Apollo avanzò nella Sala del Consiglio Divino riluttante, guardandosi costantemente dietro le spalle, nel timore che qualcuno disturbasse la sua quiete.

La sala era silenziosa e buia, illuminata solamente dalle torce che bruciavano perennemente all’entrata di essa.

Sprofondò nel suo trono e chiuse gli occhi per cercare la pace perduta in quei tempi insicuri.

“Comodo?”

Una voce dolce e allo stesso tempo squillante, ma non mielosa tanto quella di Afrodite, lo svegliò dal suo riposo.

Aprì gli occhi e vide Atena seduta con la schiena appoggiata al dietro del suo seggio.

Era diversa da come appariva di solito.

Normalmente era dura, saggia ed equilibrata, accompagnata come sempre dal suo inseparabile boa attorno alle spalle.

Ora appariva stanca e più insicura che mai, mentre l’amato serpente la osservava, irritato dalla sua indifferenza.

Apollo ricambiò il suo sguardo con altrettanta dolcezza.

Fra tutte le dee dell’Olimpo, Atena era quella che gli stava più a cuore.

“Cosa ci fai qui?”.

“Penso”.

L’ombra scura che aveva avvolto il loro mondo di cristallo aveva turbato le sue sicurezze, ed il dio ammise mentalmente di esserne stato scosso a
sua volta.

La dea si sedette elegantemente con il cipiglio regale che le si addiceva.

“Nostro padre è accecato dalla sua rabbia. Fidandosi di Ade e della sua maledizione, porterà guai a tutti noi.”

“Lo dici tu. Dammi almeno qualche preavviso in modo che possa opporre della distanza tra noi”.

Atena sorrise mestamente abbassando lo sguardo, rispondendo al suo umorismo che cercava inutilmente di spaccare quella coltre di timore intorno
a loro.

La dea si alzò e il suo lato saggio e distaccato riemerse.

“Se Ade libererà il Kraken non si fermerà ad Argo. Tutta l’umanità cadrà, e così faremo noi”.

Camminò verso di lui, e, al termine della tragica ma veritiera profezia, Atena appoggiò la mano sul suo parastinchi dorato.

Gli accarezzò lentamente la gamba per poi andare a posarsi sulla coscia.

“Non possiamo contrapporci ad Ade”.

Era una triste e povera verità.

Apollo sollevò la mano destra dal bracciolo stringendola in un pugno, segno di rabbia per l’impotenza davanti ad un dio più forte di lui.

Il polso tremante venne calmato dalla presa sicura e tenera di lei, che si sporse verso di esso, mentre il dio la fissava con lo sguardo.

Atena intrecciò le dita alle sue, alzò gli occhi e lo fissò intensamente.

“Penso sia così”.

I loro respiri erano l’unico rumore udibile in quel momento.

Mai Apollo avrebbe pensato che la dea della guerra avrebbe ammesso una resa.

“No!”.

Si liberò dalla presa e si allontanò da lei scendendo gli scalini del salone.

“Come può la nostra esistenza dipendere da lui?”

“Dobbiamo fare qualcosa”.

Atena rimasta in disparte, lo vide rivoltarsi verso di lei e riavvicinarsi.

“Possiamo affidarci solo a Perseo, mio Apollo. E’ l’unico che sia in grado di uccidere Medusa e di conseguenza di sconfiggere il Kraken”.

Il dio chiuse gli occhi e sorrise tristemente di fronte alla verità.

Prese la mano di lei e risiedendosi sul trono la fece accomodare sulle sue gambe.

“Calma le tue ire dio della luce. Il tuo momento tornerà.”

Apollo le accarezzò dolcemente la guancia mentre l’altra mano le stringeva la schiena affettuosamente.

Atena posò le labbra alla sue, riuscendo a sentire come da tese passarono a rilassate e accoglienti.

Il dio si sentiva calmo e sicuro in compagnia di lei.

Staccandosi si sorrisero dolcemente e appoggiarono le fronti l’una contro l’altra.

Si alzò e prendendola per mano attraversò la Sala del Consiglio Divino con lei al suo fianco, pregando che Perseo riuscisse a salvare quel mondo
dorato a cui non riusciva a rinunciare.