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Autore: xfromhatetolove    22/02/2015    3 recensioni
Cosa succederebbe se il tuo peggior nemico diventasse il motivo per il quale controlli il cellulare prima di andare a dormire? La storia narra di Katherine e Klaus, vampiri pluricentenari che hanno trascorso la vita ad odiarsi, ma si sa: tra amore e odio la linea è sottile.
Si tratta di episodi cronologicamente scollegati, ogni capitolo racconta un fatto a sè ma seguendo i passaggi si intuirà chiaramente il filo logico della romance.
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Dal primo capitolo:
« Eri così sicuro che sarei venuta? »
« Se non l'avessi fatto, ti sarei venuto a prendere a casa. »
Come diavolo ci riusciva? Odioso quanto le zanzare ed invitante come una ferita rigorgante di sangue su un collo umano, l'ibrido ultrancentenario la rendeva incredibilmente nervosa.
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Katherine Pierce, Klaus
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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1. Under the light of a thousand stars

 

Per festeggiare il nuovo anno, l'ibrido originale pieno di sé aveva deciso di organizzare una festa. La villa dei Mikaelson era una delle più belle a Mystic Falls, l'ingresso si presentava sontuoso, elegante, se non fosse che era sprovvisto del tappeto rosso poteva essere utilizzato per la cerimonia degli Oscar. Klaus non aveva badato a spese affinchè tutto fosse perfetto: la cura per i dettagli metteva quasi a disagio. Almeno tre uomini vestiti in bianco erano posti all'inizio del vialetto, pronti per accogliere gli ospiti e tendere loro la mano mentre scendevano dall'auto.

L'eleganza maschile si costituiva del solito smoking nero o grigio accompagnato da una cravatta o da un papillon, per la maggior parte dei quali i ragazzi meno abituati già emettevano sbuffi infastiditi e con le mani tentavano di allentarne la presa intorno al collo. Le donne, invece, facevano a gara a chi possedesse l'abito più bello. Si lanciavano occhiate minatorie, sorrisi falsi mentre maledicevano i merletti fatti a mano di chi poteva permettersi un vestito fresco di sartoria; l'aria era inebriata dei loro profumi che si mescolavano in una fragranza ottima per chi aveva voglia di vomitare.

 

Katherine giunse alla porta, dove una cameriera agghindata per l'occasione la accolse con un sorriso rassicurante.

« Buonasera Miss Pierce, vuole lasciarmi il cappotto? » chiese gentilmente con gli occhi di chi sa esattamente con chi sta parlando. Dopo un momento di esitazione per le parole della donna, la vampira si tolse il soprabito e lasciò tutto nelle sue mani. Katherine era perfetta. L'abito lungo nero metteva in risalto la pelle leggermente ambrata delle braccia scoperte e del viso. Le gambe s'intravedevano grazie alla trasparenza della gonna che si dissolveva mano a mano se si risaliva verso i fianchi, in cui un ricamo floreale impreziosito da piccoli brillanti neri e bianchi prendeva forma e si ripeteva per tutta la parte del busto. Lo scollo a v era il giusto compenso tra la sensualità che la vampira trasmetteva anche solo rimanendo ferma e l'eleganza mancata di quella sala.

A pochi metri di distanza, una figura dal look impeccabile attendeva impaziente con un calice di vino rosso in mano. Sì, non era sangue quello.

« Miss Pierce? Fai sul serio Klaus? Non mi chiamano più così da almeno un secolo. » disse ironica Katherine, sicura che fosse opera sua. Dell'amata Miss Pierce aveva ben poco quella sera, ma l'espressione sul suo volto era tutt'altro che dispiaciuta.

« L'eleganza non è questione di età, Miss Pierce. » precisò Klaus soffocando un sorriso divertito. « Ti stavo aspettando. »

Katherine poteva anche essere imprevedibile, ma non era difficile intuire che non si sarebbe lasciata scappare un evento simile. L'unico freno potevano forse essere i presenti, tra i quali spiccavano – ovviamente – Elijah ed Hayley. Chissà se Stefan sarebbe venuto.

Klaus afferrò al volo un calice di vino rosso dal vassoio che una delle cameriere si divertiva a far volteggiare tra la folla e lo porse all'attesa compagna della serata. Katherine accettò senza esitazione: il profumo di quel vino era squisitamente invitante, solo un intenditore come Klaus Mikaelson poteva scegliere una tale delizia.

« Eri così sicuro che sarei venuta? »

« Se non l'avessi fatto, ti sarei venuto a prendere a casa. »

Come diavolo ci riusciva? Odioso quanto le zanzare ed invitante come una ferita rigorgante di sangue su un collo umano, l'ibrido ultrancentenario la rendeva incredibilmente nervosa.

« Mi diverte l'idea che tu abbia organizzato un party per celebrare il nuovo anno, pensavo che neanche ti accorgessi del tempo che passa. » osservò la vampira gustandosi il sapore afrodisiaco di quel vino rosso. Per un vampiro immortale che cosa può significare l'inizio di un nuovo anno se non un altro passo verso una fine che non arriverà mai? Teneva il conto degli anni solo grazie alla data scritta sul blocca schermo del cellulare, ridendo all'incapacità di ricordarsi quanti ne fossero passati dalla sua trasformazione.

« E' solo un modo di prendere in giro la morte. » spiegò Klaus. « L'inizio di un nuovo anno è l'occasione per brindare al potere che ti impedisce di farti soccombere dalla vecchiaia. Siamo noi a dover brindare, Miss Pierce, non loro. » decretò infine in un sussurro, così vicino al viso di Katherine che il suono del suo respiro si fece quasi assordante nelle sue orecchie. La vampira si voltò inevitabilmente, incrociando lo sguardo dell'ibrido che con aria complice le sorrise alzando impercettibilmente l'angolo destro della bocca. In quel sorriso si leggeva tutto il sadismo e l'orgoglio che caratterizzavano quello che Katherine amava definire “idiota”, tutti gli anni di quella follia che persino lei faticava a comprendere. Era come leggere Freud, indecifrabile.

« Ho bisogno d'aria. »

 

Il cielo quella sera era sgombro di nuvole, si potevano indovinare le forme tra le stelle che brillavano come non succedeva da settimane. Una leggera aria fredda smuoveva i capelli di Katherine e i festoni appesi alle finestre. La vampira si strinse nel cappotto. Tirò fuori dalla tasca il cellulare, illuminando lo schermo nella speranza di un messaggio di Nadia che non si era più fatta sentire dopo la loro litigata. Era convinta che sarebbe venuta, desiderava parlarle, anche se non aveva idea di che cos'avrebbe potuto dirle per giustificarsi. Di certo non era Nadia il motivo della sua instabilità emotiva ma stare con lei attorno non avrebbe che peggiorato la sua confusione. Odiava avercelo in mente, odiava parlare dell'argomento, si odiava perchè ci pensava. Maledetto ibrido, che cosa diavolo le stava succedendo?

« Katherine. »

Una voce dal timbro famigliare attirò la sua attenzione. Era Nadia. Come poche volte in vita sua, Katherine si sentì pervadere da sensazioni contrastanti: chiederle scusa, parlarle di Klaus, che cosa doveva fare?

« Sono felice di vederti. » disse semplicemente accennando un mezzo sorriso.

« Davvero? Non si direbbe dato che non hai nemmeno pensato di dirmi che te ne andavi! Per caso hai perso il cellulare, Katherine? Telefonare ti sarebbe costata molta fatica, non è vero? »

Le domande di Nadia erano troppe per essere pronunciate tutte nella stessa frase, e se Katherine non l'avesse fermata probabilmente avrebbe continuato all'infinito. « Mi dispiace. » annunciò a gran tono sovrastando la voce della figlia, la quale rimase per un secondo interdetta per quelle parole.

« Ti... dispiace? Di cosa? Di aver pensato per te e basta come tuo solito? Dio, Katherine, dovevi solo chiamare! »

« Mi dispiace di averti lasciato credere che questa strana relazione madre-figlia potesse funzionare, ma non sono capace di portare avanti una cosa del genere. »

Seguì un momento di silenzio, rotto solo dal sospiro di Nadia, in perfetto equilibrio tra la rabbia e la delusione. Come poteva pretendere un comportamento diverso da quello? Cinquecento anni erano troppi, Katherine non poteva cambiare se stessa dopo tutto quel tempo, non importava quanto potesse provarci.

« Addio, Katherine. » disse infine la vampira, sparendo un attimo dopo tra gli alberi del bosco che si estendeva davanti a casa Mikaelson.

Quasi sollevata dall'aver concluso quella discussione, Katherine fece un lungo sospiro. Alzò gli occhi verso l'alto e scrutò il cielo con aria assente: le emozioni dentro di lei facevano a pugni, desiderava solo scollegarsi dal mondo intero. Chiuse gli occhi, mantenendo il naso all'insù e si concentrò sulla musica proveniente dall'interno della villa. “Thinking out loud” risuonava nelle casse arrivando alle orecchie di chiunque nel raggio di cinquecento metri.

All'improvviso, un botto. Katherine aprì gli occhi. Il cielo era esploso in scintille rosse e gialle che non fecero in tempo a dissolversi e già un altro botto colorò il nero della notte con un verde acceso. I Mikaelson non si erano fatti mancare nulla. Tutti gli invitati si precipitarono fuori dall'ingresso muniti di alcol e macchine fotografiche con le quali diedero il via al book fotografico della serata. La vampira lanciò un'occhiata al cellulare: le 23.59. Il conto alla rovescia iniziò. « 10... 9... » intonò il coro di voci attorno a lei « ...8 ...7 ... » “Oh, vi prego!” pensò irritata roteando gli occhi.

Una voce giunse al suo orecchio più chiara e più vicina delle altre, una voce troppo conosciuta per non farci caso.

« ...6 ...5 »

« Klaus. » disse Katherine senza voltarsi.

« …4 ...3 » continuò l'ibrido cingendole la vita con una mano.

La pelle morbida di Katherine si cosparse di brividi, il suo respiro si fece più rapido.

« ...2 ...1 »

Prima che potesse accorgersene, Klaus voltò la vampira portandola a faccia a faccia a lui. Il coro esplose in urla di gioia, i tappi delle bottiglie di champagne volarono in aria, i cellulari squillavano frenetici. Apparentemente assenti dai festeggiamenti, i due vampiri pluricentenari si sfioravano la punta del naso con respiro affannoso. Katherine si morse incontrollata il labbro inferiore, imprigionata nella stretta di Klaus, il quale impaziente avvicinò le labbra della vampira alle sue annullando completamente il mondo a loro circostante.

   
 
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