornata che il povero Shark avrebbe fatto meglio a dimenticare al piu' presto.

Angolo di un'autrice golosona...
Eccomi! Chiedo scusa a tutti quelli che leggono le mie storia ( che le recensiscano o meno ) per aver pubblicato cosi' tardi questa Positive, gia' da molto tempo annunciata. Chiedo soprattutto scusa a KH4, alla quale dedico questa fic per averci regalato una nuova bellissima raccolta. Spero di non essermi lasciata dietro errori gravi... Per quanto riguarda la grandezza... Lo so' e' inumana, ma quando le dita mi partono mi partono. -.-"
Bacioni e grandi abbracci
Dreamy
Ps: non so' quando pubblichero' la Negative quindi vi chiedo scusa in anticipo per il ritardo
   
 
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