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Autore: Hikari_F    23/02/2015    1 recensioni
" -Roxas non è né un fantoccio né un bugiardo!- Esclamò improvvisamente Axel, forse con eccessiva premura.
-E invece sì.- Il tono di Saix era talmente minaccioso che sembrava quasi in procinto di attaccarlo; poi tornò alla sua proverbiale calma -Sarei molto dispiaciuto per te, se potessi esserlo. Quel fantoccio ti sta ingannando. Ti lascia credere di essersi affezionato, e tu di riflesso ti stai… “affezionando”.- Continuò, calcando volutamente sull’ultima parola, con una sorta di malcelata ironia -Credi davvero che sia sincero quando ti parla? Quando ride con te?- Sollevò un sopracciglio, soddisfatto alla vista dell’espressione allarmata di Axel -Non esistono nessuno capaci di provare affetto, né tantomeno allegria. Esistono solo nessuno molto bravi a fingere.- "
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel, Roxas, Saix
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: KH 358/2 Days
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SEA SALT CRYING

Uno zombie. Se avesse dovuto usare un termine per definirlo su due piedi, avrebbe sicuramente scelto quello: zombie.
Il nuovo arrivato nell’Organizzazione camminava a passi lenti; il suo sguardo era opaco, spento. Sembrava un guscio vuoto, mosso da fili invisibili, alla stregua di un burattino.
Aveva l’aspetto di un ragazzo sui quattordici anni, o giù di lì…che importanza poteva mai avere? L’età aveva davvero un qualche significato per dei nessuno?
Centinaia di dubbi affollavano la mente di Axel, sin dal primo giorno in cui si era reso conto di esistere…sempre se la sua potesse definirsi esistenza; tuttavia l’arrivo di quel tredicesimo membro sembrò capace di distrarlo dalle costanti domande che si poneva, ogni giorno, dal momento in cui si svegliava a quando si lasciava vincere dal sonno (il che, in verità, accadeva spesso anche in missione...).
Prese ad osservarlo con interesse; provava un sollievo benefico nel concentrare l’attenzione su qualcosa che non fossero i propri, assillanti, dubbi esistenziali.
Xemnas, il nessuno a capo dell’Organizzazione, assegnò un nome al ragazzino zombie: Roxas; Axel pensò che fosse abbastanza gradevole, semplice da ricordare. Cercò di prenderlo in simpatia; dopotutto gli ordini erano stati chiari…sarebbe stato lui il “babysitter” del nessuno appena reclutato, quindi tanto valeva cercare di rendere quella compagnia forzata il più piacevole possibile. Tuttavia, di settimana in settimana, cominciò a rendersi conto di star stabilendo un particolare legame con lui. Ricercava continuamente la sua presenza, sentiva un nodo alla gola quando veniva mandato in missione da solo…spesso, perdeva addirittura il sonno pensando a quel gracile biondino.
Se fosse stato un essere umano, probabilmente, avrebbe definito quel nodo con il termine “preoccupazione” oppure “nostalgia”…ma Axel sapeva benissimo di non poter più provare nulla del genere. Lo sapevano tutti: un nessuno non possiede un cuore, o un’anima…non è capace di intristirsi, innamorarsi, preoccuparsi, soffrire. Quelli erano privilegi destinati agli esseri umani, o almeno lo sarebbero stati fino al giorno in cui Xemnas avrebbe trovato il modo di renderli tutti completi. Dopotutto era in nome di quella promessa se tutti i suoi subordinati gli obbedivano ciecamente, senza mai osare opporsi.
Eppure…è così…strano.” Si disse Axel, osservando Roxas che si guardava attorno con gli occhi ormai vivaci; avevano ben poco dello sguardo da zombie che lo aveva colpito il giorno del suo arrivo “Non dovremmo essere capaci di affezionarci l’uno all’altro. Ma allora, perché mai…” Deglutì, una sensazione simile alla paura lo pervase da capo a piedi; i dubbi erano tornati ancora una volta “Perché mai sento la sua mancanza?” Axel si chiese come fosse possibile che un nessuno come lui fosse in grado di farsi delle domande…e non era un senso di angoscia e smarrimento quello che gli stava mozzando il respiro in quello stesso istante?
Il compagno al suo fianco addentò con gusto il proprio ghiacciolo al sale marino; ormai era una tradizione incontrarsi sulla torre dell’orologio, dopo ogni missione, e mangiare insieme quei ghiaccioli salmastri che entrambi trovavano insolitamente deliziosi.
-Axel?- La voce di Roxas infranse il silenzio -Tutto bene? Sei poco loquace oggi.-
Il suo interlocutore indossò il proprio miglior sorriso -Sono solo un po’ stanco per la missione. Lo sai che non mi piace lavorare.-
Roxas rise; lo sguardo dell’altro si incupì di colpo. Un prepotente ricordo stava sgomitando per ritagliare uno spazio nei suoi pensieri, un ricordo estremamente recente. Risaliva a quel mattino stesso…
 
****
 
Saix lo ammoniva senza guardarlo. Non era la prima volta che Axel si ritrovava a sorbire una delle sue ramanzine; era il braccio destro del capo. La sua parola, lì, valeva quasi quanto la sua.
-Sono profondamente deluso dal tuo comportamento.- Sbottò, continuando a volgere lo sguardo altrove -Il tuo rendimento lavorativo è pessimo. Dovresti cercare di impegnarti di più in quello che fai, invece di distrarti ogni volta.-
-Non mi distraggo.- Rispose Axel, accigliato -Anche se un paio di volte ci ho messo più tempo del solito, ho sempre svolto ogni compito assegnato. Non c’è alcun motivo per cui tu debba trattarmi in questo modo.-
Le mani di Saix si chiusero a pugno -Non sono soddisfatto di te. Da quando è arrivato il numero XIII, non fai che peggiorare giorno dopo giorno.-
-Non…non incolpare Roxas per i miei sbagli!- Ruggì, scagliandosi immediatamente in difesa del suo protetto.
-Questo conferma quello che pensavo.- Sospirò, voltandosi finalmente a guardarlo. I suoi occhi dorati penetrarono violentemente quelli verdi e vivaci dell’altro -Non dovresti tenere a qualcuno più che a te stesso.-
-Cosa?- Axel lo guardò sbigottito -Tenere a qualcuno. Tu credi davvero che…?-
-Non lo so.- Sospirò in risposta -Non so dirti se un nessuno può o meno tenere a qualcuno. Non posso dare una risposta ai tuoi interrogativi. Però…-
Axel restò in attesa, col fiato sospeso -Però?- Incalzò, guardandolo con insistenza.
L’altro sorrise amaramente -Non potresti capire.-
-Se iniziassi a spiegarlo, forse avrei qualche speranza.-
A quelle parole, Saix prese a camminare a passi lenti lungo la stanza in cui lo aveva convocato, tracciandone il perimetro -Ti dice niente il nome…Lea?- Attese una risposta, osservandolo con la coda dell’occhio…ma Axel sembrava non aver mai udito niente del genere prima di allora.
Dunque…è così.” Le sue labbra tremarono leggermente, quasi a contenere un moto di disgusto “Non ricordi più chi sei stato, Lea. Al contrario di me, tu hai perso ogni singolo ricordo del tuo passato da umano. Sono il solo condannato…a conservare una scintilla di chi siamo stati, quando ancora potevamo godere del lusso di considerarci qualcuno, anziché nessuno…” Se ne fosse stato in grado, probabilmente si sarebbe abbandonato a un pianto liberatorio…ma Saix non aveva mai ricevuto la grande fortuna di sentire quelle perle umide scorrere lungo le proprie guance scarne.
Avrebbe voluto parlarne con Axel, ma era consapevole che non poteva in alcun modo comprendere ciò che gli avrebbe detto…eppure, incredibilmente, sentiva qualcosa bruciargli nel petto. Era quanto di più simile all’ira gli fosse concesso.
-Sei solo un povero illuso.- Gracchiò, puntandogli contro il dito accusatore -Ti lasci illudere dalle menzogne di un fantoccio!- Era ben deciso: se Axel non era capace di comprendere i sentimenti che lui provava, allora non meritata di provarne a sua volta. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per insinuare in lui il morbo del dubbio, stroncando sul nascere quella stilla di umanità.
-Roxas non è né un fantoccio né un bugiardo!- Esclamò improvvisamente Axel, forse con eccessiva premura.
-E invece sì.- Il tono di Saix era talmente minaccioso che sembrava quasi in procinto di attaccarlo; poi tornò alla sua proverbiale calma -Sarei molto dispiaciuto per te, se potessi esserlo. Quel fantoccio ti sta ingannando. Ti lascia credere di essersi affezionato, e tu di riflesso ti stai… “affezionando”.- Continuò, calcando volutamente sull’ultima parola, con una sorta di malcelata ironia -Credi davvero che sia sincero quando ti parla? Quando ride con te?- Sollevò un sopracciglio, soddisfatto alla vista dell’espressione allarmata di Axel -Non esistono nessuno capaci di provare affetto, né tantomeno allegria. Esistono solo nessuno molto bravi a fingere.- 
 
****
 
Adesso gli era tornato tutto in mente; la durezza delle parole di Saix, il loro rimbombare perpetuo nella sua mente per tutta la giornata.
La risata di Roxas, improvvisamente, gli sembrò la cosa più falsa del mondo.
-Taci.- Ringhiò, incenerendolo con lo sguardo -Non sopporto il suono della tua voce.-
Gli occhi azzurri del nessuno di fronte a lui si spalancarono; era stato colto alla sprovvista da quel tono tanto aspro.
-Ehi, sta’ calmo.- Bofonchiò in risposta, gettando via  il ghiacciolo mangiato a metà -Se la mia compagnia ti infastidisce allora me ne posso anche andare.- Si alzò di scatto, guardandolo con aria torva.
-Non ti permetto di accusarmi, quando è tutta colpa tua!-
-Colpa mia di cosa?! Non ti ho fatto assolutamente niente!-
Le parole di Saix continuavano a far sentire la propria eco…incapace di esprimere con le sole parole tutto il proprio risentimento, Axel afferrò il ragazzino per il bavero e gli assestò un violento pugno in pieno visto.
Roxas lanciò uno straziante urlo di dolore, ma non riuscì ad opporsi a quella furia che gli si stava abbattendo contro.
-Lasciami andare!- Riuscì a dire infine, con un filo di voce, mentre un rivolo di sangue gli scivolava dal naso. Con la mano tremante, l’altro ubbidì; il ragazzino cadde con un sonoro tonfo, ma non reagì neanche stavolta.
-…- Roxas tenne lo sguardo basso, inerte -…-
-Non hai nulla da dire?- Sibilò Axel con disprezzo -Questa reazione è la conferma che Saix aveva ragione sul tuo conto.-
-…Cosa?- La voce tremula del ragazzo si levò esile dal basso -Saix…cosa?-
-So tutto.- Continuò -So che finora hai solo simulato di essermi amico. Be’, allora complimenti!- Ringhiò, applaudendo ironicamente -Complimenti, sei davvero un buon attore.-
Ma da Roxas non arrivò alcuna risposta. Chinandosi a osservare il viso inespressivo che fino ad un istante prima stava brutalmente pestando, si rese conto che una scia d’argento scintillava lungo quelle guance paffute.
-Che…che mi sta succedendo?- Biascicò Roxas, toccandosi il viso -Che cosa sono queste?-
Axel restò ammutolito, sconvolto alla vista del pianto di un nessuno.
Era una vista straordinaria e tremenda al tempo stesso: era mai possibile che Roxas fosse in grado di simulare anche una cosa del genere? Ma, soprattutto…era mai possibile che la propria collera immotivata avesse ridotto il suo migliore amico in quello stato pietoso?
Le lacrime non scendevano copiosamente, la voce non era scossa da alcun singhiozzo. Era un pianto completamente involontario, freddo, il pianto di una creatura incapace di comprendere cosa fossero i sentimenti, ma certamente non di provarli. Finalmente, Axel aveva una risposta ad ogni suo interrogativo.
-Ti chiedo perdono.- Mormorò, incapace di spostare lo sguardo altrove -Io…ti chiedo perdono.- Anche lui avrebbe voluto piangere, ma per quanto si sforzasse gli risultò impossibile. Straziato dall’incapacità di mandar via il proprio dolore si inginocchiò e strinse delicatamente Roxas tra le braccia, accostando il suo volto al proprio, lasciando che alcune gocce si posassero sotto i suoi occhi. Fu estremamente liberatorio sentire quell’umidità sul viso…l’illusione di starsi abbandonando al pianto lo fece sentire incredibilmente umano, incredibilmente vivo.
Alcune lacrime gli finivano in bocca; il loro sapore ricordava il ghiacciolo salmastro che mangiavano ogni giorno insieme…fu allora che capì il motivo per cui gli sembrasse così buono, nonostante il gusto salato che non si accompagnsse poi così bene all’idea di gelato.
Era un nessuno, non era capace di piangere.
Ogni giorno ricercava disperatamente il sapore delle lacrime.
Ogni giorno, con tutto se stesso, cercava di condividere quel sapore con qualcuno.
   
 
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