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Autore: PersephoneNebel_    22/02/2015    0 recensioni
Pensavo che non avrei mai scritto qualcosa su me stessa; mi ero ripromessa di non comporre mai un'autobiografia e di non tenere mai qualcosa che assomiglisse a un diario segreto. Perchè? Perchè la mia vita non è mai stata nulla di interessante.
Ora però, vi chiederete per quale motivo ho deciso proprio ora di scrivere questa storia, la mia storia. Vedete, il fatto è che ormai sono molto vecchia, la mia memoria va e viene e spesso mi dimentico anche di mangiare, se non ci fosse mia nipote che mi chiama tutti i giorni probabilmente morirei di fame. Mio marito è passato a miglior vita da ormai quattro anni, oggi sarebbe stato il nostro anniversario di matrimonio e mi è sembrato giusto iniziare in questo giorno a scrivere della nostra storia, di come l'ho conosciuto e di quanto ci siamo amati. Ma la verità è che ho paura, ho paura di dimenticare tutto. Quindi oggi ho deciso di iniziare a scrivere, e per parlarvi del mio grande amore mi sembra giusto partire dall'inizio ...
Genere: Dark, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Slipknotfanfiction1
The negative one in me

At the beginnig

Pensavo che non avrei mai scritto qualcosa su me stessa; mi ero ripromessa di non comporre mai un'autobiografia e di non tenere mai qualcosa che assomiglisse a un diario segreto. Perchè? Perchè la mia vita non è mai stata nulla di interessante.
Ora però, vi chiederete per quale motivo ho deciso proprio ora di scrivere questa storia, la mia storia. Vedete, il fatto è che ormai sono molto vecchia, la mia memoria và e viene e spesso mi dimentico anche di mangiare, se non ci fosse mia nipote che mi chiama tutti i giorni probabilmente morirei di fame. Mio marito è passato a miglior vita da ormai quattro anni, oggi sarebbe stato il nostro anniversario di matrimonio e mi è sembrato giusto iniziare in questo giorno a scrivere della nostra storia, di come l'ho conosciuto e di quanto ci siamo amati. Ma la verità è che ho paura, ho paura di dimenticare tutto. Quindi oggi ho deciso di iniziare a scrivere, e per parlarvi del mio grande amore mi sembra giusto partire dall'inizio ...
Se ripenso alla mia infanzia e alla mia adolescenza riesco solo a sentirmi una cretina; la mia famiglia era economicamente più che ben disposta dal momento che mia madre era un cardiochirurgo in una clinica privata mentre mio padre esercitava la professione di notaio ed era particolarmente famoso per le sue parcelle ben poco caritatevoli; ma, come era solito affermare in caso di contestazioni, si paga per ciò che si vuole e il signor Damiani era solito eseguire qualsiasi lavoro con meticolosa precisione. Avendo quindi una certa disponibilità economica la mia famiglia si era stabilita in una villa storica in periferia -mia madre preferiva guidare tutti i giorni un'ora per raggiungere il posto di lavoro piuttosto che abitare in una città caotica ed inquinata- che avevano restaurato completamente e fatto diventare un vero e proprio locus amoenus da mostrare con orgoglio.
Tuttavia mia madre, la signora Silvia Cecchetti, era arrivata all'età di trentanove anni senza riuscire a realizzare il suo più grande sogno: avere un figlio, o meglio, una figlia. Non che l'istinto materno le appartenesse, per carità, semplicemente era preoccupata che tutto il loro patrimonio andasse perduto alla loro morte o che, nella peggiore e più infausta delle ipotesi, finisse nelle mani di quei pezzenti dei suoi fratelli che in sessant'anni di vita non erano riusciti, sicuramente non si erano nemmeno impegnati, a ottenere nulla se non un misero stipendio da impiegati. Ma non disperate: ovviamente la fortuna era stata dalla sua parte anche in questa occasione e non ci volle molto prima che Silvia scoprisse di aspettare una bella bambina. Il nome da assegnarle fu, ovviamente, motivo di stress e discussione per la povera Signora Cecchetti che si sentiva vessata dai partenti che volevano importle chi questo chi quel nome. Alla fine il signor Damiani decise che, dal momento che doveva essere stata concepita in una serena notte d'estate, l'avrebbero chiamata Luna. E nove mesi dopo tutto ebbe inizio.
Della mia infanzia non c'è molto da dire, e penso sia anche di scarso interesse, semplicemente mi sentivo completamente estranea a quella famiglia bene dell'alta borghesia milanese, ma nei primi anni non potevo fare molto per ribellarmi e mostrare il mio disappunto, così mi limitavo a trascorrere le  giornate in cortile, giocando con l'altalena di legno che uno dei miei zii nullatenenti mi aveva costruito pensando che forse quella casa-museo dovesse essere resa più idonea ad una bambina di cinque anni.
In realtà di questo periodo non ricordo molto, tuttavia qualche giorno fa ho trovato uno di quei diari che si usava regalarsi ai compleanni, quei libricini con le pagine possibilmente rosa Schiapparelli e con un lucchetto talmente facile da aprire che rendeva imbarazzante anche solo provare a scassinarlo; come detto prima non usavo tenere un diario segreto poichè lo trovavo inutile, ma su questo quadernino, sulla prima pagina, ho trovato una promessa scritta, un giuramento che avevo fatto a me stessa; vedete bisogna innanzi tutto dire che, come vi sarete ben immaginati dato il ritratto idilliaco della mia famiglia che vi ho fornito, che i miei genitori non si amavano, e spesso sentivo mia madre dire che avrebbe dovuto sposare Robert Redford quando ne aveva avuta l'occasione, per poi dirmi che non l'aveva fatto per motivi -ovviamente- economici, ovvero il povero attore inerbe non aveva il becco di un quattrino e quindi era automaticamente diventato un candidato improponibile -ammesso poi che mia madre l'avesse conosciuto davvero-. In ogni caso, su quella pagina avevo scritto le parole più importanti della mia vita, che mi sarei dimenticata per poi ricordarle nel giorno del mio matrimonio: "Luna, prometti di sposare l'uomo che ami e non quello più ricco".
Ma i veri problemi giunsero con l'arrivo dell'adolescenza. All'età di quattordici anni ero ormai una ragazzina che aveva quasi del tutto abbandonato il corpo paffutello da bambina per trasformarsi in una teen ager dai lunghi capelli rame e gli occhi blu pieni di un'acerba speranza e di una curiosità morbosa per tutto quello che si trovavano davanti; Avevo iniziato a frequentare il liceo classico da qualche mese quando la mia compagna di banco, Rachele, mi aveva fatto ascoltare per la prima volta quella che lei definiva vera musica: gli Slipknot. Inizialmente, in realtà, mi avevano fatto piuttosto schifo. Insomma, ero poco più che una bambina e avevo passato la mia vita a suonare Mozart e Behetoven, tutto quel caos mi sembrava un'orda disorganizzata di barbari che producevano rumori casuali. Per non parlare del cantante. Aveva intenzione di fottersi le corde vocali strillando in quel modo?! Ma questa fase di disgusto durò ben poco. Infatti, la prima volta che Rachele venne a casa mia, notai una cosa che avevo trovato spettacolare e fastidiosa al tempo stesso: mia madre si comportava come se ne fosse intimorita. La fissava da lontano, con gli occhialetti rotondi abbassati sul naso, come se non riuscisse a spiegarsi per quale motivo un genitore dovrebbe perettere alla propria figlia di andarsene in giro con i jeans strappati, una maglia da ragazzo col disegno della morte e, soprattutto, tutto quel trucco nero attorno agli occhi. Da quel momento Rachele divenne la mia fashion stylist e gli Sliknot la mia band preferita.
Quegli anni trascorsero in fretta, doveva essere il 2003 quando io e Rachele andammo al nostro primo concerto, ovviamente era la nostra band preferita, avevamo tenuto da parte mesi di risparmi per poterci pagare i biglietti, ma ne valse la pena. Da quel momento iniziammo a fondare una nostra band, lei suonava la chitarra e io il basso, avevamo provato a scrivere qualcosa che sinceramente non era un granchè ma solo allora capimmo il valore della musica che ascoltavamo e riuscimmo a liberarci di quel guscio di ribellione per apprezzare davvero quello che le nostre canzoni preferite ci strillavano nelle orecchie. Poco dopo trovammo un batterista e un cantante e dopo qualche mese arrivò il primo ingaggio.
Più mi piaceva quello che stavo diventando, più la nostra musica prendeva forma più i miei genitori mi odavano. Erano diventati ormai schivi e mi trattavano come qualcosa da evitare come la peste senza capire che più si comportavano così, più la mia voglia di trasgressione cresceva. Era stupido, infantile e assolutamente incoscente, ma mi faceva stare bene.
All'età di appena diciotto anni la nostra band iniziava ad avere un discreto successo in Italia, quasi ovunque ci conoscevano e, grazie soprattutto alla grande abilità vocale del nostro cantante, avevamo iniziato a raccimolare recensioni positive sui giornali di musica. Ma non ci bastava, volevamo che la nostra arte arrivasse in tutta l'Europa, in tutto il mondo. La nostra casa discografica decise quindi di mettersi in coontatto con quelle che distribuivano musica a livello planetario ma ricevemmo numerosi rifiuti, finchè, un giorno di qualche anno dopo, ci arrivò una mail. Il mittente era la Roadrunner Records e ci stavano chiedendo di fare da gruppo spalla agli Slipknot per il tour di All Hope is Gone. Era esattamente quello che volevamo, eravamo arrivati in alto, da soli eravamo riusciti a conquistarci il nostro successo; ma la casa discografica ci avvertiva, questo tour poteva essere una lama a doppio taglio: potevamo diventare famosi, tanto da arrivare ai livelli degli Iron Maiden oppure cadere nel dimenticatoio, essere solo una delle tante band che avevano aperto altre band, e non diventare mai nessuno, se non addirittura essere odiati.


°*°*°*°*°*°*

Premetto che, nonostante la ff sia scritta in prima persona, la protagonista ovviamente non sono io, non lo vorrei essere ed è completamente diversa da me.
Gli Slipknot sono una delle mie band preferite e sono la prima su cui io abbia scritto qualcosa quindi mi sembrava bello dopo anni e anni di fanfiction (sì ho avuto diversi  profili su efp) tornare a scrivere su di loro. Tutto ciò che produco è ovviamente pura fantasia ed è qui solo perchè mi mette di buon umore. Spero quindi che anche voi possiate apprezzare il mio lavoro e che, se qualcosa vi fa storcere il naso, me lo diciate poichè il motivo principale per cui scrivo su questo sito è proprio cercare di migliorare.
Mi scuso in anticipo se non riuscirò ad aggiorare in fretta poichè lo studio mi rende impossibile anche solo pulirmi il culo ma cercherò di essere puntale. Grazie a chiunque si voglia avvicinare a questo delirio programmato.
A kiss from hell,
Persephone.
  
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